Capitolo 7 - Diplomazia
[Versione audiolibro disponibile qui: https://youtu.be/DB2Lpdcq5JU ]
Rowan addentò la mela che aveva sfilato senza farsi notare da una cesta su una bancarella del mercato.
Mentre lasciava penzolare le gambe dal parapetto del ponte di pietra, che passava sopra alla via degli orafi, rifletteva su quanto poco utili erano state le sue recenti conversazioni per il progresso delle due indagini che stava seguendo, le strane ipnosi de "Il Parto" e la scomparsa della figlia del bottaio. Così come la sua breve intervista ad Henry non aveva aggiunto nulla a ciò che già sapeva riguardo ai bizzarri incidenti avvenuti nei pressi della bettola maleodorante, allo stesso modo la sua sbrigativa chiacchierata con la sorella della giovane scomparsa non aveva dato molti frutti.
Quando si era presentata a casa del bottaio, fingendosi un'amica di Audry che aveva saputo della sua scomparsa, ad aprirle era stata la sorella minore della ragazza, Molly, una giovinetta timida con lunghe trecce biondo paglia e grandi occhi chiari che purtroppo non conosceva molto dei fatti della sorella. A quanto pareva i genitori delle ragazze, in particolare il padre, erano molto rigidi e devoti ai dettami di Abjan e tendevano ad esercitare un controllo al limite del morboso sulle figlie. A causa di ciò Audry aveva imparato ad essere molto riservata anche con la sorella, che a causa del carattere mite e debole era facilmente manipolabile e cedeva velocemente alle minacce e agli interrogatori. Tuttavia Molly aveva notato in un paio di occasioni che la sorella non era nel letto durante la notte, né in cucina, l'unica altra stanza del piccolo appartamento sopra la bottega del bottaio, ma nulla impediva che fosse scesa nel laboratorio o fosse salita sul tetto a prendere una boccata d'aria e, dal momento che nessuno le aveva mai fatto domande a riguardo in precedenza, lo aveva tenuto per sé.
L'esperienza aveva insegnato alla mezzelfa che le ragazze amavano scrivere i loro segreti in un diario o un quaderno e in altre circostanze lo avrebbe cercato sotto il materasso o fra i vestiti nella camera delle sorelle, ma né Audry né Molly sapevano leggere e scrivere e di certo non avevano denaro da spendere in materiale da disegno, quindi non aveva alcun luogo dove cercare indizi sulla sua vita. Neanche chiedere alle amiche sarebbe servito: i genitori erano così severi che non lasciavano alle figlie nessuna possibilità di stringere amicizie nel quartiere, cosa che faceva pensare a Rowan che magari fosse scappata da quell'incubo.
Sospirò, staccando un altro morso dalla mela, cercando di pensare al prossimo passo, quando un frullare d'ali le annunciò l'arrivo di Erin: giunta come gabbiano dalle ampie ali bianche, mutò forma in quella della minuta ragazzina albina che si sedette accanto alla mezzelfa con un ginocchio raccolto al petto, subito raggiunta dal fedele ocelotto.
-Novità?- chiese Rowan.
L'altra scosse appena la testa.
-È sparita.- commentò la mezzelfa con un sospiro -E nonostante abbia chiesto a chiunque potesse averla incrociata anche solo per sbaglio nell'ultima settimana, non sono riuscita a cavarne un'informazione utile.-
Erin annuì piano con sguardo triste e lei si strinse nelle spalle, staccando l'ultimo morso dalla mela e gettando incurante il torsolo nella strada sottostante.
-Al suo posto sarei fuggita.- ammise -I genitori tengono lei e la sorella chiuse in casa tutto il giorno a cucire e fare i mestieri. Escono solo un paio di volte alla settimana per andare al mercato, rigorosamente accompagnate o per le funzioni di Abjan. Penso però che se fosse scappata, almeno avrebbe salutato la sorella. Non lo so, non ha senso e a questo punto ho davvero finito le idee.-
-Hai parlato con Rolf?- domandò la ragazzina in un sussurro, puntando i suo grandi occhi rossi dritti in quelli della mezzelfa.
