6. Zucchero
Trecentoquarantasette giorni prima.
"Potrei averla combinata davvero grossa".
Mina si scompigliò i capelli distrattamente, passando ansiosa lo sguardo da me a Sero e a Denki.
Seduti al tavolo della mensa dell'Università, ad esattamente 24 ore dalla gara, decisi di vuotare il sacco, prima che lo scoprissero da soli.
"Quanto grossa?" domandò in risposta la ragazza, realizzando con assoluta certezza che era davvero il caso di allarmarsi.
"Moderatamente grossa." sentenziai inizialmente fiero, col cuore in gola e pungendomi il labbro inferiore con l'estremità dei canini.
"Dio, Kirishima Eijiro, credi che sia facile badare a questi due rincogliniti?!" trillò indicando gli altri due commensali.
La Rosa inspirò profondamente, per poi lasciar cadere l'indice che aveva puntato sui compagni.
"Non puoi mettertici anche tu! Sei quello buono della famiglia, quello che non causa mai problemi, quello che non mi fa incazzare, il cucciolo di foca, te lo ricordi?"
Ridacchiai divertito di fronte alla sua escandescenza, e altrettanto fecero Sero e Denki, abituati a scherzare nel medesimo modo da oramai tempo immemore.
Era il nostro lasciapassare, il nostro trucco per ricacciare indietro ansie, paure e difficoltà.
Davanti al silenzio che calò sul tavolo, Mina decise di ricominciare a parlare.
"In faccia a chi devo sputare questa volta, Eijiro?"
Fu a quel punto che intervenne Denki, sghignazzando e passando una mano affettuosa tra i capelli arruffati e rosa dell'amica.
"Mina, non mi sembra il caso di farsi espellere, ci sei già andata troppo vicina!" esclamò cercando di trattenere la risata.
"Due volte!" aggiunse Sero, mostrando la lingua e riempiendosi poi la bocca con una manciata di patatine comprate alle macchinette, sanissima alternativa, a sua detta, ai cazzo di broccoli sciapi della mensa.
"Forza, vuota il sacco. Non stiamo parlando di me adesso." tergiversò la ragazza, le sue braccia incrociate sul petto, in attesa di dovute spiegazioni.
Come avrei potuto dirglielo?
Come l'avrebbero presa?
Inspirai profondamente.
Di fronte alla mia difficoltà, intervenne Kaminari, nel tentativo di risolvere il rebus.
"Un indizio".
Ecco, quello sarei riuscito a darlo.
Mi passai nervoso una mano tra i capelli, portando istintivamente le dita al pacchetto di sigarette nella tasca, e ricordando immediatamente che, in mensa, non la potevo accendere.
"Sette, il numero sette." risposi abbassando lo sguardo, pronto ad incassare i rimproveri di Mina che mi sarebbero sicuramente piovuti addosso.
Inaspettatamente, silenzio.
"Sette? Come i peccati capitali? Come le piaghe d'Egitto? Come le vite dei gatti? Come le Meraviglie del mondo? Come i Nani di Biancaneve? CHE COSA SIGNIFICA SETTE?!" s'impanicò il biondo, grattandosi nervosamente il mento.
"Come i neuroni di Denki!" lo canzonò Sero ridendo, completamente distratto dai deliri dell'amico.
"Mi viene in mente soltanto il tuo vecchio box in pista, Eijiro. Dai un altro indizio, cazzo, non ci arriveremo mai così." sbuffò Mina alzando le spalle scoraggiata.
Io, punto sul vivo, premetti i canini sul labbro, puntando gli occhi su quelli scuri di Mina.
"Eh." sussurrai fermo, abbozzando un sorrisetto colpevole.
"Che significa eh?"
Inspirai ancora, alla ricerca del coraggio necessario per poter confessare il gigantesco danno all'interno del quale mi ero volontariamente ficcato, a causa di Bakugo- Fottuto Impiccione -Katsuki.
"Il box in pista".
In quel preciso momento, vidi contemporaneamente l'espressione dei tre cedere al dubbio, al terrore, ed alla sorpresa.
Denki e Sero si scambiarono uno sguardo, mentre gli occhi grandi di Mina rimasero puntati su di me, in cerca di chiarimento.
"A-andrai a vedere una gara?" domandò tutto d'un fiato, quasi terrorizzata all'idea di potermi ferire con le sue parole.
