Capitolo 5

Una materia che a Harry non era mai interessata più di tanto era proprio Erbologia: quella sarebbe stata la prima lezione dell'anno e come sempre Harry avrebbe dato poco ascolto a quello che avrebbe avuto da dire la sua professoressa, soprattutto quella mattina in cui non faceva altro che pensare al suo professore di Difesa. Non vedeva l'ora di rivederlo quella sera, poter passare un po' di tempo con lui, fregandosene entrambi della punizione di Harry, come avevano fatto le due sere precedenti.

Aveva ripensato alle mani di Louis: erano piccole rispetto alle sue. Erano quelli i momenti in cui la loro differenza di età non si notava minimamente, anzi Harry sembrava quasi più grande. Era leggermente più alto del suo professore e le sue mani erano enormi, per questo riusciva sempre a insinuare totalmente le dita tra i suoi capelli, ed era una splendida sensazione poterglieli toccare. Erano lisci e sempre al loro posto, eccetto quando era proprio Harry che glieli scombinava, presi dalla foga dei loro baci.

- Harry? - fece Niall, facendolo tornare alla realtà.

- Cosa? -

- Hai più sonno del solito oggi o cosa? - domandò Liam. I suoi amici lo fissavano mentre stavano seduti nel tavolo dei Grifondoro nella Sala Grande: entrambi avevano finito la loro colazione, Harry non aveva ancora nemmeno assaggiato un goccio del suo succo di zucca o di qualsiasi altra cosa ci fosse nel suo piatto.

Guardò prima loro, poi la sua colazione, senza dare ancora una risposta.

- Sì, ho.. sonno - annuì, mentendo e dando poi un colpo di tosse.

I suoi amici non smisero di guardarlo e quello si sentì osservato.

- Che c'è? -

- Da quando è iniziato quest'anno scolastico sei più strano del solito, cosa ti ha fatto quel professore? - chiese Liam ridendo. La risposta di Harry fu totalmente diversa rispetto a quella che avrebbe voluto dare, visto che fondamentalmente il motivo del suo comportamento era esattamente Louis Tomlinson.

- No, non c'entra nulla, le punizioni con lui sono normali - si arrestò un momento, come se l'immagine di lui disteso sulla scrivania dello studio del suo professore gli fosse appena passata davanti - ...sono solo un po' preoccupato per quest'anno scolastico, non mi sento concentrato al cento per cento, come se non avessi voglia di studiare - fece spallucce. Si rese conto che ormai non era più capace di dire delle scuse decenti.

- Stai prendendo la mia strada! Lo sapevo che Liam non ti avrebbe fatto il lavaggio del cervello, è fantastico! - disse Niall ad alta voce avvicinando la mano aperta verso Harry e questo batté la sua contro quella del biondo. Il riccio rise alla reazione del suo amico.

- Sei sempre così simpatico Niall - disse poi Liam.

- Mi sarei preoccupato se fosse diventato come te, che palle - Harry rise alle parole del biondo, mentre Liam lo guardava con sguardo minaccioso. Niall rise insieme ad Harry, una risata che aveva inebriato quasi tutta la stanza: le guance di Niall diventavano sempre rosse quando rideva in quel modo.

- Signor Horan, vedo che si sta divertendo! - la voce del professor Malik risuonò all'improvviso e il biondo ebbe un sussulto. Sia Liam che Harry iniziarono a ridere sotto i baffi.

- No, è solo che... - tentò di dire Niall.

- Spero che tu possa divertirti così anche durante la mia lezione oggi! Ti farò qualche domandina sulla cefalomanzia! - quella frase fu accompagnata ancora dalle risatine di Harry e Liam. Il professore si allontanò dal loro tavolo, con un sorrisetto quasi malizioso e al suo seguito c'era esattamente la persona che Harry aveva ardentemente desiderato di vedere dalla sera prima. Il professor Tomlinson, però, non aveva assolutamente proferito parola, aveva semplicemente ridacchiato anche lui. Non aveva nemmeno guardato Harry.