Rowan aggrottò le sopracciglia.
-Perché?- chiese perplessa.
-Perché hanno una relazione.- ribatté quella serafica.
La donna la fissò per un paio di secondi senza dire nulla.
Chiederle come ne fisse venuta a conoscenza era del tutto inutile, sapeva già che si sarebbe solo stretta nelle spalle e se ne sarebbe uscita con un frase fastidiosamente vaga, quindi lasciò perdere. Si era da tempo fatta una ragione del fatto che Erin avesse bizzarre abilità di origine sconosciuta, come appunto collezionare curiose e inspiegabili informazioni sugli abitanti di Nalhock senza un motivo apparente. Anche se la mezzelfa sospettava che fosse così che passava il tempo, quando mutava in forma animale.
-Grazie per la dritta.- ringraziò infine ancora un po' spiazzata -Andrò a parlargli.-
Saltò giù dal ponte e atterrò leggera in mezzo alla strada degli orafi.
Fece un cenno di saluto a un apprendista che la stava fissando perplesso dalla soglia della bottega e si avviò lungo la via a passo spedito.
***
-Forse siamo colpevoli di aver trascurato la sorveglianza sui nostri mari e di certo potremo impegnarci ad aumentarla in futuro, ma non abbiamo alcun potere sui pirati che fanno razzie a largo di Thenf e di Anassa.-
Le parole di Vsevold di Radskad, ambasciatore dell'Impero saicriano, suscitarono una reazione stizzita nelle quattro delegazioni elfiche: se i tre diplomatici di Vör riuscirono a mantenere un certo decoro, nonostante non furono capaci di nascondere l'evidente ostilità, Dervla Urchardan scattò in piedi furiosa.
-Corsari, ambasciatore, non pirati, non insultate la nostra intelligenza.- sibilò gelida -Anche i bambini a Braggh sanno chi li manovra nel mare di Irea, quindi, se non state mentendo, vi consiglierei di dimettervi in favore di qualcuno più capace di voi.-
L'uomo non si scompose e sollevò appena un sopracciglio con aria di sufficienza.
-Un popolo che basa le sue decisioni sulle opinioni di donne e bambini... nessuna sorpresa che rischi di essere schiacciato da una manciata di serpi.- commentò, il petto gonfio di alterigia, sul quale spiccava lo stemma dell'impero, un'aquila che teneva fra gli artigli una serpe ricamata in nero su sfondo rosso con piccoli gigli oro.
Il drow seduto alle spalle dell'ambasciatrice saltò in piedi, portando istintivamente una mano al fodero del pugnale, che però trovò vuoto. Dervla Urchardan lo fermò con un gesto della mano.
-Vi conviene ritirare quello che avete detto o sarò costretta a farvelo ingoiare.- lo minacciò tagliente.
-Dopo che avrete ritirato le vostre infamanti insinuazioni.- ribatté Vsevold di Radskad fissandola dritta negli occhi con sguardo di sfida.
Lucius si affrettò a portarsi fra i due diplomatici.
Nonostante i suoi sforzi disperati di mantenere la conversazione su un tono civile, la discussione era presto naufragata in una deriva di recriminazioni e minacce più o meno velate.
-Calmiamoci.- esordì in tono fermo e deciso -Le parole sono andate fin troppo oltre il segno. Credo sia opportuno che l'ambasciatrice Dervla Urchardan porga le sue scuse all'Impero dei Saicri per le sue insinuazioni e l'ambasciatore Vsevolod di Radskad si scusi per le sue offese al popolo dei drow.-
Gli occhi della donna saettarono rapidi per incrociare quelli del gran consigliere e le sue iridi violette brillarono di una luce rabbiosa e primitiva.
-Non intendo...- cominciò velenosa, ma le sue parole si interruppero bruscamente.
Il mago intravide con la coda dell'occhio il rapido movimento della mano di Ciara Dundas, mascherato dal delicato gesto di sistemarsi i capelli sul lato del capo.
