3
Annabeth stava dormendo benissimo.
Non stava sognando nulla di particolare, fin quando la foresta dove si trovava cambiò forma.
Adesso era in una sorta di ambulatorio.
Era tutto bianco, con bambini che piangevano.
Lei era l'unica adulta.
Si girò, e notò un bambino sdraiato a terra che giocava con una macchina.
Gli toccò la spalla, il bambino si voltò mettendosi in piedi.
Ma quando si alzò, non era più il bambino dagli occhi verdi che era prima. I suoi occhi...
Adesso era Percy.
***
Si svegliò di colpo.
Non realizzò immediatamente che Percy era in camera sua.
Quando lo notò, sobbalzò.
-Che ci fai tu qui?- domandò, consapevole del tono accusatorio.
-Ti sei addormentata e ti ho portato a letto. - rispose Percy, semplicemente.
La ragazza si alzò in piedi e accese la luce.
Percy si coprì gli occhi per un momento, prima di abituarsi.
Annabeth era come posseduta da una smania incontrollabile.
Nella testa aveva mille domande da fare a quel ragazzo...
Poi la strana domanda fatta da Percy quella sera, lo strano senso di familiarità... tutto fu chiaro.
Si avvicinò lui e guardò i suoi occhi.
Verdi. Con quella sfumatura così particolare... verso l'iride sembravano quasi diventare celesti, o forse era solo la sua immaginazione.
Si ricordava di loro. Li aveva già incontrati.
Erano come quelli del bambino in sogno. Come quelli del bambino che quattordici anni prima aveva promesso di proteggerla.
Se la ricordava quella promessa.
Se la ricordava eccome.
Nei primi tempi in casa famiglia era l'unica cosa che la faceva andare avanti, cui si aggrappava per avere conforto. Ha detto che mi avrebbe protetta, pensava.
Così, in quell'istante, Annabeth si ricordò di lui.
E Percy capì.
Vide riflessa nei suoi occhi la consapevolezza.
Vide il mare in tempesta che vi abitava placare per un momento le onde.
Era incredibile come riuscisse a capire Annabeth con un solo sguardo.
Percy l'abbracciò.
Annabeth lo lasciò fare.
***
Dopo quell'abbraccio, Percy se ne era andato senza dire una parola.
E, finalmente, dormì senza il timore che Annabeth non fosse al sicuro.
Quella notte non la sognò.
*
**
Annabeth si era alzata prestissimo, si era vestita ed era scesa in spiaggia.
C'era pochissima gente, così stese il suo asciugamano in una zona non troppo lontana dalla riva.
Prese il libro e iniziò a leggere.
Però, in quel momento, le sembrò che le parole cambiassero forma, che diventassero un enorme calligramma.
Un calligramma, che rappresentava Percy.
Era dalla sera prima che Annabeth provava a non pensarci.
Domande su cosa poteva cambiare adesso che lo aveva trovato le tormentavano la mente.
Ma la risposta era una sola: nulla. Guardò ancora una volta il libro, ma le parole trovavano molto più divertente essere Percy piuttosto che raccontarle la storia.
Un'ombra la investì.
Alzò lo sguardo e non potè fare a meno di ammirare Percy che le si stagliava davanti.
Era bagnato, con alcune goccioline d'acqua che scendevano lungo il suo petto.
I capelli erano ancora più scompigliati della sera prima.
Percy, dal canto suo, ammirava Annabeth.
Sapeva riconoscere le belle ragazze quando le vedeva. Ma Annabeth? Lei rappresentava un altro pianeta.
Aveva quei capelli biondi che sembravano oro sotto al sole.
Ma la cosa che Percy preferiva erano gli occhi. Erano decisamente lo specchio dell'anima di Annabeth.
Percy riusciva a leggerli, con una facilità che lo sorprese, e non poco.
-Che fai qui così presto?- domandò il ragazzo.
-Trovo che venire al mare di prima mattina sia rilassante.
-Davvero?- rise Percy -Comunque l'acqua è semplicemente fantastica.
Dovresti farti un bagno.
-Non ci penso neanche - rispose Annabeth.
-Dai.
-No.
Percy non riusciva a capirla.
L'acqua sembrava quasi finta, tanto era limpida.
Era per questo che lui si alzava così presto. Anche se fredda, l'acqua era troppo bella per farsela scappare.
Annabeth riprese il libro, con l'intento di ignorare il ragazzo dai capelli corvini.
Dalla borsa estrasse un evidenziatore.
Ma Percy non voleva di certo essere ignorato.
Oh, no. Non glielo avrebbe permesso.
-Che leggi?- chiese. La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma rispose.
-Il ritratto di Dorian Gray.
-E che diamine è?
Stavolta Annabeth non rispose.
Lesse la prima riga della prefazione.
"L'artista è il creatore di cose belle"
Aprì l'evidenziatore e sottolineò.
Man mano che la leggeva, continuava a sottolineare.
-Perché sottolinei?- disse ancora Percy, che di rimanere in disparte non ne aveva proprio voglia.
Ma Annabeth non rispose, perché lei di venire interrotta continuamente non ne aveva la minima intenzione.
Così Percy le prese il libro.
Annabeth si alzò in piedi, stando pericolosamente vicino al ragazzo, che con un sorriso beffardo la fissava.
-Ridammi il libro.- ordinò la bionda.
Percy rise.
Rise perché non glielo avrebbe di certo ridato, non se lo chiedeva così.
E Annabeth passò al piano B.
Già, perché Annabeth aveva sempre un piano.
Anche se sembrava folle, come piano. Ma ehi, la sua vita era un continuo alternarsi tra cose folli e cose improbabili.
"Le pazzie vanno fatte", si ricordò di una frase di Oscar Wilde.
E così fece.
Saltò in braccio a Percy.
Il ragazzo, preso alla sprovvista, le afferrò i fianchi, per non farla cadere, lasciando il libro, che precipitò nella sabbia.
Annabeth rise.
E Percy non poteva lasciarsi scappare un'occasione del genere.
Si precipitò in acqua, con Annabeth in braccio, che, avendo capito le sue intenzioni, urlava a squarciagola.
E sì, Annabeth aveva sempre un piano.
Anche se questo non si poteva considerare completamente riuscito.
Si ritrovò bagnata, nell'acqua fredda del primo mattino.
Si liberò delle mani di Percy, che la tenevano ancora.
Si alzò in piedi e lo guardò negli occhi, cercando di infondervi tutto il fastidio.
Fastidio che, in fondo, non provava.
E Percy lo notò.
Notò che in quegli occhi così belli c'era una piccola punta di divertimento.
E rise ancora più forte.
E Annabeth si maledisse perché anche se conosceva quel ragazzo da così poco tempo si ritrovava ad amare la sua risata.
Dio, se gli piaceva la sua risata.
E la coppia di anziani che passeggiava tranquilla sulla spiaggia li sentì ridere.
Si girarono e si guardarono negli occhi, ricordandosi di quando loro avevano fatto le stesse cose.
Si guardarono negli occhi, in cui c'era anche un po' di invidia per quei ragazzi che avevano ancora tutta la vita davanti da trascorrere insieme.
La loro, l'avevano già passata, ma non sarebbero tornati indietro. Questo mai.
Sorridendo, continuarono a camminare, voltandosi di tanto in tanto a guardare quei due in acqua.
E Piper, che li fissava dalla spiaggia, si rese conto che forse la sua migliore amica aveva trovato qualcuno che non l'avrebbe fatta soffrire più.
Forse, Annabeth aveva trovato il suo Jason.
***
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