Introduzione Narrativa Storica di irenegobbi

Introduzione al genere Narrativa Storica

di irenegobbi

¡Hola a todos!
Sono irenegobbi e sono Sponsor di LinkS per la categoria Narrativa Storica. I documenti ufficiali dichiarano che sono nata diciannove anni fa, ma la verità è che sono vecchia di parecchi secoli. Sul rapporto stilato dalla mia psichiatra (sì, lo so, non l'avrei dovuto leggere, ma il lucchetto dell'armadio era già rotto) c'è scritto che mi drogo di Storia. Per uscire dal tunnel della dipendenza, sto seguendo una terapia che prevede tre semplici punti: scrivere, scrivere e ancora scrivere. Spero con tutto il mio cuore di non guarire mai.

Supporto LinkS perché sono convinta che Wattpad sia una delle cose più belle che mi siano mai capitate, e voglio che per gli altri autori emergenti sia lo stesso. Perché là fuori ci sono miliardi e miliardi di storie che non sono ancora riuscite a guadagnarsi un briciolo di visibilità, e so bene quanto questo possa essere sconfortante. E sopratutto perché da quando ho scoperto questa fantastica iniziativa la mia biblioteca è così piena di bei libri che ho paura che possa esplodere da un momento all'altro.

Non ho mai scritto romanzi d'azione o d'avventura ambientati ai giorni nostri. I motivi sarebbero troppi da elencare in un solo capitolo, e inoltre gli amministratori di LinkS non mi hanno chiamata qui per parlare della mia vita travagliata, quindi passerò subito al dunque.

Molto spesso mi viene chiesto dove trovi tutte le informazioni che mi occorrono per tratteggiare una buona ambientazione storica: ebbene, io frugo letteralmente dappertutto (come quella volta che ho ritrovato in solaio un libro di araldica di età napoleonica ahahaha).

A parte gli scherzi, dovete sapere che, come in tutte le cose, avere una sola fonte d'informazione è più controproducente che altro, e per i romanzi non è affatto diverso: riviste, film e riassunti su youtube possono produrre cento volte di più di un mese passato a sbattere la testa sull'Enciclopedia Universale. Questo però non significa che una lettura veloce su Wikipedia vi autorizzi a rifiutare ulteriori approfondimenti (anche perché l'ultima volta che l'ho fatto ho trovato una data sbagliata. E si stava parlando della scoperta dell'America LOL).

Quando si parla di scrivere di fatti realmente accaduti, la mia parola d'ordine è "verosimiglianza, non verità". Traduzione: la verità – che raramente è esaltante – interessa soltanto a chi è davvero appassionato di Storia, ma la verosimiglianza affascina tutti. Il che significa che posso modificare o alterare alcuni eventi, ma senza mai perdere il filo del racconto. Ciò non toglie che la conoscenza dei fatti reali sia imprescindibile, soprattutto nel caso vogliate scrivere romanzi controfattuali, che trattano di sviluppi mai accaduti o a malapena accennati nella realtà.

Quando decidete di iniziare un romanzo d'azione o d'avventura ambientato nel passato, dovete mettervi ben in testa che non state scrivendo un libro di scuola, né un saggio sull'argomento. Le informazioni devono essere introdotte naturalmente nel racconto, cercando il più possibile di rispettare il punto di vista del personaggio principale.

Se il vostro protagonista è un contadino tedesco dell'Alto Medioevo, a meno che non sia un nobile in incognito non potrà citarvi a memoria l'intero albero genealogico del tal Duca di Borgogna. La cattiva notizia è che per quanto vi possiate essere immedesimati in lui, voi non siete la vostra creatura. Anche se ne sapete più di Piero Angela sulle cattedrali gotiche, è bene evitare di dedicare un capitolo intero alla descrizione delle guglie. La buona notizia è che però potete usare la mia stessa strategia e scegliere dei personaggi più altolocati – e sicuramente un filino più colti – come protagonisti (ed è per questa ragione che ormai mi sono specializzata nel narrare le gesta di re e regine).

Ma procediamo gradualmente.

Prima ho fatto riferimento a due personaggi: uno fittizio (un contadino altomedievale, diciamo Hans) e uno realmente esistito (un duca di Borgogna random, diciamo pure Oddone III dato che nessuno ne parla mai). Sono due figure che possono entrambe fruttare molto dal punto di vista della trama, e quindi scegliere la prima piuttosto che la seconda come protagonista è una decisione importante.

