Capitolo 20
Febbraio, Marzo e Aprile passarono quasi in un batter d'occhio e ormai era Maggio inoltrato e anche quell'anno scolastico era sul punto di finire. Harry non trovava niente di bello in tutto ciò, anzi era veramente triste perchè quell'anno era stato il più bello della sua vita, il più emozionante e il più romantico in assoluto e ritornare a Londra non era di certo quello che voleva: sì, avrebbe visto Louis ogni tanto anche lì, ma non con la stessa frequenza con cui lo vedeva a Hogwarts ovviamente e avrebbe sentito parecchio la sua mancanza. Tentò comunque di godersi in tutti i modi possibili quegli ultimi mesi lì, malgrado lo studio sfrenato che lo assillava costantemente a causa delle solite verifiche di fine anno.
Era anche inutile dire quanto si sentisse felice nell'ultimo periodo, quanto la relazione con Louis lo rendesse soddisfatto e fiero di sè e sopratutto quanto l'amore per lui crescesse ogni giorno sempre di più: portava nel cuore una splendida sensazione che gli faceva credere che niente e nessuno avrebbe potuto separarli, nemmeno l'ostacolo più grande avrebbe potuto mettergli i bastoni fra le ruote e questo loro lo sapevano bene.
La metà di maggio però si aprì con una delle notizie peggiori che il mondo della magia potesse ricevere. Quando arrivò in Sala Grande per la sua solita colazione mattutina Harry, con lo sguardo ancora assonnato, vide come tutti erano intenti a mormorare. La stanza si riempì di voci preoccupate e vari gruppetti di ragazzi tenevano tra le mani delle copie della Gazzetta del Profeta.
Harry iniziò a chiedersi cosa stesse succedendo, perchè la situazione non sembrava assolutamente una delle migliori e anche Liam e Niall avevano iniziato a crederlo. Raggiunsero gli altri Grifondoro e si misero vicino a Lauren dell'ultimo anno per leggere quello che diceva quel giorno la Gazzetta.
Erano tutti ammassati lì e non riuscì a leggere una parola dell'articolo, così fu costretto a chiedere a qualcuno informazioni.
- Che sta succedendo? - chiese.
Un ragazzo alto e biondo, Jim, si voltò verso di loro - Come? Non lo sapete? Ne parlano tutti! - Harry fece spallucce come per fargli capire che nessuna grande notizia era arrivata alle loro orecchie.
- A quanto pare qualche prigioniero di Azkaban è riuscito a evadere da lì, si mormora che siano dei seguaci di... Voi - Sapete - Chi - Harry sbarrò gli occhi non appena Jim finì di parlare e si scambiò uno sguardo con i suoi due migliori amici. Istintivamente pensò a Louis: tutte le volte che saltava fuori Azkaban o Voldemort per un motivo o per un altro, lui pensava subito a Louis e al suo racconto e a ciò che stava alle sue spalle.
- Non è possibile, nessuno può scappare da quella prigione! - fece Niall, sbigottito.
- Vogliamo ricordare il celebre Sirius Black? -
- Quello è stato un caso eccezionale, è assurdo che possa ripetersi di nuovo - Liam si passò una mano tra i capelli, mentre Harry non riuscì nemmeno a dire una parola. Sperava, nel corso dei suoi studi a Hogwarts, di non ricevere mai notizie del genere e invece proprio quel giorno, proprio quando l'anno scolastico era lì per lì dal finire, la Gazzetta del Profeta aveva annunciato che qualcuno era riuscito ad evadere.
Ebbe un brivido di paura.
E se fosse successo di nuovo? E se qualcuno in qualche strano e assurdo modo avesse potuto far ritornare in vita il Signore Oscuro? Le sue ansie e le sue paranoie, che probabilmente condivideva con il resto degli alunni, furono interrotte dalla voce della professoressa McGranitt che richiamò tutti, ordinando di fare silenzio.
Tutti presero posto, sperando che le parole della Professoressa McGranitt potessero in qualche modo tranquillizzarli.
- Buongiorno ragazzi - fece la donna, mettendosi dietro il leggio dorato che stava davanti al tavolo dei professori. Harry scorse Louis esattamente dietro la figura della professoressa McGranitt e notò un pizzico di preoccupazione nei suoi occhi, come negli occhi di tutti i professori che tentavano di mantenere la loro solita compostezza.
- Come suppongo tutti voi abbiate letto questa mattina nella Gazzetta del Profeta, si mormora che qualcuno sia scappato da Azkaban - non appena Harry sentì di nuovo pronunciare quella frase, ebbe un brivido, poi tornò ad ascoltare le parole della sua professoressa - A questo proposito, questa mattina abbiamo ricevuto una lettera dal Ministero della Magia e per tenere al sicuro il castello, ci ha informato che questo pomeriggio arriveranno un gruppo di Dissennatori per tenere d'occhio la scuola - appena la professoressa concluse la frase, si levarono delle urla di disprezzo nella Sala. I Dissennatori non erano sicuramente delle creature che sapevano riconoscere il bene dal male, non erano creature adatte per tenere sotto controllo una scuola, eppure tutte le volte che ce n'era bisogno, il Ministero della Magia mandava i Dissennatori.
Pensò ancora una volta a Louis e immediatamente si voltò verso di lui, che continuava a rimanere serio e immobile al suo posto, senza muovere un dito. Harry iniziò a chiedersi cosa stesse pensando, cosa avesse provato dopo aver sentito quella tremenda notizia quella mattina appena sveglio. Avrebbe voluto stringerlo.
- Vi chiedo, ragazzi - continuò la professoressa - Di non allarmavi. Hogwarts è un posto piuttosto sicuro e con i Dissennatori a guardia del castello, saremo senza dubbio più protetti. Vi chiediamo, inoltre, di fare molta attenzione, di non girare da soli per il castello ed evitare passeggiate nella Foresta Proibita sia nelle ore diurne che in quelle notturne, ovviamente. Noi insegnanti intanto faremo in modo di assicurarci che tutto vada bene: adesso continuate la vostra colazione e non allarmatevi - il tono apparentemente tranquillo di Minerva McGranitt in un certo senso riuscì a tranquillizzare anche Harry, per quanto fosse possibile. Tutti i suoi compagni avevano iniziato a parlare tra di loro e sentiva frasi del genere "I Dissennatori, roba da pazzi!" o "Come possono proteggerci creature che sarebbero disposte a risucchiare anche la nostra anima?!" accompagnate dalle domande curiose dei ragazzini del primo e del secondo anno che non avevano assolutamente idea di cosa fossero dei Dissennatori e i ragazzi più grandi si preoccupavano di spiegare loro quali assurde creature fossero quelle.
Il suo pensiero però era diretto solo e soltanto a Louis e si chiedeva se fosse riuscito a vederlo prima di quella sera per sapere come stesse e se l'idea di avere dei Dissennatori in giro per il castello lo facesse sentire male.
Era davvero più preoccupato per lui che per la situazione in sé.
Per questo motivo, aveva fatto in modo che prima delle lezioni potesse lasciargli un bigliettino sotto la porta del suo ufficio.
"Stanza Delle Necessità, mezzogiorno, ti aspetto lì.
Tuo, Harry."
Fece in modo che nessuno si accorgesse di lui e lasciò lì sotto il foglietto di carta, facendolo passare dalla fessura della porta. Subito dopo, iniziò a fare strada verso il laboratorio di Erbologia.
•••
Era già Maggio inoltrato, ed era da un bel po' di tempo che Louis camminava col sorriso sulle labbra; era il primo periodo di felicità che passava da quando aveva messo piede fuori da Hogwarts a 17 anni, e molto spesso aveva pensato a quanto si sentisse strano. Non provava felicità da così tanto tempo che gli sembrava un'emozione del tutto estranea, e lo doveva solo e unicamente a Harry.
