Il prezzo dell'immortalità
La cacciatrice camminava sul suolo bagnato, i capelli scuri sferzati dal vento e gocciolanti di pioggia. Un fulmine cadde poco lontano, quasi a riflettere l'umore della figlia di Zeus.
Li cercava da quasi mezz'ora, quando li trovò: i suoi amici, che in un modo o nell'altro erano riusciti ad accompagnarla fino alla fine.
Discese la collina e contemplò in silenzio le dieci lapidi e i nomi su esse scolpiti.
Percy, Annabeth, Grover, Jason, Piper, Hazel, Frank, Nico, Will, Leo.
La ragazza trattenne un singhiozzo; un tuono scosse la terra.
Nessuno di loro era davvero sepolto sotto quelle lapidi: i corpi erano stati bruciati anni prima avvolti in drappi colorati, mentre Grover si era reincarnato in una pianta. L'idea di erigere quelle piccole lapidi era stata del vecchio pretore Reyna, perché anche i semidei delle nuove generazioni potessero vederli e avere un'idea concreta dei più grandi eroi dell'ultimo millennio. Ma a Talia quell'idea non era mai piaciuta. Perché non bastava narrare le loro imprese? In un qualche modo tutti loro vivevano nella memoria attraverso quelle storie. Così invece...
Le lacrime della cacciatrice si confusero con la pioggia che le rigava il viso.
"Mi hanno lasciata qui da sola" pensò.
Pensò ai loro visi, ai loro occhi. Se ne erano andati tutti troppo in fretta.
Frank era caduto in battaglia a quarantasei anni. Forse fu una coincidenza, forse no, ma vicino al suo corpo fu trovato un pezzo di legno annerrito. Hazel aveva pianto tantissimo. Aveva abitato un po' nella casa di Nico e Will, poi era partita alla volta degli Inferi e non aveva più fatto ritorno;
Leo... be', era Leo. Ma era già scampato alla morte una volta, e le Parche non l'avevano presa bene. Se ne era andato nel sonno, e probabilmente il suo unico rimpianto fu di non essere uscito di scena in maniera abbastanza spettacolare. O almeno questo aveva detto il figlio Sammy mentre Leo ardeva un'ultima volta sulle fiamme, prima di aggiungere, tra le lacrime:
-Però è stato spettacolare in vita. Immagino sia la cosa più importante.
Will Solace morì tra le braccia di Nico sotto l'effetto del veleno di una freccia nemica. Quello stesso giorno era nato il nipote di Jason e Piper. Un maschietto dagli occhi azzurri e un ciuffo di spelacchiati capelli biondi. La scelta del nome fu unanime e, quando il figlio di Ade lo venne a sapere, si aggrappò all'amico romano e pianse come non aveva mai fatto.
Ma anche Jason se ne andò, la vita gli scivolò di dosso. Piper provò a salvarlo, ma per una volta la sua lingua ammaliatrice non funzionò. Nico fu l'ultimo a lasciarsi la vita alle spalle, e lo fece spontaneamente, proprio come la sorella aveva fatto tanti anni prima. Era sceso nel regno del padre, la fedele spada in ferro dello Stige in pugno e, secondo alcune dicerie, una luminosa anima dai capelli biondi e la pelle ancora abbronzata, a dispetto della morte, gli era andata incontro.
Talia respinse i ricordi.
Si avvicinò ancora alle tombe e lanciò una piccola dracma su ognuna. Alcuni, come Frank, Piper, Will, Hazel e Leo, erano entrati nella sua vita solo dopo tante avventure e peripezie; altri c'erano sempre stati, come Jason e Annabeth; aveva conosciuto Percy e Nico quando erano poco più che bambini.
Si inginocchiò accanto alla lapide del fratello e accarezzò il marmo bagnato, ignorando le goccioline di pioggia ghiacciata che le scendevano lungo la schiena. -Perché?- mormorò piano. Ma lei conosceva il motivo. Era la luogotenente delle Cacciatrici. Sapeva da tempo che quel giorno sarebbe arrivato, che il suo corpo da quindicenne sarebbe stato scosso dai singhiozzi nel ricordare gli amici perduti.
Uno scalpiccio di zoccoli la fece sobbalzare.
-So come ti senti, Talia. E credimi, le cose non andranno meglio con il passare del tempo.
-Chirone!- esclamò la giovane, intravedendo la figura del centauro tra le lacrime.
Il maestro sorrise e aprì le braccia, invitandola in un abbraccio. Talia vi si abbandonò grata senza nemmeno pensarci.
-Non c'è più nessuno qui con me. Io non... non...
-Lo so, lo so. Non c'è consolazione. Ma devi andare avanti.
Talia prese un respiro tremante.
-Non sarà facile, Chirone. Insomma loro... erano i migliori eroi del millennio. Non ha senso che se ne siano andati così.
Chirone non disse niente e sospirò. Sapeva quanto fosse difficile accettare la realtà.
Il centauro e la ragazza si abbracciarono ancora, poi camminarono fino alla tomba di Percy.
Talia ricordò il giovane semidio dagli occhi verdi che aveva salvato il mondo. Era morto combattendo schiena contro schiena con Annabeth nel tentativo di difendere Ariel, la loro figlioletta dai riccioli biondi e gli occhi verdi. Talia sorrise al ricordo dell'espressione della figlia di Atena quando aveva scoperto che il marito voleva chiamare la bambina come la Sirenetta del cartone animato.
Inghiottì le lacrime e tentò di mantenere ferma la voce.
Si rivolse alla fredda lapide di marmo: -Prenditi cura di lei nell'Elisio, Percy Jackson. E dai un'occhiata anche a mio fratello, okay?
Chirone le poggiò la mano sulla spalla. Stavano per andarsene, ma lei si voltò ancora una volta e disse:
-Saluta Luke per me.
Poi si incamminarono, il centauro e la ragazza. A ogni passo, il peso sulle loro spalle diventava più pesante.
Ma non si voltarono più.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top