Z-Town

Z-town.
Vecchio buco di merda.

Lucy ricacciò nel fondo dello stomaco l'incerta ondata d'affetto che aveva provato a farsi strada verso il suo cervello.
Una scarica elettrica attraversò i circuiti, per metà organico e per metà sintetici, ma la cyborg la ignorò.

"Sia ringraziata la scienza per gli upgrades" pensò con un sorriso mesto, mentre regolarizzava il respiro e riportava la temperatura corporea sotto controllo.
Non erano funzioni del suo potenziamento che utilizzava spesso — apprezzava di più la forza bruta del suo braccio meccanico, o l'acume delle iridi sintetiche — ma Z-town le suscitava reazioni che non aveva voglia di analizzare.
Reazioni che la rendevano vulnerabile, sentimentale e davvero troppo umana.

"Ma del resto non è forse per questo che sono qui? Perché una buona parte di me è ancora umana?"

Il tragitto verso la Stele fu breve, perché a dispetto del nome il monumento non era un cippo di pietra, ma un gigantesco muro storto che serpeggiava tra i casermoni e le baracche. Oramai si estendeva da un lato all'altro di Z-town e i suoi abitanti ci si erano adattati, costruendo porte, passaggi e camminatoi.
Molti abitanti di Detroit avrebbero trovato macabra e inquietante l'idea di passeggiare attorniati dalle ceneri dei morti, ma Z-town era un mondo a sé stante, in cui non si poteva andare tanto per il sottile.

Lucy attraversò il terzo varco — intitolato al Grande Macello del 2082 — e s'inerpicò su una scala fatta di gradini diseguali, tirata su con pietrame e calce viva.
Si fermò a metà, accovacciandosi accanto alla targa semi consunta che indicava il punto in cui riposavano le ceneri di Mary Walker.

«Ciao»

Grattò via con le dita metalliche un ciuffo di licheni che si era fatto strada tra le crepe della Stele.

«Non ho molto da raccontarti — o meglio, molto di quello che vorrei dirti non ti piacerebbe. Sì, lo so che non ti piace il mio lavoro, ma non è così pericoloso come pensi. Di recente, anzi, è stato abbastanza noioso.»

Il volto severo del giovane ispettore Evans le balenò davanti agli occhi. Non poté fare a meno di sorridere ripensando alla sua espressione quando gli aveva fregato l'accendino.

«Ah, in realtà qualche novità c'è. Al distretto è arrivato un nuovo ispettore e senti questa: ce l'ha a morte coi cyborgs! Dovresti vederlo, si vede che è stato imboccato col cucchiaino d'argento. Ma pare che l'abbiano messo sotto al vecchio Figgs: spero che lo faccia trottare.»

Una goccia di pioggia le rimbalzò sul capo e Lucy si alzò in fretta.

«Devo scappare, altrimenti mi inzupperò prima di arrivare alla metro. Tanto ci vediamo il prossimo mese. Ciao, mamma.»

Gli upgrades emisero un ronzio poco rassicurante mentre Lucy ripercorreva la strada che l'aveva riportata fin lì. Correva come se l'intera Z-town stesse andando a fuoco, come se non potesse uscire da lì abbastanza in fretta.

Solo una volta al sicuro sulla metro, nascosta in fondo all'ultimo vagone, Lucy disattivò il controllo neurovegetativo.
E pianse, pianse, pianse, come si permetteva di fare solo una volta al mese.

"Chissà cosa penserebbe l'ispettore Evans di questo spettacolo penoso" pensò, scossa dai brividi e dai singhiozzi, mentre la sua temperatura e il suo respiro tornavano lentamente alla normalità.
"Forse non ci crederebbe neanche. Gli occhi sintetici mica possono produrre lacrime vere, no?"

Con un sorriso amaro, Lucy si sistemò il risvolto della giacca in pelle e sprofondò ancor di più nel sedile.
Non che le interessasse davvero cosa pensasse l'ispettore Evans di lei o dei cyborgs.
Lei sapeva chi era.
Aveva sepolto la vergogna che un tempo quell'idea le aveva causato insieme alle ceneri di sua madre, in quello sporco angolo di Detroit che si faceva più lontano ogni istante che passava.
Sì, lei sapeva chi era.
Forse era ora che lo scoprisse anche l'ispettore Evans.

•_•

Curiosità del giorno

Dal saggio "Z-town: polvere e sangue" di Steve Grüber, Capitolo VI: I morti di Z-town

Nel 2050 Z-town era ancora una zona industriale; era chiamata anche "la fucina di Detroit", poiché per qualche ragione qui si erano concentrate le aziende che lavoravano il metallo.
Si ritiene che l'incendio sia scoppiato nella fabbrica della Xanderus, ditta affiliata al governo che faceva ampio uso di napalm. L'inferno di fuoco che seguì distrusse gran parte della zona e fece 315 morti.
In loro onore fu costruita la Stele, che oggi è diventata il simbolo di Z-town e può essere ammirata da quasi ogni punto di Detroit.
In origine, tuttavia, la Stele era solo un cippo commemorativo delle vittime che la Xanderus pose dove un tempo sorgeva la fabbrica. È per questo che a volte la di trova citata come "Stele di Xanderus" o "Stele dei signori della guerra".

Z-town non si riprese mai dall'incendio e nel giro di poco divenne il quartiere che oggi conosciamo: case costruite dal niente, senza permessi né ordine, abitate da chi non poteva permettersi un alloggio in città.

[...]

Con il terremoto del '63 e ancor di più con la rivolta fallita dell'82, alle autorità si presentò un problema di non facile risoluzione: nel quartiere non c'era un cimitero.
I risvolti di questo problema erano molteplici: non si trattava solo della necessità di una regolazione igienica, ma anche di una sorta di riconoscimento di Z-town, che fino ad allora aveva mantenuto lo status di quartiere abusivo. Nonostante i numerosi tentativi falliti di sgombero (vedi Capitolo IX: Amici o nemici?) Detroit non era ancora pronta per accettare l'esistenza di Z-town.
Ma con i cadaveri che appestavano le strade e nessun cimitero disposto ad accoglierli, andava trovata una soluzione al più presto.
Il governo Rogers decise di cremarli e riconsegnare le ceneri alle famiglie.

Ma la storia dei morti di Z-town non finì qui. Furono gli abitanti stessi a pensare alla Stele. Alcuni dicono che si trattò dell'iniziativa personale di alcuni individui, che poi si allargò a tutto il quartiere. Altri (come Faber e Stevens) sostengono l'idea di un'assemblea popolare.
Quale che sia stato il motore della decisione, in breve tempo la Stele divenne l'unico luogo in tutta Z-town in cui si potessero inumare le ceneri dei propri amici e compagni.

[...]

Tuttavia, se vi trovate a passeggiare lungo il lato nord, proprio accanto alla King's Door (vedi capitolo XII: Jimmy King e gli altri figli di Z-town) vedrete un cippo di pietra incastonato nell'architettura di cemento: è la Stele di Xanderus, con ancora incisi i 315 nomi dei primi morti di Z-town.

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