Capitolo 5 - Abbandonate i feriti
Una delle due persone che erano appena sopraggiunte nella via ormai vuota nei pressi del mercato semidistrutto era il generale Kylo Ren, fasciato nella sua divisa completamente nera come la notte.
Nera come la forza del Lato Oscuro cui si vantava di padroneggiare.
L'altro, che lo seguiva da vicino, era invece un semplice Assaltatore.
«Quell'inutile Besalisk ha fallito», si stava lamentando Kylo Ren, attraverso la maschera nera che gli copriva per intero il volto. «C'era da aspettarselo da uno come lui!» Fece una pausa, prima di aggiungere con maggior astio nella voce: «E voleva uccidere il generale Organa. Idiota! Nessuno gli aveva dato un ordine simile!»
Teneva i pungi stretti lungo i fianchi mentre camminava e sembrava avere un gran desiderio di distruggere la prima cosa che gli fosse capitata a tiro.
Meglio ancora se fosse stato uno della Resistenza, pensò cupamente Poe dal suo nascondiglio improvvisato, trattenendo il fiato, mentre continuava a osservare le figure dei due del Primo Ordine.
L'Assaltatore al fianco di Kylo Ren; una donna non molto alta e alquanto magra, pareva non stare neppure ad ascoltare quello che il suo superiore stava dicendo.
Si guardava attorno nella strada deserta che entrambi stavano percorrendo, voltando il casco bianco che le copriva il volto da un lato all'altro della via.
Sembrava stesse contemplando la distruzione che, prima la bomba del Besalisk Danius Dax e poi gli altri Assaltatori come lei, avevano portato in quel pacifico villaggio su Keon.
Per un istante ancora la donna soldato non parlò, poi però, fermandosi all'improvviso in mezzo alla strada, domandò, rivolta al suo superiore: «Signore... Ci sono dei feriti sul campo! Che facciamo?»
Kylo Ren si volse in fretta verso di lei, ripetendo con la sua voce modulata dall'elmo: « Dei feriti? »
«Sì, signore!» annuì la donna Assaltatore, cercando di restare sull'attenti il più possibile.
Kylo Ren parve riflettere per un istante sulla parole dell'altra, poi domandò di nuovo: «Quanti?»
Poe, sempre nascosto nello stretto vicolo laterale, si sporse un poco in avanti, nel tentativo di cogliere meglio le frasi che i due del Primo Ordine si stavano scambiando.
Questi, ignari della figura del Pilota della Resistenza accucciato a terra non molto distante da loro,
proseguirono il discorso senza accorgersi minimamente di lui o del robottino, che adesso stava rotolando lentamente accanto al suo padrone, senza però mai spostarsi troppo oltre la zona in ombra dentro alla quale erano nascosti.
«Credo siano una decina, signore» replicò in fretta l'Assaltatore donna, a testa china.
Sembrava terribilmente a disagio a parlare di certe cose.
La guerra non doveva avere un buon effetto su di lei, anche se era stata addestrata a non provare alcuna pietà o rimorso.
Per un istante Kylo Ren rimase in completo silenzio, poi decretò con assoluta impassibilità: «Lasciateli dove sono!»
«Ma... Signore...» iniziò a protestare la donna soldato, allibita dalla risposta dell'uomo vestito di nero. «Loro sono nostri soldati, sono membri del Primo Ordine che hanno lottato con valore e se permette io...»
«No, non permetto!» sbottò Kylo Ren avvicinandosi bruscamente alla donna, come se d'improvviso gli fosse venuta una gran voglia di prendersela con lei.
«Ho detto lasciateli dove sono» ripeté, domandandole poi con aria indagatrice. «Hai forse qualcosa da ridire riguardo ai miei ordini, soldato?»
«No...» balbettò immediatamente la donna, scuotendo il capo che, sempre nascosto al di sotto dell'elmo bianco, in quel momento doveva essere impallidito fino ad assumerne lo stesso colore. «No... Signore...»
Era evidente il suo timore quasi reverenziale nei confronti di Kylo Ren.
L'imponente sagoma abbigliata di nero parve soddisfatta da quella risposta e dopo aver voltato di nuovo le spalle alla donna Assaltatore, ordinò freddamente: «Radunate il resto della truppa. Torniamo alla nave madre.»
«Sì, signore!» replicò semplicemente l'altra, questa volta senza più protestare in alcun modo.
Poe che dal suo nascondiglio aveva assistito, in completo silenzio all'intera scena, trasse un breve respiro di sollievo, allentando un poco la tensione del suo corpo.
Ma proprio in quel momento, Kylo Ren smise di avanzare e dopo essersi immobilizzato per un solo istante, si voltò di colpo esattamente verso il luogo dove il pilota della Resistenza e BB-8 erano nascosti.
L'uomo vestito di nero non doveva aveva ancora visto la stretta via laterale, nascosta da quel lato della strada da alcune ceste di stoffa impilate l'una sopra all'altra, ma sembrava aver intuito qualcosa, forse grazie alla Forza che scorreva in lui.
Aveva iniziato a muovere la testa racchiusa nell'elmo nero con aria circospetta, e aveva alzato la mano, per portarla all'elsa nera della sua spada laser, come se fosse pronto a sguainarla.
Spalancando gli occhi, allarmato, Poe cercò di appiattirsi il più possibile contro alla parete, trattenendo bruscamente il fiato.
Aveva già avuto modo di passare del tempo su una nave del Primo Ordine e non gli era affatto piaciuto il modo in cui l'avevano trattato.
Non aveva affatto voglia che Kylo Ren lo scovasse lì nascosto, già ferito e non nel pieno delle forze.
L'altra volta aveva resistito con tutto sé stesso alle torture di quelli del Primo Ordine.
Questa volta invece, se fosse stato scoperto, non era sicuro, ce l'avrebbe fatta a restare vivo.
Kylo Ren restò ancora un attimo fermo a poca distanza dall'entrata della via nascosta, con la mano sempre pronta accanto all'elsa della spada laser che portava legata al fianco.
Poi, in un attimo, parve rilassarsi e in fretta si incamminò verso una delle vie principali, seguendo la stessa direzione presa poco prima dalla donna Assaltatore.
Chiudendo gli occhi per un istante, Poe si lasciò sfuggire un lungo sospiro di sollievo, poggiando la nuca contro alla parete alle sue spalle.
Quindi, scostandosi un ciuffo di capelli che disordinatamente gli era finito sulla fonte, borbottò rivolto al piccolo droide accanto a se: «C'è andata ancora bene, vero, amico?»
Il robottino si trovò d'accordo con lui e riprese a ruzzolare qua e là, ronzando sonoramente.
«Sì, hai ragione!» concordò con lui Poe, puntellandosi al muro con le mani per fare leva e sollevarsi da terra, non senza fatica. «Non possiamo più restare. È ora di ricominciare a muoversi!»
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