Ovviamente si dovette ricredere quando, quella mattina presto, qualcuno aveva bussato alla porta del suo studio.
Louis guardò l'orologio, erano solo le cinque, e si chiese chi fosse; indossò la sua vestaglia di pile e andò ad aprire la porta, ancora assonnato, per ritrovarsi davanti uno Zayn altrettanto assonnato e con i capelli scombinati.
- Lou - disse. - Mi ha chiamato la McGranitt, sta svegliando tutti i docenti. Deve dirci una cosa importante.
- Mh - fece, trattenendo a stento uno sbadiglio. - Mi vesto e arrivo.
- Siamo nel suo studio - disse Zayn, per poi andarsene.
Louis rimase per un po' davanti alla porta prima di ricordarsi di chiuderla, e mentre si lavava e si vestiva decentemente, si chiese cosa sarebbe potuto essere successo per una convocazione così urgente; la McGranitt non era una che prendeva le cose alla leggera, questo era vero, però non li avrebbe mai convocati di urgenza alle cinque del mattino per una cosa da niente.
Non poteva negare di sentire un po' di ansia dentro di sé, perché dopo tutto quello che aveva passato ormai si aspettava di tutto. Ma Voldemort era morto, i Mangiamorte erano in prigione e non c'era niente e nessuno che avrebbe potuto riportare il terrore di un tempo nel mondo della magia.
Indossò l'amuleto, perché si sentiva già ansioso e aveva capito che non doveva trattarsi di nulla di buono, e si avviò velocemente nell'ufficio della Preside, trovando già tutti i professori riuniti lì.
- Buongiorno Louis - fece Minerva.
- 'Giorno - rispose piano lui, ancora assonnato. Prese posto vicino a Zayn e aspettò che la donna iniziasse a parlare.
Minerva McGranitt fece un lungo sospiro, chiuse gli occhi per qualche secondo e poi lo guardò fisso. In quel secondo il panico prese possesso di Louis, che solo in quel momento pensò che potesse trattarsi di Harry, e strinse forte i pugni; ma quando lo sguardo della Preside si spostò sugli altri professori, fece un mezzo respiro di sollievo.
- Immagino che nessuno di voi abbia letto la Gazzetta del Profeta, ancora.
- No - fece subito Zayn, ma non era una risposta alla sua frase, era più un'affermazione incredula.
- Zayn? - chiese Louis, con la voce leggermente tremante; conosceva fin troppo bene quel tono di voce.
- Ho fatto un sogno, stanotte. Ma era solo un sogno...
- Beh, Zayn - disse la McGranitt. - Se hai sognato che qualcuno scappava da Azkaban, non è stato solo un sogno.
Louis trattenne il respiro e strinse forte a sé l'amuleto.
- E' un individuo molto pericoloso, ancora non sappiamo il nome perché il Ministero non vuole scatenare il panico tra la gente, ma sappiamo che è uno dei piani alti. Ho avuto modo di sentire il Ministro in persona, e mi ha detto che manderà i Dissennatori a protezione del castello.
- Ma Minerva - fece Lumacorno, il viso pallido. - Perché il prigioniero dovrebbe venire proprio qui? È assurdo!
- Horace, nessuno è al sicuro con un Mangiamorte in giro.
- Non possiamo far studiare i ragazzi con i Dissennatori intorno! - fece la professoressa Sprite, più arrabbiata che preoccupata. - Ricordi cos'è successo con Potter?
- Lo ricordo benissimo - rispose la Preside, con voce ferma. - Ma non abbiamo alternative, Pomona. Dobbiamo proteggere i ragazzi e noi stessi.
Louis non ascoltò più lo scambio di battute tra i professori, tutto ciò che riusciva a fare era pensare che sarebbe stato di nuovo a contatto con quelle creature disgustose, e tutto ciò che riusciva a sentire era paura. E se la sentiva adesso, non si immaginava cosa avrebbe sentito una volta che i Dissennatori si fossero avvicinati.
Si sarebbero ricordati di lui? Lo avrebbero attaccato per finire il loro lavoro?
Non era pronto a sentirsi triste di nuovo, a provare quel terribile senso di smarrimento, di depressione, di sconfitta che aveva provato ad Azkaban.
E Harry? Di sicuro la presenza dei Dissennatori avrebbe pesato sull'umore di tutta la scuola, e Louis non avrebbe mai voluto che nessuno dei suoi alunni provasse una cosa del genere, soprattutto Harry. Non voleva e basta, ma non poteva evitarlo.
- Sicura che non ci sia un motivo per cui il prigioniero dovrebbe recarsi proprio qua? - ripetè Lumacorno.
- Se stai cercando di insinuare qualcosa, Horace, dillo e basta - fece Zayn secco, e il professore di Pozioni si zittì, rosso in viso.
Louis intrecciò le proprie dita a quelle di Zayn, che ricambiò la stretta; sapeva che probabilmente Lumacorno si riferiva a lui, ma quale sarebbe potuto essere il motivo per cui questo individuo avrebbe dovuto cercare Louis? Ormai era inutile, la causa era persa, Voldemort era morto, e se Louis fosse stato nei suoi panni probabilmente avrebbe soltanto cercato un luogo in cui nascondersi per il resto dei suoi giorni. Considerando, oltretutto, che i servi fedeli di Voldemort si contavano sulle dita di una mano, tutti gli altri erano diventati suoi seguaci soltanto per paura, non credeva che ci fosse qualcun altro disposto a farlo risorgere in qualche modo. E poi la magia poteva fare molte cose, ma non poteva resuscitare i morti.
- Vado via - disse semplicemente Louis, senza rendersi nemmeno conto di parlare.
- Prego? - fece la McGranitt.
Alzò lo sguardo su di lei, senza lasciare la mano di Zayn. - Se per colpa mia dobbiamo essere sottoposti ad una tortura del genere, me ne vado. Minerva - continuò, prima che lei potesse interromperlo. - Horace ha ragione. Non riesco a pensare ad un motivo valido, ma questo Mangiamorte potrebbe venire a cercare proprio me. E io non voglio mettere in pericolo nessuno.
- Louis... - cercò di dire Zayn, ma la Preside lo interruppe.
- Louis William Tomlinson - disse, severa. - Non ho intenzione di sentire una parola di più. Sei un insegnante di questa scuola, un insegnante valido, siamo a maggio e l'anno scolastico sta per finire, non puoi permetterti di lasciare così i tuoi alunni. Il Ministero ci ha dato delle guardie per proteggerci, e nonostante non sia la migliore delle soluzioni, è l'unica. Ci siamo capiti?
- Minerva...
- Ci siamo capiti?
Louis annuì semplicemente, e Zayn gli strinse ancora la mano. Era contento che ci fosse qualcuno che lo supportasse nonostante tutto, ma lui non voleva mettere in pericolo la scuola né tantomeno chi ci viveva. Era troppo pericoloso, i Dissennatori non erano creature affidabili, e lui lo sapeva fin troppo bene. E nonostante quello che diceva la McGranitt, sapeva benissimo che il motivo principale per cui il Ministero li avrebbe piazzati lì era lui. E se pensava a Harry in preda a uno di quegli esseri orribili, gli veniva da vomitare.
Decise di non dire più nulla per il resto della riunione, ma durante la colazione, quando la Preside ripetè il discorso agli alunni, non potè fare a meno di notare le loro facce spaventate. Il suo sguardo si posò più volte su Harry, e non aveva mai visto in lui quell'espressione preoccupata, un'espressione che gli spezzava il cuore.
No, Louis non poteva permettersi di farlo soffrire.
