Ddlg
Akaza fissava la superficie lignea della porta che aveva davanti, mentre passava le mani sulla corta gonna che indossava, lisciandone con cura le pieghe e sorridendo in modo mellifluo. L'eccitazione aveva iniziato a scorrerle nelle vene nel momento esatto in cui Kyojuro l'aveva chiamata, convocandola con quella sua voce autoritaria e sensuale. Sapeva esattamente perché l'aveva fatta andare lì, nei suoi alloggi privati, e la cosa non poteva che farla fremere come una foglia al vento, carica di aspettative.
Bussò con decisione e attese che Kyojuro le desse il permesso per entrare. Venne accolta dalla penombra della stanza, illuminata in modo soffuso dalle lampade posizionate strategicamente in tutta la camera, e il suo sguardo ambrato venne subito catturato dalla figura imponente di Kyojuro. Se ne stava appoggiato al bordo della grande finestra, un bicchiere di whisky in mano, lo sguardo rivolto verso le strade brulicanti di vita sotto il grande palazzo.
Akaza fece scorrere gli occhi sul suo petto scolpito, che si intravedeva da sotto la camicia sbottonata, soffermandosi sul tatuaggio a forma di tigre che gli decorava parte del pettorale destro e del collo. Sentì un'ondata di piacere attraversarle il corpo, accendendole ogni cellula. Strinse le cosce, sentendosi umida, e si avvicinò a Kyojuro con passo predatorio. Arrivò a pochi centimetri da lui e allungò una mano per appoggiarla su quel petto muscoloso che tanto amava, ma venne fermata prima che le sue dita riuscissero a sfiorare la stoffa della camicia.
Rabbrividì quando sentì la mano forte di Kyojuro stringerle il polso esile, e si sentì ancora più piccola di quanto già non fosse quando lui spostò lo sguardo e la fissò dall'alto con quei suoi grandi occhi magnetici. Lo vide portarsi il bicchiere alla bocca e sorseggiare lentamente il liquido ambrato, senza mai perdere il contatto visivo con lei. Deglutì, ipnotizzata dal modo in cui le sue labbra si schiudevano per bere e dal movimento del pomo di Adamo ad ogni deglutizione.
«Cosa non ti è piaciuto della borsa che ti ho comprato?» Chiese Kyojuro, spezzando improvvisamente il silenzio e riportandola alla realtà.
Akaza lo guardò negli occhi, sbattendo le palpebre nel tentativo di dare un senso alle parole che aveva appena pronunciato; poi ebbe un'illuminazione e sorrise maliziosamente. Sapeva già che la sua tattica aveva funzionato — il fatto di trovarsi lì ne era la prova —, e adesso che ne aveva conferma, non le restava che giocare tutte le sue carte.
«La borsa era bellissima, ma non era esattamente quello che volevo da te.» Disse, alzando appena le spalle con nonchalance.
«Non sei stata tu a dirmi che la desideravi, insistendo perché la comprassi?»
Kyojuro alzò un folto sopracciglio nero e la guardò interrogativo. Akaza non era solita fare capricci, né era una di quelle che lo tormentava con richieste assurde, quindi aveva trovato strano che lei avesse insistito così tanto per quella borsa che poi le aveva comprato. Così come aveva trovato strano il fatto che lei l'avesse rifiutata, rimandandogliela indietro senza nemmeno tirarla fuori dalla busta in cui era stata riposta dalla commessa del negozio.
«Era una scusa per vederti, Kyojuro, ma tu non sei venuto e hai mandato quel tuo sottoposto svampito, che non la smetteva di guardarmi in modo lascivo.» Rispose Akaza, gonfiando le guance e mettendo il broncio come una bimba piccina, indispettita al ricordo di quel giorno. «Non ti vedevo da settimane, avevo paura ti fossi dimenticato di me e che non mi volessi più bene.»
«Ero impegnato con il lavoro, tesoro. Pensavo che regalarti quella borsa ti avrebbe fatta sentire meno sola, ricordandoti che sei sempre nei miei pensieri anche quando non ci vediamo.» Disse Kyojuro, ridendo sommessamente di fronte allo sguardo allibito che gli stava rivolgendo la ragazza.
«Come può una borsa rimpiazzare la tua presenza e il tuo affetto? Pensavo che il mio daddy fosse più attento e premuroso di così.»
