os 1

(iniziamo con un non so che titolo dare)

una os a cui lavoro da tanto.
è una sottospecie di AU quindi cambierò alcune cosette :3
i personaggi sono sempre quelli e sono sempre gli stessi però stravolgerò le ultime stagioni

Viveva in quella casa da sempre, ma non aveva mai sentito una battaglia.
Certo, casa si faceva per dire. Sapeva di trovarsi in una casa, ma lui non l'aveva mai vista. Era sempre rimasto in quella che sembrava una cantina, piccola, fredda, buia e umida, incatenato la maggior parte del tempo.
Quelle poche volte in cui liberavano i suoi polsi dalle catene era per picchiarlo, spararlo o ferirlo con qualsiasi arma trovassero.
Fin da bambino, aveva imparato ad eseguire gli ordini, a soffrire in silenzio, quando trattenere le urla e quando lasciarle uscire sfogando tutto il suo dolore. Aveva imparato a sopportare il dolore, la fame e la sete, a piangere in silenzio e non mostrarsi mai debole nè forte. A rimanere neutrale, non mostrare mai le sue emozioni, a stare in silenzio, a non addormentarsi mai completamente e a non abbassare mai la guardia.
Solo con questo poteva sperare di resistere ancora. Di ricevere quel poco di cibo che molte volte mancava anche per giorni e giorni.
A nessuno importava di lui, nemmeno a sè stesso. Molte volte aveva sperato di morire, stanco di questa situazione. Ma in fondo questa era da sempre la sua vita.
Non aveva ricordi prima di tutto questo, non sapeva cosa fosse la libertà.
Non sapeva nulla su di sè o sugli altri, non sapeva chi fossero i suoi genitori, quale fosse la sua età, sapeva solo il suo nome.
L'unica cosa di cui era certo, era che preferiva morire piuttosto che vivere in questo modo.

**************

Scott non ricordava esattamente come lui e il suo branco fossero finiti lì.
Era un normale pomeriggio, lui e il suo branco si stavano recando alla clinica per discutere un nuovo piano per resistere all'imminente attacco dei cacciatori, quando questi ultimi li colsero di sorpresa.
Riguardo quello che successe subito dopo aveva una specie di vuoto, alternato a piccole scene in cui correvano cercando di evitare proiettili, e in un tratto erano finiti lì, davanti ad una villa piena di cacciatori.
In quel momento erano nel pieno della lotta, chi dentro casa chi nei giardino che la circondava, in svantaggio numerico.
Avevano chiamato rinforzi, ma Chris era impegnato dall'altra parte del paese mentre Derek sembrava irraggiungibile, quindi per il momento erano arrivati solo Theo e Isaac, tornato da poco dalla Francia.
La chiemera, in caso di estrema necessità, non si faceva scrupoli ad uccidere qualche cacciatore, e questo stava irritando la cacciatrice a capo di quell'esercito, ovvero la Monroe.
Se c'era una cosa che odiava l'intero branco, quella era proprio la cacciatrice.

Nel corso della lotta i lupi vennero feriti più volte, per fortuna nessuna ferita grave, ma non badavano al dolore causato dalle ferite e continuavano a lottare per rimanere in vita.
Quando un cacciatore, per sparare a Scott, aveva colpito per sbaglio la Monroe, l'intero esercito si ritirò, per curare il proprio capo.

<<spero sia morta.>> affermò Isaac riprendendo fiato.
<<impossibile, quella non muore mai>> gli rispose l'alfa.
<<mi piacerebbe squarciarle la gola con le mie mani>> si intromise Malia
<<in effetti non sarebbe male>> stavolta era il turno di Theo rispondere, stranamente concordando con la coyote.
Dopo questa breve conversazione l'alfa zittii il suo branco.
Aveva sentito un battito in quella casa, e avvicinandosi all'entrata iniziò a sentire odore di paura.
<<c'è qualcuno>> affermò girandosi verso il suo branco, mantenendo sempre i sensi attivi.
<<io vado a controllare, non dovrebbero esserci altre persone ma tenetevi pronti nel caso vi chiami>>
Tutto il branco annuì.

Scott aprì la porta della cantina, sentendo il battitto e la puzza di paura farsi più forti. Scese le scale, e una volta giunto alla fine fu costretto a far brillare gli occhi per poter vederci bene. Si guardò attorno alla ricerca della fonte del battito, finchè non vide qualcuno in un angolo.
Sembrava un ragazzo, steso e raggomitolato su sè stesso, nascondendo la testa con le braccia come in una posizione per proteggersi.
I capelli erano troppo sporchi per poterne definire il colore e tagliati male, il corpo era pieno di ferite di ogni genere, da semplici lividi a tagli profondi, molto magro, segno della denutrizione. Le ferite erano molto varie, alcuni tagli erano quasi completamente guariti, altri sembravano essere lì da chissà quanto tempo, mentre altri non sembravano minimamente intenzionati a guarire. Il tutto accompagnato dalla presenta di innumerevolo cicatrici, causate probabilmemte da armi d'argento.

