2.


Per quanto stimasse Ed, Harry non aveva alcuna intenzione di collaborare in un progetto con Louis Tomlinson. Non aveva intenzione di sprecare nemmeno una delle sue preziose e scarse ore di matematica e fisica per fare un progetto in una lingua che disprezzava con una persona che disprezzava. Forse il francese poteva essere sopportabile, ma Tomlinson sicuramente non lo era, per cui, quando quella mattina di fine novembre Louis gli aveva proposto di incontrarsi per parlare del progetto ne era rimasto molto sorpreso.
Avevano deciso di vedersi in territorio neutro, il tavolino di un bar sarebbe stato perfetto, poca privacy e molti testimoni in caso Louis avesse cercato di ucciderlo.
Harry era arrivato al luogo prescelto perfettamente in orario e si era seduto al tavolo, in attesa di Louis.
Aveva passato circa mezz'ora ad attenderlo prima di comprendere che Louis sarebbe arrivato in ritardo, di proposito. A quel punto aveva deciso di giocare d'astuzia ed era uscito dal bar. Era andato a sedersi su una delle panchine del parco davanti al locale e si era goduto la scena di Louis che camminava spedito dentro il bar, certo di avergli fatto il torto del secolo. Aveva ridacchiato nel vedere l'espressione stizzita dell'insegnante di francese mentre usciva senza averlo trovato.
E in quel momento aveva deciso di andargli incontro, perchè il fine del loro incontro era, dopotutto, un fine didattico e lui era un insegnante serio e rispettabile.

Quando finalmente si erano seduti ai tavolini, la conversazione iniziata civilmente era degenerata.
-La tua materia non è neanche negli scritti dell'esame!- stava dicendo Louis.
-Anche se fosse non posso permettermi di perdere tre ore per un progetto senza senso.- aveva ribattuto Harry.
-Sicuramente ha più senso di quello che insegni. A nessuno frega della matematica!
-A nessuno frega del francese. Hai chiesto a qualcuna delle nostre ragazze cosa vogliono studiare?

-Scommetto che vogliono fare tutte matematica, ovviamente!- ironizzò Louis alzando i toni della conversazione.
-Non ho detto questo! Però quasi nessuna di loro vuole fare lingue per cui forse è il caso che una base di matematica decente la abbiano, in vista dell'università.
-Io le sto preparando all'esame di stato, mi sembra un tantino più vicino dell'università. La matematica si recupera dopo.
-A te rode soltanto il culo perchè del francese non frega un cazzo a nessuno, mentre la matematica la trovi ovunque. Forse dovresti riflettere sul tuo modo di insegnare, magari non sei così interessante come credi.
A quel punto Louis si era alzato dal tavolo in silenzio e se n'era andato.
Harry era rimasto solo, con due tazze vuote sul tavolino, pensando che forse, ma solo forse, questa volta aveva esagerato.

Due settimane dopo erano stati di nuovo convocati in vicepresidenza.
Dopo quell'esperienza al bar non si erano più incontrati e entrambi avevano preparato un progetto autonomo e lo aveva proposto alla classe.
Il vicepreside Sheeran in quel momento era la personificazione del disappunto. Gli occhi azzurri assottigliati mentre li guardava, come se cercasse di capire come far funzionare le loro teste.