~~
Prima delle lezioni Louis si era recato nel suo studio per prendere del materiale, ma quando stava per uscire si era accorto di un bigliettino proprio vicino alla porta. Lo aveva preso e non aveva potuto fare a meno di sorridere, quando aveva letto "Stanza Delle Necessità, mezzogiorno, ti aspetto lì. Tuo, Harry.".
Così, a mezzogiorno in punto, si trovava davanti alla grande porta di ciliegio. Fece avanti e indietro per tre volte, pensando intensamente al luogo in cui si trovava Harry, che lo aspettava, e quando la porta cambiò la aprì con cautela: Harry era seduto per terra con diversi libri tra le mani, e alzò lo sguardo non appena lo vide.
- Lou! - fece, sorridendo. Si alzò e gli andò incontro.
- Ehi, amore - rispose, poggiandogli una mano sulla guancia e stampandogli un bacio sulle labbra.
Rimasero a guardarsi, vicinissimi. - Come stai? - gli chiese il riccio.
- Bene. E tu?
- Anch'io - passò qualche secondo, poi Harry parlò di nuovo. - Che ne pensi? Della storia dei Dissennatori.
Louis scosse la testa. - Non ne voglio parlare per ora - rispose semplicemente, lasciando il ragazzo fermò lì e andando a sedersi su una poltrona.
•••
Harry aveva capito, non poteva sicuramente costringerlo a parlare, dopotutto si trattava sempre di qualcosa con cui aveva dovuto combattere in passato. Eppure moriva dalla voglia di sapere come stesse realmente, perchè era certo del fatto che non stesse "bene" come gli aveva detto pochi minuti prima.
Rimase impalato, in piedi, a fissarlo mentre si andava a sedere in una poltrona e rimase lì a guardarlo. Leggeva nei suoi occhi la preoccupazione, vedeva come quell'azzurro candido dei suoi occhi, quel giorno si era tinto di tristezza, di ansia.
Si avvicinò a lui e si sedette sulle sue gambe.
- Quando avrai voglia di... non so, parlarne... io sono qui - sussurrò grattandosi la tempia con un dito per poi fare spallucce. Non sapeva mai come comportarsi in quelle situazioni, aveva sempre paura di fare o di dire qualcosa di sbagliato.
- Grazie, amore - mormorò Louis, poggiando la fronte contro la spalla di Harry e quello gli carezzò dolcemente i capelli, insinuando le dita tra quelle ciocche castane. Sorrise, poggiando il naso sulla sua testa e inalando il suo splendido profumo, mentre continuava a massaggiarlo delicatamente.
Tra di loro calò il silenzio più totale, come se fossero piuttosto i loro pensieri a fare un baccano incredibile. O almeno lo facevano i pensieri di Harry ma era sicuro che anche quelli di Louis erano tanto rumorosi quanto i suoi.
- A che pensi? - chiese poi all'improvviso.
Louis alzò lo sguardo - Che ti amo, davvero Harry - rispose con il tono più dolce che potesse usare che portò Harry a sorridere e a desiderare che quel momento durasse per sempre. Si sporse appena verso di lui e le loro labbra si sfiorarono.
- Come mai mi hai chiesto di vederci? - domandò poi, dopo aver cinto la vita di Harry con le braccia, facendolo dondolare nelle sue gambe, quasi come fosse un bambino.
- Volevo vederti - rispose con un sorriso. Louis lo guardava dal basso, stringendolo maggiormente a sè con le braccia - E poi volevo sapere come stavi, dopo quello che ha detto la McGranitt stamattina, mi sono preoccupato -
- Hai paura? -
- No... cioè... non credo, insomma ero preoccupato per te più che altro, non per la situazione in generale - si morse il labbro, poggiando poi la testa contro quella di Louis. Quella frase fu seguita da un attimo di silenzio, in cui sentì i polpastrelli di Louis sfiorargli il fianco, con un gesto quasi impercettibile che fece comunque rabbrividire Harry.
- Harry, non devi essere preoccupato per me, ti prego - disse dopo aver fatto un enorme sospiro e avergli preso il volto con entrambe le mani. Harry rimase a fissarlo, senza trovare le parole giuste da dirgli e così si limitò ad abbracciarlo, a stringerlo a sè.
- Non so quanto possa essere utile, ma qualsiasi cosa... cerca me, parlane con me, chiedi il mio aiuto - il riccio gli baciò il collo dopo averlo detto.
- Non potrei fare altrimenti, sei la cosa più importante che ho - Harry sentì la mano di Louis tra i suoi ricci e mugugnò qualcosa prima di baciargli la guancia.
Quelle parole avevano del tutto cancellato quelle della professoressa McGranitt e quelle dei suoi compagni: si sentiva di nuovo bene e felice di essere con lui in quel momento.
- Non hai fame? - chiese poi il professore, visto che si avvicinava l'ora di pranzo.
- Mh, in realtà no, tu? -
- Nemmeno -
- Magari possiamo saltare il pranzo e rimanere qui insieme fino all'inizio delle lezioni - Harry prese la mano di Louis e lo fece alzare e quello abbozzò un sorriso. Gli cinse il collo con le braccia e lo baciò.
- Mi piace il fatto che la "nostra" Stanza delle Necessità sia piena di libri - disse poi il professore, facendo le virgolette con le dita. Si girò intorno, tra le librerie che costellavano quella stanza che faceva un profumo meraviglioso di pergamena e di pagine invecchiate dal tempo. Harry rimase a guardarlo mentre gironzolava per la stanza, sfiorando qualche copertina di qualche libro, incuriosito dal titolo scritto a lettere cubitali.
Harry poggiò la spalla contro una libreria, tenendo le braccia conserte, mentre lo fissava in tutta la sua bellezza: amava il fatto che fosse leggermente più basso di lui, malgrado la differenza notevole di età, ma lo rendeva ancora più bello e speciale di tutto il resto del mondo.
Afferrò un libro e poi si voltò verso il riccio, sorprendendolo a fissarlo - Che c'è? - sorrise.
- Niente, non posso permettermi di guardare il mio fidanzato? - disse mettendo particolare enfasi nella parola "mio". Quello gli fece una smorfia e Harry allungò la mano per prenderlo dal braccio - Dio mio, vieni qui - disse stringendo la presa nel suo polso e avvicinandolo subito a sè, facendo aderire i loro petti.
Le loro fronti si scontrarono, così come i loro nasi e subito dopo le loro labbra.
- Ti amo, Louis Tomlinson -
~~
La giornata era stata piuttosto stancante. Nessun professore si era risparmiato un discorso simile a quello della McGranitt: aveva sentito un milione di volte frasi del genere "non uscite di sera da soli" oppure "ci saranno i Dissennatori a proteggerci", ma Harry ogni singola volta continuava a chiedersi come potessero dei Dissennatori proteggere la gente. Tra l'altro non augurava nemmeno al suo peggior nemico di subire il bacio dei Dissennatori e solo a pensare a quella sensazione, si sentì rabbrividire.
Nel gruppo quello che apparve sorprendentemente più preoccupato fu Niall. Era una persona che di solito non si metteva ansia per nulla, che era sempre abbastanza tranquillo anche davanti a situazioni di pericolo, ma quella volta no. Per tutto il giorno era stato sovrappensiero, senza dire più di un paio di parole durante i pasti e né Liam né Harry sapevano come consolarlo, perchè dire frasi come "andrà tutto bene" era il modo più ipocrita per consolare una persona in una situazione come quella.
La sera Niall si era subito messo a letto, senza dire assolutamente una parola ma Harry non riuscì più a trattenersi e decise di sedersi nel letto accanto a lui - Ni? - sussurrò.
- Mh? - mugugnò quello, facendo sbucare la testa dalle lenzuola.