Dervla Urchardan serrò la mascella e ingoiò l'orgoglio dietro le labbra livide di risentimento.
-Vi porgo le mie scuse per essermi spinta troppo oltre con le mie opinioni.- sibilò gelida, tornando a sedersi al suo posto.
Lucius pensò che non fossero un granché come scuse, ma si tranquillizzò vedendo un sorrisetto compiaciuto stirare le labbra dell'ambasciatore dei Saicri. Tuttavia decise che fosse il caso di spazzarlo subito via, incrociando con aria severa i suoi occhi scuri con quelli dell'uomo , di un pallido azzurro cielo.
-E io vi porgo le mie per aver offeso le vostre usanze.- snocciolò quello meccanicamente, quasi imbarazzato di doversi scusare.
Il mago percepì l'aria distendersi e i rappresentanti delle altre delegazioni smettere di trattenere il respiro.
-A prescindere dall'origine degli assalti dei corsari - chiarì Lucius, lanciando tuttavia un'occhiata eloquente a Vsevold di Radskad -Se vogliamo arrivare a un accordo pacifico è necessario che cessino in tempi più brevi e definiti di un generico "futuro".-
L'ambasciatore dei Sacri si accomodò sulla sua seduta con fare tronfio, incrociando le braccia.
-Se vogliamo arrivare a un accordo pacifico.- dichiarò con un sorrisetto viscido, scrollando le spalle.
Il grosso guerriero alle sue spalle sorrise in modo crudele e vagamente ebete a quelle parole e al gran consigliere non sfuggì l'espressione di disprezzo che si dipinse sul viso del drow accomodato dietro Dervla Urchardan, né l'automatico gesto di portare la mano al fodero del lungo pugnale che ne seguì, ancora una volta invano.
Il mago incrociò lo sguardo con quello di Eoghan, facendogli un lieve cenno e questi si alzò lentamente per prendere la parola.
-Sarebbe bene stabilirlo prima di continuare le trattative.- stabilì l'elfo pacatamente -Perché, per quanto il mio popolo auspichi una soluzione pacifica, dispone comunque di una nutrita flotta navale che si è tenuta in massima parte in disparte nella battaglia di Anassa, ma è pronta a scendere in campo al fianco di quelle di Braggh, qualora fosse necessario.-
-E naturalmente la flotta di Nalhock sarebbe costretta ad affiancarle senza esitazione.- sottolineò Lucius con il tono più solenne che gli uscisse, nonostante fosse per lo più concentrato a non ridere per il colore rosso acceso che il volto di Vsevold di Radskad aveva assunto. -È un'eventualità che vorremmo evitare, ma una città portuale non può permettere che i suoi interessi vengano messi a repentaglio.-
Doveva avervi fatto caso anche Dervla Urchardan a giudicare dal ghigno compiaciuto che le distorceva il viso in un'espressione inquietante.
-L'impero è vasto e la nostra flotta imponente.- rispose l'ambasciatore, facendo uno sforzo evidente per controllare la rabbia -E ha molti più amici di quanti voi supponiate. Fossi in voi, mi guarderei dall'imbarcarvi in una guerra capace di piegare i vostri popoli.-
Gli occhi di Lucius si incrociarono con quelli di Ciara Dundas solo un per un istante, prima che lei li nascondesse con un battito di ciglia, girando leggermente la testa di lato.
-Dite il vero.- rispose il gran consigliere con condiscendenza -Certamente l'Impero dispone di una flotta vasta, specializzata e pericolosa e molti alleati disposti a supportare la vostra battaglia, ma è altresì vero che già state combattendo una guerra su un altro fronte, guerra che non sta esattamente volgendo in vostro favore, e credo che qualsiasi uomo saggio vi sconsiglierebbe dal ripetere l'errore di disperdere le vostre forze su altri confini, dopo il disastro di Aruil e Nemeka.-
Il volto rosso di rabbia di Vsevold di Radskad si fece improvvisamente cereo.
-Cosa... di cosa state parlando?- balbettò, preso alla sprovvista.
