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Non era abituata a fare quello che voleva.
Era ossessionata dalle regole.
E così sempre sarebbe stato, a suo dire.
Perché, lei, sapeva che se non le avesse rispettate, sarebbe andata a finire male.
E lei, questo, lo sapeva per esperienza.

***

A 19 anni la vita può apparirti terribilmente facile.
O terribilmente difficile. Questo sta a te deciderlo.
Finalmente l'estate dopo il diploma era arrivata.
Annabeth, a differenza di ogni studente, non aveva particolari programmi, se non il proposito di leggere molto.
Ma non poteva aspettarsi che la sua migliore amica, Piper, le avrebbe fatto una proposta che le avrebbe cambiato la vita.

***

Suonarono al campanello, ma Annabeth non ci fece troppo caso.
Si alzò, controllò dallo spioncino, e vide Piper. Sorrise istintivamente.
-Ehi, che ci fai qui?- la accolse, aprendole la porta di casa.
Piper entrò, con quel sorriso che Annabeth conosceva così bene e che, sapeva, non avrebbe portato niente di buono.
-Sono venuta a salvarti da un'estate di pura noia.- rispose la ragazza, orientandosi bene dentro il piccolo appartamento in cui Annabeth abitava, sola.
-Che intendi?- chiese la bionda, varcando la soglia di camera sua.
Piper non rispose.
La stanza di Annabeth non era particolarmente grande, ma estremamente accogliente.
Il letto, da una piazza e mezza, era addossato alla parete color crema.
Alle pareti erano state attaccate con lo scotch diverse foto, che ritraevano Annabeth e Piper.
Una grande libreria in legno stava alla destra del letto, stracolma di ogni genere di libro.
L'armadio, posto invece sulla parete di sinistra, non era troppo grande, ma perfetto per le esigenze della proprietaria.
Piper aprì semplicemente quest'ultimo, prendendo il piccolo trolley che troppe volte aveva dovuto riempire insieme ad Annabeth.
E la proprietaria, appena lo vide, impallidì un poco. Odiava con tutta se stessa quel trolley, quello che possedeva da sempre e che usava quando cambiava, ogni sei mesi circa, la famiglia affidataria.
-Piper... Mi stai preoccupando- disse la ragazza, osservando Piper negli occhi scuri.
-Allora, Jason- sorrise un po' nel nominare il suo ragazzo- ha affittato una casa al mare. O meglio il padre di Jason l'ha affittata, come regalo per la maturità.
E tu verrai con noi- sorrise a quella sua ultima affermazione, mentre Annabeth impallidì, se possibile, ancora di più.
Non aveva mai amato il mare.
E Piper lo sapeva.
Ma come poteva dirle di no?
Piper si sedette sul letto, a guardarla.
Annabeth sorrise leggermente, sapeva che non poteva rifiutare.
E poi, non lo avrebbe mai ammesso a sé stessa, forse aveva voglia di cambiare aria, almeno per un po'.
-Staremo in un piccolo appartamento vicino al mare.
Nel palazzo ci sono altri ragazzi, sarà divertente.- Continuò Piper.
Annabeth annuì, poi sorrise:- Sarei solo il terzo incomodo.
Questa è la vostra vacanza. Ve la meritate, sono quattro anni che state insieme.
-Annabeth, se non ti volessi lì non ti avrei chiesto di venire con noi.
Non sarai un terzo incomodo.
Annabeth sospirò.
Si sarebbe divertita due mesi al mare con i suoi amici.
Perché rifiutare?

***

In una parola, si sarebbe descritto "complicato".
Già.
Anche se, in apparenza, la sua vita non aveva niente di complicato.
A 19 anni viveva già da solo.
E questo sarebbe sembrato fantastico, se non fosse che lui era "costretto" a vivere da solo. Ma questo i suoi amici non lo sapevano.
Se amici si potevano definire.

***

In una calda giornata di fine giugno, mentre passeggiava per le strade di Firenze, senza una meta ben precisa, gli squillò il cellulare.
Guardò chi lo stava chiamando, Frank.
Oh, quel suo amico che era partito esattamente tre anni prima per una scuola militare a Napoli.
E, a differenza dei suoi amici, lui si meritava davvero quel titolo.
-Ehi, come te la passi?- disse Frank, non appena Percy accostò il telefono all'orecchio.
-Benone- rispose Percy.
-Programmi per l'estate?- continuò il ragazzo.
-Nessuno in particolare, se non quello di divertirmi.
-Perfetto allora.
Tra un paio di settimane sarò libero da questo posto. Ti vengo a prendere, e fatti trovare pronto con una valigia già fatta.
Si parte per il mareee- urlò il ragazzo, assordando Percy.
Frank sapeva che lui amava il mare.
Era l'unico posto in cui si sentisse veramente bene. Come se fosse giusto per stare lì.
Accettò immediatamente la proposta di Frank.
Due mesi baciato dal sole della Campania, con un mare stupendo a disposizione.
Quale idiota avrebbe potuto rifiutare?

***

Nei giorni prima della partenza, fissata per il 30 Giugno, Annabeth aveva girato ogni sorta di negozio che vendesse attrezzatura per la spiaggia.
Perché lei, in vita sua, le uniche volte in cui era andata in spiaggia erano state con la casa famiglia.
Trovò dei costumi che le sarebbero stati benissimo, ma che lei accantonò, perché diceva che le avrebbero scoperto troppo il corpo.
Ma poi ci ripensò.
Voleva mettersi in gioco. Perché, in fondo, sarebbe stata lì solo per due mesi.
E poi non ci sarebbe mai più tornata.
Che male ci sarebbe stato se avesse osato un po'?
Quindi tornò indietro, prese quegli stessi costumi che mostravano troppo e li comprò.

***

Percy si svegliava tutte le notti, come suo solito, con in mente il viso di quella bambina bionda.
Ancora se la ricordava. Già. E quanti anni erano passati? Circa quattordici.
Era lì, seduta su quelle sedie, più spaventata di lui.
Ed era stato quel giorno che aveva fatto la sua prima promessa.
Aveva promesso che l'avrebbe protetta.
Aveva promesso, con l'inconsapevolezza di un bambino di cinque anni.
Aveva promesso, anche se in fondo, non sapeva neanche cos'era una promessa. Però si sentiva grande a dire "Te lo prometto", come aveva fatto suo padre, parlando con sua madre, intorno al tavolo della cucina.
Adesso non ricordava quasi più nulla di quella che era stata la sua "casa". La sua unica casa. Perché quelle che vennero dopo non potevano definirsi così.
Però Percy continuava, quasi ogni notte da quando lei se ne era andata, a sognarla.
Dopo quattordici anni, lui continuava a sognarla.
E si faceva rodere il cuore, per quella promessa che non era riuscito a mantenere.
E, certe notti, faceva proprio male il peso del rimorso.

***

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