Peggio.
Decisamente peggio.
"No, parteciperò".
Vidi la Rosa deglutire a vuoto.
Chiarii prima che si creassero malintesi.
"Come meccanico ufficiale, non come pilota. Non salirò sulla moto".
Fu Denki a parlare per primo, rompendo il silenzio e smorzando la tensione.
"Uhm.. Ne sei proprio sicuro, bro?"
Pendevano dalle mie labbra.
"In verità no, ma mi sono lasciato convincere".
"Da chi?" domandò Sero turbato, inarcando un sopracciglio.
"Un ragazzo che non conoscete, mi ha portato la moto a riparare, e qualche giorno dopo mi ha chiesto di entrare nella crew, ha insistito così tanto ed io non ho saputo dire di no.."
"E tu, insomma, pensi di riuscire a farcela?"
Fu Denki a parlare.
Il silenzio di Mina mi spaventò.
Sorrisi, passandomi una mano sulla nuca.
"No, sarà un totale disastro."
Avevo detto semplicemente la verità.
Non ero più tornato in pista, da quel giorno.
Ho bisogno di una sigaretta.
"Quante cazzate!" trillò a quel punto la Rosa, riprendendosi dal suo attimo di mutismo assoluto.
"C-che intendi?"
"Quel che è fatto è fatto, Kiri! Tornerai a divertirti come un matto, ne sono sicura!" esclamò esibendo un sorriso a 32 denti e balzando in piedi per rubare il pacchetto di patatine dalle mani di Sero.
Se ne ficcò qualcuna in bocca, masticandola nervosamente e riprendendo poi a parlare.
"Non hai motivo di non farcela, giusto? Dico bene, ragazzi? E poi noi saremo lì, vero? Lo sanno i tuoi genitori, no? Andrà tutto a meraviglia, stupendamente a meraviglia, egregiamente a meraviglia! Niente panico, chiaro?! HO DETTO NIENTE PANICO".
Ovviamente, quella ad essere in panico più di tutti era proprio lei.
Quella reazione mi addolcì terribilmente.
Avrebbe potuto urlarmi contro, sgridarmi, fermarmi.
Invece non lo fece.
Sempre pronta a mettere una pezza, Mina, non vedeva l'ora di vedermi tornare a vivere.
Anche quel giorno, io lo sapevo, stava sperando con tutto il cuore che la gara andasse bene.
La luce nei suoi occhi accese però in me una candela di flebile speranza.
Le sorrisi caldo, accantonando per un momento l'ansia e le paure.
Quei tre screanzati, rumorosi e molesti, erano la parte migliore di me.
"Ascolta, Kiri, inventiamoci un segnale!" enfatizzò Hanta, evidentemente fiero all'idea di presentare la sua genialata.
"Un segnale?" gli fece eco Denki, più confuso che mai.
"Beh, sì. Se senti che, una volta in pista, non riesci a reggere, ci mandi il segnale. Chessò, alzi tipo il medio e l'anulare in aria! Poi chiudi gli occhi e noi corriamo a prenderti".
"Ma tu sei un genio!" esclamò di rimando il biondo, sgranando gli occhi e lasciando che un sorriso soddisfatto gli si posasse sulle labbra.
"Beh, può essere un'idea!" acconsentii a quel punto, sentendomi immediatamente più al sicuro.
"Eijiro, prometti che non ti spingerai oltre i tuoi limiti." sussurrò Mina tutto d'un fiato.
L'ho già fatto, non lo vedi?
Annuii incerto. I miei limiti li avevo bellamente calpestati accettando la folle proposta di Bakugo.
"Promettilo." insistette lei, ed io, di nuovo incapace di dire no, promisi a dita segretamente incrociate.
Trovai però rifugio negli occhi di quei tre.
Fu il biondo a catturare maggiormente la mia attenzione.
"Sai che ti dico, bro?"
"Cosa?" risposi sorridendo, in attesa di qualche divertente ed esilarante boiata.
"La vita è un giro di giostra. Fanculo e sali, magari vinci qualcosa!"
Allargai il mio sorriso.
Come sempre Denki riusciva a toccarmi il cuore, nel modo più delicato, inaspettato e gentile di tutti.