Lucius assunse un'aria mortificata, cosa che non gli sarebbe riuscita così difficile se dentro di sé non stesse già gongolando per quel piccolo risultato. L'ambasciatore saicriano era stato una spina nel fianco non appena era entrato nella trattativa e metterlo finalmente a tacere era una vittoria molto dolce.
-Perdonatemi, pensavo sapeste dello sventurato esito della battaglia che è seguita al vostro sconfinamento nelle terre di Yutrell.- si scusò -Ai consoli delle città accademia non interessano le scaramucce ai confini, ma sono spietati quando si cerca di penetrare nel cuore della confederazione.-
Un silenzio tombale cadde nella stanza, seguito da un appena percettibile ma concitato mormorio tra gli ambasciatori e il loro seguito. Anche la delegazione di Braggh ne fu travolta, ma al mago non sfuggì il mezzo sorriso soddisfatto che per un attimo balenò sulle lebbra di Ciara Dundas.
-Voi... io... come lo sapete?- biascicò Vsevold di Radskad, mentre il suo seguito di faceva ogni momento più agitato e rumoroso.
-Yutrell è la mia terra.- rispose Lucius, mentendo senza mentire -Ho ancora degli amici lì.-
L'ambasciatore saicriano si passoò una mano sul viso.
Fu allora che il mentalista decise di spingersi un poco oltre: con la delicatezza che aveva appreso con anni di esperienza, scavò un piccolo accesso nel mente del diplomato, piano, in modo che non potesse accorgersene.
Normalmente accedere alla mente di un uomo che non conoscesse le arti magiche era molto semplice, ma con i Saicri occorreva maggiore sforzo e attenzione, perché, anche se all'apparenza erano uguali agli umani, in realtà appartenevano alla stirpe dei barbari, che per loro natura sono più resistenti alla magia.
Non gli ci volle più di un secondo per penetrare nella sua testa, era tutta la seduta che ci lavorava e da lì attinse alle informazioni che Ciara Dundas non gli aveva fornito e altre ancora più interessanti di quanto immaginasse.
Sapeva che in una situazione diversa qualcuno nelle delegazioni elfiche avrebbe notato il suo trucchetto, ma in quel momento erano tutti troppo stupiti e occupati a verificare tra loro le sue parole per prestarvi attenzione. Tutti tranne una, ma non era di lei che doveva preoccuparsi.
-Credo che perdere due eserciti e una flotta di dodici navi sia un colpo sufficientemente duro da scoraggiare l'inizio di un nuovo conflitto.- riprese Lucius in tono pacato, mettendo insieme le informazioni che gli aveva procurato Rowan, quelle che aveva ottenuto dall'elfa oscura e le ultime che aveva trafugato personalmente -Questo è il momento di piangere i vostri morti, non di sacrificare altre vite sull'altare della guerra.-
Vsevold di Radskad annuì lentamente, lo sguardo perso nel vuoto e un'espressione terrea sul viso.
-Devo... dobbiamo verificare delle... delle informazioni.- balbettò -Se... non è un... problema... se non è un problema chiederemmo... una sospensione e... il permesso di ritirarci.-
-Per Nalhock il permesso è accordato.- asserì il mago, tornando ad accomodarsi per lasciare la parola agli altri rappresentanti.
-Elegante e astuto.- sussurrò una voce morbida nella sua testa.
Lucius non si scompose, sapeva che quel bisbiglio veniva da Ciara Dundas, i cui occhi brillanti come ametiste si specchiavano soddisfatti nei suoi.
-Mai quanto il vostro piccolo scambio.- rispose telepaticamente, fingendo di concentrarsi sulle parole di Eoghan.
Ormai era chiaro che Dervla Urchardan non fosse che uno specchietto per le allodole e che in realtà fosse la bella incantatrice a dirigere la trattativa da dietro le quinte.