Akaza batté i piedi per terra e si liberò dalla presa di Kyojuro, girandosi per dargli le spalle e non farsi vedere mentre sorrideva. Ormai il gioco era fatto: aveva stuzzicato la tigre che dormiva e adesso non vedeva l'ora di pagarne le conseguenze. Le braccia di Kyojuro non tardarono a circondarle la vita, tirandola stretta a sé mentre con una mano la costringeva ad alzare il viso, così che potessero guardarsi negli occhi. Akaza fremette e sospirò involontariamente nel trovarsi così vicina alle labbra di Kyojuro, il suo alito al sapore di whisky che si infrangeva contro la sua bocca.
«Mi stai dicendo che non sono un bravo daddy, piccola? Che non ti riservo le giuste attenzioni?» Chiese Kyojuro, avvicinando ancora di più il suo viso a quello di Akaza, fino quasi a sfiorare le sue labbra rosee e piene.
«No, ma potresti fare di meglio.»
Akaza affondò il suo colpo finale, giocando letteralmente con il fuoco, e sorrise quando vide le iridi vermiglie di Kyojuro farsi più torbide. Sapeva bene quanto quel suo atteggiamento da bimba ribelle lo irritasse, rendendolo impaziente di rimetterla in riga e di mostrarle come si doveva comportare una brava ragazza. Ed era proprio per questo che aveva deciso di provocarlo, stanca di aspettare una sua chiamata che non arrivava mai o di sperare di vederlo spuntare a casa sua con un grande orso di peluche e la promessa di rimediare ai quei lunghi giorni di solitudine.
«La mia principessa non avrebbe mai detto una cosa del genere.Hai iniziato a frequentare compagnie poco raccomandabili?»
«Ti importa davvero, daddy? In fondo, mi hai lasciata sola per settimane intere, senza chiederti se avessi bisogno di qualcosa.»
Akaza pronunciò quelle parole senza mai abbassare lo sguardo, girando volutamente il coltello nella piaga. Si morse la lingua quando sentì la mano di Kyojuro scendere dalla sua vita per raggiungere il fianco morbido, spingendosi sempre più verso il bordo inferiore della gonna che le arrivava a metà coscia.
«Attenta, Akaza, stai oltrepassando il limite...»
Kyojuro mormorò quelle parole a pochi millimetri di distanza dalle labbra di Akaza, mentre le sue dita calde scivolavano sulla coscia nuda, insinuandosi sotto la gonna e provocando brividi di piacere lungo tutto il suo corpo. Akaza sentì i polpastrelli risalire lentamente, finché non raggiunsero il suo inguine e lì si fermarono. Si morse l'interno della guancia, trattenendo il fiato quando vide l'espressione sorpresa di Kyojuro, e avvertì il proprio sesso contrarsi per l'eccitazione nell'immaginare cosa sarebbe successo da lì a pochi minuti.
«Tesoro, dove sono le tue mutandine?» Kyojuro pose quella domanda mentre faceva scorrere le dita sulla pelle liscia dell'inguine di Akaza, fermandosi prima di scendere troppo oltre.
«Potrei aver dimenticato di indossarle.» Rispose Akaza, un sorriso angelico sulle labbra che andava in contrasto con lo sguardo malizioso con cui stava fissando il volto dell'uomo.
«Non ci siamo, dolcezza. Prima la borsa, poi le accuse infondate sulla mancanza di affetto, e adesso questo... direi che qui c'è qualcuno che merita proprio una bella punizione.»
Kyojuro pronunciò quelle parole con voce roca, strappando un gemito dalla bocca di Akaza quando insinuò le dita tra le sue cosce, andando a sfiorare con decisione le grandi labbra già gonfie e umide. Le massaggiò per qualche istante, senza mai toccare direttamente il clitoride, facendola ansimare sempre più intensamente. Le depositò un bacio sul naso, poi uno sulla guancia, mentre continuava a sfiorarla e la spingeva in direzione del divano che si trovava nella stanza.
Akaza si lasciò guidare senza opporre resistenza, affidandosi ciecamente al suo daddy e alla punizione che aveva in serbo per lei. Sospirò quando la lasciò andare e lo osservò accomodarsi sul divano, le gambe larghe e la camicia ormai quasi completamente sbottonata. Lo guardò mentre raccoglieva i ribelli capelli biondi in una coda alta, lasciando libere solo le ciocche che gli incorniciavano il viso; poi lo vide arrotolare le maniche e mettere a nudo i muscolosi avambracci.