-Volevo comunicarvi che non state facendo alcun progresso. Anzi, addirittura la madre di Orazietti è venuta a lamentarsi perchè le lezioni sembrano scollegate e prive di un senso logico.
Aveva esordito una volta che i due insegnanti si erano seduti nel suo ufficio.
-Con tutto il rispetto vicepreside, la madre della Orazietti è una scassapalle di prima categoria, non le va mai bene niente.- aveva esclamato Louis non riuscendo a contenere il linguaggio.
-Mi duole ammetterlo ma questa volta mi trovo d'accordo con Tomlinson.
Quella era la prima volta che Louis sentiva la voce di Harry dopo l'incontro al bar ed era anche la prima volta che si trovava nella stessa stanza con Harry dopo il fallimentare incontro al bar.
Inutile dire che era rimasto profondamente ferito dalle parole del collega e, una delle ragioni per le quali aveva deciso di smettere di parlargli, era perchè aveva paura di ammettere di aver fallito come insegnate.
-Peccato che non mi sia difficile credere che voi due non stiate facendo altro che rendervi la vita impossibile a vicenda sabotando ogni tentativo di collaborazione. Non ve lo ripeterò una seconda volta. Se non fate questo progetto insieme sarò costretto a scrivere una lettera ufficiale al preside e lui sarà costretto a prendere provvedimenti, sono stato chiaro?
Louis annuì a malincuore. Aveva passato due settimane a pensare di essere un insegnante fallito, un miserabile, giusto per citare Hugo, insegnante di francese squinternato, ma se questi suoi problemi con Harry fossero arrivati in via ufficiale al preside, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di riscattarsi come insegnate.
Uscito fuori dall'ufficio del vicepreside si costrinse a fermare Harry, che era già qualche passo davanti a lui.
-Styles?
Il docente di matematica si voltò lentamente.
-Si?
-Lo sai che questa volta dobbiamo collaborare davvero, si?
-Purtroppo ne sono consapevole. Facciamo questa sera a casa mia?
-Mandami orario e indirizzo e ci vediamo là.
-Se non ti presenti puntuale chiamo direttamente il preside.
-Sarò puntuale. Lo prometto.
Harry lo congedò con un cenno del capo e Louis rispose al saluto e quella, pensò, era stata la conversazione più civile che aveva avuto con Harry in tre anni.

Louis guidò per circa venti minuti, seguendo le indicazioni del navigatore, per arrivare all'appartamento di Harry.
Il numero 25 era un semplice palazzo color rosa chiaro, circondato da altri condomini dai vari colori pastello. Era una zona della città che Louis conosceva poco e, nonostante si trattasse della sua città natale, quel complesso residenziale gli era estraneo.
Si diresse al citofono e suonò il campanello dove sotto la scritta Styles c'era un altro nome cancellato maldestramente con un pennarello.
Harry rispose aprendo il portone d'ingresso e comunicando a Louis il piano al quale sarebbe dovuto salire con l'ascensore.
L'appartamento al terzo piano, interno D era carino e modesto. Harry lo aveva accolto con un paio di pantaloni della tuta e una felpa oversize, ai piedi portava delle buffe pantofole e in mano aveva un paio di banconote.
-Ah, ciao Tomlinson. Pensavo fossi il fattorino della pizza, prego accomodati.
Louis era entrato a casa di Harry, senza riuscire però a distogliere lo sguardo dal suo abbigliamento. Sembrava così normale in quei vestiti.
-Che c'è? Non hai mai visto qualcuno in tuta?- aveva chiesto Harry notando il suo sguardo inquisitore. Louis era arrossito.
-No è che sei... uhm... diverso...

-In casa mi piace stare comodo. Preferisco di gran lunga un morbido paio di joggers e una felpa piuttosto che rimanere con i jeans tutto il giorno. Prego, accomodati, lascia il cappotto sull'attaccapanni e le scarpe all'ingresso.
Louis fece come aveva detto Harry e poi lo seguì in salotto.
Non era suo solito ficcanasare a casa degli altri, ma era impossibile non osservare ogni piccolo dettaglio di quell'appartamento. Era prevedibilmente ordinato e luminoso, ma c'erano più colori e molti più dettagli artistici di quello che Louis si aspettasse. Alle pareti erano appese fotografie in bianco e nero e stampe a colori di quadri impressionisti. Louis riconobbe due Monet, un Degas e quella che invece era una delle sue stampe preferite di Toulouse Lautrec appesa al muro vicino alla libreria.
La libreria era piccola, ma ben fornita, riuscì a scorgere un paio di titoli di letteratura italiana, dei gialli di Agatha Christie e degli strani libri sulla matematica, prima che Harry tornasse in salotto con due bicchieri di vino e lo invitasse ad accomodarsi sul divano.
Erano seduti sul divano, ai due lati opposti e cercavano impacciatamente di fare conversazione, la situazione era a metà tra l'inverosimile e l'imbarazzante.
-Vivi qui da tanto?- chiese Louis facendo cenno ad un paio di scatoloni presenti all'angolo della stanza.
-In realtà vivo qui da un paio d'anni. Mi sono trasferito quando sono entrato di ruolo. Gli scatoloni sono del mio ex fidanzato, non ha ancora finito di portare via la sua roba dal mio appartamento, dovrebbe passare in settimana.
-Oh, non lo sapevo.- esclamò Louis sorpreso.
-Sei sorpreso Tomlinson? Sei più sorpreso dal fatto che avessi un fidanzato o dal fatto che non mi abbia lasciato prima?
Rispose pungente Harry, segno che quel discorso era per lui un tasto dolente.