-È un giochetto banale tra la mia gente.- commentò la voce mentale di Ciara Dundas -E ammetto di essere stata un po' troppo sfacciata con voi, non saggio quando si ha a che fare con una persona intelligente. Ma d'altro canto non potevo lasciare che fosse Dervla a parlarvi, lei non aveva le informazioni che ho io.-
Il gran consigliere mascherò un sorrisetto compiaciuto, che cercava di affiorare sulle sue labbra, portandosi una mano al viso con fare pensoso.
-Chiederanno una sospensione di qualche giorno.- previde l'elfa -E poi torneranno strisciando a chiedere la pace. Avete fatto un buon lavoro.-
-Abbiamo.- precisò lui.
-Abbiamo.- concesse la voce vellutata della donna, risuonando come una melodia nella sua testa -Ora dovrete solo fare in modo che accettino delle condizioni favorevoli. Confido nei vostri modi.-
Lucius si alzò per chiudere ufficialmente la seduta.
-Non avrei fatto diversamente in ogni caso.- ribatté telepaticamente.
***
Il sole stava già scendendo oltre la linea dell'orizzonte, quando Rolf uscì dalla studio del padre con un fascio di carte sotto il braccio.
Rowan lo seguì a distanza, sotto un innaturale cielo scarlatto, attraversato da soffici nuvole stiracchiate che andavano ad addensarsi a est.
Era partita con l'idea di interrogarlo il prima possibile, ma poi aveva preferito aspettare che tornasse a casa, per potergli parlare in privato; se lui e Audry avevano una relazione, era probabile che non fosse ben vista dai genitori del giovane, il figlio del notaio che sposava la figlia di un bottaio era il genere di notizia che poteva rovinare la reputazione di una famiglia. Che poi fosse un motivo ridicolo era tutta un'altra faccenda.
Lungo la strada le botteghe stavano chiudendo e i cittadini si ritiravano nelle loro case; a quell'ora della sera le vie della città si affollavano di lavoratori stanchi e stranieri dall'aspetto bizzarro che attendevano l'arrivo del buio per invadere le taverne e le case di piacere nella parte bassa della città, che si facevano sempre più squallide e a buon mercato mano a mano che ci si avvicinava alla zona del porto.
Rolf svoltò in un vicolo che tagliava verso i quartieri alti di Nalhock e Rowan tirò un sospiro di sollievo: temeva già di doverlo seguire fino a casa, quando aveva programmato altri impegni per quella serata, sebbene non più entusiasmanti.
La stradina secondaria era già praticamente deserta, se si escludeva un vecchio che stava seduto sulla soglia di casa a intrecciare un cesto di vimini e non si prese la briga neanche di alzare lo sguardo al loro passaggio. La mezzelfa aspettò che si fossero addentrati per una ventina di metri nella viuzza prima di cercare di attirare l'attenzione di Rolf, onde evitare di catturare sguardi indesiderati.
-Rolf!- lo chiamò con voce alta e ferma, accelerando il passo.
Il giovane si voltò un momento, ma subito dopo si mise a correre.
Rowan sbuffò, ma un po' si aspettava che quella giornata non poteva che finire in modo assolutamente seccante.
Non perse tempo a corrergli dietro; sfruttando la bassa tettoia sopra un vecchio portone e la canala di scolo dell'acqua piovana, in un paio di secondi si portò sui tetti sopra il vicolo e da lì si mise all'inseguimento del giovane fuggitivo.
Non che si trattasse di un'impresa così difficile: il giovane apprendista notaio correva in maniera così scoordinata e impacciata da risultare lento come un bambino di tre anni che cerca di sfuggire alla madre al mercato, con l'unica differenza che lì non c'era alcuna folla in cui potersi confondere.
Lo superò di un paio di metri prima di saltare giù dal tetto direttamente davanti a lui, che, per lo spavento, fece un balzo indietro, inciampò nei sui stessi piedi e finì col sedere per terra.
-Ti prego!- ansimò il ragazzo, alzando le braccia davanti al viso per proteggersi -Non ho denaro, non farmi del male.-
Rowan si alzò in piedi, piazzandosi le mani sui fianchi, e alzò un sopracciglio con fare perplesso. Questa era nuova: le erano capitate spesso scene bizzarre, andando a fare domande in giro agli sconosciuti, ma che qualcuno, solo vedendola, la scambiasse per una minaccia, non le era mai successo.