Era un po' quella la sua magia, che occultava sotto quintali e quintali di finto sarcasmo, pessime battutacce, e talvolta valanghe di alcol.
"Tu che hai vinto fino ad ora?" intervenne Sero sornione.
"Un sacchettino di merda con i pinoli".
Il giorno seguente arrivò lento ed inesorabile.
Quella notte non chiusi occhio nemmeno per un secondo.
La divisa ufficiale, stirata ed adagiata sulla sedia delle scrivania, stava aspettando soltanto me.
Era davvero bella.
Nera, con un accenno di rosso, e una tasca destra posteriore, perfetta per le sigarette.
Il giusto compromesso per una squadra composta soltanto da noi due.
Quando me l'aveva consegnata, si era raccomandato più volte con me.
"Se la sporchi come fai con le tue cazzo dì tute da lavoro ti uccido, chiaro?" aveva detto ghignando sadico e porgendomi il pacchetto.
Sapevamo entrambi che non ci sarei riuscito.
Il nostro appuntamento era a pochi passi dalle piste.
Timorato dalle minacce del biondo, partii con estremo anticipo, arrivando così in perfetto orario, e trovando Bakugo già lì, con gli occhi fissi sull'orologio.
La tensione era alle stelle.
Non ce l'avrei mai fatta.
I patti erano però chiari, e io non sarei dovuto intervenire, se non in caso di emergenza.
Dal fondo del mio box mi sarei semplicemente goduto la gara, e forse sarei così riuscito ad uscirne indenne, e con ancora ossigeno nei polmoni.
L'agitazione cominciò a farsi sentire sempre di più, e nel momento in cui raggiunsi Bakugo, credetti con assoluta certezza che non ci sarei riuscito.
Come diavolo hai fatto a farti convincere?
Avevi promesso di abbandonare questo maledetto mondo.
Inspirai profondamente, salutando il Biondo con un cenno della mano e avvicinandomi a lui.
Era teso, glielo lessi negli occhi, nelle sopracciglia aggrottate, nelle mani che giocavano nervosamente con un mazzo di chiavi a me sconosciuto, probabilmente quelle di casa.
"Buongiorno, Bakugo." sussurrai al limite della sopportazione, indeciso se optare per una fuga folle o se fingere uno svenimento.
"Ti stai cagando nelle mutande, ah?" rispose quello ghignando, avviandosi a passo spedito verso l'entrata.
È così evidente?
"Puoi stare tranquillo, cagherò in testa a tutti." ringhiò carico come una molla, ed io sorrisi in risposta, seguendolo incerto.
Quando varcai le soglie dell'autodromo e apposi per inerzia la mia firma sul foglio, capii che era troppo tardi per tornare indietro, così tentai di farmi coraggio.
Andrà tutto bene.
"Oh, Ciao, Kirishima!" esclamò la ragazza alla quale restituii il foglio firmato.
La riconobbi solo in quel momento.
L'avevo vista un numero spropositato di volte, e le avevo offerto qualche amichevole caffè alla fine delle mie gare.
Il panico prese possesso di me, mentre ricambiai il saluto sotto gli occhi inquisitori di Bakugo, che proseguì in ogni caso verso il suo box.
"Vi conoscete?" domandò insospettito.
"F-facevamo insieme le elementari!" mentii spudorato, per poi rimanere catturato dalla moto di Bakugo, sistemata al box numero sette, quello fortunato, lucida e pronta più che mai a sfrecciare in pista.
"È un capolavoro." sussurrai guardandola, compiacendomi anche un po' di essere stato proprio io a prepararla per la gara.
"È fottutamente bellissima, Capelli di Merda." aggiunse lui.
Per la prima volta, lo vidi sorridere serenamente.
Un po' mi rincuorò quel sorriso sincero, ed io mi guardai intorno lentamente, realizzando che quel box non era cambiato per niente.
Era proprio come lo ricordavo.
Una voce alle nostre spalle ci fece voltare di scatto.
"Kacchan! Kiri-kun!"
Con due tute di differenti colori, Izuku Midoriya e Todoroki Shoto erano a pochi passi da noi.
Portavano spesso la moto da Fat Gum, e da tempo immemore pianificavo di presentarli a Mina, Momo, Denki e Hanta.
"Li conosci?" domandai rivolto verso Bakugo e ricambiando il saluto dei due con allegria.
