Capitolo 3: If you go I'll stay, you come back I'll be right here

Mimmo quella mattina si era svegliato con una brutta sensazione, quasi fasse un pessimo presentimento angosciante. Eppure era tutto normale, andò a lavoro nel bar in centro, pranzò a casa e fece la spesa nel pomeriggio. Poi Giorgia
gli scrisse, ricordandogli di un piccolo dettaglio che non passò neanche nell'anticamera del cervello di Mimmo, la festa. Eh sì, perché Mimmo, o Giacomo per i bolognesi, aveva finalmente accettato di andare a ballare
dopo forse un anno dall'ultima volta, e dopo le tante richieste dagli amici. Eppure se n'era dimenticato, aveva anche già pensato a cosa fare quella sera: film e coperta, con una bella ciotola piena di patatine
'va bene, passi tu?' Scrisse all'amica quando si riprese dalla sorpresa, quasi era sbiancato
'eh certo, come vuoi andare? A piedi?' Rispose allora Giorgia, Mimmo rispose con uno sticker di
dubbia simpatia e spense il telefono, tornando a riempire il frigorifero con la spesa appena fatta.

Erano ormai quattro anni che viveva lì, quattro anni che si era lasciato tutto alle spalle, sia le cose brutte - come Molosso - sia le cose, quelle poche che c'erano, belle; cambiando nome, cambiando vita, aveva inevitabilmente perso tutto.
Una volta arrivato a Bologna, Mimmo si sentì solo come mai prima, sebbene non fosse la prima volta che provava una sensazione simile, ma mai così forte; mise piede nella sua nuova casa e si sentì quasi sprofondare, solo in quel momento lo colpì la realtà come un fiume in piena: era solo.
La città grande di certo non aiutava, non era dispersiva, ma vedere tutta quella gente; la folla nella Piazza Maggiore, i gruppi di ragazzini che, come faceva lui prima di finire in carcere, passava i pomeriggi interi per strada; le coppie e le famiglie, tutto lo faceva sentire estremamente solo.
Appena arrivato inserirsi non gli fu facile, l'identità di Giacomo Parisi non aveva nulla, nemmeno un titolo di studi, come poteva anche solo trovare lavoro? Lo Stato gli mandava dei soldi, certo, ma non poteva e non voleva affidarsi solo a quelli. Si dovette reinventare, e dopo un anno riuscì ad avere il lavoro al bar che si teneva tanto stretto.
Si iscrisse a una scuola serale, così da avere un diploma, e lì conobbe Giorgia, una ragazza sua coetanea e descrivibile come "imprevedibile", aveva uno sguardo folle negli occhi e non sapevi mai se preoccupartene o meno, ma Mimmo aveva imparato a capirla e adesso si preoccuperebbe se non ci fosse. Giorgia era però anche una buona amica, non invadente e molto comprensiva coi modi di fare del ragazzo, schivi e sulla difensiva.
Ecco perché lo aveva convinto ad andare a quella festa.

L'amica lo andò a prendere con la propria macchina — Mimmo ancora non aveva la patente — e si era portata anche il suo gruppo di amici, che lui stesso avrà visto due volte, formato da decisamente troppe persone per i gusti del ragazzo, ma almeno erano simpatici. Arrivati fuori il locale la fila fu poca, entrarono quasi subito, e Mimmo stranamente si sentiva bene nonostante la folla crescente, il gruppo di Giorgia era simpatico e lo mettevano a suo agio, forse era per quello.
Poi si sentì strano, quasi osservato, e di conseguenza iniziò a guardarsi intorno frenetico,
alla ricerca della fonte di quella sensazione; c'era il fotografo, che sembrava averli puntati, quindi gli fece un mezzo sorriso e pensò che era semplicemente quello il problema, ma continuava a sentirsi strano. Era quasi insopportabile, perché secondo lui tutti lì potevano fissarlo, magari trovarlo buffo o addirittura fuori luogo, aveva paura che se qualcuno lo avesse guardato troppo a lungo gli avrebbe letto dentro, avrebbe visto le sue paure e i suoi pensieri, le sue paranoie e non poteva assolutamente permetterselo. Finalmente, dopo quella che gli sembrò una vita, trovò chi gli causò quell'angoscia, preferiva di gran lunga non saperlo, e si sentì la terra sparire da sotto i piedi:
Simone.