-Non sono sorpreso, sapevo che avevi un compagno e sembravate anche piuttosto affiatati, l'unica cosa che mi sorprende è il fatto che tra voi sia finita.
-Lui non accettava il mio lavoro. Non accettava che la scuola per me venisse prima di tutto, quando è diventato troppo da sopportare le nostre strade si sono divise.
Louis annuì col capo in segno di comprensione. Era davvero dispiaciuto che Harry avesse dovuto trovarsi in una situazione simile, non andavano particolarmente d'accordo, è vero, ma ciò non gli impediva lo stesso di provare dispiacere ed empatia per lui.

-Ti capisco bene. Sono stato in una situazione simile un paio di anni fa, quando avevo da poco iniziato ad insegnare. Poi ho imparato che c'è molto altro oltre alla scuola e, per quanto io ami il mio lavoro, non posso metterlo al centro della mia vita, perchè quello è il posto che deve occupare il mio benessere e la mia salute.
-E poi com'è andata a finire con la persona con cui ti frequentavi?
-Mi ha lasciato lo stesso, i romanzi francesi lo annoiavano. Diceva che ero troppo innamorato di Baudelaire.
Harry rise e in quel momento suonarono il citofono.
Quando il padrone di casa fece ritorno in salotto aveva in mano due cartoni della pizza fumanti.
-Prendi i due calici di vino che ci spostiamo in cucina.
Disse invitando Louis ad alzarsi dal divano e a seguirlo nella graziosa e piccola cucina dove su un piccolo tavolo quadrato era distesa una tovaglia coi girasoli.
Si sedettero a mangiare, bevendo il vino e scambiando qualche chiacchiera ogni tanto.
Per la millesima volta in quella serata Louis rimase sorpreso da come, grazie all'impegno di entrambi, erano in grado di mantenere delle conversazioni civili e di collaborare educatamente.
-Per il progetto pensavo di fare un modulo di fisica in francese. Pensavo a quello sull'energia. La mia intenzione era quella di spiegare in francese la parte storica sui fisici francesi che hanno sviluppato varie teorie e poi passare alle formule e agli esercizi, questa volta spiegandogli in italiano. Come ti sembra come idea?

Harry aveva interrotto il silenzio durante la cena, per rivolgere a Louis quella domanda.
Si stava sforzando di collaborare e l'insegnante di francese apprezzava davvero questo suo slancio.
-Io credo che vada bene. Abbiamo cinque ore di progetto, per cui, siccome la parte più difficile la fai tu spiegando la fisica, direi che tu fai tre ore e io invece due. Nelle mie due ore posso fare un approfondimento lessicale sulle parole della fisica in francese e posso occuparmi dell'introduzione storica, se per te va bene.
-Mi sembra una buona idea. Scriviamo tutto?
-Finiamo di mangiare e poi ci mettiamo al lavoro.
E dopo tre anni i due uomini si scambiarono il loro primo, vero sorriso.

Erano tornati sul divano e lavoravano al computer da circa un'ora, battibeccando sul power point di presentazione da creare e sulle varie immagini da inserire.
Fortunatamente lo facevano in modo giocoso e nessuno dei due voleva davvero litigare. Erano due colleghi che per la prima volta in vita loro stavano scoprendo il piacere di collaborare civilmente allo stesso progetto.
-Harry, devi metterci l'accento grave.-disse Louis indicando una delle parole sullo schermo.
-So benissimo come si scrive, non ci va l'accento grave.- rispose Harry ignorando la linea rossa del correttore automatico sotto la parola.
-Harry, insegno francese, in quella parola ci devi mettere l'accento grave.
-Ormai sono passato oltre, lo metteremo dopo.
-Non lo metteremo dopo perchè poi ti dimenticherai e quando lo presenteremo tutti noteranno che manca un accento grave. Persino il correttore automatico dice che è sbagliato.
-Lo correggo dopo Louis, adesso cerchiamo un'immagine che spieghi questa formula.
Louis però si era già sporto sul corpo di Harry per arrivare al computer e premere quel dannatissimo accento grave.
-Ehi!- protestò Harry quando il peso di Louis gli si schiacciò addosso.
-Sto mettendo l'accento grave che non volevi mettere, mi stava dando troppo fastidio.
Harry per poco non perse la presa sul computer quando Louis per sbaglio gli diede una gomitata sulle costole.
-E che cazzo Tomlinson, fai un po' più piano quando ti muovi. Mi hai appena colpito.
-Scusa. Se tu mettessi quel dannatissimo computer nel centro magari non dovrei sporgermi sul tuo corpo per raggiungere la tastiera.
-Se tu non fossi così imbranato e rompiscatole forse potrei tenere il computer sulle mie ginocchia e tu potresti semplicemente dirmi cosa cambiare.
-Ma te l'ho detto e tu non l'hai fatto!