"Purtroppo." ringhiò quello, e io soltanto in quel momento realizzai finalmente chi gli avesse consigliato di venire in officina per la prima volta.
"Siamo venuti ad augurarvi buona fortuna!" esclamò il Verde, mentre Todoroki ci porse con gentilezza due bottigliette di té freddo, che mi trovai costretto ad accettare anche al posto di Bakugo, il quale non osò proferire parola né muovere un muscolo.
"Non ne abbiamo bisogno." sbuffò antipatico il Biondo ed io rimasi spiazzato da quella risposa.
Fortunatamente mi resi conto, una manciata di secondi dopo, che i due ragazzi erano abituati ad un simile comportamento, e mi rilassai visibilmente.
Dovevano conoscersi da diverso tempo, quei tre, ma non osai porre domande a riguardo.
"Allora noi andiamo, Kacchan! Ci vediamo in pista!"
esclamò Midoriya dopo un breve e allegro discorso di circostanza con il sottoscritto.
Poi, insieme a Todoroki, si allontanò velocemente, lasciando me e Bakugo a fare i conti con gli ultimi preparativi e una gara imminente.
In un battito di ciglia la competizione cominciò.
Poco prima del via, posai lo sguardo sugli spalti, notando con estrema gioia che Mina, Sero e Denki erano proprio lì, con gli occhi puntati su di me.
Mi sforzai di sorridergli, in modo che non si preoccupassero eccessivamente per me.
Posso farcela.
Sarete fieri di me.
E proprio allora, a pochi millesimi dallo sparo, mi voltai verso Bakugo.
"Spacca tutto, Biondino!" trillai, sforzandomi di sorridere.
"Puoi scommetterci, Capelli di Merda".
E veloce come una scheggia, prima di tutti gli altri, schizzò a chilometri e chilometri da me, al suono del via.
Sapevo riconoscere un campione quando lo vedevo.
Beh, Bakugo Katsuki lo era senza ombra di dubbio.
Sì posizionò immediatamente in testa, contendendosi il primo posto con, nemmeno a dirlo, Todoroki e Midoriya, anche loro estremamente veloci.
Avevo il cuore e l'adrenalina a mille.
Quanto mi era mancata, la pista.
L'odore di benzina, il frastuono incredibile dei motori.
Per un momento, soltanto un momento,
Mi sentii irrimediabilmente a casa.
Bakugo aveva puntati addosso gli occhi di tutti.
La stella dell'intera pista, sfrecciava sempre più veloce.
Avrebbe vinto a mani basse.
Niente e nessuno avrebbe mai potuto mettere un freno a quel concentrato di dinamite.
Persino la sua moto sembrava urlare al mondo quanto fosse dannatamente migliore rispetto al resto dell'Universo.
Non passò molto prima che Bakugo sorpassasse definitivamente i suoi avversari, superandoli addirittura di mezzo giro.
Persino i telecronisti urlarono alla vittoria certa.
E fu proprio allora, a pochi minuti dalla fine, che il mio peggiore incubo si palesò di stinte ai miei occhi.
A due passi dal box numero sette, Bakugo Katsuki deviò dalla pista, decelerando bruscamente, talmente tanto da perdere l'equilibrio e franare per terra.
Cosa cazzo sta facendo?
Il mio cuore perse un battito.
Quando però lo vidi rialzarsi di scatto, compresi che non era niente di grave.
Il Biondo afferrò la moto, trascinandola in corsa verso di me.
Soltanto in quel momento mi resi conto che si era spenta.
Un guasto?
Non è possibile.
L'ho controllata per giorni e giorni, da cima a fondo.
Accantonai repentinamente l'ansia e mi sistemai una fascia tra i capelli.
Bakugo Katsuki sarebbe ripartito dal box, poco ma sicuro.
Mi raggiunse in un batter d'occhio, adagiando la moto ai miei piedi e slacciando il casco.
Puoi farcela, Kirishima.
Rimettila in moto subito.
"È finita, Kirishima, porca troia, è finita, cazzo!" sbraitò lanciando il casco per terra.
Era fuori di sé. Non lo avevo mai visto così arrabbiato.
Eppure non gli diedi particolare retta.
Mi fiondai subito sulla moto, con le ginocchia a contatto con il cemento.
