Age difference

«Ma davvero non ti da fastidio giocare con me, Akaza?»

Sporgendosi appena oltre la spalla del ragazzo più grande, Kyojuro lo osservò mentre sceglieva il videogioco per quel pomeriggio. Seduto a gambe incrociate sul pavimento, Akaza spostò lo sguardo ambrato dalle custodie che aveva in mano e sorrise di fronte all'espressione crucciata che si era dipinta sul volto del suo giovane vicino di casa.

«Quante volte ti ho detto che giocare con te mi diverte, Kyojuro? Ora smettila di preoccuparti e comincia a preparare i joystick.»

Da quando aveva iniziato a lavorare come babysitter per racimolare qualche spicciolo e cominciare a essere indipendente, Akaza passava gran parte del suo tempo con Kyojuro. All'inizio lo faceva solo per lavoro – la moto che aveva comprato per i suoi diciotto anni non si manteneva certo da sola –, ma col tempo aveva imparato ad apprezzare la compagnia di quel tredicenne solare e pieno di vitalità.

Trascorrevano i pomeriggi a giocare con la console di Akaza e, qualche volta, anche a studiare per evitare che il rendimento scolastico di Kyojuro potesse subire un improvviso e spiacevole tracollo. Non che ci fosse davvero il rischio, visto che il più giovane era praticamente il primo della classe, ma Akaza preferiva non correre il pericolo di perdere il lavoro con i Rengoku, né tantomeno guadagnarsi la reputazione di persona inaffidabile – i suoi capelli rosa e i tatuaggi bastavano già a farlo sembrare un cattivo ragazzo agli occhi della gente.

Alla fine, Akaza optò per un picchiaduro che sapeva piacere molto a Kyojuro e lo raggiunse per inserire il disco nella console. Sogghignò appena nel vedere il sorriso raggiante illuminare il volto del più giovane e si mise a sedere accanto a lui, sul proprio letto. Nel compiere quel gesto, le loro gambe si sfiorarono e Akaza giurò di aver visto Kyojuro arrossire e irrigidirsi con la coda dell'occhio. Era una cosa che capitava spesso, ultimamente, ma decise di non darci peso – anche se una vocina maliziosa gli suggeriva che Kyojuro si comportava così perché doveva avere una cotta per lui, e gli sussurrava di approfittarne per divertirsi a prenderlo un po' in giro.

«Akaza?»

Lo chiamò all'improvviso, mentre il titolo del videogioco spariva dallo schermo della TV per dare spazio alla scelta dei personaggi.

«Mh?»

«Che ne diresti di fare una... scommessa

Akaza distolse lo sguardo dalla televisione e lo posò su Kyojuro, inclinando leggermente la testa di lato, con la curiosità viva nelle sue iridi ambrate. Era la prima volta che il ragazzo proponeva qualcosa di così intraprendente, e voleva proprio vedere dove sarebbe andato a parare. La vocina nella sua testa continuava a battere la via della "cotta adolescenziale" e, stavolta, decise di stare al suo gioco.

«Sei così sicuro delle tue capacità anche se vinci praticamente una volta su cinque?» Chiese Akaza, provocandolo e sorridendo mellifluo. «Va bene, ci sto. Dimmi quali sono le tue condizioni.»

Kyojuro avvampò all'improvviso e aprì la bocca un paio di volte senza riuscire a rispondere. Akaza lo trovò maledettamente tenero e carino, e scoppiò in una risatina sommessa quando lo vide mordersi il labbro inferiore, combattuto da chissà quale pensiero inespresso.

«Io, ecco... il solletico!» Esclamò con un tono più alto del solito, le guance rosse come due pomodori maturi. «Se vinco io, dovrai farti fare il solletico per tre minuti.»

Akaza lo fissò, sorridendo maliziosamente. Era evidente che avesse cambiato la sua risposta e che l'idea iniziale fosse un'altra, ma fece finta di nulla e accettò.

«Va bene. Ma se vinco io, sarai tu quello che dovrà farsi fare il solletico. Per cinque minuti

Kyojuro sgranò i suoi grandi occhi vermigli e rimase con la bocca aperta per un lasso di tempo indefinito, poi annuì energicamente e si concentrò sullo schermo della TV, sedendosi dritto come un tronco. Akaza rise di nuovo e lo imitò, scegliendo il suo personaggio preferito, nonché il più forte di tutto il gioco – aveva deciso di giocare sporco? Assolutamente sì. E l'idea gli piaceva come non mai.

