TEASER 2
Occhi chiusi.
Respiro lento che si perdeva nel vento.
Un'armatura pesante e una cotta di maglia coprivano le cicatrici, sul suo corpo, di mille battaglie.
Mani conserte e gomiti poggiati sulle ginocchia. I suoi piedi, sulla scalinata in marmo che portava alla Biblioteca situata su Monte Solitario, erano saldi come radici di una quercia ancestrale.
Il cavaliere era seduto, assorto nei suoi pensieri.
Delle note provenienti da un liuto, alle sue spalle, vibrarono nell'aria: una musica dolce che allontanò, per qualche secondo, i ricordi delle guerre passate. La voce stridula che ne seguì interruppe bruscamente la magia creatasi.
"Ma allora sei veramente un folle! Pensavo che anche tu fossi andato via."
Il cavaliere inspirò profondamente, aprendo finalmente i suoi occhi neri sulla vallata della sua infanzia, illuminata da una luna cremisi: segno che la fine del mondo era cominciata.
Poi rispose:
"Non c'è più nessun posto dove andare." E alzandosi lentamente continuò: "E voglio assolvere il mio compito fino alla fine."
Cominciarono ad udirsi, lungo il sentiero che saliva, versi di esseri che non appartenevano a quel mondo: le ombre stavano arrivando e avrebbero distrutto ogni cosa lungo il loro passaggio.
Il bardo suonò ancora il liuto e con la sua voce sgraziata ne rovinò nuovamente la melodia:
"Rischiare la propria vita per degli stupidi libri... sei proprio un pazzo, Guardiano!"
Nel cavaliere riaffiorarono brevemente ricordi di un'infanzia lontana.
"Padre, vorrei cominciare ad usare la spada. Perché mi fate leggere questi libri anziché addestrarmi nell'arte della guerra?"
Uno scappellotto leggero schioccò dietro la testa del ragazzo.
"Perché tu, un giorno, sarai il guardiano di questo luogo sacro che racchiude tutte le storie di questo mondo: romanzi usciti da abili penne che hanno dedicato il loro cuore e, a volte, sacrificato la loro vita per farci arrivare questi scritti."
"Appunto per questo ve lo chiedevo." Disse il ragazzo massaggiandosi la nuca.
Il genitore si mise seduto a braccia conserte, gomiti poggiati sulle ginocchia, piedi sulle scale in marmo e guardò la vallata, poi gli rispose:
"Figlio... se non imparerai ad amarli come potrai mai difenderli?"
Una moltitudine di occhi rossi cominciarono a vedersi in lontananza. Il Guardiano estrasse simultaneamente le sue spade nere che stridettero come falchi in quella notte di sangue.
"Sei proprio un dannato folle, cavaliere."
"Perché tu non vai via?"
Il bardo si avvicinò a lui, depose il liuto e tirò fuori dalla sua camicia sei coltelli, tenendoli tre per mano, fra le dita lunghe e affusolate.
"Perché forse sono più pazzo di te. E poi chi mai al mondo vorrebbe un bardo stonato?"
Il cavaliere rise.
"Immagina, caro il mio Guardiano, se riusciremo ad uscirne vivi -cosa molto improbabile- da questa notte. Sai quale poema epico ne verrebbe fuori?"
"Sarebbe sicuramente un'opera grandiosa."
"Già..." disse il bardo sorridendo "Un'opera da difendere a costo della vita."
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