1- A Good Smell
Sto ripubblicando tutta la storia dall'inizio, riscrivendola e migliorandola! Un mi piace e un commento? Sono migliorata?
«Marinette, per l'amor del cielo alzati! È la sesta volta che ti chiamo, non vorrai farmi venire lì sopra?!» Gridò esausta mia mamma dalla cucina, facendomi quasi sentire in colpa nel ridurla così ogni mattina.
Ma il senso di colpa sparì non appena spostai il piumone da sopra il mio corpo, per alzarmi, e venni invasa dall'aria fredda tipica delle mattine invernali.
Scusa, mamma; pensai, rimettendomi nuovamente sotto le coperte al calduccio, richiudendo gli occhi e cercando di immaginare la fine del sogno, da cui ero stata brutalmente svegliata dalle soavi grida di mia mamma.
Il sogno era incentrato, come quasi sempre, su una ipotetica relazione con il famoso modello di fama mondiale, Adrien Agreste, nonché mio compagno di classe dalle medie e cotta di tre lunghi anni. Un sorriso mi spuntò automaticamente sulle labbra immaginando quegli occhi guardarmi e quella labbra sulle mie, godendomi quei minuti di pace.
Ma non durarono molto, dato che sentii dei passi sulle scale e dopo non molto la botola della mia camera si aprì di botto, colpendo con violenza il pavimento.
«Ogni giorno sempre la stessa storia, Marinette! Ma quando crescerai un pochino? Come farai a svegliarti quando non sarai più sotto questo tetto?» Si lamentò mentre, notando il disordine sulla scrivania, si mise a pulire.
Sorrisi, mi diceva sempre queste frasi del tipo «Se non ci fossi io, saresti persa!» o «Non sono la tua sveglia o la tua domestica, ricordatelo», insomma frasi tipiche delle mamme, ma sapevo che mi voleva bene e che non era del tutto seria. Però era vero che senza di lei, sarei stata davvero persa.
«Marinette non costringermi ad usare le maniere forti!» Mi affacciai da sotto il mio letto, che era montato su un impalcatura in alto, guardando, con occhi socchiusi, per qualche secondo la donna che mi ha messo alla luce -che sembrava ancora più piccola vista da là sopra- per poi girarmi dall'altra parte e rimettermi a dormire.
Non riuscivo neanche a tenere gli occhi aperti, tutta colpa delle serie tv. Ma che potevo farci io, se ogni volta un episodio finiva con un effetto sorpresa che ti lasciava con la bocca aperta?
«Bene, se non ti alzi niente telefono per una settimana! Anzi, niente telefono e niente blocco da disegno per un mese!» Sbuffai sonoramente, mettendomi a sedere e togliendomi il piumone di dosso, sentendo nuovamente la voglia di ricoprirmi e stare al calduccio. Odiavo la scuola. Odiavo il freddo. Odiavo il mondo fuori dal piumone.
Sapevo che diceva sul serio, anche perché molte volte mi aveva levato il telefono o il blocco perché non mi alzavo la mattina, così mi alzai subito scendendo a terra.
«EH va bene, hai vinto.» Dissi sbadigliando e stiracchiandomi.
"E ora chi se lo leva più il pigiama di pile?" Pensai maledicendo l'inverno e il suo freddo.
Andai al primo piano, dove c'era il bagno, mentre mia mamma mi seguiva con fare soddisfatto. Sapeva perfettamente cose dire per farmi fare qualcosa.
«Tikki, hai visto la maglietta che ho comprato la scorsa settimana?» Chiesi al mio kwamii, che mi guardava dalla scrivania con un biscotto mezzo mangiato tra le zampe. Mi ero messa i jeans rosa, ma non trovavo una maglietta che ci si abbinasse e che mi piacesse, poiché quella che usavo di solito era in lavatrice.
«È sotto quella rosa, in basso.» Rispose con nonchalance, divorando metà del biscotto al cioccolato in un solo morso.
Tikki era il mio kwamii, kwamii della coccinella, che mi trasformava in Ladybug. Era la mia compagna di avventure di tre anni, mi ha sempre sostenuta e aiutata. È la mia migliore amica, insieme ad Alya, solo che con lei potevo essere del tutto sincera mentre con Alya ero limitata, soprattutto sul fatto "Ladybug".
«Come farei senza di te, Tikki.»