Avrei rovinato la tuta, e il Biondo si sarebbe incazzato a morte.
Quella però non era la priorità.
"Non è finito niente, Bakugo, sali su quella cazzo di moto!" esclamai, controllando velocemente il veicolo, alla ricerca di qualche tempestiva risposta.
Il tempo stringe.
Devi muoverti, Kirishima.
Spie accese, diminuzione di potenza, effetto recovery.
Una lampadina mi si accese immediata, mentre mi precipitai a svuotare fulmineo il carburante. Lo feci grezzamente e per terra, davanti a mille telecamere, e gli occhi sgranati del Biondo e del pubblico.
"Cosa diavolo fai, Kirishima?!" sbraitò quello, irritato più che mai, paonazzo dalla rabbia.
Ma in quel momento rimasi senza fiato, avvicinando sempre di più il viso al carburante per controllare meglio.
I miei sospetti si confermarono in un baleno.
Zucchero.
Qualcuno aveva versato dello zucchero nel serbatoio.
Uno scherzetto da pivelli, in grado però di deteriorare un motore se non levato in tempo, e di sabotare ovviamente anche il migliore dei piloti.
La rabbia si accese in me, mentre compresi che non mi sarei dato per vinto, per nessun motivo al mondo.
"Zucchero, maledizione!" urlai in preda al panico, inginocchiandomi di nuovo ai piedi della moto, e cercando di estrarre i cavi di accensione.
"Zucchero? Cosa stai dicendo, Capelli di Merda?!"
Ma non c'era tempo per le spiegazioni.
"Bakugo, riempi il serbatoio più che puoi! Mi hai sentito? Riempi quella merda fino all'orlo e salta su!" sbraitai, già con i cavi che stavo cercando in mano.
La moto non si sarebbe accesa con la chiave.
I sistemi di sicurezza erano troppo in allerta.
Per tamponare il danno, sarebbe bastato riempire il serbatoio il più possibile, e sperare che il motore non si guastasse in pista.
Ma mancavano soltanto cinque minuti, e le condizioni del pezzo erano pressoché ottimali.
Non sarebbe successo un cazzo di niente e lui sarebbe tornato in pista in totale sicurezza.
Il Biondo ubbidì silenzioso e stizzito.
Non capii perché mi regalò così tanta e cieca fiducia.
Scattò più veloce che mai e ritornò in sella, piantandomi gli occhi addosso colmi di rabbia.
"Non possiamo farcela, Kirishima." ripetè a basso tono, lasciandosi prendere dallo sconforto.
Ed io risposi staccando lo spinotto della centralina, e lasciando che la moto si accendesse tramite la semplice pedalina, rombando fiera più di tutte le altre.
Non avevamo il tempo nemmeno per rimontare la carena del veicolo. Sarebbe uscito scoperto.
"Ascoltami bene, Bakugo. Hai soltanto tre minuti. Se il motore si scalda, tu molli tutto e rientri, mi hai capito?"
Vidi la sorpresa e la soddisfazione brillargli addosso, mentre realizzava che la sua moto era appena ripartita, e non tutte le speranze perdute.
"C-che co-"
Ma io lo interruppi, con il cuore in gola e tutta la voce che avevo.
Non avevamo tempo per le spiegazioni.
"Muoviti, cazzo! Vai a prendere quel trofeo in tre fottuti minuti!"
E soltanto allora, il solito ghigno fiero, sicuro.
Si allacciò il casco e sfrecciò via, più veloce del vento, sotto gli occhi increduli di tutti gli spalti.
Eravamo tre giri in svantaggio rispetto all'ultimo concorrente.
Istintivamente, con il viso sudato, la stanchezza addosso, il cuore a mille, e la tuta irrimediabilmente sporca, mi voltai.
I miei amici erano lì, carichi di tensione, in attesa di un mio segnale.
Eppure io gli sorrisi sicuro, tornando a guardare Bakugo, che aveva già recuperato mezzo giro in una frazione di secondo.
Puoi farcela, Biondino.
Per un attimo, l'evento di poco prima mi portò via dalla gara.
Sapevo benissimo quello che era successo.
Zucchero nel serbatoio. Era successo anche a me, in passato. Ma allora non seppi assolutamente come agire.
Quella volta, però, non avremmo perso.
Neanche con due giri di ritardo.
Mi fidavo di Bakugo Katsuki.