Osservò ipnotizzata le vene in rilievo, soffermandosi su alcune cicatrici che decoravano la pelle di Kyojuro come fossero medaglie da mostrare. Conosceva la storia di ciascuna di esse, e anche se sarebbe dovuta scappare dopo aver sentito parole come "pistola", "tentato omicidio" e "conti da sistemare", si era invaghita ancora di più di quell'uomo, che era tanto affascinante quanto pericoloso.
Kyojuro finì di sistemarsi e la invitò a raggiungerlo, ricambiando il suo sguardo con una nota eccitata nelle iridi vermiglie. Akaza sorrise e, imitando il suo gesto, si legò i capelli rosa in uno chignon scomposto, così da non doversi preoccupare delle ciocche che sapeva si sarebbero incollate al suo viso. Si avvicinò lentamente, gli occhi fissi in quelli di Kyojuro, finché non raggiunse le sue gambe muscolose. Vi si mise in mezzo e attese che il suo daddy le dicesse cosa fare.
«Perché non fai vedere al tuo daddy cosa succede sotto questa bella gonnellina che indossi?» Chiese Kyojuro, appoggiando la mano grande e calda sulla coscia nuda di Akaza, risalendo in una lenta carezza fino alla gonna plissettata.
Akaza fremette senza controllo e fece quanto le era stato chiesto. Afferrò il bordo con entrambe le mani e alzò il tessuto fin sopra l'inguine, mettendo a nudo la propria vagina perfettamente liscia e senza un accenno di peluria. Kyojuro sorrise sornione e spostò la mano con cui stava accarezzando la gamba di Akaza, portandola in mezzo alle sue cosce. Appoggiò il palmo sul sesso gonfio e pulsante, strofinandolo lentamente contro le grandi labbra. Akaza sospirò di piacere e si morse il labbro quando sentì il pollice di Kyojuro insinuarsi tra le pieghe della sua vagina, andando a stimolare il suo clitoride con movimenti circolari.
Un gemito acuto si riversò nel silenzio della stanza quando le dita di Kyojuro si spinsero tra le sue pareti umide e pulsanti, cominciando a penetrare la sua vagina in maniera estenuante. Akaza strinse involontariamente le cosce attorno alla mano dell'uomo, come a voler trattenere e spingere più in profondità quelle dita che scorrevano troppo lentamente tra le piccole labbra. Kyojuro rise divertito e decise di allontanare la mano da quel sesso caldo e accogliente, sfilando via le dita bagnate dagli umori che avevano cominciato a lubrificare la vagina della ragazza.
Akaza ansimò e guardò Kyojuro con aria supplichevole. Sapeva che non avrebbe avuto tanto facilmente il piacere che aveva agognato per tutti quei giorni, ma provò comunque a ottenere quello che voleva, mettendo su un'espressione da bambina implorante.
«Piccola, non mi guardare così.» Disse Kyojuro, ridendo sommessamente e battendo la mano sulla propria coscia. «Adesso dobbiamo pensare a rimetterti in riga. Se poi farai la brava, penserò a come ricompensarti.»
Akaza deglutì e annuì distrattamente. Kyojuro mantenne il sorriso mentre le afferrava un polso per tirarsela addosso, facendola finire con il ventre sulle sue ginocchia, i fianchi in fuori e le natiche lasciate scoperte dalla gonna che si era alzata con quel movimento repentino. Akaza trattenne il respiro e chiuse gli occhi quando sentì la mano di Kyojuro iniziare a sfiorarle un gluteo tondo; poi espirò bruscamente, gemendo quando il palmo si abbassò con forza sulla sua pelle liscia. Il rumore dello schiocco risuonò nela stanza, venendo seguito dal suono di un secondo schiaffo che si infranse sull'altra natica.
«Sei stata monella, Akaza, e le bimbe cattive vanno sculacciate per bene.»
Kyojuro colpì nuovamente i glutei di Akaza, con più forza di prima, ma senza ferirla o causarle troppo dolore. Era vero che la stava punendo, ma era pur sempre la sua dolce bambina e il suo pensiero doveva essere quello di coccolarla e farla stare bene. Akaza ansimò e sentì la pelle formicolare sotto i colpi del suo daddy, fremendo e contorcendosi sulle sue ginocchia. Un'ondata di piacere le attraversò il corpo quando la mano grande di Kyojuro le colpì entrambe le natiche e avvertì il proprio sesso contrarsi spasmodicamente.
