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-Non pensare che tu abbia risolto tutto così.-disse Annabeth, prima di tirargli uno schiaffo in faccia.
Percy gemette dal dolore.
Poi rise.
Rise perché la ragazza sembrava un'altra.
Sembrava in un certo senso più forte, decisa.
Fu in quel momento che tirò fuori la scatolina con il braccialetto.
La porse ad Annabeth, che lo guardava in modo strano, senza capire.
Allora Percy le spiegò:- Quel giorno volevo darti un regalo d'addio.
Qualcosa che potessi sempre portare con te, che ti ricordasse di me.
Il caso ha voluto che ci mettessi troppo tempo per prenderlo e che lungo il tragitto si rompesse la macchina.
Sono tornato a casa correndo, ma tu eri già andata via.
La ragazza lo fissò, l'ombra di un sorriso sul volto.
Lui si perse, guardando nei suoi occhi.
Alla fine, Annabeth aprì la scatola.
Tirò fuori un braccialetto in acciaio, con un piccolo cuore come ciondolo.
Lo osservò, notò una piccola "P" incisa sopra.
Sorrise, guardando Percy che, inevitabilmente faceva lo stesso.
Lo abbracciò, lo strinse forte a sé, respirando il suo odore che, non riuscì a darsi una spiegazione, sapeva sempre di mare.

***

Quella che poteva definirsi una "relazione a distanza" tra Percy ed Annabeth andava alla grande.
Anche se, con l'università, riuscivano a malapena a sentirsi un paio di volte al giorno.
Quasi ogni week-end, Percy prendeva il primo treno per Roma.
E quando non ci riusciva, era Annabeth ad andare da lui.
E, quando succedeva, Annabeth non poteva non rendersi conto che Percy era sempre più fantastico.
Ma non sapeva che lui seguiva alla lettera il consiglio di Nico.
Ogni volta che si vedevano, trovava un modo per stupirla.
E di questo Annabeth non si sarebbe mai stancata.

***

Gli studi procedevano senza sosta.
Annabeth frequentava la facoltà di Psicologia, avrebbe voluto aiutare i bambini a superare traumi come quello che aveva vissuto lei da piccola.

Non si toglieva il braccialetto da quando, ridendo, Percy glielo aveva allacciato.
Si sentiva sempre più legata a lui.
Credeva di amarlo.
Ma, al momento, aveva problemi più gravi cui pensare.
Come, ad esempio, la gravidanza inaspettata di Piper.

***

Stava letteralmente sclerando.
Aveva scoperto di aspettare un "piccolo Jason" circa due settimane prima.
Annabeth provava in tutti i modi di tranquillizzarla.
Piper, invece, sembrava sempre più sotto pressione.
Certo, tante cose ci sarebbero andate in mezzo.
Avrebbe dovuto smettere gli studi di medicina, trovare un lavoro.
Ma sapeva che Annabeth l'avrebbe sempre aiutata.
Sapeva che lei e Percy ci sarebbero sempre stati per loro.
E si, Piper dovette includere anche Percy.
Ormai lui ed Annabeth erano diventati un'entità unica.
E poi, sapeva che Jason non l'avrebbe mai lasciata.

***

Percy era stato mandato in missione da due ragazze che considerava potenziali killer.
Il suo compito era semplice.
Predisporre Jason, in modo che fosse di buon umore.
Poi sarebbe arrivata Piper con Annabeth, e lui e la sua ragazza sarebbero andati via, lasciando che la bomba venisse sganciata.
Trovò il biondo seduto su una panchina, in riva al Tevere.
-Ehi, Jason! Come va?- esordì il ragazzo.
Jason alzò leggermente lo sguardo, prima di continuare a fissare il Tevere che, lento ed inesorabile, continuava a scorrere.
-Male- rispose infine il biondo-sono preoccupato per Piper.
È da qualche settimana che la vedo strana.
Ho paura che voglia lasciarmi.
Percy rise:-Lasciarti? Ma ti sei bevuto il cervello?
State insieme da quando avevate sedici anni. Se avesse voluto davvero mollarti, non credi che lo avrebbe fatto prima?
-Divertente. Come ti sentiresti se Annabeth ti lasciasse?
Percy rabbrividì.
Ormai era quasi un anno che stavano insieme.
E Percy, beh, non si ricordava neanche cosa fosse la sua vita senza di lei.
O si stupiva di essere vissuto così a lungo senza la sua presenza.
Ormai si era abituato a tutto di lei.
Gli sbalzi d'umore di prima mattina, la mania di non ripetere le cose troppe volte, l'odore di libri del piccolo sgabuzzino che Annabeth si ostinava ad adibire a biblioteca, le frasi dei libri scritte su pezzi di carta e attaccate alla parete di camera sua...
Pensare che un giorno quelle cose avrebbero potuto non far parte della sua vita...
Ma stava divagando.
Doveva mettere Jason di buon umore.
-Più tardi ti va un giro in moto?
-No. Al momento...
-Su, non credi che se Piper avesse voluto si sarebbe confidata con te? Probabilmente gli effetti collaterali della menopausa si stanno già facendo sentire...- scherzò il ragazzo corvino.
Jason rise, di cuore.
Percy continuò a fare battute stupide, fino a quando Annabeth e Piper non li raggiunsero.
La bionda lo tirò via, Percy non si fece pregare.
Da lontano osservarono Piper parlare con Jason per qualche minuto.
Poi il biondo si alzò, baciando la sua ragazza, poi si mise in ginocchio e baciò la sua pancia.
Annabeth si commosse, ma Percy sorrise.
Sapeva che, un giorno, avrebbe voluto rendere Annabeth la ragazza più felice del mondo.
Si sarebbero sposati, avrebbero avuto una casa tutta per loro, con una vera biblioteca per lei.
Le stanze si sarebbero riempite di vagiti di un neonato, che ben presto sarebbero diventate risate.
Percy non sapeva che, segretamente, Annabeth stava pensando le stesse cose.

***

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