Il mio cuore martellava frenetico mentre il Biondo, davanti agli occhi esterrefatti di tutti,
Recuperava sempre di più, al limite dell'immaginazione.
Il tempo scorreva veloce e aveva soltanto un minuto, un minuto solo, per recuperare l'ultimo giro, e sorpassare gli altri prima che il motore si compromettesse rendendo pericolosa la situazione.
Un tremolio nervoso mi attraversò la spina dorsale.
Accelera, Bakugo, puoi farcela.
Uno dopo l'altro, spericolato come non mai, il Biondo sorpassò la concorrenza, arrivando nuovamente a competere con i suoi amici, Deku e Todoroki.
Aveva appena riconquistato il podio.
Fu questione di un solo attimo.
Ultimo rettilineo.
La tensione a mille.
Il battito del mio cuore.
Il forte rombo delle moto.
Tre piloti.
Un solo vincitore.
Proprio Bakugo Katsuki.
Mi mancò l'aria nei polmoni e un sentimento di estrema gioia mi avvolse completamente.
Avevamo compiuto un miracolo.
Mi voltai di nuovo verso i miei amici, i quali esultarono verso di me, alzando in aria le birre che avevano comprato chissà quando e chissà dove.
Saltellavano allegri, ed io mi sentii ancora più emozionato.
Festeggiavano la mia vittoria.
Bakugo, dal canto suo, evitò come la peste, imprecando euforico, tutte le telecamere e le domande, scendendo dal suo veicolo malridotto e portandolo a mano fini al box numero sette, proprio dove lo stavo aspettando.
Inaspettatamente, abbandonò la moto per terra, e scattò verso di me, levandosi il casco per la seconda, ennesima, ed ultima volta.
L'eccitazione era stampata sui nostri volti, ed io avevo soltanto voglia di saltargli addosso ed urlare come un forsennato alla nostra vittoria.
E alla mia, di vittoria.
Ero ritornato in pista.
Mi ero sentito vivo come non mai.
Mi ero sentito felice.
Ci ritrovammo vicini, vicini più che mai, e per un attimo pensai davvero di stringere a me quello sconosciuto, di abbracciarlo con tutta la gratitudine che avevo in corpo, e di piangere sulla sua spalla gli oceani di lacrime che avevo tenuto dentro per troppo tempo.
Mi ricordai però la prima regola, quella più importante, quando si trattava di Bakugo Katsuki: dovevo farmi i cazzi miei.
Ma furono le sue mani a parlare al posto delle mie, cercando il contatto.
Il Biondo mi arpionò la maglietta, sorridendo fiero, ancora carico come una molla.
"Capelli di Merda, tu sei il fottuto meccanico migliore del maledetto pianeta, cazzo!".
Non feci in tempo a rispondere, perché mi trascinò con sé, continuando a parlare.
Aveva il fiato pesante, la fronte imperlata di sudore, e la tuta stracciata in seguito alla caduta.
Anche tu l'hai rovinata, eh?
Era talmente bello.
"Sul cazzo di podio saliamo insieme, cazzo!".
Fu così che mi ritrovai in piedi, al centro esatto del podio, sul gradino più alto, accanto a Bakugo Katsuki. Al secondo e terzo posto, ovviamente, Todoroki e Midoriya, sorridenti e felici per la vittoria dell'amico.
Quante volte ero salito là sopra.
Mai nella vita avrei però creduto di rimetterci piede.
Da lassù scorsi di sfuggita lo sguardo fiero dei miei amici.
Non mi avevano lasciato da solo nemmeno per un momento.
Sentimenti contrastanti frullavano nella mia mente, ed io, di getto, cercai di nascondermi dietro alla figura del Biondo, temendo domande indiscrete, occhi conosciuti e chissà che altro.
Dopo qualche scatto, irriverente e menefreghista, Bakugo scattò giù dal podio, tendendomi inaspettatamente una mano amica, ed aiutandomi a scendere.
Avevamo vinto per davvero.
Eppure dentro di me sapevo che qualcosa sarebbe andato storto.
La felicità, a casa mia, restava soltanto il tempo di un té.
Fu in quel momento che accadde.
Il Biondo era a pochi passi da me, intento a ritirare il premio e sbrigare alcune questioni burocratiche, ed io, rimasto da solo con la moto e mille pensieri dolci e amari come lo stupido zucchero, lo riconobbi tra mille.