Altre due sculacciate si infansero in quella zona sensibile, colpendo allo stesso tempo la sua vagina sempre più bagnata, strappandole un lungo gemito. Kyojuro si fermò un attimo e abbassò lo sguardo sul fondoschiena di Akaza, osservando come la sua pelle fosse diventata deliziosamente rossa. La accarezzò con la punta delle dita, seguendo la rotondità dei glutei e insinuandosi appena nella fessura fino a incontrare le piccole labbra umide di umori. Le sfiorò facendo contorcere la ragazza, poi spinse le dita dentro il suo corpo senza alcun preavviso.
Akaza gemette e strinse le mani sul cuscino del divano, la testa reclinata all'indietro e il fondoschiena inarcato in fuori. Provò a muovere i fianchi per andare incontro alla mano di Kyojuro, ma l'uomo le impedì di muoversi, appoggiando l'altra mano sui suoi lombi. La penetrò con lentezza estenuante, usando due dita per allargarla e sfregare sulle pareti umide e cedevoli. Sentì il pollice del suo daddy ritornare a stimolare il suo clitoride, sfregandovi sopra ogni volta che affondava dentro di lei.
«Kyojuro...» Akaza mormorò il nome dell'uomo che l'aveva letteralmente in pugno e sentì la mano fermarsi, lasciandola in bilico su un'ondata di piacere più intensa delle altre. «Daddy... daddy, ti prego!» Disse allora, riconoscendo subito il proprio errore.
Kyojuro sbuffò una risata sommessa e le alzò il viso con una mano, così da poterla guardare negli occhi mentre riprendeva a masturbarla, godendo nel sentire quanto fosse bagnata. Akaza ansimò e sentì il sesso di Kyojuro premere contro il proprio stomaco piatto, segno che si stava eccitando e non poco nel vederla così sottomessa e schiava del piacere che le stava donando.
Lo fissò da sotto le lunghe ciglia rosa e sorrise serafica quando capì che entrambi avevano avuto la stessa idea. Si inarcò in modo da raggiungere le labbra morbide di Kyojuro e lo baciò in maniera innocente; poi scivolò via dalle sue ginocchia, rannicchiandosi sul cuscino del divano senza far uscire dalla propria vagina le dita di Kyojuro, che stavano continuando a penetrarla in profondità. Gli sbottonò i pantaloni e abbassò l'intimo quel tanto che bastava per afferrargli il sesso e tirarlo fuori. Si trovò davanti al viso l'imponente erezione del suo daddy e si leccò le labbra, sentendo la propria salivazione aumentare di fronte a quel ben di Dio.
Gli circondò il sesso con entrambe le mani, iniziando a masturbarlo con enfasi; poi aprì la bocca e si calò sul suo inguine, ingoiando per intero il membro eretto e pulsante. Lo sentì caldo contro il palato, umido e dolce – quanto le era mancato quel sapore. Iniziò a muovere la testa, facendolo scivolare sin da subito fino in fondo alla gola, strappando un lungo verso gutturale al suo daddy. Avvertì le sue dita fermarsi dal penetrarla e mugolò appena, spingendo i fianchi in fuori per invogliarlo a continuare.
Kyojuro sorrise e le accarezzò la testa, mormorando dei rochi "brava bambina" mente le afferrava lo chignon scomposto per accompagnarla nei movimenti che stava compiendo tra le sue gambe, godendo nel sentire come lo stesse accogliendo bene nella sua bocca. Akaza gemette e cominciò a far ondeggiare il bacino, penetrandosi da sola con quelle dita che non sembravano voler riprendere a stimolarla. Una risata si levò nella stanza, e Kyojuro decise di accontentare la tacita richiesta della sua principessa.
Ricominciò a spingere le dita dentro il suo corpo caldo, sentendola sempre più bagnata e stretta. Capì che sarebbero bastate altre poche carezze per farla venire sulla propria mano, così sfilò completamente le dita dalla sua vagina umida e le diede un'altra pacca sulla natica. Akaza mugugnò e si staccò dal sesso del suo daddy per alzare lo sguardo su di lui, contrariata e insoddisfatta. Kyojuro sorrise mellifluo, trovando la sua bambina tanto bella da togliere il fiato. Gli piaceva l'espressione che aveva sul viso, il modo in cui le bretelle del top fossero scivolate sulle spalle, scoprendo leggermente il seno prosperoso, lo sguardo languido e carico di desiderio che gli stava rivolgendo.
