20
Talia e Reyna arrivarono puntuali.
Trovando Percy seduto ad un tavolo con lo sguardo perso nel vuoto, la neccesità di trovare Annabeth apparve ancora più evidente agli occhi delle ragazze.
Si sedettero davanti a lui, rimanendo in silenzio fino a quando Percy non alzò lo sguardo.
Frank e Hazel erano seduti sul divano accanto a lui.
Talia parlò per prima:- Sai che lavoro facciamo?
-Non ne ho la più pallida idea.- rispose il ragazzo.
-Lavoriamo per i servizi segreti internazionali. Siamo spie.
Percy le fissò, dubbioso.
Reyna annuì, continuando il discorso:- Seguiamo il gruppo di narcotrafficanti da quando siamo entrate nei servizi segreti.
Sono spietati, tendono a istituire una vera e propria gerarchia all'interno del gruppo.
Una volta che un membro è entrato a farne parte, i suoi figli, i figli dei suoi figli sono destinati ad essere membri. Che lo vogliano o meno.
-Chi è a capo?- chiese Percy.
-La sua fondatrice, Gea. Anche se ora gestisce praticamente tutto suo figlio, Crono.
Ma lei ha il pugno di ferro.
Qualsiasi decisione deve sempre essere approvata da lei.
-Come pensate di fare per salvare Annabeth?
-Ci serve un infiltrato.
***
Annabeth aveva dormito poco.
Era in una stanza abbastanza spoglia.
C'era solamente un letto ed un tavolino.
Passò i giorni seguenti a parlare con Silena.
Era davvero una brava ragazza, Annabeth non avrebbe dovuto dubitare di lei.
Passavano le giornate a parlare.
Silena le raccontò di lei e Beckendorf, di come erano cresciuti insieme.
Le disse di quando, da piccoli, progettavano di scappare, di abbandonare i loro genitori che avevano scelto la strada sbagliata.
Le raccontò di come, crescendo, lei si era resa conto di che ragazzo fantastico era. Di come, piano piano, lei si fosse innamorata di lui, del suo Charlie, anche se, in fondo, Charlie non le apparteneva.
Ma Silena continuava a conservare ogni singolo ricordo come se fosse oro.
Si ricordava di una volta, a quindici anni, quando infuriava una spaventosa tempesta.
Silena aveva paura.
Nessuno l'aveva sentita piangere, tranne lui.
O almeno, nessuno aveva dato peso alle sue lacrime.
Lui, invece, era venuto da lei.
L'aveva abbracciata, forte.
L'aveva fatta ridere, ma ridere di gusto.
E poi l'aveva baciata.
Così, dal nulla.
Il giorno dopo Silena non sapeva come comportarsi.
Lui aveva scelto di ignorare quel bacio. Silena fece lo stesso.
Ma Annabeth non era stupida.
Lei li notava, gli sguardi che Beckendorf lanciava a Silena.
Lei vedeva quando i sorrisi di Silena facevano sorridere anche lui.
Lei notava tutto questo, ma non lo disse mai a Silena.
Loro dovevano trovare la loro strada da soli.
Come avevano fatto lei e Percy.
Già, Percy.
Le mancava tantissimo.
Si ritrovava a pensarlo nei momenti più assurdi.
Era sempre il primo pensiero al mattino, l'ultimo la sera.
Si chiedeva cosa stesse facendo in quel momento.
Se era preoccupato, se la stava pensando.
Se, prima di addormentarsi, piangeva anche lui, così come faceva lei, inevitabilmente.
***
Il cosiddetto "infiltrato" arrivò quella sera stessa all'albergo.
Percy lo vide, e si domandò se Percy e Talia lo stessero prendendo in giro.
Avevano davvero scelto Leo per quel ruolo?
-Ma siete sicure...?
-Assolutamente.
Non è una persona sospetta, loro non la conoscono.
Ha l'aspetto di un fannullone ma è un grande con qualsiasi oggetto si ritrovi per le mani.
Il lavoro come meccanico è solo una copertura. - rispose Talia.
Percy rise.
Leo entrò in stanza in quel preciso istante.
Ammiccò leggermente a Hazel, sorrise a Frank che lo guardava in cagnesco.
Diede il cinque a Talia e Reyna, poi si fissò a guardare Percy.
Dietro di lui entrò Calipso, con un Alano Arlecchino enorme.
Festus.
Ma Leo ancora non aveva smesso di fissare Percy.
Poi sorrise ampiamente:- Vecchio mio, come stai?
Mai provato il gel per capelli? Ti servirebbe proprio.
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