Il riccio era rimasto a guardarlo mentre andava via, con la bocca leggermente socchiusa, osservandolo mentre si muoveva con passo felpato verso l'uscita della Sala Grande. Harry distolse la sua attenzione non appena sentì la mano di Niall esattamente contro la sua testa.

- Ahia! - disse semplicemente, toccandosi la nuca dolorante.

- Siete due stupidi, che ridete a fare?!- li canzonò il biondo, ma gli altri due non poterono fare a meno di ridere ancora una volta.

- Prima che vi lanci contro una maledizione senza perdono, smuoviamoci da qui e andiamo a lezione - Liam ed Harry tentarono di soffocare le loro risate, mentre Niall si disperava: aveva iniziato a dire frasi del genere "manco so cosa è la cefalomanzia!" oppure "abbiamo fatto la cefalomanzia?!".

- A che ora abbiamo Divinazione?! - chiese allarmato.

- Esattamente dopo Erbologia, seconda ora - rispose Liam.

- MERDA - urlò Niall, tappandosi subito dopo la bocca. Iniziò a sfogliare nervosamente il libro di Divinazione, cercando il capitolo sulla cefalomanzia. I tre entrarono dentro la Serra di Erbologia, mentre Niall continuava a sfogliare il libro, tentando di incamerare qualcosa di utile, che gli sarebbe potuto servire per l'ora di Divinazione.

Il momento successivo la professoressa Sprite entrò nell'aula e Harry sbuffò sonoramente: voleva che fossero le nove di sera, voleva solo quello.

•••

Louis e Zayn uscirono dalla Sala Grande ridacchiando, e in quei momenti Louis si sentiva come se fossero tornati indietro nel tempo. - Perché hai sgridato Horan? - chiese a Zayn, ancora ridendo.

- Non c'è un motivo preciso. E poi non sta mai attento alle mie lezioni - fece spallucce.

- Neanche alle mie. Forse dovrei dargli una punizione qualche volta - disse, ma subito dopo si rese conto che forse non era il caso. Zayn rise alle sue parole, ma lui gli sorrise velocemente prima di passarsi una mano sul viso: quella mattina aveva cercato di non guardare Harry, e ci era anche riuscito, ma per tutto il tragitto fino all'uscita della Sala Grande aveva sentito il suo sguardo puntato addosso, come se avesse un qualche strano potere con il quale riusciva a bruciargli la pelle con il solo sguardo.

Louis non sapeva cosa fare. La sera precedente si era lasciato andare, ma adesso era completamente nel panico. Nella notte non ci aveva riflettuto, perché la pozione di Lumacorno aveva avuto effetto immediato - aveva anche avuto difficoltà ad alzarsi dal letto - e si era addormentato nel giro di due minuti, ma adesso che era sveglio e nel pieno delle sue forze tutti i problemi stavano sbocciando come fiori in primavera. E lui non sapeva assolutamente cosa fare.

- Hai lezione, adesso? - gli chiese Zayn, destandolo dai suoi pensieri.

Louis lo guardò, e scorse nei suoi occhi una vena di malizia. Gli sorrise. - Sì, con i Tassorosso e i Corvonero del primo anno. Preferirei uccidermi.

- Il primo anno è noioso. Per fortuna che io non devo averci a che fare.

- Beato te - disse, sinceramente invidiando Zayn, visto che le sue lezioni cominciavano dal terzo anno in poi.

Camminarono per un altro po' insieme in silenzio, fin quando il moro non si fermò e lo guardò negli occhi, concentrato. Louis sapeva cosa significava quello sguardo, e stava quasi iniziando a sudare freddo, perché non voleva che nessuno scoprisse in che guaio si trovava, al momento neanche il suo amico.

- C'è qualcosa che ti turba - disse infine. Non era una domanda, ma una semplice affermazione.

- Sto bene - rispose Louis, cercando di riprendere a camminare, ma Zayn lo prese per un braccio.

- Sei sicuro di stare bene, Lou? Sai che a me puoi dire tutto.