«Buongiorno!» Salutai di corsa mio padre, un uomo molto robusto e di alta statura, che mi faceva sentire sempre così piccola e protetta. Io e mia mamma potevamo considerarci delle formiche in confronto a lui, che all'inizio poteva incutere timore ma il suo sguardo era un misto di gentilezza e simpatia, che ti metteva subito a tuo agio.
«Buongiorno tesoro!» stavo per uscire fuori dalla porta, per dirigermi a scuola preparandomi psicologicamente allo sgrido della professoressa per il ritardo, quando mi richiamò per darmi un croissant appena sfornato, con il suo solito profumo da farti venire l'acquolina. Lo misi nella borsetta avvolgendolo con della carta, l'avrei mangiato a ricreazione.
Mi ritrovai davanti le scale del liceo François Dupont, poco dopo il suono della campanella. Capii che era appena suonata perché, nonostante fuori non ci fosse anima viva, vedevo che dentro c'era quella solita massa di persone che salivano le scale.
Tirai un sospiro di sollievo, appoggiando le mani sulle ginocchia respirando per la corsa, da cui per miracolo ero uscita viva o non investita dalle macchine.
«Muoviti Marinette!» mi risvegliò Tikki, da dentro la borsetta.
La porta della mia classe era spalancata, un buon segno che indicava che la professoressa non era ancora entrata e quindi che quel giorno non sarei stata rimproverata per il ritardo.
Entrai nell'aula, vedendo i vari compagni impegnati a parlottare nei propri posti, aspettando l'arrivo del professore.
Vidi Alya parlare con Adrien e Nino, che erano girati verso il nostro banco e mi avvicinai, sapendo che qualche minuto dopo avrei fatto qualche figuraccia delle mie.
«Hey Marinette!» Mi salutò Alya, attirando l'attenzione dei due ragazzi che si girarono sorridendo e anche loro salutando.
«He-hey.» Arrossii abbozzando un sorriso gigantesco, rimanendo imbambolata dai suoi occhi magnetici che mi incastravano sempre. Potevo rimanere ore a guardarli senza mai stancarmi, scoprendo sempre qualche nuova sfumatura nell'iride che prima ignoravo.
Quel giorno Adrien era più bello del solito, nonostante notai delle lievi occhiaie sotto gli occhi.
Com'è la storia che a lui le occhiaie stanno bene e lo rendono ancora più attraente del solito?
Spiegaci il tuo trucco, Adrien.
Andai a sedermi al mio posto, stando attenta a dove mettevo i piedi per non cadere come un lsacco di patate davanti a tutta la classe.
Molte volte era successo e ormai c'erano abituati, ma ogni volta era sempre più brutto della volta prima.
«Stavamo appunto parlando di te, Marinette.» Ammiccò Alya, guardandomi con un ghigno mentre mi sedevo sul banco.
«Da-davvero?» Portai lo sguardo su Nino e successivamente Adrien, che mi stava fissando in uno strano modo, tirando con il naso più volte come un cane che odora il suo cibo.
Arrossii sotto il suo sguardo, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Sì! Adrien mi stava dicendo di aver apprezzato i tuoi disegni su Ladybug e ChatNoir che ho pubblicato sul mio Ladyblog...»
«Tu che?!» La fulminai con lo sguardo, arrossendo di colpo. Milioni di persone avevano visto i disegni che avevo fatto e questo mi mise molta pressione, non erano neanche finiti! Non mi aveva chiesto il permesso e poi, non li avevo fatto poi così bene, se me l'avesse detto li avrei fatti meglio.
«E ho detto ad Adrien che sei stata proprio tu a disegnarli!» Continuò, ignorandomi completamente e accennando un sorriso furbo alla fine.
«Mari, sei davvero brava a disegnare! Io sapevo che eri bravissima a ideare i vestiti, ma non pensavo che lo eri anche nel disegnare in generale.» Esclamò Adrien, con ancora quello strano sguardo ma meno accentuato, sorridendomi e provocandomi brividi in tutto il corpo.
Incredibile cosa poteva farmi con solo un sorriso.
«Gr-grazie, anche tu sei bellissimo- bravissimo, bravissimo a disegnare, sì. Anche se non ho mai visto un tuo disegno, ma sono sicura tu sia b-bravissimo. Cosa non sa fare A-Adrien Agreste! Sa fare proprio t-tutto! Ehehhhehe.» Accennai una risata nervosa alla fine, arrossendo fino alle orecchie, gesticolando e sprofondando nel ridicolo come facevo spesso quando aprivo la bocca con Adrien.
