10

Due giorni dopo erano a Sondrio.
Percy aveva affittato una jeep, per muoversi più comodamente.
Aveva uno strano sorriso sul viso, ogni volta che chiedeva in città dove si trovasse la sua vecchia casa. Dopotutto, aveva solo cinque anni quando successe, non poteva ricordarsi la strada.
Grazie all'aiuto di un vecchietto trovarono la casa, inerpicandosi sulle montagne.
Arrivarono ad una piccola baita.
Sulla porta c'erano i sigilli.
Un vecchio nastro giallo delimitava la proprietà.
Annabeth guardò Percy.
Voleva andare a fondo, con l'aiuto della sua ragazza ma, al tempo stesso, sapeva che non avrebbero mai potuto risolvere nulla.
Ma Annabeth era determinata, e forse era questo che lo aveva spinto qui.
Nel giardino, una vecchia altalena, ricordava che questo non era stato solo un luogo di sofferenza.
Qui, un tempo un bambino con gli occhi verdi rideva contento.
E rideva così forte da spaventare gli uccellini che cinguettavano sempre.
Ma erano solo ricordi lontani.
Percy lo sapeva.
-Come facciamo ad entrare? - chiese Annabeth, interrompendo i suoi pensieri.
-Stacchiamo i sigilli. Il vecchietto ha detto che ormai le indagini sono chiuse.
Annabeth annuì, osservando Percy che staccava i sigilli dalla porta.
Prese un respiro profondo, poi entrò.
Si trovarono in un salotto, con un camino in un angolo e i pochi mobili mangiati dalle tarme.
Sul pavimento si intravedeva ancora disegnata la sagoma di un corpo con un gessetto bianco.
Solo in questo momento Annabeth si accorse che andare nella vecchia casa di Percy non avrebbe risolto nulla.
Se c'era qualche indizio, era stato già portato via dai poliziotti quindici o quattordici anni prima.
Percy pianse, vedendo la sagoma sul pavimento.
Si accasciò a terra, coprendosi le orecchie per non sentire le urla della madre che riaffioravano.
Pensava di averle dimenticate.
Ma in quegli istanti riaffiorò alla mente ogni cosa.
Annabeth gli prese il viso fra le mani:-Percy... sto per dire una cosa estremamente stupida.
Il ragazzo trovò la forza per ridere, prima che lei continuasse:-Credo che dovremo chiamarci la "coppia delle promesse", visto che abbiamo questa tendenza.
Il ragazzo sorrise.
-Sto per prometterti che troveremo l'uomo che ti ha fatto questo.
E poi pagherà. Per tutto.

***

Erano in un albergo piuttosto decadente.
Ma a loro non importava.
Il giorno seguente sarebbero andati a parlare con il detective che aveva seguito il caso, ora in pensione. Volevano ricostruire ogni cosa, poi sarebbero tornati nella casa per fare le loro ipotesi.
Annabeth aveva già messo tra i preferiti un sito dove avrebbero potuto acquistare i biglietti per la Cina.
Naturalmente non sarebbero stati soli: Frank e Hazel sarebbero venuti con loro, visto che il ragazzo parlava il cinese senza particolari problemi.

***

Annabeth era appena uscita dalla doccia.
Aveva indossato il pigiama, e i capelli biondi bagnati le ricadevano sulle spalle, disordinati e senza la minima voglia di essere addomesticati a suon di colpi di spazzola.
Percy era uscito, aveva bisogno di schiarirsi le idee.
O così aveva detto.
Uscì dal bagno avvolta in una nuvola di vapore.
Notò che Percy era rientrato, era seduto sul letto che la fissava, sorridendo.
Annabeth lo abbracciò, e lui le sussurrò:-Grazie per tutto quello che stai facendo per me.
Ti amo.-poi la baciò, teneramente.

***

Quella notte Percy strinse Annabeth a sé un po' più forte.
Aveva promesso di proteggerla ma... dove li avrebbe portati il futuro?
Sapeva che suo padre era una persona losca, cattiva. Diamine, aveva ucciso la moglie!
Ma quello che in realtà il ragazzo temeva era molto più grande.
Aveva paura che un giorno sarebbe diventato come lui.
Spesso, Percy aveva chiesto alla madre se il padre la amasse.
Lei rideva sempre, poi gli diceva che c'era stato un periodo in cui la amava, sì.
Anni dopo, riguardando le foto, Percy si era reso conto che il padre guardava la madre come se fosse la cosa più bella del mondo.
Anche lui guardava Annabeth così?
Questi pensieri lo tormentavano.
-Che hai?-domandò Annabeth, girandosi verso di lui.
-Nulla.- mentì.
-Percy...
-Ho paura di diventare come lui.
-Cosa?!
-Annabeth... tu non le hai viste le foto in cui guardava la mamma con gli occhi pieni d'amore.
E guarda cosa è successo.
Io...
-Percy, prova a lasciarmi e giuro che...
Il ragazzo rise.
Annabeth lo baciò, cercando di fargli capire tutto quello che provava.

***

Si amarono quella notte.
Si amarono forse anche più di quanto si fossero mai amati fino a quel momento.
Percy condivise i suoi tormenti, le sue angosce con lei, che più di chiunque altro poteva capirlo.
Forse è per questo che si amavano.
Ma non di un amore passeggero, no.
Era amore vero, e lo sapevano entrambi.
Se ne rendevano conto, ed è proprio per questo che capirono che quella notte si erano amati ancora di più.
Si erano detti "Ti amo". E loro non lo avevano mai detto a nessuno.
Non avevano mai avuto nessuno cui dirlo.
E si amarono, sì, quella notte, così tanto da spaventarli.
Al risveglio però, Annabeth si sentiva un po' più sua, con il suo odore sulla pelle.
E Percy, d'altro canto, non ricordava di aver mai visto i suoi occhi grigi così calmi, tranquilli.
Si amarono molto, quella notte.
E sì, avrebbero fatto invidia al mondo.
E non se ne sarebbero mai pentiti.

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