Quello si passò una mano tra i capelli. - Non è niente, davvero. Niente che non possa gestire - rispose, sapendo di mentire spudoratamente. Non poteva assolutamente gestire Harry Styles, i suoi occhi verdissimi, le sue labbra rosa, le sue mani grandi, i suoi ricci... ma non aveva altra scelta. Zayn lo guardò per qualche altro secondo, ma Louis spezzò definitivamente il silenzio. - Vado a lezione, a dopo - si congedò, entrando subito nell'aula e chiudendosi la porta alle spalle. A volte odiava l'Occhio Interiore del suo migliore amico. Anzi, quasi sempre.

Non appena entrò in aula calò il silenzio: era così che gli piacevano i suoi alunni.

- Buongiorno - disse, e tutti risposero al suo saluto. Si avviò alla cattedra e si ricordò di dover insegnare l'incantesimo Diffindo ai suoi allievi, ma il giorno prima, nella fretta, aveva dimenticato di prendere le piante per farli esercitare. Sbuffò, ormai rassegnato alla vita, e tornò a guardare i suoi allievi. - Ho dimenticato una cosa, devo andare alle serre - disse. - Non fate confusione mentre sono via.

Si avviò a passo svelto fuori dal castello e lungo i prati, cercando di arrivare il più presto possibile alle serre: non voleva perdere troppo tempo, o avrebbe dovuto soffermarsi su quell'argomento anche nella lezione successiva; ma quel castello era maledettamente grande, e Louis non era più abituato a percorrerlo velocemente, come quando era in ritardo per le lezioni.

Finalmente, dopo quelle che parvero ore, arrivò alle serre e cercò di scorgere dove fosse la professoressa Sprite, vedendo poi la punta di un cappello, che sembrava il suo, sporgere dal vetro della serra numero quattro. Bussò e, senza aspettare risposta, entrò. - Ciao Pomona, scusa se ti disturbo.

- Louis, entra! - fece quella, allegra com'era sempre. - Di cosa hai bisogno?

Louis diede uno sguardo veloce alla serra e i suoi occhi si posarono su quelli verde smeraldo di Harry Styles, che erano leggermente spalancati. Cercò di non fare caso al suo cuore che batteva all'impazzata e si girò subito verso la donna. - Ho... ho bisogno di qualche pianta per far esercitare quelli del primo anno con l'incantesimo Diffindo.

- Ma certo, ma certo! - fece lei. - Aspettami qua. - disse, e se ne andò.

Louis avrebbe voluto urlarle di non andarsene e di non lasciarlo lì da solo, ma ovviamente non poteva. Tutti gli alunni si erano messi a chiacchierare tra di loro non facendo caso a lui, tutti tranne Harry. Non appena incrociò di nuovo il suo sguardo, quello gli sorrise, con le sue stupide fossette che lo rendevano ancora più bello, e Louis gli fece segno con lo sguardo di smetterla, pur non riuscendo a reprimere un leggero sorriso. Proprio in quel momento Evelyn Garrett attirò l'attenzione di Harry strattonandolo dal maglione, e il loro gioco di sguardi finì.

Per fortuna la professoressa Sprite non tardò ad arrivare, e Louis poté tornare alla sua lezione, un po' più felice di prima.

•••

- Buongiorno ragazzi! - aveva detto la professoressa Sprite non appena entrò nella Serra, tentando di richiamare tutti gli alunni all'attenzione. Harry, che stava indossando distrattamente i suoi guanti, aveva la testa totalmente altrove, ma era riuscito a sentire la sua professoressa dire che quella sarebbe stata una lezione piuttosto importante mentre prendeva una piantina che stava dietro di lei.

Il riccio ci tentò, provò a stare attento.

- Questa qui, miei cari ragazzi, è una pianta di Semperviv... - la professoressa si arrestò un secondo, voltandosi verso l'ingresso della Serra dopo che qualcuno aveva bussato. Harry continuò a guardare i suoi guanti e le sue mani fino a quando qualcosa non lo portò a voltarsi immediatamente verso la persona che aveva parlato.

