Percy si sentiva contento quella mattina.
Sarebbe partito quella sera stessa, ma prima doveva fare qualcosa.
Sorrise, pensando ad Annabeth.
Prese la metro, dopo una ventina di minuti era davanti all'appartamento di Annabeth.
Suonò il campanello.
Dopo qualche minuto nessuno aveva aperto.
Così tenne premuto il dito sul pulsante finché la ragazza non venne ad aprirgli spettinata, assonnata, con addosso ancora il pigiama, dove miriadi di civette apparivano alquanto isteriche.
-Che vuoi?- disse Annabeth.
-Buongiorno anche a te, mia cara Annabeth- sorrise enigmatico.
-Non hai risposto alla mia domanda.
-Ma come? Due amici non possono trascorrere del tempo insieme?
-Percy.- Annabeth sospirò- Sai benissimo che non siamo due amici come tanti. Che c'è?
-Ehm... - esitò- Sai, quando te ne sei andata, hai portato via tutti i documenti sull'indagine.
-A te non interessavano. Non chiedermi di ridarteli perché ti sbatto la porta su quel bel faccino che ti ritrovi.
Percy rise, ancora.
Da dove spuntava quell'Annabeth così aggressiva?
-Beh, a me interessano. A te anche.
-Quindi? Arriva al punto.
-Pensavo... magari potresti dirmi se in questi sei mesi hai scoperto qualcosa di nuovo e di interessante.
La ragazza soppesò la sua richiesta, scrutandolo.
-Si può fare.- Annabeth se ne andò dalla porta, lasciandola aperta per Percy che non esitò un istante ad entrare.

***

-Allora- disse Annabeth- di nuovo c'è davvero pochissimo.
Ma un sacco di cose curiose.
-Tipo?- chiese Percy, osservando Annabeth.
Quanto gli erano mancati i suoi occhi...
-Beh, ti ricordi che tuo padre aveva prenotato una stanza in un'albergo in Cina?
-Certo. Ricordo tutto di quello che avevamo scoperto.
-Oh, davvero? Strano...
-Annabeth...
-Proseguiamo. Aveva prenotato una camera con un letto matrimoniale.
-E quindi?
-I biglietti trovati erano due, ma lui ne usò uno solo.
E la stanza con il letto matrimoniale.
-Stai dicendo che...
-I tuoi si sono sposati il 22 Giugno. E tua madre è stata uccisa il 19.
Ci sono buoni motivi per credere che tuo padre avesse affittato la camera per lui e per tua madre, in un viaggio per festeggiare l'anniversario di matrimonio.
-Quindi... - la interruppe Percy.
-Fammi finire.
A confermare questa ipotesi c'è il fatto che i tuoi genitori avevano chiamato una babysitter per badare a te mentre erano via.
Qui- gli passò un foglio- c'è la testimonianza della babysitter.
-Potrebbe veramente non essere stato mio padre...- sorrise Percy.
Annabeth annuì, con uno strano luccichio negli occhi.

***

Percy era partito per Firenze.
Le aveva baciato la guancia, prima di andarsene.
Annabeth avrebbe voluto dirgli di restare, di ricominciare.
Ma quello che le aveva fatto le faceva ancora male, nonostante il ragazzo provasse a farsi perdonare.
La chiamava a giorni alterni, per sapere se ci fossero novità per l'indagine.
Sempre alla stessa ora.
Ed Annabeth finiva sempre per raccontargli la sua giornata.
Anche se provava a trattenersi.
Percy la faceva ridere.

***

Qualcuno bussò alla porta di Annabeth, in quel sabato pomeriggio come tanti altri.
La ragazza aprì, trovandosi davanti Percy che, sorridente, teneva in mano due biglietti aerei.
Destinazione: Cina.

***

-Ancora non capisco perché dobbiamo andare in Cina così presto...- brontolò Annabeth, seduta in aereo accanto a Percy.
-È arrivato il momento- disse Percy.
-No, non è vero. Non abbiamo ancora finito di analizzare tutto, e...
-Sbagliato- sorrise il ragazzo- ho finito di vedere io gli ultimi fogli.
-Cosa?! Senza il mio aiuto... avrai sicuramente tralasciato qualcosa di importante... voi maschi siete troppo superficiali...
-Ehi, guarda che mi offendo...- il ragazzo mise il broncio.
Annabeth rise.
Nel sedili dietro di loro, Frank, il loro interprete di cinese, cercava in tutti i modi di rassicurare Hazel.
La ragazza volava sull'aereo per la prima volta e temeva di soffrire il mal d'aria.
Erano una coppia affiatata, Annabeth li invidiava un po'.
Vederli felici... le ricordavano troppo lei e Percy.
Quel "noi" che ormai non esisteva più.
Ma Percy voleva costruirlo da capo. E non si sarebbe arreso.