Capitolo 20 - Terremoto
Una volta salito sul veicolo, Poe rimase per un attimo ancora immobile con la schiena curva, cercando di slegare la corda che ancora aveva attorcigliata attorno al braccio.
Al primo momento le dita irrigidite fecero fatica a snodare la fune, ma poi Poe riuscì a sfilarla dal polso usando un po' la mano libera e un po' i denti, e a gettarla con un gesto brusco e stizzito dietro il velivolo in movimento.
Finalmente libero dalla corda che fino ad allora lo aveva tenuto prigioniero e aveva limitato i suoi movimenti, il pilota della Resistenza, si mosse fino a raggiungere il sedile di fianco a quello su cui sedeva la donna del Primo Ordine.
Quando lei lo vide, sedersi bruscamente accanto a lei, sobbalzò leggermente, spalancando gli occhi castani, stupita dalla sua presenza li.
Era evidente che non si era aspettata che lui riuscisse a salire a bordo dello speeder.
«Sorpresa di vedermi?» le domandò il pilota della Resistenza, in tono pungente.
Ansimava ed aveva la fronte e la camicia madide di sudore ma non sembrava far caso al caldo o alla fatica.
Aveva la faccia, le braccia ed il petto, dove la camicia non era riuscita a ripararlo, pieni di graffi rossi, sottili e un espressione profondamente adirata nello sguardo.
La donna non rispose e si limitò a continuare a fissarlo allibita e, in realtà anche un poco allarmata dalla furia che intravedeva sul volto di lui.
Fino ad allora non l'aveva mai visto veramente furibondo.
«Lo sai che cosa sei, tu?» tornò a domandarle Poe passandosi bruscamente una mano fra i capelli neri, per togliersi qualche granello di terra e qualche sasso che vi era rimasto incastrato durante il tragitto da Yalidu fino a quel luogo davvero poco accogliente. «Tu non sei una donna, sei un terremoto!»
Ancora una volta la donna non rispose, ma quando lo speeder andò a scontrarsi contro ad un masso leggermente più alto degli altri, sbandando fortemente, lei tornò a volgere il capo per guardare la strada davanti a lei, regolando un poco la traiettoria del mezzo.
«Ora ferma questo affare!» la incitò Poe, deciso.
Allora, finalmente la donna riprese parola, domandandogli in tono di sfida: «Perché dovrei farlo?»
«Ti sei divertita abbastanza per oggi» tagliò corto lui. «Torniamo al villaggio!»
«Per niente! Io non torno con te al villaggio»
«Ascolta, non ho voglia di perdere altro tempo con te, chiaro?» sbottò allora Poe sempre più irritato. «Spegni lo speeder, immediatamente!»
«Altrimenti che fai?» lo sfidò lei, prima di affermare con spavalderia. «Non ho paura di te, Ribelle!»
«Dovresti!» replicò allora lui e, senza aggiungere altro le puntò contro la pistola blaster che portava al fianco.
Sentendo la canna della pistola che si posava sulla propria fronte, lei s'irrigidì immediatamente.
Dietro lo speeder, notando le mosse del proprio padrone, BB-8 ronzò sonoramente come se fosse in disaccordo con quello che lui stava facendo.
Il pilota della Resistenza però non vi badò e continuò a tenere la pistola ben salda fra le mani, un espressione accigliata in viso.
«Allora? Che hai intenzione di fare ora?» tornò a chiederle freddamente.
«Dovrei chiederlo io a te! Vuoi forse spa... » ma lei non riuscì a finire la frase, perché all'improvviso tutt'attorno a loro un enorme boato li fece sobbalzare.
La terra brulla e secca aveva iniziato di colpo a tremare con violenza sotto lo speeder che ora sobbalzava in continuazione.
«Ma che diavolo è?» urlò Poe nel tentativo di sovrastare quel boato, guardandosi attorno confuso ed abbassando leggermente la pistola che teneva puntata contro la donna.
«Un... terremoto?!» balbettò lei, sconcertata. «Un vero terremoto!»
Non aveva neppure terminato la frase che Poe gridò: «Crepaccio!»
«Cosa?» domandò lei, incerta d'aver capito quello che l'altro aveva appena detto.
«Davanti a noi! C'è un crepaccio! Guarda!» e così dicendo indicò una enorme fenditura che lentamente ma inesorabilmente si stava spalancando proprio di fronte a loro.
«Prima non c'era!» disse la donna allarmata, impallidendo leggermente.
«Sterza!» urlò allora Poe, smettendo immediatamente di puntare la propria arma contro la donna, che smanettando con furia sui comandi dello speeder, per tutta risposta, replicò con fare agitato: «Non posso!»
«Hai tu i comandi!» insistette lui, scoccandole un'occhiata furiosa e al contempo agitata.
Lei provò di nuovo a muovere i comandi, senza tuttavia ottenere alcun effetto positivo.
La leva dello sterzo sembrava bloccata da qualcosa di molto resistente.
«Non ci riesco!» strillò, con la voce resa acuta dal terrore. «Lo sterzo non risponde! Si è inceppato! Non riesco a girare!»
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