Aveva esattamente riconosciuto la voce di Louis. Harry strabuzzò gli occhi e iniziò a chiedersi se quella fosse una visione dovuta al suo continuo pensare a quello che era successo nelle due sere precedenti, oppure se il professore fosse seriamente entrato nell'aula in cui stava avendo la sua lezione di Erbologia.

Harry non riuscì quasi a capire una parola di quello che stava dicendo il professor Tomlinson, ma allo stesso tempo si stava beando del suono della sua voce, come se improvvisamente ogni suo pensiero, ogni sua preoccupazione si fosse allontanata mentre ascoltava distrattamente quello che aveva da dire alla professoressa Sprite. Quest'ultima si allontanò probabilmente per prendere qualcosa che sarebbe servita a Louis e Harry non poté fare a meno di guardarlo fisso. Tutti i suoi compagni erano impegnati in conversazioni più o meno interessanti, mentre Harry abbozzò un sorriso verso Louis, come se fosse stato un gesto del tutto istintivo: non avrebbe dovuto mai fare una cosa del genere, soprattutto perché se qualcuno l'avesse visto, avrebbe iniziato a prenderlo in giro per tutto l'anno scolastico o per il resto della sua vita, e non era quello che desiderava in quel momento.

Il professore gli fece capire che era arrivato il momento di distogliere lo sguardo da lui, ma a Harry venne veramente difficile, soprattutto perché quegli occhi azzurri desideravano essere guardati. Scosse però la testa e in quell'istante scorse un piccolo sorrisetto sul volto di Louis e un brivido percorse la schiena di Harry.

Qualche strana forza costrinse Harry a non muoversi da quella posizione, altrimenti sarebbe stato capace di scavalcare anche il tavolo attorno a cui stavano tutti per corrergli incontro e baciarlo. Se inizialmente avesse anche solo un po' voluto frenare i suoi sentimenti, ormai risultava del tutto impossibile farlo.

I suoi pensieri furono interrotti da una voce assordante e da una mano che lo stava strattonando - Harry! Harry! Guarda cosa sa fare Mark! - era la voce di Evelyn Garrett e dopo aver dedicato un ultimo sguardo a Louis, si voltò. Sinceramente non gliene fregava un fico secco di quello che stesse facendo Mark, infatti fece finta di guardare e con la coda dell'occhio si accorse che era ritornata la professoressa Sprite e Louis stava uscendo dall'aula. Già sentiva la sua mancanza.

- Torniamo alla nostra lezione! - disse raggiante la professoressa. Harry tornò al suo posto ma non riusciva a non pensare al piccolo sorriso che il Professor Tomlinson gli aveva rivolto, anzi il pensiero lo portò a sorridere inconsciamente.

- Harry, sei ubriaco? - chiese Liam sottovoce. In quel periodo sembrava quasi che Liam e Niall vivessero con gli occhi puntati su di lui: si accorgevano di ogni suo movimento, anche di un sorrisino che gli era istintivamente spuntato sul viso.

- No, stavo pensando ad una cosa divertente - mentì.

- La Sempervivum Tectorum - continuò poi la professoressa - è una pianta importantissima, le cui foglie, se estratte, servono per proteggersi dalle prime due maledizioni senza perdono, che suppongo voi conosciate benissimo ormai - Harry riuscì a captare soltanto quelle poche parole, poi nuovamente il suo cervello iniziò a pensare ad altro, malgrado si fosse reso conto che quella lezione era veramente importante. Tutte le lezioni che contenevano le parole "maledizioni senza perdono" erano importanti, ma in quel momento non per Harry.

La professoressa mostrò come si potevano estrarre le foglie da quella pianta e come dovevano essere trattate subito dopo e impiegò circa una decina di minuti per farlo e adesso era arrivato il turno degli studenti di eseguire lo stesso lavoro: inutile dire che Harry non aveva seguito nemmeno un passo di quello che avrebbe dovuto fare.

- Che dobbiamo fare? - chiese a Liam.