- Va... va tutto bene? - chiese. Subito dopo arrivò anche Liam, che si sedette ai piedi del letto.
Niall fece un sospiro, passandosi una mano negli occhi che Harry notò subito diventare lucidi. Il suo cuore si strinse - No - disse poi seccò, coprendosi il volto.
- Niall, cosa c'è che non va? - chiese Liam.
- Sono preoccupato, questa situazione mi sta uccidendo e la cosa divertente è che non c'è nemmeno niente di certo, non si sa nemmeno chi è questo qui che è scappato - Niall scoppiò a piangere per la prima volta in sei anni che Harry lo conosceva e quella scena lo rese triste, vuoto e soprattutto inutile perchè non seppe realmente cosa fare.
- Come possiamo essere protetti qui con i Dissennatori se queste creature schifose non riescono nemmeno a tener d'occhio Azkaban?! Io non capisco, non capisco proprio - sbattè un pugno contro il materasso e Harry sobbalzò quando lo fece, proprio come Liam ed entrambi rimasero lì, a fissarlo mentre singhiozzava come un bambino, con gli occhi gonfi per il pianto.
Harry si avvicinò a lui e lo abbracciò e immediatamente quei singhiozzi svanirono - Niall, non piangere, stai tranquillo - sussurrò - Mettiti a dormire, domani andrà tutto meglio, te lo assicuro - continuò e si accorse di aver pronunciato una di quelle frasi ipocrite che non avrebbe voluto mai e poi mai pronunciare, ma non seppe più cosa dire. Il biondo annuì, passandosi una mano sotto gli occhi per asciugare le lacrime, fino a quando non si distese di nuovo nel letto, poggiando la testa sul cuscino. Harry gli carezzò i capelli biondi e sorrise, sperando che quel gesto facesse sorridere anche Niall.
- Ho paura per mamma e papà - ammise poi.
- Loro stanno bene, sono al sicuro, stai tranquillo Niall - il biondo annuì di nuovo, stringendo poi la mano del suo amico più forte che poteva e Harry continuò a carezzargli la fronte e i capelli fino a quando non si addormentò definitivamente sotto il tocco della sua mano.
- Liam, rimani tu qua, no? - fece poi il riccio.
- Sì, tranquillo... vai da Louis, sono certo che la situazione lì non sia delle migliori -
- No, assolutamente - guardò per un momento il vuoto per poi alzarsi dal letto di Niall e uscire silenziosamente fuori dal dormitorio, dopo aver dato la buonanotte a Liam.
Quella sera il tragitto dalla Sala Comune all'ufficio di Louis gli parve infinito: ovviamente a Hogwarts i controlli erano aumentati e doveva fare di tutto per non farsi scoprire da nessuno perchè avrebbe passato seri guai. Ma fortunatamente dopo più di dieci minuti passati in giro per il castello, tentando di non farsi beccare, arrivò sano e salvo da Louis.
Bussò tre volte e poi entrò, chiudendo velocemente la porta alle sue spalle. Louis uscì dal bagno a torso nudo, con solo i pantaloni addosso e i capelli ancora bagnati. Aveva un asciugamano nelle mani che si stava strofinando sul volto: Harry sorrise.
- Buona sera - fece.
- Harry, lo sai che non dovresti girare da solo per il castello di notte, è pericoloso - disse Louis preoccupato, lasciando cadere a terra l'asciugamano e dirigendosi da lui. Harry lo prese dalle spalle per poterlo baciare, accorgendosi che la sua pelle era ancora umida, visto che probabilmente era appena uscito dalla doccia.
- Lo so - sbuffò poi.
- Pensavo che non saresti venuto stasera -
- Come potevo non venire? Mi mancavi già -
•••
Passare quelle ore con Harry gli era servito davvero tanto per calmarsi e riprendere un po' il controllo di sé. Harry aveva detto di non essere spaventato, ma Louis lo era, e non solo per se stesso ma anche per tutti quelli che lo circondavano.
La tensione nel castello era palpabile, e a tutti i professori era stato raccomandato di ripetere le regole ad ogni lezione, ovvero di non uscire dal castello oltre il coprifuoco, di non girovagare per i corridoi oltre il coprifuoco e di rimanere sempre in gruppo. Anche se la situazione non era grave come quando era evaso Sirius Black, il protocollo era lo stesso e Louis si sentiva catapultato indietro nel tempo. Anche anni fa aveva avuto paura, ma era una paura diversa; anni fa aveva avuto paura di aprire gli occhi e ritrovarsi il viso di Sirius Black a pochi centimetri, adesso aveva paura di vivere vicino ai Dissennatori. Era troppo per lui e non sapeva se sarebbe riuscito a reggerlo.
Era andato sotto la doccia per rinfrescarsi e cercare di scacciare via i pensieri che lo tormentavano, e proprio quando aveva finito, aveva sentito i familiari tre colpi alla porta; si era infilato velocemente un paio di pantaloni ed era andato nel suo studio, trovando Harry già dentro, che se ne infischiava del coprifuoco o del pericolo che poteva incombere sul mondo della magia da un momento all'altro.
Tipico.
- Come potevo non venire? Mi mancavi già - gli disse quando Louis protestò, accarezzandogli dolcemente le spalle con i pollici.
Louis abbozzò un sorriso, ma non poteva dire di non essere un tantino arrabbiato per la mancanza di prudenza degna di un Grifondoro. - Anche tu mi mancavi, Harry, ma devi tornare indietro.
- Ma Lou...
- Sono serio.
Nel viso del riccio comparve un'espressione arrabbiata, e aggrottò le sopracciglia. - Sono venuto fin qui cercando di evitare la McGranitt che girava per i corridoio e tu adesso mi butti fuori?
Louis alzò gli occhi al cielo. - Non ti sto buttando fuori, sto solo dicendo che faresti meglio a tornare nel tuo dormitorio.
- Non ti sono mancato poi tanto, vedo.
- Non fare lo stupido.
Harry incrociò le braccia al petto, offeso. - Fammi stare un po' con te, non voglio tornare alla torre. Sono tutti preoccupati, Niall ha persino pianto.
- Davvero? - chiese Louis, sorpreso. Non credeva che la preoccupazione fosse tale tra gli alunni, non si aspettava che prendessero la situazione sul serio, erano solo dei ragazzi. Ma poi si ricordò di come, ai tempi di Sirius Black, il terrore era palpabile anche tra gli studenti e si disse che sì, in fondo c'era d'aspettarselo, soprattutto dopo quello che tutti avevano passato con e dopo Voldemort.
Harry annuì e rimase in silenzio, con lo sguardo basso.
Dopo qualche secondo Louis decise che poteva concedergli qualche minuto e lo prese tra le sue braccia, stringendolo forte a sé. Riusciva a sentire i suoi capelli e il suo viso pressati contro il proprio petto nudo, e la sensazione era a dir poco paradisiaca; dopo un po' Harry iniziò a baciargli la pelle umida, piccoli baci casti che riempivano a poco a poco il suo petto, mentre Louis gli accarezzava piano i capelli.
- Vieni - gli disse a un certo punto Louis, prendendolo per mano e portandolo nella sua stanza.
- Credevo che non volessi farmi restare? - chiese Harry, con un sorriso di chi la sapeva lunga.
- Infatti è solo per poco - rispose a tono. - Al contrario di te, io non sono un Grifondoro incurante del pericolo, e sono anche un professore.
Harry rise, coricandosi nel letto vicino a lui. - Non ti importava molto di essere un professore quando mi scop...
Louis lo interruppe catturando le sue labbra con le proprie e approfondendo in fretta il bacio; Harry gli tenne un fianco con una mano, mentre lui lo spingeva con la schiena contro il materasso e si metteva cavalcioni su di lui. - Comportati bene, Styles. E abbi rispetto per me.