-Non sto cercando di derubarli.- ribatté, ancora indecisa se essere divertita o sconcertata -Ho solo bisogno di farti qualche domanda su Audry, la figlia del bottaio.-
Un tipo diverso di panico si dipinse sul volto di Rolf, unito a una buona dose di sorpresa.
-Su Audry?- biascicò incerto -Per quale motivo?-
Rowan fece, un passo verso di lui e gli tese una mano.
-Questa mattina non era in casa quando la sorella si è svegliata e il letto era ancora rifatto.- spiegò, scandendo bene le parole, mentre fissava il ragazzo dritto negli occhi.
Il giovane le prese la mano e si rimise in piedi.
Il suo viso si era fatto teso e si lanciò un paio di occhiate nervose attorno, come si aspettasse di essere osservato.
-Vieni.- disse, facendole un cenno col capo verso una traversa poco più avanti.
I due passarono in silenzio sotto un arco di pietra, salirono per una breve salita, lungo una stradina lastricata di bianche pietre irregolari e altrettanto consumate, fino a una piccola fontana mezza distrutta a ridosso di un alto muro a secco, che un tempo doveva avere un'ampia vasca e una statua di qualche tipo nel punto in cui sgorgava l'acqua, ma che ora era ridotta a un semicerchio spezzato in maniera irregolare e parzialmente smantellato per riutilizzare i materiali, e rimaneva solo una stana bocca d'uscita dalla forma indefinita con sotto una grata storta.
Rolf si lanciò di nuovo un paio di occhiate alle spalle, poi fece un cenno di assenso verso Rowan, invitandola a sedersi.
-Non avevo idea che fosse scomparsa.- confessò agitato -Come l'hai...?-
-L'ho saputo da un amico di Rose, la sorella dell'apprendista di Nigel, il bottaio.- spiegò lei, accomodandosi sulle pietre fredde -E l'amico di Rose è venuto da me perché sa che mi occupo di risolvere i problemi in città. Puoi chiedere a Bardolph se non ti fidi.-
Il giovane la fissò intensamente per un istante, poi annuì nervosamente e fece un paio di passi avanti e indietro.
Era evidentemente preoccupato e la mezzelfa si domandò a quel punto se sapesse effettivamente qualcosa di utile o se stesse nuovamente sprecando il suo tempo.
-Sei venuta da me perché sai..?- chiese il ragazzo ancora sospettoso.
-So che avete una relazione, sì.- confermò lei, intuendo la fine della frase.
-E come...?- domandò ancora lui.
Rowan dovette fare uno sforzo per non urlargli in faccia di finire almeno una domanda.
-Diciamo che è il mio lavoro, quello di sapere i cazzi di tutti in città.- ribatte con pazienza -Rende più facile risolvere i misteri. Ora, possiamo accantonare altre chiacchiere inutili, e passare alla parte in cui mi dici se hai qualche informazione che mi aiuti a rintracciare Audry?-
Lui si passò le mani fra i capelli, continuando a spostarsi avanti e indietro con fare angosciato.
-Dovevamo vederci ieri sera.- ammise dopo un paio di secondi -I nostri genitori non approvano la nostra relazione: mio padre vuole che io sposi una giovane di buona famiglia, mentre al padre di Audry basta il fatto che io respiri perché io non gli vada a genio, quindi, per vederci, ci incontriamo la sera tardi, quando i nostri genitori dormono.-
Rowan annuì pensierosa.
Capiva bene che un notaio non volesse che la sua progenie sposasse la figlia di un bottaio e, anche se Nigel avrebbe probabilmente approvato tale unione, comprendeva perché non volesse che un giovanotto ormai vicino alla maggiore età* girasse intorno alla sua primogenita di quattordici anni, senza averle prima messo un anello al dito.
-E vi siete visti?- lo incalzò.
Lui scosse il capo.