- Harry, ma è facile! -

- Sì ma... non ho seguito una parola - ammise. Liam scosse la testa, prima di poterlo aiutare, mostrandogli quello che doveva fare. Sembrava abbastanza facile, peccato che Liam si era probabilmente dimenticato di dirgli di stare attento alle enormi spine di questa pianta, lunghe all'incirca quanto una mano.

- Ahia! - urlò Harry.

- Styles caro, non avevo detto altro! Dovevi stare attento alle spine! - si lamentò la professoressa Sprite, avvicinandosi verso di lui. Harry tolse il guanto, notando un po' di sangue nel suo dito. - Niente di grave, fortunatamente non è niente di velenoso - disse la donna, porgendogli una piccola garza da mettere nella ferita. Harry si sentì uno stupido, visto che tutti erano riusciti nel loro intento già da almeno cinque minuti, lui invece doveva ancora pestare con il mortaio le foglie e impregnarle dentro un liquido strano e blu e questo gli venne ancora più difficile, visto che adesso il suo dito era dolorante.

Si maledì per l'ennesima volta.

•••

Una volta tornato nell'aula, Louis aveva fatto lezione apparentemente normalmente, ma spesso si perdeva nel bel mezzo del discorso perché la sua mente decideva di pensare a Harry e a come il verde dei suoi occhi gli faceva provare un calore proprio all'altezza del cuore che lo rendeva quasi felice. Allo stesso tempo questa cosa lo turbava, e aveva deciso di rimediare sfogandosi un po' con quelli del primo anno, finché non decise che era meglio farli lavorare per i fatti loro e farli esercitare sull'incantesimo, cosicché non dovesse prestare troppa attenzione a ciò che lo circondava.

Purtroppo durante la giornata la situazione non migliorò: era distratto quasi per tutte le lezioni e arrivò alla conclusione che se non avesse visto Harry quella mattina nella serra, probabilmente sarebbe stato tutto molto diverso. Anche Zayn si era accorto della sua distrazione, ovviamente, ma non aveva chiesto nulla, e Louis gliene fu grato, perché non sapeva davvero che scusa inventarsi, ormai.

Così come a pranzo, a cena Louis evitò come la peste il tavolo di Grifondoro, concentrando il suo sguardo sugli altri, e magari prendendo in giro qualche alunno insieme a Zayn per distrarsi, o addirittura intrattenendo una conversazione con la professoressa Sprite sulle Mandragore.

Ma dopo cena non aveva più modo di distrarsi. Stava proprio pensando, per la milionesima volta quel giorno, di sospendere la punizione di Harry Styles, quando quello bussò alla porta, sempre tre volte, e Louis si chiese se era sua abitudine o lo faceva per annunciarsi. Andò ad aprire, ed Harry entrò senza dire nulla; una volta chiusa la porta, Louis si girò verso di lui, che era poggiato alla scrivania, trovandosi di fronte ad un sorriso tutto denti e fossette. - Mi sei mancato - disse.

Louis sentì un sorriso farsi largo sul suo volto, nonostante cercasse di combatterlo con tutto se stesso. Non voleva provare quelle cose, non poteva provarle, ma non riusciva a trattenersi. E il ragazzino non faceva niente per facilitargli il compito. - Credo che sia l'unico caso al mondo in cui un alunno abbia detto qualcosa del genere ad un professore - sorrise.

- Dici? Come fai ad esserne così sicuro?

- Perché a me non è mai mancato nessun professore e sono piuttosto sicuro di non mancare a nessun altro studente in questa scuola.

- Menomale - disse quello, con un leggero rossore sul viso che lo rendeva tenerissimo. - Diciamo che è un po' anche colpa tua.

- Mia? - chiese, facendo finta di non capire.

Harry ridacchiò, e Louis si beò di quel suono. - Non fai sforzi per renderti simpatico.