Mentre discutevano i loro corpi si avvicinavano sempre più. Harry aveva abbandonato il computer sul pavimento per fronteggiare meglio Louis ed ora i loro visi erano ad un palmo di distanza.
-Se tu non fossi così dannatamente insistente forse lo avrei cambiato prima.

Louis sentì il fiato caldo di Harry arrivargli in faccia, vide le sue labbra muoversi e tutt'un tratto immaginò di averle tra i denti, di morderle, succhiarle e cogliere ogni sospiro uscente da quella bocca oscena.
-Vaffanculo Styles.- mormorò prima di gettarsi su quelle labbra premendole a contatto con le sue.
Harry rimase pietrificato, i primi istanti di puro sgomento, e poi cedette alla bocca vogliosa di Louis, permettendo il bacio e assecondandolo in ogni suo movimento.
Louis gli prese il labbro inferiore tra i denti, succhiandolo e mordendolo avidamente, prima di riprendere il bacio, approfondendo con la lingua.
Si stavano divorando. Non c'era nulla di romantico, lento o dolce in quello che facevano. Le mani di Harry erano ancorate alla nuca di Louis, mentre quelle di Louis impigliate nei corti ricci ribelli di Harry, tirandoli.
Era un bacio passionale, bagnato e travolgente. I sentimenti di astio e competizione trasformati in lussuria ed eccitazione.
-La camera è la seconda porta a sinistra- sussurrò Harry, staccandosi dal bacio.
Louis senza tante cerimonie lo prese in braccio e lo tirò su dal divano. Inciamparono nel piccolo corridoio cercando di non spezzare il contatto tra le loro labbra e finalmente arrivarono alla camera del riccio.
Louis non perse tempo ad osservare l'arredamento, si concentrò sul corpo di Harry che in quel momento stava togliendo la felpa e i pantaloni della tuta, rimanendo solo in boxer.
Dovette ammetterlo, Harry aveva un bel corpo. Tonico al punto giusto, elegantemente tatuato e perfettamente proporzionato. Era una gioia per gli occhi. Pensò alle mille descrizioni poetiche che aveva letto, ma nessun corpo descritto in quelle poesie era paragonabile a quello che si trovava davanti.
-Che fai, rimani lì?- lo prese in giro Harry che nel frattempo lo aspettava supino sul letto.
Così non perse tempo, si tolse i jeans, la maglia, la felpa e rimase in boxer, unendosi anche lui ad Harry sul letto.
-E adesso che si fa?- sussurrò Harry suadente, avvicinandosi al corpo di Louis.
-Adesso ti scoperò abbastanza forte da farlo notare a tutto il corpo docente quando domani tornerai a scuola.- rispose Louis con la voce arrochita dall'eccitazione.
-Bene. Proprio quello che volevo sentire.