Doveva essersi accorto della sua presenza, perchè cercava di proteggersi di più e ogni tanto spostava le braccia e sbirciava, come se stesse cercando di studiare il vero alfa per capirne le intenzioni.
L'alfa gli si avvicinò un po', non voleva essere troppo vicino da farlo spaventare di più -come se fosse possibile- nè troppo lontano.
<<non devi avere paura>> gli disse per iniziare il discorso <<sono qui per liberarti>>
Il ragazzo di fronte a lui spostò leggermete un braccio, lasciando intravedere gli occhi come a voler guardare il lupo mannaro, e dal loro colore giallo si poteva capire che era un lupo mannaro anche lui ed era un beta.
<<non essere spaventato- Scott riprese il suo discorso- io sono un lupo mannaro, come te>>
Il beta sembrava più rilassato, forse aveva capito che era sincero dal battito cardiaco regolare, una prova era la puzza di paura che era leggermente diminuita.
Nonostante questo, si capiva che ancora non si fidava. Era ancora raggomilato in una specie di posizione di difesa, come se si aspettasse di essere picchiato da un momento all'altro.
<<posso?>> chiese l'alfa riferendosi alle catene che stringevano i polsi del beta tanto da farli sanguinare costantemente.
Il ragazzo si girò leggermente verso le catene, come se fosse indeciso. L'odore di paura tornò a farsi sentire, come se il beta avesse paura delle conseguenze.
Dopo alcuni attimi di incertezza, Scott lo vide annuire, e col suo consenso prese la catene e le spezzò con un colpo secco.

Da parte sua, il beta aveva davvvero paura delle conseguenze. Non sapeva come potesserlo trattarlo peggio di così, ma sapeva che un modo esisteva, ammesso che non lo avrebbero fatto fuori.
Scott aveva detto che lo avrebbe liberato ma non ne capiva il significato.
Aveva sentito parlare di libertà, ma non sapeva cosa fosse. Lui era sempre stato lì.
E forse è stato proprio questo piccolo desiderio di scoprire cosa fosse la libertà che lo portò ad annuire, a mettere da parte per la prima volta le sue paure, a fidarsi di qualcuno.

Non appena le catene si ruppero, il beta si massaggiò i polsi. Era strano avere i polsi liberi, non sentire il peso delle catene.
Solo allora notò che aveva abbandonato la sua posizione di difesa, scoprendo la testa. 

<<oh mi ero quasi scordato- l'alfa prese parola- io sono Scott>>
Il ragazzo sapeva che doveva rispondergli, ma erano anni che non parlava.
Non conosceva nemmeno molte parole, quindi decise di dire solo il suo nome.
<<Liam>>
La voce era bassa, roca e forse aveva anche parlato male non scandendo bene, ma almeno era qualcosa. In fondo, gli unici suoni che fossero mai usciti dalla sua bocca da quando aveva memoria erano gemiti o urla di dolore.
<<Liam che ne pensi di conoscere il mio branco e uscire di qui?>>
Probabilmente stava appena firmando la sua condanna a morte, eppure mise da parte la paura e annuì.

Se ne sarebbe pentito? probabile.
Eppure voleva uscire. Voleva andarsene.
Voleva vedere la luce, smettere di soffrire, mangiare e bere ogni volta che ne aveva voglia.
Voleva smettere di vivere in quel modo, trovare la voglia di vivere e scoprire una realtá diversa da quella in cui viveva. Voleva provare a non avere paura, eppure ne aveva, tanta, era bloccato dalla paura.
Paura di non essere accettato dal branco, di essere trovato, di scoprire cosa ci fosse fuori da quelle quattro mura, che il branco fosse in realtà alleato coi cacciatori.
Tutta quella paura lo portava a credere che forse non voleva davvero tutte quelle cose. Forse era meglio restare lì, continuare questa vita, e magari morire il prima possibile. Forse quello era un sogno e si sarebbe svegliato a breve con un calcio in faccia o sulla schiena.
Se fosse andato via sarebbe morto al primo incontro con i cacciatori.

