The Screams

Jade restò al fianco di Sherlock forse per ore intere, decisa a vederlo alzare il volto cessando quella lacerante litania che ripeteva finché non riprendeva fiato.
La stanchezza iniziò a farsi sentire per la donna che ancora viveva con il dolore delle ferite impresse nella pelle assieme alle altre oramai divenute solchi chiari nella carne.
-Ho bisogno che tu mi dica cosa è successo nel tuo passato.
Jade quasi urlò per lo spavento che il detective le fece prendere, irrompendo con violenza nel silenzio attraverso la sua voce calda e profonda resa roca ed insopportabile dalle lacrime.
Era l'ora della verità, ma quando arriva nessuno è pronto.
-Tu hai bisogno di calore umano.
Replicò lei, troppo codarda per rivedere le ombre del suo passato. Indietreggiò lentamente quando il volto del consulente si alzò frettolosamente verso il suo. Jade Eyre vide quei due occhi prima nudi e privi di difesa tornare di ferro, forse perché Sherlock Holmes era stato tradito dalle emozioni e per legittima difesa le aveva uccise per tornare ciò che era anni fa.
Per tornare l'uomo che aveva dimenticato.
La fiducia, la lealtà, l'amore fraterno l'avevano tradito irreparabilmente, avevano tagliato senza pensare ogni singola fibra del suo cuore che per ripicca si era ricoperto di ghiaccio fino a cessare di battere.
-Io non ho bisogno di te.
Disse serio e con una cattiveria nello sguardo e nel corpo che nessuno, nemmeno colui che sembrava essere John Watson aveva visto.
Era arrabbiato con il suo migliore amico, forse ex, ma cosa più importante era arrabbiato più con se stesso perché aveva perso di nuovo contro le sue emozioni. Si sa che quando Sherlock perde con se stesso non esiste persona per farlo vincere di nuovo, tranne John ma sappiamo tutti dov'è ora.
Aveva perso la persona più importante della sua vita dopo Victor Trevor.
Sulla spiaggia di sassi non c'era più nessun Barbagialla e Barbarossa che si rincorrevano giocando ai pirati, nel salotto non c'erano più due uomini seduti a discutere del mondo.
C'era solo Sherlock Holmes, l'uomo solitario la cui cosa che odia di più è la solitudine.
Jade deglutì e decise di lasciarsi giudicare dalla mente fredda tornata a regnare all'inferno dei vivi, dove si trovavano.
-Quando avevo quattordici anni ad Hogwarts, la scuola di magia più famosa d'Inghilterra, è scoppiata una guerra contro un mago cattivo e oscuro: Voldemort. Solo i maggiorenni avevano il permesso di prendere parte alla battaglia, ma io volevo combattere per proteggere la mia scuola. Ho ancora impresse nella mente le immagini di quei terribili attimi, le urla di chi veniva cruciato senza pietà e di chi moriva ancora prima di pronunciare un incantesimo.
Sherlock la fissava senza esprimere pietà o dispiacere.
-Io combattei e uccisi un po' di seguaci di Voldemort, ignorando chi fossero. Ho ucciso un sacco di persone quella sera solo perché indossavano delle maschere d'argento o perché erano diversi da noi.
-Ma...
L'anticipò lui, facendo tentennare la volontà di Jade per proseguire il suo racconto che riapriva le ferite e scagionava i demoni. Non gli aveva ancora spiegato perché odiava essere rinchiusa in cella senza bacchetta, ma almeno quello non voleva dirglielo.
-Ma uccisi uno studente della casata Serpeverde nella foga del momento, avevo sbagliato mira e nessuno successivamente si accorse della sua mancanza dato che molti studenti erano deceduti durante la lotta.
Io non dissi nulla a nessuno del mio errore poiché ero infinitamente codarda nonostante la mia casata di appartenenza rappresentasse l'onore e il coraggio.
Chiuse gli occhi per rivedere tutti i momenti dolorosi proiettati dai ricordi, ogni singolo urlo ancora rimbombava nelle sue orecchie.
-Quindi John è arrabbiato con te perché hai ucciso uno studente di una scuola di cui ignoravo completamente l'esistenza! In quanti siete voi maghi?! Quanti di voi si nascondono al mio controllo e fanno cose impossibili agitando un legnetto?!
Jade abbassò lo sguardo.
-Probabilmente quello studente era suo figlio o un suo parente.
Sherlock si protese verso di lei, sovrastandola come un leone che immobilizza una preda per sbranarla da parte a parte.
-Perché io non sono come voi? Io dovrei essere un mago!
Non aveva senso quella furia, ma con Sherlock niente deve avere senso.
Jade Eyre cercò di tranquillizzarlo invano.
-Non tutti sono degni...
Il detective strinse le mani sulle sue braccia e avvicinò il viso spigoloso a quello dolce della donna che si era irrigidita come un soldato.
-IO SONO DEGNO DI DIVENTARE COME TE!
Le urlò prepotentemente in faccia, scuotendola con violenza.
La cella si aprì di scatto e John piombò nella stanza con la bacchetta magica puntata verso Sherlock che si era avventato sul corpo di Jade.
Il ricciolino si bloccò subito e fissò con uno sguardo indecifrabile il suo migliore amico così bugiardo.
-Lasciala stare, lei è il mio giocattolo!
Disse lui con un ghigno malefico che stonava completamente con i suoi occhi così chiari e così gentili.
-Crucio!
Jade fu liberata dalle braccia di Sherlock, ma non fu grata al dottore poiché adesso i suoi occhi rubino dovevano sorbirsi la visione del moro che si contorceva a terra  come un pesce fuor d'acqua.
La donna, incapace di muoversi per la paura, guardò  senza poter fare nulla l'unico amico di Sherlock Holmes torturarlo senza pensarci due volte.
Le urla che uscivano dalla bocca del consulente erano così diverse dal suo tipico vocione.
Jade sapeva perfettamente che quelle urla erano solo le prime di tante.

*li farò uscire da lì, ve lo giuro, ma prima voglio ancora lasciavi con l'amaro in bocca dopo aver letto di John che fa del male Sherlock. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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