Il romanzo storico delle origini – quello del caro Manzoni, per intenderci – prediligeva personaggi simili ad Hans: rozzi, di bassa estrazione sociale, ma dotati di buon cuore; ultimamente però gli autori moderni si sono dati a narrare le gesta di nobili del calibro di Oddone, per non parlare poi delle biografie romanzate di sovrani e papi.

Sta a voi decidere da che parte schierarvi, tenendo sempre presente che far immedesimare il lettore nelle vicende del personaggio è l'obiettivo a cui ognuno di noi dovrebbe mirare, e che per raggiungerlo bisogna innanzitutto sforzarsi di calarsi nella pelle delle nostre creature d'inchiostro. Tendenzialmente il pubblico troverà Hans molto più facile da comprendere rispetto ad Oddone, ma questo dipende molto anche dal grado di conoscenze che voi riuscirete a raggiungere rispetto ad un determinato ambiente sociale.

Lo stesso vale ovviamente per i dialoghi e il lessico, ma con una raccomandazione in più: siate comprensibili. D'accordo cercare di ricalcare la parlata rinascimentale, ma senza esagerare (anche perché in questi casi si rischia di cadere facilmente nella parodia, e parlo per esperienza personale).

Io di solito tendo ad usare termini molto tecnici quando devo descrivere una determinata situazione, ma soltanto perché ormai vivo più nel Seicento che nel 2016. Se volete inserire paroloni tipo affrappatura e Kastenbrust solo per impressionare il vostro pubblico, allora è meglio fermarsi, fare un bel respiro e darsi alla saggistica.

Dovete poi sapere che la Storia (ma questo vale anche nel caso i vostri racconti siano ambientati nel presente) è azione, e questo perché è fondata su conflitti. I conflitti, di qualsiasi natura essi siano, si risolvono in due modi: o con le parole, o con i fatti. Se vorrete essere ricordati dai posteri come il secondo Omero, farete meglio a interessarvi soprattutto dei fatti.

Gli scrittori alle prime armi di solito hanno la forte tentazione di tralasciare le scene d'azione balzando a "quando tutto è già accaduto" o limitandosi a farne un resoconto stringato. È invece importante capire che scene del genere hanno un ruolo notevole in una storia, anche perché spesso coincidono con il suo climax (ovvero l'apice della tensione narrativa).

Vi ricordate cosa dicevo prima della verosimiglianza? Ecco, vale sia per l'ambientazione storica che per le descrizioni delle scene d'azione.

Un professore che ingaggia un duello a suon di kungfu con il suo studente peggiore per decidere che voto mettergli in pagella non è sicuramente reale, ma è senza dubbio più accettabile di un personaggio che mentre sferra un calcio rivede davanti a sé vita, morte e miracoli del suo nemico o si lancia in speculazioni filosofiche circa l'esistenza di Dio. Provate voi a trovarvi nel bel mezzo di un combattimento e ad avere il tempo (o la forza) di pensare a qualcosa di più articolato di un "non voglio morire". A meno che voi non siate sicuri di vincere, non vi capit

Al contrario di quello che credono molti, nelle scene d'azione i movimenti e la gestualità non sono tutto. Fortunatamente siamo muniti di altri quattro sensi oltre la vista, e non vedo perché dovrebbero starsene zitti zitti mentre il nostro protagonista è impegnato a salvarsi la vita. La descrizione dei suoni, gli odori, le sensazioni tattili e i sapori sono un vero e proprio asso nella manica se vogliamo procurarci la facile immedesimazione del pubblico.

Altra cosa importante: l'uso delle armi e le tecniche di lotta. Un combattimento a mani nude in stile rissa da pub può essere interessante, ma se forniamo ai nostri personaggi delle sedie e delle assi spezzate lo diventa ancora di più; meglio ancora se decidiamo di farli combattere con l'armamento specifico del periodo in cui è ambientato il nostro romanzo.