Il riccio annuì serio. - Mi scusi, professore.
Louis sorrise malizioso e si fiondò di nuovo sulle labbra di Harry. Non avevano molto tempo e tutto ciò che potevano fare era baciarsi, ma bastava ad entrambi, anzi, erano fortunati a potersi permettere un bacio, in circostanze come quelle.
Harry passava dolcemente le mani sul petto di Louis, mentre quest'ultimo gli baciava ogni punto del viso e del collo che riusciva a raggiungere. Amava baciare Harry e ascoltare i piccoli gemiti che rilasciava ogni volta che le labbra del professore toccavano un punto particolarmente sensibile della sua pelle. Amava vederlo con gli occhi chiusi sotto di lui che semplicemente si godeva le sue attenzioni. Amava tutto di lui.
Le mani di Harry scesero fino alla sua pancia e fecero per sbottonargli i pantaloni, ma Louis lo fermò. - Non abbiamo tempo - disse, poggiando una mano sulla sua.
- Ne avremmo se non mi mandassi via.
- C'è il coprifuoco.
- Ma Louis! - fece Harry, seccato. - Sono qui con te.
Louis sbuffò e si mise seduto sul letto, e lo stesso fece il riccio. Sembrava arrabbiato, ma cercò di ignorarlo. - Harry, ho detto di no e basta.
- Hai bisogno di me, Louis. Hai bisogno di stare con qualcuno perché questa situazione ti sta facendo impazzire e riesco a vederlo dai tuoi occhi, anche se mi dici che stai bene.
- Lo so, ma preferisco tenerti al sicuro piuttosto che pensare a me.
- Sono al sicuro, con te. Mi sento protetto.
Louis si passò una mano sul viso e in quel momento un pensiero che non aveva ancora fatto gli balenò nella mente: e se quello fosse stato il primo di molti casi di evasione da Azkaban? E se Louis fosse stato davvero in pericolo e rimanendo là avesse messo in pericolo tutti quanti? Non poteva permettere che succedesse una cosa del genere, non poteva permettersi di mettere in pericolo Harry, Zayn o chiunque in quella scuola.
- Non lo sei.
L'espressione sul viso del suo ragazzo mutò in sincera preoccupazione. - Che vuol dire?
- Che non sei al sicuro con me, Harry - la sua voce si spezzò, e per la prima volta in quella giornata infernale, Louis si rese conto del vero e proprio significato di quella frase. L'unica cosa che voleva fare al mondo era dare amore e protezione al suo ragazzo, e invece non era in grado di farlo. - Il fuggitivo potrebbe cercare me. Anche se la McGranitt dice di no, è questo il motivo principale per cui hanno deciso di piazzare qua i Dissennatori - continuò. Si alzò dal letto e guardò fuori dalla finestra: i prati erano gelati, così come gli alberi della Foresta Proibita che riusciva a scorgere; l'aria era ferma e gelida e la finestra era ghiacciata, come se fosse stato pieno inverno. Louis rabbrividì, e si rese conto di provare una tristezza immensa, un senso di sconfitta tale che lo faceva sentire perso, in un baratro. Le lacrime minacciavano di uscire dai suoi occhi, ma lui le tratteneva.
Harry ci mise un po' a rispondere, e quando lo fece Louis si rese conto che era accanto a lui. - Io mi sento protetto invece, Louis - disse. La sua voce era triste come non l'aveva mai sentita prima, e questo non fece altro che aumentare lo sconforto nel suo cuore.
- Non posso proteggerti da una cosa così grande. Vorrei, ma... non posso, amore. Non posso farlo e... lo so, sono inutile, aveva ragione mio padre. Non servo a niente, non riesco nemmeno a proteggerti.
- Lou... Lou, non sei inutile. Sei tutt'altro che questo, sei così importante che non riesco neanche ad esprimere a parole cosa provo per te - disse serio.
Louis si sentiva malissimo; forse per il fatto di essere stato a contatto con i Dissennatori più di chiunque altro nel castello, ma si sentiva incredibilmente debole e abbattuto. Non voleva mostrarsi in quel modo davanti a Harry, ma non riusciva proprio a pensare nulla di positivo in quel momento, non quando quelle creature erano così vicine a lui e così tante da influenzare l'umore di chiunque nel castello.
- Io... non posso.
- Cosa?
Si mise le mani ai capelli e chiuse gli occhi, cercando di riprendersi, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare erano i suoi ricordi peggiori, le sue sensazioni peggiori, i giorni ad Azkaban, e si sentiva a poco a poco cadere in un baratro sempre più profondo, che sembrava non avere fine. Neanche pensare ad Harry lo aiutava in quel momento, sembrava che i Dissennatori gli annebbiassero così tanto la mente da rendere quasi inutile persino pensare alla cosa più bella della sua vita.
- Non posso restare qua - disse, guardando Harry negli occhi.
- Che vuoi dire?
- Se resto ad Hogwarts sarete tutti in pericolo. E poi ci sono i... i Dissennatori, e io non posso stare vicino a loro. E non voglio che nessuno di voi stia vicino a loro perché sono esseri terribili e portano distruzione e infelicità, e io... io non voglio che tu provi nulla di tutto ciò - disse, con la voce tremante.
- Non ci provare - disse Harry, serio.
- Andrò via domani.
- Louis, non provare ad andare via da me - le sue mani erano chiuse a pugno e la sua voce era solo rabbia.
Louis gli diede le spalle e si infilò un maglione che era lì sul letto. Non sapeva che fare, così iniziò a camminare per la stanza, l'aria che sembrava ancora più pesante di come non lo fosse in realtà. Si sentiva compresso e faticava a respirare, ma ormai aveva preso la sua decisione.
- Louis, guardami.
Quello scosse la testa. Non poteva guardarlo, non poteva parlargli, non riusciva a fare più nulla.
Harry gli prese la spalla e lo girò a forza verso di lui. - Parlami, Louis! - urlò, ma Louis lo spinse via con violenza e iniziò a piangere, quasi singhiozzando.
- Non posso stare qui, Harry! - urlò a sua volta. - Non lo capisci? Questa potrebbe essere la prima di una serie di evasioni che io non posso controllare, e tu potresti essere in pericolo più degli altri! Non posso permettere che ti accada qualcosa, non posso permetterlo.
- Non mi accadrà niente, abbiamo la protezione migliore che potrebbe esserci!
- I Dissennatori non sono una protezione! I Dissennatori sono il male peggiore di tutta questa faccenda, e solo se andrò via di qui andranno via anche loro.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Harry sussurrò. - Avevi detto che non mi avresti mai lasciato.
Il suo cuore fece un balzo dentro il suo petto, accompagnato da una sensazione incredibile di nausea. - Non ti sto lasciando. Amore, non ti lascerei mai - fece per prendergli la mano, ma il riccio si ritrasse.
- Mi stai lasciando qua da solo. Da solo nel castello.
- Lo sto facendo per te, Harry. Per te, per Zayn e per tutte le persone dentro la scuola. Non vedi come si sta, con i Dissennatori vicini? È un inferno che non puoi neanche immaginare!
- Non è niente in confronto alle mie giornate senza di te! - urlò, adesso anche nelle sue guance si facevano strada le lacrime. - Non lasciarmi.
- Non è un addio, Harry. Sto solo andando via dal castello.
All'improvviso, Harry girò i tacchi e fece per uscire dalla stanza. Louis lo seguì fino allo studio e quando lo chiamò, l'unica cosa che il ragazzo gli disse, furioso, fu - Vai, vai via, se ti fa stare meglio! Ma sappi che l'unica cosa che mi provocherà dolore in questa faccenda, sarà proprio questa - prima di chiudersi la porta alle spalle violentemente.