- Però c'è chi mi apprezza lo stesso - disse, e Harry arrossì di nuovo. - Vieni più vicino, adesso - gli disse poi, quasi sussurrando, e Harry si avvicinò a lui lentamente, come se avesse paura. Quando fu abbastanza vicino, Louis gli passò una mano tra i ricci. - Non avere paura.

- Non ho paura.

- Davvero? - gli chiese con un sopracciglio alzato, sentendo la sua voce che quasi tremava.

Harry annuì. - So che non mi faresti mai del male.

Louis si fermò e lo guardò negli occhi per quelle che parvero ore. Quel ragazzino aveva dei dubbi su di lui, non sapeva chi fosse né da dove venisse, era in una stanza chiuso da solo con lui, che lo aveva maltrattato fino al giorno prima, e nessuno l'avrebbe sentito in caso di pericolo, ma nonostante questo si fidava. Sapeva che non gli avrebbe torto un capello, sapeva che non gli avrebbe mai fatto del male. Forse fu quello il momento in cui Louis capì che, nonostante tutti i suoi sforzi, non sarebbe mai e poi mai riuscito a liberarsi di quel ragazzo.

Spostò lo sguardo sulle sue labbra e poi di nuovo sui suoi occhi. Harry sorrideva, le guance leggermente tinte di rosso, gli occhi luminosi. Louis voleva soltanto baciarlo, baciarlo fino allo sfinimento. E così fece, prima dolcemente, poi, dopo che Harry gli concesse l'accesso alla sua bocca, il bacio divenne sempre più profondo.

Louis spinse il ragazzo contro il bordo della cattedra, poggiando le proprie mani ai lati delle sue braccia e facendolo tendere all'indietro. La sua mano destra si poggiò però di nuovo subito sui suoi capelli, come se avessero una calamita, tirandoglieli poi piano per poter avere accesso al suo collo.

Harry spinse la testa indietro, gli occhi chiusi e il respiro irregolare, mentre Louis percorreva ogni centimetro del suo collo con la lingua e con i denti, come se fosse il cibo più prelibato al mondo. Si soffermò sulla sua clavicola destra, iniziando a succhiare la pelle.

- L... Louis - fece Harry, con fatica. - Non farlo. Lo vedranno tutti.

- Non importa - rispose, continuando poi il suo lavoro.

- Come farò a spiegarlo?

- Dirai che è stata la signorina Garrett.

Harry si spostò da lui, con un sorriso divertito sul volto. - Come?

Louis fece spallucce. - Così ti crederanno.

- Sei geloso?

- Io non sono geloso di nessuno.

- Sì che lo sei - sorrise ancora.

- Sta' zitto - disse alla fine Louis, prendendolo per la camicia e poggiandolo contro il muro, continuando il lavoro che stava facendo. Poi tornò sulle sue labbra, ma senza toccarlo da nessun altra parte. Non sapeva cosa fare, non sapeva se lui fosse d'accordo o meno, non sapeva come si sentiva, così decise di non rischiare e di bearsi solo della sua bocca, al momento.

•••

Aveva aspettato quel momento da tutto il giorno e poter sfiorare quelle labbra a lui ormai familiari gli diede un senso di protezione, di felicità che inebriò il suo cuore. Non appena si staccarono per un istante, Harry abbassò appena la camicia guardandosi la clavicola e il piccolo segno viola che gli aveva lasciato Louis e sorrise.

- Ti avevo detto di non farlo - rise.

- Non mi interessa - Louis scosse la testa e sorrise. Harry lo attirò a sé prendendogli il mento con due dita e tornò a baciarlo dolcemente. Era come sempre con la schiena contro il muro e Louis si spingeva contro di lui in modo quasi provocante, come se volesse fargli capire qualcosa, come se volesse andare oltre quei semplici baci. Harry avrebbe voluto davvero farlo, era curioso di conoscere ogni singola parte del corpo di Louis e baciare ogni singolo angolo della sua pelle e sapere se era tanto dolce quanto lo erano le sue labbra, ma allo stesso tempo la cosa lo spaventava un po'.