-E non ti sei preoccupato?- chiese lei.
-È normale che a volte non si presenti agli appuntamenti.- spiegò Rolf cupo -A volte capita che la sorella si svegli quando prova a sgattaiolare fuori o che i genitori siano ancora svegli e debba rimanere in camera. Pensavo mi avrebbe spiegato in settimana.-
La mezzelfa approfittò della risposta per scavare più a fondo.
-Come fate a comunicare?- si informò -So che Nigel è estremamente severo, a malapena lascia uscire le figlie in compagnia della madre.-
Il ragazzo sospirò.
-Di solito ci troviamo al mercato quando accompagna uno dei genitori.- raccontò -Approfitta della folla o della distrazione dei suoi per allontanarsi e ci ritroviamo vicino alla bottega dello speziale. Poi per evitare problemi dice di essersi persa. Altrimenti ci vediamo alle celebrazioni per Abjan o alle cerimonie del lunedì. Ma se non riusciamo a beccarci di persona per tutta la settimana, ricorro a un metodo diverso: le metto dei biglietti sotto la soglia della finestra della camera. Audry non sa leggere, anche se le sto insegnando, ma abbiamo una specie di codice per i giorni e gli orari a cui incontrarci.-
-Capisco.- asserì la Rowan -Tu però ieri sera di sei andato all'appuntamento, non hai visto nulla di strano?-
Il giovane scosse la testa.
-Ieri mio padre mi ha trattenuto per delle pratiche e ho fatto un pò in ritardo.- spiegò nervosamente -Dovevamo vederci poco prima del cambio della guardia e invece sono arrivato appena dopo. Audry non c'era, ma io ho atteso per quasi due ore prima di rassegnarmi all'idea che non si sarebbe presentata. Alla fine però sono dovuto tornare a casa.-
Rowan annuì comprensiva.
-Di certo non potevi aspettare tutta la notte.- concordò -Vi incontrate sempre nel solito posto?-
-Sì.- asserì lui -All'inizio ci vedevamo al tempio, ma poi qualcuno deve averci visto e sono girate delle brutte voci su ragazzi che si appartavano nella casa di Abjan... così abbiamo spostato i nostri appuntamenti al piccolo molo vicino a Il Porto, la bettola nei pressi del porto antico.-
La mezzelfa sentì un brivido gelido correrle lungo la schiena e una spiacevole sensazione colpirla allo stomaco.
Dovette aver assunto qualche strana espressione, perché il ragazzo si sentì in dovere di spiegare.
-Lo so che non è un bel posto per una ragazza.- si affrettò a dire -Ma è molto vicino a casa di Audry e se si passa prima vicino alle mura e poi accanto al canale, di sera e con degli abiti scuri si è praticamente invisibili agli avventori del Porto.-
La donna si mise in i piedi, cercando di sembrare il più disinvolta possibile.
-Non ne dubitò.- ne convenne sbrigativa -Mi sono ricordata... una cosa. Devo andare, ti terrò aggiornato.-
Non aspettò neanche la risposta di Rolf prima di allontanarsi.
Si disse che il giovane non era pronto a sentire quello che avrebbe dovuto dirgli, anche se forse era lei che quel giorno non si sentiva in grado di comunicare allo sfortunato figlio del notaio che probabilmente la sua amata era morta.
***
All'orizzonte il mare splendeva di un'abbagliante luce dorata, riflettendo gli ultimi raggi del sole che tingevano di un'inusuale rosso scarlatto le nuvole che si allungavano timide e stiracchiate sopra la città, ma che a est già si affollavano, dense e minacciose. Lucius, affacciato a una delle alte finestre ad arco del palazzo del governatore, con la mano poggiato sulla soglia in marmo e la sua borsa sulla spalla, osservava assorto lo spettacolo suggestivo, cullato da una certa stanchezza, incoraggiata dalla pace dell'acqua scintillante, e al contempo vagamente angosciato dalle nubi cariche di pioggia che si schieravano sulla linea dell'orizzonte, come un esercito accampato sotto le mura di una città. In un angolo remoto della sua mente, pregava una divinità in cui non aveva mai creduto, che non stesse per scoppiare un temporale, ma in superficie cercava di concentrarsi sugli impegni che l'attendevano il giorno successivo: la pianificazione era la chiave per mantenere il controllo sulla propria vita.