•••
Solamente pensare a Louis lontano da lui, lontano dal castello mentre l'intera scuola di magia di Hogwarts era in subbuglio per le notizie che giravano da quella mattina, gli faceva venire il voltastomaco.
Aveva sbattuto la porta e si maledì il secondo dopo per averlo fatto perchè qualcuno avrebbe potuto sentire quel tonfo. Non riuscì a muoversi per un momento e rimase lì fermo davanti alla porta chiusa dell'ufficio del professore, chiedendosi che aspetto avessero i suoi occhi adesso che aveva chiuso la porta con tutta la forza che aveva in corpo.
Le sue mani iniziarono a tremare e senza rendersene conto, si ritrovò il volto completamente inondato dalle lacrime. Ancora non riuscì a muoversi e rimase lì per un'altra manciata di secondi, sperando che Louis non aprisse la porta per nessun motivo al mondo.
Che cosa gli era passato per la testa?
A cosa o a chi aveva pensato quando aveva preso quella decisione?
Gli era balenato anche solo per un secondo per la testa che Harry si sarebbe sentito perso senza di lui nel castello, senza la sua presenza costante in una situazione di tale pericolo? Pianse ancora, mettendosi una mano davanti alla bocca per fare in modo che Louis non riuscisse dall'altro lato a sentire i suoi lamenti e i suoi singhiozzi.
Si guardò intorno, accorgendosi che regnava sovrano un silenzio veramente inquietante, fatta eccezione per quelli che erano i suoi gemiti di dolore. Il suo cuore faceva un male atroce e continuava a pensare a quel "Non posso restare qua" detto da Louis qualche minuto prima e gli era venuta una tremenda voglia di urlare e sbattere i pugni contro il muro, tentando di far sparire quel dolore lancinante che stava piano piano prendendo possesso del suo corpo in modo violento.
Improvvisamente corse via, sperando che nessuno dei professori lo beccasse in giro per la scuola. Non voleva tornare nel dormitorio, ma non poteva nemmeno gironzolare per il castello nè tantomeno tornare da Louis.
Non era questo quello che lo avrebbe fatto sentire al sicuro: l'unica cosa che gli dava sicurezza in quel contesto tragico in cui si trovava Hogwarts e il resto del mondo della magia, era la presenza di Louis al suo fianco perchè da quando c'era lui nella sua vita, lui sarebbe stato capace di combattere anche contro il mago più potente di tutti i tempi e riuscire anche a vincere, soltanto perchè sentiva dentro di sè quella grande sicurezza che negli anni era venuta meno. Da quando Louis era nella sua vita, improvvisamente aveva capito che non c'era niente che non poteva affrontare, aveva capito di essere una persona forte.
Ma se Louis se ne fosse andato, chi lo avrebbe sorretto?
Chi gli avrebbe dato una ragione per sorridere anche mentre Niall piangeva tra le sue braccia, stringendogli forte la mano o mentre tutti gli studenti rimanevano muti a guardare il vuoto sperando che la radio della Sala Comune portasse solo notizie positive?
Era il suo palo portante, la sua ancora di salvezza, la ragione per cui era ancora lì in piedi. Ma dal momento in cui gli aveva detto che sarebbe andato via sembrò quasi come se tutte le sue ossa stessero cedendo, come se stesse per cadere in un enorme buco nero senza fine.
Louis sarebbe sparito.
Non si sarebbero mai più visti.
Louis non sapeva l'indirizzo di casa sua a Londra e Harry non aveva idea di dove abitasse Louis. Quale magia sarebbe stata capace di ricongiungere i loro cuori? Harry pianse ancora, tappandosi la bocca con forza, sentendo i suoi singhiozzi riecheggiare per tutte i corridoi vuoti del castello, mentre camminava apparentemente senza una meta.
La sua testa era piena di domande alle quali non sapeva assolutamente dare una risposta, si sentì completamente perso mentre il desiderio di stare tra le braccia di Louis e sentirgli dire che in realtà non lo avrebbe abbandonato per nessuno motivo al mondo era più forte del desiderio di versare tutte le lacrime che possedeva in corpo.
E se veramente quel qualcuno che era fuggito da Azkaban stesse cercando Louis? E se il passato del suo professore fosse tornato imperterrito nella sua vita e lo avrebbe perso davvero per sempre?
Sentì ancora una fitta al cuore che gli bloccò il respiro per un attimo. Camminò ancora, in giro per il castello, a passo veloce, con lo sguardo offuscato dalle lacrime. Rischiò di cadere un paio di volte: le sue gambe avevano iniziato a cedere. Si fermò nel bel mezzo di un corridoio, con le ginocchia contro il pavimento, mentre pensava ancora a Louis e alle sue parole che continuavano a rimbombargli violente in testa.
Decise così, non sapendo dove andare, mentre il pavimento freddo si scontrava con le sue mani calde, di uscire fuori dal castello, andare via e magari scappare, magari sparire per sempre e dimenticarsi di tutto questo. Guardò le sue dita per un attimo e fissò l'anello che stava sul suo dito, quello che Liam e Niall gli avevano regalato per il suo compleanno e guardò il serpente dalla lingua biforcuta che stava legato al grifone e pensò ancora una volta a loro, al loro amore e alle loro promesse e a come tutto gli stava crollando addosso.
Non sapeva se avercela con Louis o con se stesso o forse con l'intera situazione che si era venuta a creare. Si alzò da terra, ricordandosi improvvisamente che qualcuno dei suoi compagni un giorno aveva nominato un'uscita segreta del castello. Fu un mistero come si fosse riuscito a ricordare di quella via d'uscita mentre la sua mente era offuscata dalle mille domande che gli martellavano nel cervello.
Corse più veloce di prima, fino a quando non arrivò davanti al ritratto di una bellissima donna ottocentesca che stava dormendo beatamente. Il quadro si trovava al quinto piano del castello e dopo essersi guardato intorno, allungò il braccio verso la cornice, tirandola verso di sè, fino a quando il passaggio segreto non si aprì quasi come una porta. Si stupì come nel castello nessuno avesse pensato di chiudere quell'entrata, ma non gli importò più di tanto e scappò. Percorse un lunghissimo corridoio buio senza fine, con la paura nelle ossa, con il cuore a pezzi e la testa dolorante.
Quando decise però che era arrivata l'ora di tirare fuori la bacchetta e servirsi dell'incantesimo della luce, si ritrovò praticamente fuori dal castello, in una zona adiacente al campo di Quidditch e abbastanza vicina alla Foresta Proibita.
Faceva freddo, da morire, più del dovuto e sentì quasi i piedi congelarsi. La luna piena si stagliava nel cielo, mentre tentava di nascondersi timida dietro qualche nuvola di passaggio. Tremò e iniziò a chiedersi perchè si trovasse lì e istintivamente urlò più forte che poteva, cadendo in ginocchio. La disperazione era l'unico sentimento che il suo corpo riusciva a percepire.
Abbassò lo sguardo mentre l'erba che stava sotto di lui si impregnava delle sue lacrime. Pensò nuovamente di essere perso.
Avrebbe voluto prendere il primo treno per Londra e stringere la sua mamma, stare tra le sue braccia e sentire i caldi baci di sua sorella Gemma e le parole confortanti di suo padre. Nello stesso momento però sarebbe voluto ritornare indietro, stringere Louis e baciarlo fino allo sfinimento e supplicarlo di rimanere nel castello con lui.
Urlò di nuovo, non appena si ricordò che Louis lo stava per abbandonare lì.
Mentre il suo respiro diventava sempre più irregolare, se ne stava lì con le lacrime che gli solcavano le guance e un freddo tale da farlo tremare. Improvvisamente sentì una strana sensazione pervadergli interamente il corpo e gli parve quasi di morire.