Akaza ci mise esattamente due minuti per battere Kyojuro in uno scontro da tre round, vincendo in maniera schiacciante durante ogni combattimento. Esultò mentalmente e sorrise sornione, sentendosi improvvisamente su di giri per quello che avrebbe fatto al più giovane. Si trattava di semplice solletico, questo era vero, ma Akaza non vedeva l'ora di scoprire quali altre deliziose espressioni avrebbe fatto Kyojuro trovandosi a fare qualcosa di così intimo, che richiedeva non poco contatto fisico.

Senza preavviso, e prima che il più giovane potesse tentare di fuggire per evitare la penitenza, Akaza lo spinse sul letto, facendolo finire disteso sotto di sé. Iniziò a solleticargli i fianchi, risalendo fino sotto le ascelle, per poi arrivare al collo. Kyojuro cominciò a ridere fino a perdere il fiato e a lacrimare, dimenandosi e contorcendosi sotto il tocco inclemente del più grande. Akaza continuò a torturarlo per cinque interminabili minuti, proprio come aveva promesso, concedendogli però brevi momenti di tregua per evitare di farlo morire asfissiato per via della mancanza di aria nei polmoni.

Quando finalmente si fermò e osservò lo stato in cui si trovava il ragazzo, Akaza avvertì un indefinito brivido di piacere attraversargli il corpo: Kyojuro giaceva sul letto con i lunghi capelli biondi spettinati, gli occhi lucidi per le lacrime versate e le guance ancora deliziosamente arrossate. In più, c'era un piccolo dettaglio che aveva attirato l'attenzione del più grande; dettaglio che confermava ciò che quella fastidiosa vocina nella sua testa aveva continuato a urlare fino a quel momento.

Akaza sorrise serafico e si sporse in avanti, intrappolando il corpo del ragazzo tra il materasso e le proprie braccia. Rispetto a lui, che aveva sviluppato dei muscoli ben definiti grazie agli allenamenti di judo, Kyojuro sembrava così minuto. La cosa lo fece sentire stranamente euforico. Puntò lo sguardo nelle iridi vermiglie del più giovane che, nel frattempo, aveva smesso di ridere e lo fissava con gli occhi sgranati. Era davvero troppo carino, così confuso e spaesato; Akaza non riuscì più a trattenersi dal provocarlo un po'.

«Kyojuro, a scuola non ti hanno insegnato che non si dicono le bugie?» Gli chiese, continuando a sovrastarlo e a sorridere sornione.

«Non so di cosa tu stia parlando, Akaza.» Rispose Kyojuro, arrossendo e parlando a voce troppo alta, in evidente imbarazzo.

«Ah, no?»

Akaza spostò una delle gambe e andò accidentalmente a sfiorare il cavallo dei pantaloni di Kyojuro, esercitando una lieve pressione su ciò che aveva attirato la sua attenzione poco prima: un evidente accenno di erezione. Il ragazzo si lasciò scappare un gemito incontrollato e si coprì la bocca con entrambe le mani, sconvolto e nuovamente rosso come un pomodoro maturo. Akaza sogghignò e cominciò a stimolare con il ginocchio quella zona così sensibile.

«Cosa volevi davvero, Kyojuro? Come pegno da farmi pagare se avessi perso contro di te, intendo.»

Kyojuro scosse la testa e si rifiutò di togliere le mani dalla bocca, certo che avrebbe ripreso a gemere senza riuscire a trattenersi, se solo avesse provato a parlare. Akaza allora aumentò la pressione che stava esercitando sul suo inguine, sentendolo indurirsi sempre di più contro il proprio ginocchio. Se lo avesse raccontato a qualcuno, avrebbero potuto scambiarlo per un maledetto pervertito, ma non poteva negare di provare una certa soddisfazione in quel momento. C'era qualcosa di stranamente eccitante nell'avere il controllo su quel ragazzo.

«I-io... tu mi piaci, Akaza. Mi sei piaciuto dal primo momento, e quello che volevo chiederti, in realtà, era... un bacio!» Esclamò infine Kyojuro, parlando tutto d'un fiato prima di tornare a coprirsi la bocca, ansimante.

Akaza sorrise soddisfatto. Ora che sapeva cosa Kyojuro provava per lui, la voglia di fermarsi e lasciarlo stare svanì completamente. Senza preavviso, sfruttando il fatto di essere più forte e alto dell'altro ragazzo, Akaza gli afferrò entrambi i polsi, bloccandoli ai lati del viso, impedendogli così di coprirsi la bocca. Poi, spinto da un'improvvisa ondata di desiderio, si chinò sul volto di Kyojuro e si impossessò delle sue labbra morbide, donandogli il bacio che aveva appena richiesto.