Il biondo sorrise inclinando la testa, mettendo una mano sulla sua nuca e ridacchiando, forse un po' confuso dal mio discorso.
«Grazie Marinette. Ah, oggi hai un buon profumo.»
Subito dopo la frase sconvolgente di Adrien, entrò la professoressa che costrinse i due adolescenti a girarsi verso il proprio banco.
«Ha detto che ho un buon profumo.» sussurrai, incredula. Le gambe mi tremavano e un sorriso era stampato sulla mia faccia, mentre la mente viaggiava su tutti i film mentali nata da quella frase; come il nostro matrimonio o lui che giocava con i nostri due futuri figli Emma e Hugo, mentre Louis doveva ancora nascere.
«Sì, l'ha detto! Ma in effetti anche io lo sento, ora che ci sto attenta.» Sussurrò Alya, per non farsi sentire dalla professoressa che stava facendo l'appello, avvicinandosi a me e annusando con una faccia buffa. La allontanai ridacchiando, sussurrando di smetterla.
Il croissant! Ecco quale buon profumo!
«Allora, ragazzi. Prima di cominciare la lezione di storia, io volevo parlarvi di questo nuovo compito per migliorare i rapporti tra voi. Dovrete interpretare un qualche personaggio famoso, con tanto di vestiti, e in gruppo da due. Ora vi dirò le coppie, selezionate totalmente a caso.»
Nella classe si alzarono dei borbottii e sbuffi di sottofondo, aspettando e pregando per la propria sorte.
La professoressa Bustier prese un foglio e lesse i nomi delle coppie e dei rispettivi personaggi, ma non ci feci molto caso poiché troppo concentrata sul fatto che Adrien mi aveva detto che avevo un buon profumo. L'avrei segnato sul mio diario.
Sobbalzai quando Alya mi diede una gomitata, non appena sentì la professoressa pronunciare il mio nome, così mi misi anche io in ascolto, sperando con tutta me stessa di capitare con qualcuno di perlomeno sopportabile.
«Dupain con Agreste, nei ruoli di Ladybug e ChatNoir, poi...» Spalancai la bocca, non credendo alla mia fortuna. Di solito, capitavo sempre con persone che odiavo, e tutti i riferimenti a Chloé sono casuali, e non
potevo credere di essere stata messa con Adrien. Trattenni un grido eccitato, anche quando Adrien si girò verso di me sorridendo.
«Che fortunata!» Sussurrò la mia migliore amica, con un ghigno malizioso.
Mi chiesi se potevo avere una giornata migliore, ansiosa del fatto che era tutto troppo perfetto quel giorno e sarebbe dovuto capitare qualcosa di brutto.
«Mi scusi, professoressa. Io credo di dover stare con Agreste, famosi con famosi? E poi ho già il costume di Ladybug!» E chi poteva dire qualcosa del genere, se non la nostra Chloé? Era determinata nell'ottenere Adrien come compagno ed era sicura che la professoressa l'avrebbe accontentata.
Spostati spaventata lo sguardo su Adrien, che sembrava essersi irrigidito, come inorridito.
«No, le coppie e i personaggi restano questi. Dovrete impersonare i vostri personaggi, mostrando qualche piccola scena dove reciterete. Siate originali, visto che questo voto sarà molto importante. La presentazione sará per questo giovedì. Ora passiamo a storia.»
Alya mi stava dicendo qualcosa, ma io non la ascoltavo pensando che sarei stata insieme ad Adrien. Fuori dall'ambiente scolastico. Da soli. Cosa potevo chiedere di più?
«Ooh, sarò bellissima con la tuta di Catwoman.» Sorrise Alya, scendendo le scale della scuola, con occhi sognanti. Anche lei era stata molto fortunata in questo progetto, essendo capitata con il suo ragazzo.
«E io sarò fortunatissimo ad essere il tuo BatMan.» Si aggiunse alla conversazione Nino, raggiungendoci insieme al biondo, e avvicinandosi alla mora per stamparle un dolce bacio sulle labbra.
«Già ti immagino con la calzamaglia.» Ammiccò la mora, con sguardo malizioso e alzando un sopracciglio.
«Ehm, sì ciao ragazzi, noi siamo ancora qua e sentiamo tutto.» Tossì Adrien, attirando l'attenzione dei due innamorati su di noi che sorrisero come per scusarsi. Ridacchiai leggermente, guardando la mia migliore amica.
Non l'avevo mai vista così felice e se è felice lei, lo sono anche io. Certo, poteva pure evitare di dire queste cose davanti a me, ma sono felice per lei.