Aveva alzato lo sguardo e a pochi metri di distanza da lui apparve un terribile, orrendo, spaventoso e terrificante Dissennatore. Era enorme e stava sollevato per aria, nero come la pece che si confondeva con l'oscurità proveniente dalla Foresta Proibita. L'unica cosa che gli illuminava il fianco era la luce della luna, che mostrava quel suo mantello svolazzante e minaccioso. Harry si sentì morire e improvvisamente si accorse che l'erba sotto le sue mani si era congelata.
Tentò di tirare fuori la bacchetta dal suo mantello ma si ritrovò completamente paralizzato: qualche secondo dopo però qualche strana forza interiore lo spinse ad alzarsi in piedi nel momento in cui il Dissennatore fu abbastanza vicino a lui. Percorse qualche metro, fino a quando la radice di un enorme albero non lo fece inciampare e gemette di dolore, dopo aver sbattuto la faccia. Si sentì in pericolo.
Aveva bisogno di Louis perchè non si sentiva in grado di creare un Patronus così potente da far sparire quel Dissennatore. Le lacrime continuavano ad offuscargli la vista, ma non così tanto da non consentirgli di vedere che un altro Dissennatore era apparso, oscurando del tutto la luce della luna. Sentì ancora più freddo di prima mentre se ne stava disteso a terra, senza avere le forze di alzarsi.
Le due creature si avvicinarono minacciose verso di lui. I Dissennatori erano sempre più vicini, desiderosi di trarre nutrimento dalle emozioni di Harry, desiderosi di inalare con violenza tutto ciò che di felice si potesse trovare nel corpo del ragazzo che stava lì per terra. Harry pensò di morire, anzi ne era sicuro.
Era certo che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe respirato senza dover succhiar via emozioni umane, perchè si sa, chi viene sottoposto al bacio del Dissennatore... viene privato del tutto della sua anima. Era stato uno stupido, non aveva dato ascolto alle parole dei suoi professori, non aveva dato ascolto a quelle di Louis, aveva totalmente rimosso dalla sua testa sotto quale grande pericolo si sarebbe trovato se solo fosse andato fuori dal castello, si era dimenticato come il mondo intero evitasse i Dissennatori e la loro inconsapevole cattiveria. Aveva dimenticato il dolore che Louis aveva provato ad Azkaban, le lacrime che avevano condiviso quando aveva sentito quel racconto: aveva soltanto agito d'istinto e adesso si trovava lì a pochi minuti dalla sua probabile morte.
L'unica persona a cui rivolse il suo pensiero fu Louis. Aveva bisogno del suo aiuto e nel momento in cui vide il mantello nero e sfaldato dei due Dissennatori abbastanza vicino a lui da poterlo "baciare", il suo respiro parve bloccarsi.
- Louis - sussurrò, come se potesse apparire lì da un momento all'altro, come se potesse salvarlo da quella sua morte prematura. Perse lentamente coscienza, mentre le due creature oscure si impossessavano lentamente di ogni suo pensiero felice che percorreva la sua mente come un flash prima di scoparire completamente, lasciando spazio solo a quelle memorie tristi che rendevano il suo cuore ghiacciato.
Chiuse gli occhi e i suoi ricci si scontrarono contro l'erba fredda e ogni sua parte del corpo cedette, fatta eccezione per le sue labbra, avendo ancora la forza di sussurrare il nome dello splendido professore di Difesa Contro Le Arti Oscure che aveva reso la sua vita bella da morire, prima di abbandonarsi totalmente, sottoposto al Bacio del Dissennatore.
•••
Louis era rimasto lì, fermo, paralizzato dalle parole di Harry. "L'unica cosa che mi provocherà dolore in questa faccenda, sarà proprio questa", gli aveva detto, e quella frase gli aveva aperto gli occhi come poche cose avevano fatto nella sua intera vita; Louis aveva capito che l'unica cosa, l'unica persona che continuava a ferire Harry ripetutamente era solo e soltanto lui.
Lo feriva quando lo maltrattava durante le lezioni, l'aveva ferito quando gli aveva nascosto il suo passato, una parte importantissima anche se oscura della sua vita, lo stava ferendo adesso infrangendo una promessa reciproca che si erano fatti, ovvero quella di non lasciarsi mai.
Harry invece non l'aveva mai deluso.
Harry era sempre lì quando Louis aveva bisogno di lui, lo aveva perdonato quando si era scusato di avergli nascosto la verità, lo aveva consolato e gli era stato vicino quando gli aveva raccontato di Azkaban e dei Dissennatori, aveva sopportato gli insulti dei suoi compagni e aveva accettato di vivere una storia clandestina perché lo amava e tutto quello che Louis era riuscito a dargli in cambio era stato solo dolore.
E adesso lo stava abbandonando lì, da solo, solo perché era troppo codardo per continuare a vivere nel castello.
All'improvviso si sentì mancare l'aria e la nausea peggiorò nettamente.
Tutto quello che aveva voluto nella vita era diventare una persona diversa da suo padre, una persona gentile che avrebbe trattato i suoi cari con tutto il rispetto e l'amore che meritavano, ma se ora pensava alle sue azioni passate e recenti, si rendeva conto di essere simile a suo padre più di quanto avesse mai voluto. Louis non voleva diventare come lui, e se mai fosse stato simile a lui, non avrebbe dovuto permettere a nessuno di stargli così vicino come aveva fatto Harry.
Ed era stato questo il suo sbaglio peggiore: Louis non avrebbe dovuto permettere che il rapporto che c'era tra lui e Harry diventasse qualcosa di più del rapporto insegnante-studente, non avrebbe dovuto permettersi di amarlo e non avrebbe dovuto permettere a Harry di amare lui. Perché, dentro di sé, Louis sapeva di essere una persona tossica, di essere una persona negativa e decisamente una brutta influenza, e non avrebbe dovuto mai e poi mai permettere a Harry, che era la persona più bella che avesse mai conosciuto, di avvicinarsi così tanto a lui da rimanerne intossicato.
E adesso, con quest'uomo appena evaso da Azkaban, si rendeva conto che non solo non era salutare stare vicino a lui, ma era anche pericoloso. Chissà cosa sarebbe potuto succedere a Harry se qualcuno avesse deciso di vendicarsi su di lui, se qualcuno avesse deciso di prendere le orme del Signore Oscuro e cercarlo, se qualcuno avesse deciso di fargli del male attraverso coloro che amava. Se fosse successo qualcosa a Harry per colpa sua, Louis non se lo sarebbe mai perdonato. Non sarebbe mai riuscito a vivere pensando che quella persona meravigliosa, gentile, dolce, era scomparsa per colpa sua.
Si sedette alla scrivania e incrociò le braccia sul legno scuro, per poi poggiare la testa e iniziare a piangere, lasciando per una volta che le lacrime scorressero sul suo viso, senza trattenerle e senza sentirsi in colpa per essere crollato in quel modo.
Attorno a lui c'era un'aria familiare, quella familiare aria di sconfitta e di dolore che solo una volta ad Azkaban si era reso conto di aver provato già prima, ogni volta che stava con la sua famiglia. Erano sensazioni amplificate dai Dissennatori, senza dubbio, ma una volta lontano dalla sua famiglia e lontano dalla prigione, Louis era convinto che non le avrebbe mai più provate. E invece adesso era lì, da solo, e tutto il suo passato sembrava essergli crollato addosso di nuovo come una frana, come una valanga.