Insinuò una mano tra i suoi capelli mentre le loro lingue si intrecciavano. Harry si staccò appena, lasciandogli un piccolo bacio a stampo sulle labbra e poi sorrise. La luce soffusa delle candele accese nella stanza rendeva gli occhi di Louis di una colorazione stupenda, quasi come se fossero dello stesso colore del mare, per questo Harry quella sera non riuscì a smettere di guardarlo.

- Tutto bene? - chiese Louis.

- Si, è che... mi piacciono i tuoi occhi -

Louis scoppiò a ridere e Harry pensò che quello fosse il suono più bello che madre natura avesse mai potuto creare, perché riempiva il cuore. - Me l'hai già detto ieri - continuò poi, sempre ridacchiando e il riccio arrossì violentemente, abbassando lo sguardo. Louis lo costrinse a guardarlo di nuovo negli occhi e quegli istanti furono seguiti da un lungo bacio. Harry lo prese per i fianchi e lo avvicinò a sé, fino a quando non si lasciò andare sul muro, scorrendo verso il basso ed entrambi finirono a terra, l'uno di fronte all'altro. Il riccio aveva aperto le gambe per fare spazio a Louis. Quest'ultimo stava in ginocchio davanti a lui, toccandogli i capelli e il volto con una mano.

I loro corpi erano vicini e i loro petti quasi si sfioravano, tanto da poter sentire i battiti accelerati dei loro cuori. Harry sentì la mano di Louis poggiarsi prima sul suo petto, scorrendo verso il basso e poi sullo stomaco: gli alzò piano la camicia, sfiorandogli un angolo della pelle e il riccio ebbe un sussultò sentendo i polpastrelli freddi di Louis a contatto con la sua pelle calda.

Più sentiva le mani di Louis avvicinarsi verso la sua intimità, più sentiva il suo cuore esplodere, probabilmente perché non aveva mai fatto niente del genere e aveva paura. Non conosceva bene Louis, non sapeva realmente chi fosse, malgrado gli stesse dando tutta la fiducia del mondo, ma non si sentiva pronto a passare alla fase successiva.

- Lou - sussurrò. Non seppe nemmeno da dove gli uscì fuori quel nomignolo, ma gli piaceva.

- Che succede? - chiese.

- Non... non ho voglia di... spingermi oltre - la voce gli tremava e aveva lo sguardo basso. Quella frase fu seguita da un attimo di silenzio che portò Harry ad alzare gli occhi, incontrando nuovamente quelli del suo professore.

- Non fa nulla, tranquillo - rispose quello teneramente. Se qualcuno avesse raccontato a Harry il primo giorno di scuola che quel professore aveva un lato dolce e premuroso, sicuramente lui non ci avrebbe creduto. E invece era così e lo sentiva dal tono di voce con cui gli parlava.

Louis lo abbracciò. Gli fece poggiare la testa sul suo petto e lo strinse forte, come se fosse un bambino e Harry si sentì confuso per un attimo, fino a quando poi non riuscì a farsi cullare dalle sue braccia, sentendo il suo profumo penetrargli quasi il cervello.

- Perché... sei sempre così cattivo? -

- Abbracciarti è cattiveria? - chiese quello confuso.

- No, non parlo di quando siamo insieme... parlo delle lezioni, quando interagisci con gli altri... perché sei così freddo e acido? - Louis non rispose subito alla domanda ed Harry iniziò a guardarlo con aria interrogativa, mordendosi ripetutamente il labbro.

- È una sorta di scudo, credo - il riccio preferì non indagare oltre, non voleva metterlo a disagio o chiedergli cose che lo avrebbero fatto innervosire, così si limitò ad annuire continuando a mordersi il labbro inferiore fino a quando non vide Louis fiondarsi sulle sue labbra. Harry finì questa volta con la schiena contro il pavimento e il professore si mise a cavalcioni su di lui, bloccandogli le mani dai polsi. Harry mosse appena le dita, forse perché aveva un forte desiderio di toccarlo, ma quel desiderio era soffocato dalla stretta di Louis che continuava sempre a baciarlo con trasporto. Gli morse con violenza il labbro inferiore ed Harry emise un piccolo gemito.