Harry prese il volto di Louis e fece incontrare le loro labbra per l'ennesima volta. Un bacio veloce, bagnato ed irruento.
Louis divenne duro nei boxer, più di quanto non fosse prima. Si stusciò contro l'erezione pulsante di Harry e il riccio gemette, gettando la testa all'indietro, eccitato da quel semplice contatto. La frizione tra i loro corpi non fece che aumentare l'erezione di entrambi. Louis continuava a strusciarsi contro il membro di Harry, entrambi coperti dal sottile strato di stoffa.
-Dannazione Tomlinson, perchè non mi scopi?!- esclamò Harry con un grugnito.
Gli occhi di Louis erano bramosi, l'azzurro dell'iride era un sottile cerchio intorno alla pupilla.
In quel momento Louis interruppe il contatto per sfilarsi i boxer e Harry ne approfittò per fare lo stesso. I loro corpi si incontrarono nuovamente, questa volta senza alcuna barriera. Louis inserì una mano tra loro e iniziò a pompare l'erezione di Harry.
-Louis scopami ca- Senza alcun preavviso Louis inserì due dita nella bocca aperta di Harry.
-Stai zitto e succhia Styles.
Con le guance incavate e un rivolo di saliva lungo il mento Harry succhiò obbedientemente le dita di Louis prima che il proprietario le togliesse per inserirle altrove.
Louis inserì un dito tra le natiche di Harry, un solo dito, muovendolo lentamente all'interno della sua apertura. Harry grugnì e ansimò a quel tocco. Louis lo guardava voglioso ed eccitato, l'erezione pulsante contro il suo ventre. Inserì un secondo dito e cominciò a sforbiciare lentamente. Harry sotto di lui si contorse dal piacere una volta trovato il punto giusto.
-Cazzo Louis ho detto che vogli- Harry non fece in tempo a finire la frase che Louis aveva tolto le dita dalla sua apertura e le aveva affondate nuovamente con forza.
-Dicevi?- gli sussurrò il maggiore nell'orecchio.
Harry reprimette un gemito e Louis affondò di nuovo le dita nella sua carne.
-Dove tieni preservativi e lubrificante?- chiese Louis con voce suadente, le labbra a mordere il lobo di Harry. Il riccio indicò con il capo il cassetto del comodino e Louis si sporse dal letto per aprirlo e recuperare un preservativo e la bottiglietta di lubrificante; se ne spalmò una generosa quantità sulla mano prima di affondare di nuovo tra le natiche di Harry, questa volta con tre dita. Sforbiciò un paio di volte, andando a colpire la prostata del riccio prima di sostituire la sua mano con la sua erezione pulsante e avvolta nel preservativo.
Louis entrò di colpo in Harry facendogli mozzare il fiato in gola.
-Cazzo- sussurrò prima di cominciare a muoversi, affondando nella carne di Harry.
Il riccio gemeva oscenamente ad ogni spinta, la fronte imperlata di sudore, la testa abbandonata sul cuscino.
Louis non riuscì ad evitare di gemere rumorosamente alla vista di Harry in quelle condizioni.
Affondò di nuovo in lui più vigorosamente, i palmi aperti sulle sue natiche e il corpo di Harry che andava incontro alle sue spinte.
Vennero entrambi contemporaneamente, avvolti dai gemiti. Brividi di piacere corsero lungo le loro terminazioni nervose e Harry si riversò sul suo ventre sporcando entrambi.
-Cazzo- esclamò Louis senza fiato, accasciandosi sul letto e uscendo dal corpo di Harry.
Respirarono rumorosamente, regolarizzando i loro battiti cardiaci e cercando di riprendersi dall'orgasmo appena avuto.
-Mica male eh?-domandò retorico Harry.
-Decisamente niente male Styles. Sono stato felice di constatare che sei una rottura di scatole anche a letto.-disse Louis sorridendo scaltro.
-Pensala come vuoi. Però questa è l'unica cosa in cui insieme non ce la caviamo affatto male.
-Touchè. Adesso che ho scoperto che per farti stare zitto devo scoparti userò questa cosa a mio vantaggio.
-Come fai ad essere così sicuro che te lo lascerò fare un'altra volta?
-Ho letto abbastanza romanzi francesi da sapere come vanno queste cose.
-Esci dal mio letto, cretino!
E così dicendo Harry gli lanciò un cuscino in faccia mentre Louis si alzava dal letto e si piegava per recuperare i suoi indumenti sul pavimento.
-Guarda che lo so che mi sta guardando il culo- esclamò divertito Louis facendo scomparire il suo sedere nei jeans.
-Non ti sto guardando il culo! Sto calcolando la superficie delle sfere delle tue natiche.
-Lo prendo come un complimento.

Louis finì di rivestirsi in bagno, pulendosi con un asciugamano bagnato e cercando di sistemarsi i capelli. Al ritorno dal bagno trovò Harry in boxer seduto sul divano del salotto.
Louis si guardò più attentamente intorno, soffermando il suo sguardo sulla libreria per riuscire a leggere tutti i titoli.

-Ti facevano schifo la francia e il francese vedo...
Disse ironicamente indicando con il capo le pareti coperte da stampe di quadri impressionisti e lanciando un'occhiata alla piccola libreria dove c'era in bella vista una copia dei fiori del male.
-Mi hai sgamato, la verità è non è il francese a farmi schifo eri solo te.- lo punzecchiò Harry.

-Hai usato il passato, non ti faccio più schifo ora?
-Questo era prima di scoprire che fossi così bravo a letto.
Louis scosse la testa divertito.
-Vaffanculo Styles.

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