Le circondò il volto con entrambe le mani e la tirò a sé, impossessandosi delle sue labbra piene per baciarle con trasporto, saggiandone il sapore con la lingua. Akaza ricambiò il bacio, aggrappandosi alle sue spalle forti e mettendosi a cavalcioni sul suo bacino. I loro sessi entrarono in contatto ed entrambi gemettero per il piacere che quel semplice sfiorarsi aveva provocato. Kyojuro portò le mani sui suoi fianchi morbidi e, accompagnandola dolcemente verso il basso, si spinse tra le pieghe bagante della sua vagina.
Akaza ansimò con forza e chiuse gli occhi, l'orgasmo in bilico che le stava facendo formicolare ogni singola terminazione nervosa. Riaprì le palpebre per guardare Kyojuro dritto negli occhi, contemplando la sua espressione eccitata e il modo in cui le sue folte sopracciglia si erano corrugate nello sforzo di mantenere il controllo. Erano entrambi al limite, il piacere alle stelle e ormai impossibile da contenere.
Akaza accarezzò le spalle del suo daddy, facendo scivolare le mani sotto la camicia sbottonata, risalendo sul suo collo fino a raggiungere la nuca. Fece lo stesso percorso a ritroso, scendendo poi sul petto muscoloso decorato dal tatuaggio colorato, godendo nel sentire come la pelle di Kyojuro si arricciava in risposta alle sue carezze. Si azzardò a muovere lievemente i fianchi, accogliendo ancora più in profondità il sesso caldo e pulsante del suo daddy, e lo vide mordersi il labbro.
Quel gesto diede il via libera a Kyojuro che, preso dall'impeto, decise di cambiare posizione strappando un grido sorpreso dalle labbra di Akaza. Si alzò tenendola salda per le cosce, penetrando così in profondità dentro di lei, da sentire la cervice premere contro il proprio glande, e la possedette in quel modo per qualche istante, facendola gemere senza ritegno. Akaza si aggrappò nuovamente alle spalle forti di Kyojuro e strinse le palpebre fino a vedere letteralmente le stelle. L'orgasmo la travolse con forza, montando dentro di lei in ondate calde e impetuose che la fecero tremare come una foglia.
Nel sentire le contrazione delle pareti interne stringere ritmicamente il prorpio sesso eretto, Kyojuro ansimò sommessamente e cambiò nuovamente registro. Facendo stendere Akaza sul divano, la sovrastò con il proprio corpo possente, continuando a muoversi per cavalcare l'onda del suo orgasmo e prolungarlo. La ragazza gemette e si contorse tra le braccia di Kyojuro, le sue gambe che tremavano per l'intensità del piacere che stava provando, la vagina che non la smetteva di contrarsi spasmodicamente.
Kyojuro si spinse tra quelle pareti calde e scivolose con poderosi colpi di reni; e quando si sentì prossimo all'orgasmo, uscì dal suo corpo accogliente e si afferrò il sesso con una mano. Si masturbò guardando Akaza dritto negli occhi, beandosi nel vederla sfatta e ancora scossa dal piacere. Mugugnò gutturalmente e sospirò a lungo quando l'orgasmo finalmente lo travolse. Si riversò sul ventre piatto di Akaza, lasciato scoperto dal top che si era alzato nell'impeto del momento, macchiando in parte quella sua gonna da scolaretta. La fissò ancora un attimo, il fiato corto e la vista lievemente offuscata, poi si abbassò su di lei per abbracciarla e lasciarle una sfilza di baci tra collo e guance. Akaza rise gioiosa, sentendosi appagata, e ricambiò l'abbraccio, stringendo il muscoloso corpo di Kyojuro con le braccia e con le gambe.
«Soddisfatta, piccola mia?» Chiese Kyojuro, adagiandosi sul suo seno cercando di non gravarle troppo addosso.
«Sì. Anche se avrei preferito berlo, il latte.» Rispose con malizia, facendo scorrere le mani sulla schiena del suo daddy.
Kyojuro rise sommessamente e strofinò il naso sulla pelle morbida di Akaza, sprofondando il viso tra quei seni prosperosi che amava tanto. Ne succhiò uno quasi fino a lasciare il segno; poi le depositò un bacio sullo sterno e alzò lo sguardo su di lei, nuovamente eccitato.
«Rimediamo subito.»
» N° parole: 3233
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top