Bastarono l'andatura lenta, il passo deciso, e le dita affusolate a farmelo riconoscere.
I segni sulle mani.
I capelli neri come la pece, e gli occhi del color del mare, del cielo, e di tutti i più dolorosi ricordi di sempre.
In tutto il suo splendore, bello come lo ricordavo, Dabi stava avanzando verso di me.
Paralisi totale.
Non riesco a muovermi.
Non riesco a respirare.
Inesorabile come le lancette di un orologio, il corvino si parò di fianco a me, piantandomi il ghiaccio dei suoi occhi addosso, congelandomi definitivamente.
"Eijiro, sei proprio tu?" domandò in un fil di voce, armoniosa e profonda come la nota più bassa del sonetto migliore di tutti i tempi.
Non riuscii a spiccicare parola.
Ancorato alla moto inerme di Bakugo, lasciai cadere lo sguardo sul pavimento chiaro, incapace anche di alzare in aria le due dita e far correre Mina, Denki e Sero in mio vitale soccorso.
"Ehi.." sussurrò dall'alto al basso, infilandosi entrambe le mani in tasca.
Aveva cambiato moto?
Come cazzo avevo fatto a non riconoscerlo tra i piloti?
"Come stai?" provò ancora, sperando forse in una mia reazione.
Parla, alzati, vattene!
Eijiro, fai qualcosa.
Ma il mio corpo non ubbidì a nessun cazzo di ordine, e per un attimo ebbi l'assoluta certezza che sarei rimasto piantato lì per sempre, senza più aria nei polmoni, con le dita scosse da un tremolio nervoso e il cuore in totale subbuglio.
Una sigaretta.
Ho bisogno di una sigaretta.
I miei occhi caddero ancora sulle sue cicatrici.
Erano lì, in bella mostra, meno rosse di come le ricordavo.
Meno rosse di quando solevo baciarle lentamente, nella speranza che scomparissero dalla faccia della terra, che non facessero più male.
È colpa mia.
Non respiro.
Mi serve una sigaretta.
Pregai silenziosamente che qualcuno corresse in mio aiuto, ma non fu così.
Ero da solo.
Io e il mio più grande terrore, faccia a faccia, dopo non ricordai nemmeno più quanto tempo.
"Ascolta, Eijiro, so che è difficile, ma non andremo da nessuna parte se continuerai ad evitarmi.
Voglio solo sapere come stai." asserì ancora, senza muoversi di un millimetro, portando via tutta l'aria presente nel mio metro quadrato di spazio.
Io non voglio andare da nessuna parte.
Come vuoi che stia?
Ho bisogno di una sigaretta.
Lentamente riuscii a portare una mano al pacchetto, estraendo la tanto ambita sigaretta e ficcandomela tra labbra.
L'accesi tremante.
Respira, Eijiro.
Il corvino azzerò a quel punto le distanze, levandomi di mano l'unica fonte di ossigeno e calma.
"Ancora con questa merda? Davvero non ci hai dato un taglio?" domandò sorpreso.
Soffocherò qui.
Non riesco a respirare.
"Oi".
In quel momento, la voce alle mie spalle mi restituì una flebile speranza.
A passo deciso, Bakugo ci raggiunse, squadrando Dabi dall'alto al basso, con entrambe le sopracciglia aggrottate.
"Lascia fumare il mio meccanico." ringhiò aspro, strappando la sigaretta dalle mani del ragazzo e restituendomela.
"Non si fuma in pista." rispose secco l'altro, assottigliando lo sguardo.
"Me ne sbatto il cazzo. E tu alzati da terra, Capelli di Merda, ripareremo la moto in officina, non adesso".
In quel momento, motivato da una nuova boccata di fumo e una spintarella da parte del biondo, timidamente, mi alzai.
Il corvino riuscì così ad intrappolare i miei occhi nei suoi, in un attimo gelido e spaventoso che durò un'eternità.
Sei bellissimo.
Ed è tutta colpa mia.
"Voi due vi conoscete, ah?" domandò a quel punto Bakugo, salvandomi per la seconda volta.
Scossi la testa in segno di dissenso, interrompendo quel tacito dialogo con il corvino e inspirando un'altra boccata di fumo.