Intanto, di sopra, il resto del branco iniziava ad annoiarsi.
Alcuni cercavano di origliare, altri parlavano tra loro, in pratica ognuno ingannava il tempo come poteva.
Theo invece si sentiva un po' strano. Quel posto gli sembrava dannatamente familiare. Aveva solo ricordi vaghi, forse risalenti a prima di tutta la faccenda dei dottori, ma era sicuro che non era la prima volta che entrava lì.
Ad accorgersi del suo stato pensieroso fu Isaac, che gli mise una mano sulla spalla <<tutto bene?>>

Da quando era arrivato, Theo e Isaac avevano stretto un bel rapporto, forse perchè erano abbastanza simili. Lydia aveva anche inventato un nome per la loro coppia, ovviamente come amici, ovvero la thisaac.
La chimera, da parte sua, era felice di avere un amico nel branco. Certo, era stato accettato e i rapporti erano più o meno buoni con tutti- tranne che con malia e stiles, a quello stava ancora lavorando- però il rapporto con il beta era più forte rispetto a quello con altri.

<<si>> rispose Theo tornando alla realtà guardando il licantropo di fronte a lui.
<<a che pensavi?>>
<<a nulla, è solo che questo posto mi sembra dannatamente familiare>>
<<a me capita spesso, di solito sono case di vecchi amici dei miei genitori dove andavo quando era piccolo>>
<<amici dei tuoi genitori...>> quest'ultima frase fece riflettere molto la chimera. Vari ricordi iniziarono a raffiorare, si ricordò della famiglia che visitava quasi ogni settimana.
Spalancò gli occhi, realizzando dove si trovasse e chi abitava in quella casa, e ricordandosi del suo vecchio amico e no, non si riferiva al figlio antipatico e viziato dei padroni di casa.

Ad interrompere una seconda volta i suoi pensieri fu Scott, che apparve davanti a loro lasciandosi la porta semi aperta alle sue spalle.
<<nessun cacciatore, lì dentro c'era solo un lupo. Andateci piano con lui, è molto spaventato. Si chiama Liam e ha circa quindici anni->>
<<sedici>> lo interruppe Theo
<<che?>>
<<ha sedici anni>>
<<come fai ad esserne tanto sicuro?>> l'alfa fece una faccia interrogativa
<<lo conosco, da molto. Ero presente quando lo hanno portato qui la prima volta e aveva due anni in meno di me>>
Tutto il branco rivolse lo sguardo verso la chimera, incredulo.
Senza aspettare nessuno, Theo superò Scott e scese giù, trovando quella cantina molto più buia di come l'aveva lasciata.
<<ehi piccolo beta, ti ricordi di me?>>

Aveva deciso di usare il soprannome che gli aveva dato anni prima, nella speranza che si ricordasse di lui.
Quando lo aveva visto la prima volta, era un bambino indifeso ma molto arrabbiato, quindi gli diede quel soprannome dato che era piccolo ed era un beta.

Come risposta, Liam-che intanto siera rimesso nella sua solita posizione- spostò le braccia rivelando una faccia che era un misto tra sorpresa e riflessiva.
Aveva riconosciuto quella voce, ma non ricordava a chi appartenesse. Eppure gli era così familiare.
Cercò tra i suoi ricordi, anche con tutto quello che era costretto a subire la memoria non era nelle sue priorità.
Dimenticare era il mondo migliore per andare avanti, per non cadere in depressione pensando che quella era sempre stata la sua vita.
Ma scavando a fondo, trovò l'unico ricordo buono che aveva di quel posto. Un ragazzo, poco più grande di lui, che gli aveva regalato quella coperta nera che adesso era un po' piccola, ma che comunque usava ogni notte d'inverno.
<<Theo>> disse appena il nome del ragazzo gli tornò in mente.
<<ti avevo promesso che saresti uscito di qui>> rispose il diretto interessato, inconsapevolmente sorridendo.
Liam lo abbracciò, dopo anni potè abbracciarlo davvero, libero dalle catene.
Se fosse stata qualsiasi altra persona, Theo si sarebbe sicuramente staccato. Non amava il contatto fisico, però per il beta era diverso. Nonostante non si fossero visti molte volte, avevano creato un rapporto speciale, Liam lo aveva aiutato anche dopo l'omicidio della sorella.

Dopo un po' la chimera si staccò dall'abbraccio e si alzò in piedi <<è giunto il momento di mantenere la mia promessa>> disse porgendogli la mano per aiutare il beta a fare lo stesso <<usciamo di qui?>>
Liam accettò l'aiuto, afferrò la mano della chimera e provò ad alzarsi, fallendo.
Ritentò varie volte, e dopo alcuni tentativi riuscì nel suo intento, grazie all'aiuto di Theo e Scott, che nel frattempo era sceso a dare una mano.
Da quel momento, Liam sperò che la sua vita sarebbe migliorata.
















che ve ne pare come prima os e capitolo di questo libro?
nella mia mente doveva essere più lunga ma poi ho pensato che è solo una one shot non un libro
volete un prequel? un sequel?  perchè avrei idee per entrambi :3
vabe alla prossima
icredevirra

hicclessforever

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