La ragazza


Qualche tempo dopo, sul retro della casa sorgevano tre diverse tombe. Mentre Marcus terminava di coprire i corpi con la terra, vide Klaus venirgli innanzi, con le orecchie ritte,  fissandolo con i suoi occhi dorati. Marcus capì che c'era qualcosa che non andava e, come mosse verso di lui, Klaus lo guidò svelto all'interno della casa. Seguì il lupo in una delle stanze: si accorse che Hati aveva smosso con le zampe alcuni calcinacci e tavole di legno, al di sotto delle quali giaceva una ragazza.
I corti capelli castani si spargevano tutt'intorno al suo volto, pallido di morte. Riportava diverse ferite mortali sul ventre e sulla coscia, all'altezza della grossa arteria femorale. Il collo era coperto di sangue. L'uomo s'inginocchiò anche accanto a lei, in segno di rispetto, notando che non doveva aver avuto più di diciotto anni. Era solo una ragazzina. Strinse i pugni, scosso da una nuova ondata d'ira e odio, verso le bestie. Prese in braccio la ragazza, portandola fuori, sul retro, per seppellirla accanto ai suoi familiari. Adagiarla delicatamente nella tomba fu per lui come suggellare nuovamente il giuramento che aveva stretto trent'anni fa: estirpare dalla faccia della terra quelle bestie disgustose.
Poi rientrò in casa e si tolse il mantello, abbandonandosi su una grossa sedia a dondolo di vimini. Klaus e Hati rimasero fuori, per controllare che la restante notte passasse tranquilla per il loro compagno. Marcus sospirò, stanco, strofinandosi gli occhi con pollice e indice. I capelli biondi gli ricaddero sulla fronte, quando si abbassò per togliere i pesanti stivali. Si sfilò la bisaccia con i dardi e la posò sul tavolo. La giubba di pelle si tese, quando Marcus si stirò le membra stanche. Perché mai quella gente aveva deciso di vivere in una casa sperduta nella foresta? Si strofinò di nuovo gli occhi, poggiando il gomito sul ginocchio. Solo il caso o gli dei avevano permesso a quella ragazzina di raggiungere la maggiore età. Fu scosso da un moto di rabbia. Perché diavolo non si sono rifugiati in un villaggio? Erano pazzi, forse? Tirò un sospiro. Era inutile. Decenni, secoli di lunghe, sanguinose lotte, notte dopo notte contro quelle bestie, e nonostante tutto, nulla cambiava. Certo, in quei lunghi anni non aveva incontrato nessuno dei suoi compagni Cacciatori, il che significava che stavano facendo un buon lavoro: le notizie delle loro epurazioni erano arrivate alle orecchie affilate degli anziani vampiri, che non potevano fare altro che rinchiudersi nei loro covi per impedire ai Cacciatori di decimarli più di quanto stessero già facendo. E il fatto che da secoli raramente riuscivano a mutare qualcuno, faceva ben sperare.
Ma tutti quei lati positivi svanivano, agli occhi di Marcus, ogni volta che s'imbatteva nelle vittime della loro incontrollabile sete di sangue. Come quella famiglia. Sprovveduta, ingenua, folle famiglia. Tirò un sospiro più profondo del precedente e si alzò. Estrasse la spada dal fodero e iniziò a limarla con la cote, producendo un sordo raschiare che riempiva il silenzio. Quando si ritenne soddisfatto, la rinfoderò ed estrasse il pugnale dalla guaina legata al polpaccio destro. Limò anche quello, con movimenti lenti e meccanici. Poi, toccò alla corta daga che teneva in una custodia cucita dentro la giubba, dalla lama lunga quanto la sua mano. E infine la grossa balestra: la pulì, la lucidò, ne curò la corda e caricò un dardo, pronto a qualsiasi evenienza. 

Mezz'ora prima dell'alba fu svegliato di soprassalto dai ringhi e dal frenetico movimento intorno alla casa di Klaus e Hati. In un attimo fu in piedi: mise in fretta stivali e mantello e, afferrata la balestra, corse fuori. Si diresse verso il retro della casa, da cui provenivano i ringhi dei due lupi. Li raggiunse in pochi balzi: lo fulminò la vista di una delle tombe violata. Aggrottò la fronte, inquieto. Imbracciando meglio la balestra, si avvicinò alla tomba vuota. Era quella della fanciulla. Maledizione! Si volse verso Klaus e Hati, che ringhiavano come ossessi contro qualcosa sul tetto. Marcus vi puntò la balestra e quello che vide lo colpì come un dardo.Accucciata sul legno, stava la ragazza che solo poche ore prima aveva seppellito. Spaventata dai lupi, si abbracciava le ginocchia, come se quel gesto avesse potuto difenderla. Marcus spalancò gli occhi per la sorpresa e abbassò involontariamente la balestra. Era la prima volta che gli capitava di incontrare un umano mutato in vampiro. Si avvicinò a Klaus e Hati ed essi, nel vederlo, si tranquillizzarono. Marcus le si rivolse.
«Scendi.»La sua voce era dura e profonda, ma in un qualche modo sembrò rassicurare la ragazza, perché obbedì. Balzò giù dal tetto con un solo salto, senza farsi neanche un graffio ai piedi nudi, senza rompersi una caviglia per il forte contraccolpo col terreno. Si tenne a debita distanza da Marcus e dai lupi, ma rimase lì, immobile.
«Chi sei?» le chiese aspro il Cacciatore, benché sapesse già la risposta. Lei non rispose, tenendo il capo chino. Le si avvicinò a passo svelto, mentre dietro di lui i due lupi riprendevano a ringhiare, rizzando il pelo. La prese bruscamente per un braccio, ripetendo con decisione la domanda. Con sua sorpresa, la ragazza scoppiò in lacrime. Quella vista lo turbò, ma continuò a stringerle forte il braccio. Non è più umana. All'improvviso, l'aurora mattutina fu illuminata dal sole nascente alle loro spalle. E la ragazza lanciò un urlo di dolore, accasciandosi a terra. La luce l'aveva colpita alla spalla, ustionandola in fretta. Dannazione. Lo fece quasi meccanicamente, come la cosa più naturale del mondo: si tolse il mantello e glielo mise addosso, trascinandola velocemente in casa, al riparo dalla luce del sole. Klaus e Hati lo seguirono, sospettosi. Una volta dentro, Marcus chiuse porte, tende e finestre, e la condusse nella stanza più buia della casa.

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