Capitolo 1: Take my hand and drag me in first, Fearless
Non erano a Bologna da neanche un giorno, Simone e i suoi colleghi di università, che già volevano andare in discoteca a fare baldoria. Sapeva fossero più vivaci di lui, pronti a far conoscenza e a mettere da parte i propri problemi per stare sempre di più insieme, ma era stanco e di sicuro lo erano pure loro, non se lo aspettava mica. Poi a Simone i festini non piacevano così tanto, finiva sempre male in qualche modo e non voleva essere il guastafeste.
"Daje Simo', muoviti"
"Ma io manco ce voglio veni' a sta festa"
"Ma ci vieni lo stesso, magari è la volta buona che scopi" Il commento della ragazza, Chiara, gli fece roteare gli occhi, annoiato e quasi infastidito
"Pensate solo a quello"
"E a che voi pensa'? All'esame di chimica biorganica? Te voi taglia' le vene?" Stavolta fu Alessandro a parlare, e non aveva esattamente tutti i torti
"Qualcosa di bello ce l'hai almeno? Dai fa' vedere, sennò vedo da sola"
"Sì che ce l'ho, stai calma"
E fu così che Simone venne convinto, o forse meglio dire costretto, ad andare a quella festa, in un locale trovato chissà come nel centro di Bologna, pullulava di gente da tutte le parti. Entrarono dopo un'ora e mezza di fila, più o meno, e Simone si guardava attorno impaziente, pensando che si sarebbe messo ad osservare i suoi amici a braccia conserte poggiato ad un qualsiasi muro, aveva zero aspettative e non aveva intenzione di non pensare alle conseguenze.
Dopo venti minuti le persone iniziavano ad entrare man mano, sghignazzavano e camminavano a passo veloce come se, una volta varcata la porta del locale, ad aspettarli ci sarebbe stata l'occasione della vita. Simone sbuffò mentre ci pensava e prese un respiro profondo, stava cercando di rilassarsi per non farlo notare ai suoi colleghi. Certo che il nervosismo non si notava, ma l'essere contrariato sì, dalle sue espressioni facciali, soprattutto quando misero piede nella pista da ballo.
Diede uno sguardo in giro a tutti, cercò di vedere il volto di ogni persona presente lì dentro, quasi gli venne difficile perché sembravano esser tutti uguali. Stile simile, capigliature quasi uguali, tratti facciali che erano diversi ma non abbastanza da farli spiccare fra tante persone.
Era da dire, però, che c'erano ragazzi bellissimi: altissimi, sembravano modelli, però Simone non avrebbe mai detto che alcuni consideravano lui allo stesso modo.
Memorizzò più visi possibili, aveva la mano stretta a quella di Chiara mentre camminavano tra quel mucchio di persone che sembravano essere già sudate, che ti spingevano e nemmeno se ne curavano perché per loro quella musica assordante era più importante. Simone era alto,
di conseguenza si guardava sempre in giro e teneva d'occhio anche gli altri colleghi che camminavano più in avanti, però con quelle luci colorate era difficile. Si accendevano, ti accecavano, si spegnevano, cambiavano colore e tutto a capo, tutto questo in pochi secondi; effettivamente era difficile osservare bene con quei cambiamenti di luce, però, come se fosse stato fatto apposta, ad un certo punto rimase fissa una luce blu nel locale, e Simone posò l'occhio su una figura che riconobbe molto facilmente.
Non poteva essere, tra tutte le persone, quella che ha cercato per anni e che continua ad aspettare, semplicemente non poteva essere lui.
E invece sì, Mimmo gli era davanti, rideva forse a una battuta della sua amica, quel sorriso inconfondibile un po' bambinesco quanto tenero era proprio il suo.
Simone si sentì il mondo sparire da sotto i piedi, quasi cadde a vederlo, la testa gli girava da tutti i ricordi che gli riaffiorarono la mente in un secondo, e il peggio è che Mimmo forse non si ricordava nemmeno di lui, si era fatto una vita con un nuovo nome, una nuova identità lasciandosi tutto alle spalle.
Lasciando lui alle spalle. E non poteva nemmeno biasimarlo, chi poteva? Simone l'ha lasciato andare e dopo tanto tempo non ha nemmeno provato a chiedere a suo padre, che aveva ancora conoscenze in polizia, a nessuno. Non era colpa di Mimmo se aveva scelto di dimenticarlo, andare avanti, era colpa sua. Almeno così pensava Simone.
Mimmo si girò per un istante, forse sentendosi osservato o forse aveva beccato Simone a fissarlo con la coda dell'occhio, ma quando lo vide sgranò di poco gli occhi, come a spaventarsi, rigirandosi di scatto verso il gruppo di amici.
Simone non fece a meno di sentire il cuore stringersi, lo aveva rivisto, lo aveva davanti e si erano guardati, eppure Mimmo faceva finta di non conoscerlo, o magari davvero non lo riconosceva, non si ricordava di lui.
Gli occhi azzurri come il mare, dove ti ci potevi quasi buttare se li guardavi troppo a lungo, adesso erano ancora più belli, ma non aveva avuto l'occasione di guardarli abbastanza. Il fisico sembrava più allenato, eppure rimaneva sempre coperto da vestiti larghi, persino in discoteca; il viso invece rimaneva sempre magro, quasi scavato, come a lui era sempre piaciuto.
Un secondo pensiero arrivò alla mente di Simone: 'Ha la fidanzata?'
Non poteva non pensarci, vedendolo ridere e scherzare con quella ragazza che a pelle non gli piaceva proprio, aveva l'aria di un'approfittatrice. Forse aveva ragione o forse era la gelosia a parlare, era passato molto tempo ma quella sembrava non svanire mai.
"Ooh terra chiama Simoneee" Fu di nuovo Chiara a chiamarlo, schioccandogli due dita davanti al viso per attirare la sua attenzione "Ma che hai? Ti sei incantato per bene" Commentò pure, ridacchiando. La voce dell'amica gli risultò ovattata inizialmente, era così preso da Mimmo che niente e nessuno contava più per lui
"Sto bene, grazie"
"Sembri fatto e nemmeno siamo entrati"
"Sto bene" Concluse tagliando corto, non voleva parlare con gli amici ora, di tempo ne avrebbe avuto dopo, adesso voleva solo osservare Mimmo, accertarsi fosse reale davanti ai suoi occhi, di averlo davvero trovato e che non fosse un sogno come i tanti che aveva fatto ormai anni fa.
"Chiara, mi devi aiutare" Esordì Simone strattonando piano il braccio dell'amica per attirare la sua attenzione
"Oh dimmi"
"Lo vedi a quello?"
"Ci sono tanti 'quello' Simo', uno più bello dell'altro poi"
"Quello col ciuffo un po' biondino, il viso scavato..."
"... Quel cesso?"
"Ma stai zitta e ascoltami: mi devi aiutare a scoprire come si chiama e chi è, lo devi... oddio come si dice"
"Stalkerare intendi?"
"Eh sì, stalkerare, ovviamente ti aiuto pur io"
"E che ci guadagno?"
"Il mio affetto e gloria infinita" Quella proposta a Chiara non piacque, facendo sospirare sconfitto Simone. "Ti offro un drink"
"Solo uno?"
"Non voglio essere la causa della tua sbornia"
"Va bene, ci sto" La ragazza allora si fece scappare una risatina, stringendo la mano all'amico come a segno di siglare quel patto.
Così ebbe inizio la missione di stalkeraggio di Simone e Chiara su Mimmo, chissà come sarebbe finita.
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