In un primo momento, Kyojuro si irrigidì e rimase immobile, con gli occhi sgranati per lo stupore. Non sapeva cosa fare e aveva il cuore che gli batteva furioso nel petto, risuonando come un tamburo nelle orecchie. Era la prima volta che baciava qualcuno – per di più, qualcuno per cui aveva appena ammesso di provare dei sentimenti – e si chiese se fosse normale sentirsi andare letteralmente a fuoco. Era come se un incendio stesse divampando nelle sue vene, facendolo arrossire e provare quel tipo di piacere che solitamente lo induceva a toccarsi di nascosto.

«Kyojuro, ti stai eccitando.» Constatò Akaza, allontanandosi dal viso del più giovane per puntare lo sguardo sul suo inguine teso – in realtà, anche lui si stava eccitando, e non poco. «Ti masturbi mai?» Chiese poi, lasciando andare uno dei polsi di Kyojuro per appoggiare la mano sul tessuto dei pantaloni, direttamente sul rigonfiamento.

Kyojuro annuì energicamente e ansimò nel sentire la pressione del palmo di Akaza sulla propria erezione, costretta all'interno dell'intimo che indossava. Non si sarebbe mai aspettato di fare quel genere di cose con Akaza, ma non poté negare di sentirsi felice come non mai. Solo nelle sue fantasie più recondite e proibite aveva immaginato uno scenario del genere, e adesso che lo stava vivendo, si rese conto di non aver desiderato altro per tutto quel tempo.

«Vuoi vedere come lo fanno i grandi?» Domandò ancora Akaza, eccitato nel vedere l'espressione di piacere dipinta sul volto del più giovane.

«Sì!»

Kyojuro rispose senza alcuna esitazione, sempre più elettrizzato e desideroso di scoprire cose nuove riguardo quel suo amore proibito. Akaza sorrise sornione e gli diede un altro bacio, usando la lingua per assaporare le sue labbra morbide e invitarlo a schiuderle. Si insinuò nella sua bocca, solleticandogli il palato e sfiorandogli la lingua. Lo sentì fremere in maniera incontrollata e avvertì il suo sesso pulsare al di sotto del palmo che stava usando per toccarlo da sopra la stoffa tesa.

Mentre continuava a baciarlo con intensità, Akaza cominciò a sbottonare i pantaloni di entrambi e abbassò il tessuto dell'intimo quel tanto che bastava per liberare le erezioni, già umide di umori. Sibilò di piacere quando il suo membro entrò in contatto con quello caldo di Kyojuro e l'eccitazione schizzò alle stelle nel notare la differenza di grandezza. Per un attimo, il pensiero di quanto potesse essere piccolo e accogliente il suo fondoschiena gli balenò nella mente, ma accantonò l'idea prima che potesse prendere il controllo delle proprie azioni.

Anche se era eccitato da morire e l'altro sembrava ben disposto a lasciarsi fare tutto ciò che voleva, Akaza si impose di andarci piano. Kyojuro era pur sempre un ragazzo, e per quel genere di cose servivano tempo e una discreta preparazione. Il suo scopo non era fargli male, ma fargli scoprire le gioie che si possono provare nel fare determinate cose con la persona che che ti piace. Ci sarebbero state sicuramente altre occasioni per portarselo a letto, e già non vedeva l'ora di farlo.

Sistemandosi meglio tra le gambe di Kyojuro, Akaza fece in modo che le due erezioni fossero alla stessa altezza; poi le afferrò entrambe con una sola mano, stringendole insieme e strappando un lungo gemito dalla bocca del più giovane. Iniziò a masturbarle con movimenti di polso decisi, soffermandosi ad accarezzare con le dita il glande umido e sensibile di Kyojuro. Fu una gioia per gli occhi vederlo inarcarsi e contorcersi tra le lenzuola ormai sfatte, con le palpebre leggermente abbassate e le guance sempre più rosse, mentre gli ansimi di piacere si riversavano nel silenzio della stanza senza più alcun controllo.

«Ti piace?»

Kyojuro annuì e mugugnò quando la mano di Akaza si fermò all'improvviso, stringendo la base di entrambi i sessi sempre più gocciolanti.

«Vuoi che mi fermi?»