«Marinette, facciamo da te verso le 3:30?» Si girò improvvisamente Adrien verso di me, facendomi sobbalzare.
«Co-cosa?» Per un secondo dimenticai del progetto assegnato dalla professoressa, non appena ricordai, sorrisi dolcemente e feci per parlare. Ma ripensandoci, richiusi la bocca e annuii in modo da non dire cose inappropriate.
Avrei risparmiato altre figuracce.
«Perfetto, ora devo andare. Ciao ragazzi, a dopo Marinette!» Come suonava bene quel a dopo pronunciato prima del mio nome?
«Non ci posso credere, Tikki! Dovrò lavorare con Adrien, da soli!» Sognai ad occhi aperti, salendo in camera e chiudendo la botola sotto di me.
È sempre stato un mio sogno stare da sola con lui, purtroppo non si era mai realizzato; o se si era realizzato, solo per qualche minuto e non ero in grado di dire qualcosa di anche lontanamente sensato.
«Marinette io...»
«Dovremmo stare per tre giorni di seguito insieme, sempre da soli! Quante figure che farò, Tikki, già le immagino tutto.» Pensai alle peggiori situazioni, mettendomi le mani sul viso scuotendo la testa.
«Mari, ascoltami-»
«Dovremmo recitare davanti a tutta la classe, insieme, con i costumi di Ladybug e ChatNoir. Adrien sarà bellissimo con quel costume, non vedo l'ora di vederlo! E poi io... Io... ODDIO TIKKI!» Cominciai a salterellare sul posto, rimanendo con le mani sul viso, pensando che quel giorno fosse troppo perfetto per essere vero.
«Già. Stavo per dirlo, mi dispiace Mari.» Mi guardò con uno sguardo dispiaciuto, un po' seccata per averla ignorata, ma sempre dispiaciuta. Sapeva che quello era il mio sogno, e dovevo abbandonarlo così.
«Io non posso mascherarmi davanti la classe, mi riconoscerebbero... Come farò?»
ADRIEN'S POV
Entrai nella mia camera di malumore, dopo aver pranzato nuovamente da solo, buttando lo zaino a caso, mentre Plagg usciva da sotto la mia giacca.
Camminai come uno zombie verso il letto, buttandomi come un sacco di patate a pancia in giù, lasciando un braccio penzolare.
«Sveglia sveglia! Prima di addormentarti, dammi il mio camembert umano.» Senza neanche alzarmi, indicai un piccolo armadietto vicino al letto dove mettevo tutte le scorte del formaggio puzzolente del mio pigro kwamii.
«E così dovrai recitare Ladybug e ChatNoir, con i costumi eh.» Replicò Plagg, deciso a non farmi dormire dopo una notte passata insonne, per aver pensato alla super eroina in questione e a nuove battute e tecniche da mettere in atto per conquistarla.
«Giá, con Marinette.» Ragionai sulle sue parole, avevo la sensazione che qualcosa non andava ma non riuscivo a capire cosa. Recitare. Ladybug e ChatNoir. Costumi... Costumi.
«Oh cazzo.» Mi alzai di scatto a sedere, mettendomi le mani nei capelli.
Mi sarei dovuto travestire da ChatNoir e avrebbero capito la mia identità! Cosa dovevo fare? Abbandonare? Marinette ci sarebbe rimasta male e anche io in realtà, perché volevo passare un po' di tempo con lei per capire il suo comportamento.
«Ah! Non pensavo fossi così intelligente da scoprirlo senza un altro mio aiuto. Mi sorprendi, umano con un piccolo cervello.» Sbottò, divorando un intero pezzo di camembert e ricevendo una mia occhiataccia.
Lasciate una stella per questo grande ritorno?
STO RIPUBBLICANDO IL LIBRO DALL'INIZIO, UNA STELLA E UN COMMENTO?
Domanda, chi l'ha riletto tutto anche se aveva già finito di leggere l'intero libro? Rispondete qui:
Hey people
RAGAZZI NON SAPETE QUAN'É BELLO RITORNARE SU QUESTO LIBROOOOOQOQOAOKSKSOA
Davvero rileggendolo, mi sono ricordata di cose di cui non ricordavo l'esistenza ma vabb.
Allora, si vede il miglioramento?
Non so quando ripubblicherò l'altro capitolo, MA CAVOLO HO FATTO 2400 PAROLE.
Al prossimo capitolo,
Your,
Storm ⛈
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