Dopo le notizie che aveva recapitato alla delegazione dei Saicri, Vsevold di Raskad aveva chiesto un'interruzione di tre giorni per verificare le nefaste informazioni che aveva ricevuto, il che di certo aveva alleggerito il suo carico di lavoro, ma avrebbe comunque dovuto partecipare alla cena in onore del nuovo bibliotecario, organizzata dal gran sacerdote di Abjan. Il gran consigliere non era entusiasta dell'evento, molto probabilmente sarebbe stato affollato di sacerdoti della dea, farcito dei più influenti tra saggi di Biorj residenti a Nalhock e arricchito con nobili molto devoti e altrettanto tediosi, ma una piccola parte di lui sperava di avere comunque l'occasione di scambiare qualche piacevole chiacchiera con Aros di Trand, sebbene le possibilità non fossero molte dal momento che questi sarebbe stato il contesissimo ospite d'onore.
Uno schianto improvviso, un rombo sonoro amplificato dalle alte volte dei corridoi della residenza del governatore, spazzò via la poetica immagine del tramonto dalla mente di Lucius.
Il mago si voltò di scatto, gli occhi spalancati, ma persi nel vuoto, le dita della mano sinistra stette spasmodicamente sulla soglia di marmo della finestra, ogni singolo muscolo del suo corpo teso e contratto. Il cuore gli era schizzato in gola e correva a un ritmo folle e il fiato si era fatto corto, mentre le ultime eco si spegnevano nel corridoio. L'uomo, congelato in quella condizione di terrore, neanche si accorse che il rumore si era spento in lontananza, paralizzato in un tempo diverso da quello presente che si muoveva attorno a lui.
-... igliere? Gran consigliere?-
Quella voce remota lo riportò indietro, strappandolo all'incubo in cui era sprofondato per un periodo che non avrebbe saputo quantificare. Certo, gran consigliere, lui era il gran consigliere di Nalhock, città portuale del Regno di Ithra.
Si sforzò di scuotersi, voltandosi verso il suo interlocutore e facendo attenzione a nascondere il tremore delle sua mani fra le pieghe della veste.
-Sì, perdonami, ero... immerso nei miei pensieri.- rispose meccanicamente, cercando di suonare più tranquillo e naturale possibile.
Il valletto non parve fare molto caso allo stato del mago.
-Perdonate il disturbo, ma il governatore vuole sapere se... ecco, se domani può dormire fino a tardi.- spiegò il giovane, non senza un certo imbarazzo.
Il gran consigliere si sforzò di non alzare gli occhi al cielo.
-Si, certo, che si alzi quando vuole.- rispose sbrigativo -Piuttosto, ho sentito un boato prima, è tutto a posto?-
Il ragazzo fece un profondo respiro prima di rispondere, il che fece pensare a Lucius che si stesse sforzando di ingoiare un commento non richiesto.
-Il governatore ha preso una delle spade appese sopra l'arco fuori dalla sala della caccia.- raccontò con encomiabile compostezza -E nel prendere la spada ha fatto crollare lo scudo ornamentale con lo stemma della città.-
Questa volta fu il mentalista a dover prendere un respiro profondo per evitare di bestemmiare il nome di Abjan e di tutte le sue ancelle celesti.
-Naturalmente.- si limitò a commentare -È meglio che io vada a casa. Buna serata e salutami il governatore.-
-Buona serata, gran consigliere.- ribatté l'altro, piegandosi in un inchino profondo.
Lucius si gettò il mantello sulle spalle e si incamminò verso l'uscita.
Nascoste sotto la stoffa spessa della cappa invernale, si stropicciò le mani nell'inutile tentativo di farle smettere di temere.
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* la maggiore età a Ithra si raggiunge diciassette anni
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