Il ragazzo scosse violentemente la testa in segno di diniego, troppo eccitato e ormai prossimo all'orgasmo per potersi tirare indietro arrivati a quel punto. Akaza sorrise serafico e riprese a muovere la mano, aumentando il ritmo e sospirando nel sentire il piacere formicolare lungo la colonna vertebrale. Si abbassò nuovamente sul corpo di Kyojuro e portò il viso a pochi centimetri di distanza dal suo, fissando lo sguardo sui suoi lineamenti fanciulleschi per evitare di perdersi l'espressione che li avrebbe stravolti quando l'orgasmo sarebbe sopraggiunto.

Kyojuro ansimò pesantemente e si inarcò un'ultima volta, spingendo i fianchi verso la mano di Akaza; poi strizzò le palpebre e si lasciò pervadere dal piacere, venendo in schizzi caldi tra le dita dell'altro ragazzo. L'orgasmo fu così intenso e travolgente che ci mise più del solito a svuotarsi del tutto. Continuò a riversarsi a lungo, gemendo in maniera sconnessa e sentendo la testa farsi leggera come una piuma. Akaza si morse violentemente il labbro inferiore nel vedere l'espressione di estasi dipinta sul viso di Kyojuro e rantolò un'imprecazione a denti stretti, mentre aumentava il ritmo con cui si stava masturbando.

Riprese possesso delle labbra un po' gonfie del più giovane e raggiunse l'apice in quell'esatto momento, cercando di raccogliere lo sperma nella propria mano per non macchiare la maglietta indossata dall'altro – sarebbe stato imbarazzante spiegare ai suoi genitori come e, soprattutto, di cosa si fosse sporcato. Smise di baciarlo quando anche l'ultima goccia perlacea uscì dalla piccola apertura del suo sesso e rimase a fissarlo con il fiato corto, ricevendo in cambio uno sguardo dolce e pieno di felicità.

La tensione sessuale che si era venuta a creare tra di loro andò scemando un po' per volta, lasciando spazio a un imbarazzante silenzio rotto solo dai respiri pesanti che ritornavano alla normalità. Akaza si alzò dal letto e andò alla ricerca dei fazzoletti per pulire lo sperma di entrambi; poi si mise a sedere, non sapendo esattamente cosa dire. Era iniziato tutto per gioco ed era finito con il fare petting insieme ad un adolescente che aveva cinque anni in meno di lui. Avrebbero potuto arrestarlo se si fosse venuto a sapere, ma, in tutta onestà, non gli importava. L'avrebbe rifatto altre cento volte.

Il campanello della porta suonò in quel preciso momento, riportando entrambi alla realtà: i genitori di Kyojuro erano venuti a prenderlo. Il ragazzo si alzò a tutta velocità dal letto di Akaza e cercò di darsi una sistemata, stando attento a non lasciare niente fuori posto che potesse destare sospetti. Akaza rise nel vederlo così preoccupato e decise di riprendere a stuzzicarlo. Lo afferrò per un braccio e se lo tirò addosso, avvolgendo i suoi fianchi con le braccia muscolose e depositandogli un lungo bacio sulle labbra.

Kyojuro mugugnò e si impose di allontanarsi quando sentì il campanello suonare per la seconda volta. Adesso che aveva provato cosa significasse baciare e lasciarsi toccare dalla persona che amava, non aveva più alcuna voglia di tornare a casa. Voleva restare lì e continuare a farsi sfiorare dalle mani grandi e forti di Akaza.

«Non mi guardare così o mi farai impazzire e sarò costretto a tenerti per sempre con me.» Disse Akaza, ridendo nel vedere l'espressione speranzosa di Kyojuro. «Vieni, ti accompagno prima che i tuoi facciano irruzione in casa mia. Ci rivediamo tra due giorni, giusto?»

«Sì, due giorni.» Confermò Kyojuro, seguendo il più grande per raggiungere l'ingresso. «Akaza, io...»

«Che ne dici se la prossima volta aumentiamo un po' la posta in gioco della nostra scommessa?» Chiese Akaza, prima che l'altro potesse finire di parlare.

Kyojuro lo guardò sorpreso per un attimo, poi sorrise e annuì felice. Akaza ricambiò il sorriso, dopodiché si abbassò per dargli un altro bacio a fior di labbra e lo salutò. Lo vide andare via con i propri genitori e girarsi per salutarlo con la mano, il viso radioso come un raggio di sole. Akaza si richiuse la porta alle spalle e sospirò, rendendosi conto che si era eccitato nuovamente. Quei due giorni sarebbero stati lunghi e agonizzanti, ma lo rincuorava il fatto che presto avrebbe potuto riavere tutto per sé il suo dolce e tenero Kyojuro.


» N° parole: 2662 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top