"E allora che cazzo vuole questo qui?" si rivolse a me il Biondo, ignorando completamente la presenza dell'oggetto del suo discorso.
"Volevo complimentarmi con te, numero sette. Hai davvero fegato." ringhiò l'altro.
"Fegato?" mugugnò in risposta Bakugo.
A quel punto, Dabi girò i tacchi, rivolgendo ad entrambi un'occhiata fugace, passiva, colma di sarcasmo e forse risentimento.
"Già. Ci vuole proprio del fegato a relegare Kirishima Eijiro nel retro del box numero sette. Complimenti!" esclamò, uscendo di scena a passo spedito, e portandosi nuovamente dietro il poco ossigeno che ero riuscito con fatica a racimolare.
"Che cazzo significa, Capelli di Merda?!" chiese spiegazioni il Biondo, ma io sorvolai.
Voglio soltanto scomparire.
La voce uscì roca e tremante dalle mie labbra.
"N-non ne ho idea. Abbiamo però del lavoro da fare, Bakugo. Dobbiamo denunciare lo scherzetto dello zucchero".
Quello assottigliò lo sguardo, mordendosi le labbra.
"Hai ragione. Se becco chi è stato lo faccio saltare in aria".
In segreteria però non trovammo nessuno.
Erano tutti occupati a cercare di acciuffare una ragazza dai capelli rosa, al disperato inseguimento di uno dei piloti.
Secondo alcune voci, aveva provato a coprirlo di sputi, ma con scarsissimi risultati.
Alzai a quel punto lo sguardo sugli spalti, accorgendomi che Mina, Denki e Sero non erano più al loro posto.
Oh cazzo.
Per ingannare l'attesa, il Biondo mi rivolse un sorrisetto, porgendomi lentamente una busta.
"Ecco la tua metà." sentenziò fiero.
Accettai di buon grado, sapendo che mai e poi mai quella testa calda mi avrebbe fatto tornare a casa a mani vuote.
"Non mi interessa dei soldi." risposi prima di prenderla.
"E a me non interessa delle tue stronzate".
Ridacchiai divertito in risposta, sentendo finalmente i tremolii abbandonare definitivamente le mie mani, ed il battito tornare regolare.
"Non ti interessa nemmeno una sosta in caffetteria?"
Quello aggrottò un sopracciglio, alzando poi gli occhi al cielo.
"Per questa volta potrei concedertelo".
"Quante probabilità ci sono che tu lo faccia?" scherzai dispettoso, divertendomi di fronte al suo visino concentrato.
"Circa il settantadue percento."
"Stavo scherzando, Bakugo." risposi sghignazzando.
"Ora che mi hai preso per il culo siamo al sessanta percento".
"E se pagassi io?"
"Detesto i debiti, Capelli di Merda".
"Ho già chiamato il carroattrezzi per far portare la moto da Fat Gum. Entro stasera potrai salirci di nuovo, se sono di buonumore!" imbeccai strizzando un occhio al Biondo.
"Fanculo la denuncia! Lo troverò da solo, quel maledetto. Chiama un fottutissimo taxi e andiamo in caffetteria, prima che si faccia troppo tardi, e che cambi idea!"
E mentre ridevo leggero, Bakugo si stava già dirigendo all'uscita.
Ero tornato a respirare.
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Ciao a tutti, cari lettori! ♥️
Come state? 🥰
Non sono solita lasciare fastidiose note a fine capitolo, ma per questa volta mi sento in dovere di rubarvi qualche attimo per motivare la mia scelta di Dabi in quanto ex fidanzato di Kirishima.
Tendenzialmente evito di snaturare i personaggi o di creare relazioni totalmente improbabili, ma per questa volta ho optato per l'eccezione.
Ho scelto Dabi principalmente per conformazione fisica, dal momento in cui esteticamente si adattava perfettamente al personaggio che avevo in mente.
Ho pensato inoltre che un villain si sarebbe prestato bene ad un ruolo di questo genere, e spero che anche voi possiate apprezzare tale decisione!
Spero inoltre che la storia vi stia appassionando nonostante sia ancora all'inizio!
Vi mando un bacio grande, un cesto di GRAZIE PER IL SUPPORTO, e un mega pacco di gocciole.
A presto!
Plus ultra,
La vostra Franci ♥️
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