Per questo è essenziale avere un'infarinatura – anche molto generica – di scherma, o aver sperimentato alcune tecniche di persona. Non dico che per scrivere un racconto che preveda l'uso di un AK-47 si debba aver militato in Liberia come mercenari, ma che perlomeno si conosca la differenza fra il grilletto e la canna di un fucile. Se si dovesse per forza scrivere solo di ciò che si è vissuto in prima persona, noi scrittori d'azione o d'avventura avremmo più o meno questo aspetto:

Io di solito tendo ad usare termini molto tecnici quando devo descrivere un duello, ma soltanto perché ormai vivo più nel Seicento che nel 2016. Se non siete sicuri di quello che scrivete e volete inserire paroloni random solo per impressionare il vostri pubblico, allora è meglio fermarsi, fare un bel respiro e darsi alla saggistica.

In ogni caso dovete leggere, o, se siete pigri, guardare film. Tanti film. Parecchi film. Non importa se voi volete scrivere la storia di una giovane guerriera vichinga e vi mettete a guardare l'ultimo action movie di Jackie Chan: se per voi è una valida fonte d'ispirazione, rimanete seduti sulla poltrona e non ve ne pentirete. Le opere più accattivanti di solito nascono proprio da queste mescolanze involontarie.

Un romanzo d'avventura degno di questo nome dovrebbe prevedere anche viaggi o esplorazioni in terre lontane e sconosciute al protagonista. Qui entrano di nuovo in gioco gli approfondimenti che ogni scrittore è tenuto a fare (a meno che ovviamente non sia nato in una qualche isoletta sperduta dei Caraibi e abbia scelto di ambientare il romanzo nella sua terra natia), ma vi avverto: se prima il rischio di cadere nella pignoleria era medio, ora è certamente alto.

È necessario mantenere un'alta dose di autocontrollo e non farsi prendere la mano, perché chiunque dopo un pomeriggio passato a leggere guide turistiche sulla Cambogia sarebbe tentato di inserire una descrizione di alcune centinaia di righe fra un dialogo e l'altro. Per questo dico: esperti sì, ma non pedanti. E soprattutto bisogna evitare a tutti i costi l'effetto Salgari, per cui, quando un personaggio inciampa contro una radice nel bel mezzo di un inseguimento, il narratore si sente in dovere di sbrodolare tutto ciò che ha imparato sulla suddetta pianta.

At last but not least, esattamente come ogni categoria letteraria degna di questo nome, pure la Narrativa Storica ha i suoi sottogeneri peculiari.

I romanzi controfattuali che ho citato all'inizio appartengono all'ucronia (letteralmente, il "non-tempo"), e si basano sulla premessa che la storia abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello che tutti (insomma, quasi tutti) conosciamo. È senza dubbio una tipologia di racconto che mette a dura prova le conoscenze e la sanità mentale dello scrittore, ma che può arrivare a produrre risultati notevoli. Pensate che alcuni dei romanzi ucronici moderni vengono utilizzati nelle università come basi per esercitazioni di livello avanzato!

Il romanzo pseudostorico si muove su tutt'altro binario, dato che si fonda su documentazioni nuove o non riconosciute dalla comunità accademica. Tanto per citarne uno, le ormai celebri opere di Dan Brown (a partire da "Il Codice Da Vinci") appartengono proprio a questo filone.

Il romanzo multitemporale narra una notevole quantità di avvenimenti ambientati in epoche differenti ma collegate tra loro da un particolare elemento del racconto!

Il romanzo fantastorico, invece, sta a metà fra la Narrativa Storica e il Fantasy più selvaggio. In questo caso, l'unico spartiacque tenuto in considerazione è la presenza o meno della magia all'interno della trama, anche se i confini fra i due generi rimangono comunque labili... quindi potete davvero scatenarvi alla grande. (Coincidenze che questo sia uno dei miei sottogeneri preferiti? Io non credo).

Questa carrellata sintetica di temi e consigli potrà essere anche parsa inutile, ma mi è sembrata necessaria per ribadire una volta per tutte un concetto che a molti pare ancora sfuggire: la Narrativa Storica non ha assolutamente nulla da invidiare ai generi (apparentemente) più quotati. Può offrire le medesime emozioni, spunti e insegnamenti, con il vantaggio di un presupposto conoscitivo non trascurabile.

Lo so, sono una voce di parte, ma vi posso assicurare che nulla può dare più soddisfazione di terminare un romanzo storico, specialmente se avete speso più di due mesi nella ricerca di fonti autorevoli.

Chissà... forse un giorno anche voi vi sveglierete la mattina chiedendo non l'ora ma l'anno in cui vi trovate, e allora saprete di essere finalmente diventati autori di Narrativa Storica.

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