11
Annabeth era in braccio a Percy, in un piccolo salottino.
Una donna anziana gli stava servendo un caffè.
-Scusi ancora il disturbo...- disse Annabeth.
-Tranquilli ragazzi.
Mio marito sarà qui tra poco.
La signora si spostò in salotto, lasciando Annabeth e Percy soli.
-Grazie ancora per tutto quello che stai facendo...- disse Percy.
Annabeth rise.
Prese un biscotto che la signora aveva gentilmente messo a loro disposizione, mordendolo.
Due secondi dopo chiuse gli occhi.
-Piccola... tutto ok?- rise il ragazzo.
-Assolutamente sì. Questi biscotti sono troppo buoni...- sorrise Annabeth, quando Percy le rubò l'altra metà che era rimasta nella sua mano.
Non sapevano che l'anziano signore che stavano aspettando, colui che aveva seguito le indagini, li osservava.
Sorrideva, accentuando le rughe intorno agli occhi.
Sorrideva perché fin troppe volte aveva fatto quelle cose con sua moglie.
E quando lei era morta, qualcosa era venuto a mancare in lui.
Anche adesso, dopo essersi risposato, ogni tanto avvertiva la sua presenza.
Era come se intorno al tavolo non fossero solo lui e la sua seconda moglie. Come se fossero in tre.
Era una sensazione stranissima.
Sorrise ancora, avvertendo in quell'istante la sua presenza.
-Romina, quanto mi manchi...- un velo di tristezza offuscò i suoi occhi.
Si avvicinò ai ragazzi, e solo in quel momento Annabeth si accorse di lui.
***
-Beh, senz'altro fu un'indagine complicata. E mai risolta del tutto.
Ma ci sono numerose cose che non tornano.
-Ad esempio? - domandò Percy.
L'anziano tirò fuori dei documenti da una scatola.
-Queste sono le fotocopie della relazione sul caso.
Le originali sono ancora in archivio. - si mise a sfogliare, fermandosi di tanto in tanto a leggere.
-Ecco.
Allora, la cosa più strana di tutte sono le impronte digitali rinvenute sul coltello.
Hanno una posizione non normale, ma non c'è dubbio che siano di tuo padre.- continuò, indicando Percy.
-Ma... ecco, dopo ulteriori test, è stata trovata l'impronta parziale di una seconda persona.
-Si sospettava avesse un complice-ricordò Annabeth.
-E... come avete fatto a capire che mio padre si era rifugiato in Cina?
-Oh, abbiamo trovato la fotocopia di due biglietti per la Cina, l'aereo partì il giorno dopo l'omicidio e due giorni prima del rinvenimento del cadavere.
-Aspetti...- Annabeth si rivolse al ragazzo:-Mi hai detto che tu eri in camera, chiuso a chiave, mentre tuo padre...- rabbrividì-...se l'aereo è partito due giorni prima del rinvenimento del cadavere, sei stato...
-Esatto.- Percy annuì.
-Sono stato due, tre giorni, ora non ricordo bene... solo in camera mia.
Il ragazzo vide gli occhi di Annabeth diventare lucidi.
Sperava che quel dettaglio non dovesse emergere.
Annabeth stava già troppo male pensando a quel che lui aveva subito... Non c'era bisogno di aggravare la situazione.
Le asciugò una lacrima sbarazzina, le baciò la guancia.
Poi il signore continuò:-Ero nella squadra partita per la Cina alla ricerca di tuo padre.
Aveva affittato una camera in un hotel.
Ma alla reception risultava che non ci fosse neanche entrato.
Però abbiamo i filmati delle telecamere che attestano che lui è uscito dall'aeroporto.
Da quel momento in poi non sappiamo più nulla.
Però sono abituato a dare retta al mio sesto senso.
Secondo me non è stato tuo padre.
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