Non credeva fosse lui, non poteva essere, che ci faceva là? Stava sognando? E poi altrettante domande: come lo aveva trovato? Lo aveva cercato? Era stato fatto apposta? Forse anche qualcun altro dalla sua vecchia vita lo stava cercando? Doveva preoccuparsi? Migliaia di dubbi gli volavano in mente, arrestando immediatamente i suoi movimenti a tempo di musica e facendogli quasi girare la testa.
"Giacomo! Tutto okay?" Mimmo girò subito la testa verso Marco, dopo essersi reso conto di aver avuto una specie di lotta di sguardi con Simone. Voleva sprofondare, scappare dal locale o anche dalla città se necessario, non poteva ripartire da capo proprio adesso e perdere tutto di nuovo.
Annuì però, decidendo che ci avrebbe pensato dopo, non poteva rovinare l'atmosfera per tutti, e poi forse quello non era nemmeno Simone.
Lo era sicuramente, lo sapeva, ma preferiva dirsi che non ne aveva la certezza per stare tranquillo piuttosto che arrendersi all'idea che quella testa riccia gli si era ripresentata davanti, che lo aveva ritrovato.

La serata, Simone apparte, fu abbastanza tranquilla e filò liscia, nessuno bevve troppo e si divertirono lo stesso, ma Mimmo per ovvi motivi non riusciva comunque a stare "quieto", anche gli altri amici se ne accorsero e gli ripeterono più volte di rilassarsi, di bere e di ballare con loro, ma furono parole al vento. Non smetteva di pensare a quella scena surreale, Simone Balestra lì a qualche metro da lui, uguale ma allo stesso tempo così diverso da come lo aveva lasciato, cresciuto e soprattutto era andato avanti. Certo, non ne aveva la certezza, ma ci credeva così tanto che pensava di averla; insomma chiunque sarebbe andato avanti, persino lui lo avrebbe fatto.
Peccato che non è stato così.
Mimmo non è mai andato avanti, non l'ha mai dimenticato e in qualche modo, per quanto ci provasse a scacciarlo dalla sua mente, quel ragazzo tornava sempre. Instagram a volte glielo consigliava, 'ironico', pensava, ma di ironico e divertente c'era ben poco; quelli erano i momenti in cui quasi desiderava disinstallare l'app e tornare nella sua tana di coperte e pupazzi, ma non l'ha mai fatto. Si limitava a spegnere il display, ma si rintanava lo stesso.

Sognava di rivederlo, o qualche volta sognava di non essersene mai andato, sognava i giri in vespa che tutt'un tratto non avevano più quel sottofondo di fretta e angoscia, non seguivano quella strada che ancora ricorda verso la casa della moglie di Molosso. Erano dei giri a caso, sconclusionati e senza un senso, che però si concludevano sempre con lui che si svegliava dopo i saluti, come se quello fosse un riguardare lo stesso film ancora e ancora fin quando non sai a memoria il finale: un finale triste dove i due protagonisti si separano inaspettatamente.

Dopo la serata tornò a casa, lo accompagnò Giorgia, e tornò proprio nel letto dove aveva lo fatto tutti quei sogni che ricorda perfettamente, uno per uno, forse perché fatti troppe volte. Mise il cellulare a caricare e si cambiò, infilandosi poi sotto le coperte; il display poi si illuminò, rivelando due notifiche.

"simo.bale ha cominciato a seguirti"
"simo.bale ha inviato un messaggio"

Mimmo fu veloce ad aprirle, forse anche troppo. Accettò le richieste e lesse il messaggio velocemente, così tanto che dovette rileggerlo

"Hai un profilo interessante, e anche un bel nome."
"Mi piace Giacomo"

Aggiunse poi Simone, probabilmente approfittando della non immediata risposta di Mimmo. Non sapeva bene se quei commenti erano genuini o ironici, ma comunque si fece scappare un sorrisetto divertito

"Grazie"

Rispose solo, allora, aspettando di vedere cosa avrebbe detto Simone

"Domani sei libero?"

Il biondo non rispose, non subito almeno. Sentì il cuore saltare un battito, 'è così che ti senti quando hai un infarto?' Si chiese, ma non lo sapeva e non voleva di certo saperlo. Fece aspettare a Simone sicuramente troppo, vide che Instagram non gli faceva più leggere quel piccolo 'Attivo ora', aveva chiuso l'app e forse era andato a dormire, forse si era arreso e Mimmo aveva perso l'occasione che aspettava da anni.
Non poteva permetterselo.

"Certo, il pomeriggio ti va bene?"

"Perfetto, anche perché ho lezione la mattina."
"Ti faccio sapere domani per l'orario"
"È stato bello rivederti, Mimmo"

L'ultimo messaggio ci mise un po' ad inviarlo, Simone, e fece sorridere come uno scemo Mimmo, non si sentiva così felice da decisamente troppo tempo. Mise like agli ultimi due messaggi, spense il telefono e decise che era meglio addormentarsi, ma non dopo poco, anzi passò una buona mezz'ora a fantasticare sul giorno dopo, ma si addormentò col migliore degli immaginari in testa e un sorriso in viso che non aveva da molto.

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