- Cazzo, perché mi fai questo effetto? - sussurrò il professore a denti stretti e a fior di labbra.

•••

Louis non riusciva a smettere di baciarlo. Era più forte di lui, amava quelle labbra e le avrebbe volute vedere e sentire ovunque su di sé.

- Cazzo, perché mi fai questo effetto? - fece, a fior di labbra, i loro nasi che si sfioravano. Ed era una domanda sincera, perché Louis non lo sapeva. Non sapeva come avesse fatto quel ragazzo a rubargli il cuore in così poco tempo, a farlo impazzire così tanto da fargli dimenticare i suoi principi. Si sentiva davvero pazzo.

Harry sorrise incerto, forse non sapeva se rispondere o meno, ma Louis gli risparmiò la fatica baciandolo di nuovo.

- Ouch - fece Harry, che aveva sbattuto piano la testa sul pavimento.

Louis ridacchiò. - Scusa - disse, alzandosi e tendendogli la mano per aiutarlo. - Adesso ho bisogno che tu mi scriva i programmi.

- Davvero? - chiese, con un broncio. - Ma io mi stavo divertendo.

- Anch'io, ma questa doveva essere una punizione, dopotutto.

- Sei cattivo - fece quello, sedendosi alla scrivania e prendendo la piuma e l'inchiostro.

- Lo so, me l'hai già detto - sorrise Louis, e si sedette sulla solita poltrona con il solito libro, che ovviamente non lesse, essendo occupato a guardare Harry.

~~

Dopo circa un'ora Louis notò che Harry sbadigliava spesso e tendeva le dita, come se le avesse indolenzite, così si alzò dalla poltrona e andò dietro la sua sedia, cominciando a fargli un leggero massaggio sulle spalle. Harry gemette di piacere e Louis sentì come una scarica elettrica percorrerlo interamente.

- Sei tesissimo - gli disse, continuando a massaggiarlo.

- Sì... sarà lo stress.

- Stress per che cosa?

- Scuola, Quidditch... tu - rispose, alzando la testa per poterlo guardare dal basso e sorridendogli.

Louis resistette alla tentazione di dargli un bacio e si spostò al lato della sedia, in modo da poterlo guardare bene in viso. - Dobbiamo essere estremamente attenti, Harry. Se qualcuno dovesse venire a saperlo... non so cosa potrebbe succedere.

- Lo so.

- E tu non sei nemmeno maggiorenne, ancora.

Harry aggrottò le sopracciglia. - È un problema, per te?

- Vorrei poterti dire di no, ma sì, lo è.

Il riccio si morse il labbro, come se fosse rimasto ferito da quell'affermazione, e Louis cercò di non pensarci, perché davvero, era una cosa troppo importante. - Farò diciassette anni a febbraio.

- Davvero? - Louis rimase leggermente stupito da quell'affermazione, e in un certo senso anche piacevolmente sorpreso. La loro differenza d'età non sarebbe cambiata ovviamente, ma il fatto che fosse già maggiorenne lo rassicurava un bel po'. - È fantastico.

- Quindi è solo questo che ti preoccupava? La mia età?

- No, Harry - gli poggiò una mano sulla guancia. - Sono il tuo professore, se si venisse a sapere che abbiamo una... relazione, o quello che è, mi butterebbero fuori. E non so cosa farebbero a te, onestamente. E poi... non posso permettermelo - concluse, realizzando proprio in quel momento che non ne faceva mai una giusta. Ma perché la sua vita doveva essere così complicata?

- Sì, lo so.

- Bene. Adesso vai a dormire - gli disse infine, notando che era già passata la mezzanotte.

Harry annuì e Louis lo accompagnò alla porta. - Buonanotte - sussurrò il riccio, abbassando lo sguardo.

- 'Notte Styles - rispose Louis, facendolo sorridere. Gli stampò un leggero bacio sulle labbra e lo lasciò andare.

Si fermò un attimo a riflettere: era fottuto.

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