Tutto quel dolore che sentiva ogni volta che suo padre lo guardava con disprezzo, il modo in cui lo aveva minacciato se non si fosse unito alle schiere di Voldemort, il modo in cui sua madre stava lì, impassibile, e lo guardava come se fosse sbagliato, come se fosse dovuto nascere in un altro modo; il disprezzo dei suoi familiari e il modo in cui parlavano con i suoi genitori come se lui non fosse nella stanza e la loro sorpresa mista a speranza quando scoprirono che era stato smistato nei Serpeverde e non nei Grifondoro come tutti pensavano. Questo era tutto quello che Louis provava in quel momento e che aveva provato vicino ai Dissennatori ogni giorno, ogni ora, ogni minuto e ogni secondo.
E Louis si ricordava di com'era stato felice di essere stato assegnato ai Serpeverde, e di come la speranza che la sua famiglia gli avrebbe voluto un po' più bene si era fatta largo nel suo piccolo cuore da undicenne. Ma si ricordava anche come quella speranza era morta pochi mesi dopo, quando era tornato a casa per Natale e tutto era rimasto esattamente come prima.
Forse era per questo che odiava così tanto Potter. Lo odiava perché lui, nonostante tutto, aveva avuto un lieto fine che Louis, pur avendo una famiglia, non avrebbe mai avuto.
E in quel momento più di ogni altro, con Harry che se n'era andato infuriato e i Dissennatori attorno al castello, Louis sapeva che era destinato a vivere la sua vita nella miseria più totale, senza un briciolo di amore da dare o da ricevere.
Senza poter stare vicino alla persona che amava e soprattutto senza poterlo proteggere come avrebbe voluto e come sarebbe stato suo dovere fare.
Proprio mentre aveva deciso che sarebbe andato a dormire, o almeno ci avrebbe provato, qualcuno bussò alla porta e Louis scattò in piedi, dirigendosi velocemente ad aprirla, sperando con tutto se stesso di trovarsi davanti quei bellissimi occhi verdi.
- Harry - fece, aprendo la porta, ma la persona che trovò davanti a sé non era Harry.
Zayn stava lì, sudato, i capelli appiccicati alla fronte e gli occhi sbarrati. Louis l'aveva visto pochissime volte in quello stato, ma sapeva benissimo cosa significava. - Louis - fece, ansimando. - Harry è in pericolo.
Louis non ebbe il tempo di pensare che si ritrovò con la bacchetta in mano e il cuore che gli batteva all'impazzata nel petto, così forte che riusciva a sentire i palpiti nelle orecchie. Non aveva avuto bisogno di chiedere a Zayn come lo sapesse, perché era ovvio che aveva avuto una visione piuttosto intensa, e le visioni intense di Zayn non sbagliavano mai. - Dov'è? - gli chiese, con un tono così calmo che si sorprese di se stesso. Ma la verità era che era così terrorizzato da non riuscire nemmeno ad entrare nel panico.
- Fuori, fuori dal castello. Non so come abbia fatto ad uscire, davanti al portone c'è Hagrid che...
- I passaggi segreti - lo interruppe Louis.
Il moro annuì. - Okay. Ma usciamo dal portone principale, o non arriveremo mai in tempo.
- In tempo per cosa? - chiese Louis, pietrificato sul posto, con la voce tremante. Aveva una paura terribile e all'improvviso le sue gambe sembravano pesare una tonnellata e non volevano collaborare.
- I Dissennatori, Louis - urlò Zayn. - I Dissennatori hanno preso Harry!
In quel momento non solo le sue gambe, ma anche tutto il resto del corpo sembrava paralizzato; il suo sguardo era fisso nel vuoto e non riusciva a pensare a nulla se non a "Harry" e "Dissennatori" nella stessa frase.
Se davvero quegli esseri erano arrivati a Harry, al suo Harry, adesso il ragazzo stava provando le sensazioni più brutte della sua vita, la sua felicità stava per essere risucchiata da dentro di lui del tutto, e se non si fosse sbrigato, probabilmente i Dissennatori l'avrebbero anche baciato, riducendolo in uno stato che era peggiore della morte stessa. Il bacio del Dissennatore avrebbe risucchiato via l'anima di Harry, la sua bellissima e sicuramente splendente anima, riducendolo ad un guscio vuoto senza ricordi né emozioni, né nulla. Non sarebbe mai più stato l'Harry di prima, e non avrebbe mai più vissuto, sarebbe solo esistito.
Ma nonostante questo Louis non riusciva a muoversi, il terrore era tale da farlo sentire sotto l'influenza di un Petrificus Totalus.
- Muoviti, Louis! - urlò Zayn all'improvviso, prendendolo per il polso e tirandolo quasi di peso. Iniziarono entrambi a correre finchè non arrivarono di fronte al grande portone del castello, a guardia del quale stava Hagrid.
- Ragazzi? Che è successo?
- Facci uscire, Hagrid - disse il moro, e quello annuì senza fare domande, il suo rispetto per i professori che persisteva sempre e comunque.
In pochi secondi Louis e Zayn si ritrovarono investiti dal freddo gelido e lo sconforto e la tristezza presero possesso dei loro cuori, come se non potessero essere mai più felici. Louis si sentiva così debole che avrebbe voluto sprofondare sottoterra, e l'unica cosa che lo teneva in piedi era la mano di Zayn stretta al suo polso.
- Dov'è? - riuscì a sussurrare.
Zayn fece un profondo respiro. - Non lo so, credo... credo di là - rispose, indicando la Foresta Proibita.
Louis sperava vivamente che Harry non fosse stato così stupido e sconsiderato da andare nella Foresta Proibita da solo, di notte e con i Dissennatori intorno al castello, ma sapeva che quando stava male o era triste non ragionava bene.
Annuì e corse insieme a Zayn verso la Foresta Proibita, ma all'inizio non videro nulla: era tutto buio, persino dalla capanna di Hagrid non arrivava nemmeno una scintilla, visto che lui era dentro il castello. Ma il buio era così fitto, il freddo così pungente e la tristezza così acuta che Louis era sicuro al cento percento che i Dissennatori fossero lì vicino a loro.
- Riesci a vederlo, Zayn?
- Non vedo nulla!
Proprio mentre Louis stava per accendere la sua bacchetta con un Lumos, scorse, lontano di alcuni metri, una fioca luce azzurra che gli fece gelare il sangue nelle vene. Sperava davvero di sbagliarsi, ma sembrava proprio un Dissennatore, anzi due, che succhiava via le emozioni a qualcuno; e quel qualcuno non poteva essere che Harry.
Senza pensarci due volte iniziò a correre come se la sua vita dipendesse da quello - e in un certo senso era così - e non si fermò neanche quando sentì la voce di Zayn chiamarlo e i suoi passi seguirlo veloci.
Con il fiato pesante e il cuore che gli batteva all'impazzata, Louis si trovò davanti a una scena che non avrebbe mai voluto vedere nella sua vita e che sperava di poter dimenticare presto: Harry era accasciato a terra, i ricci sparsi sull'erba ormai ghiacciata, svenuto, mentre due Dissennatori gli succhiavano via la felicità e ogni bella emozione che aveva provato nella sua vita; il suo corpo era leggermente sollevato da terra, mentre quegli esseri disgustosi e spregevoli si nutrivano di lui come se fosse il cibo più prelibato del mondo.
E Louis non poteva permetterlo. Non poteva permettere che il suo Harry fosse privato di ogni emozione felice, che il rosa delle sue guance e delle sue labbra scomparisse, che il verde dei suoi occhi si spegnesse lasciando quegli smeraldi come due pietre ormai vecchie e opache, che le sue fossette non spuntassero più ad ogni sorriso, che la sua risata non riempisse l'intera stanza e il cuore di Louis.
Louis Tomlinson doveva proteggere Harry Styles a tutti i costi, anche se avesse dovuto mettere in pericolo la sua stessa vita, anche se avesse dovuto combattere la sua paura più grande, affrontando i Dissennatori come mai aveva fatto nella sua vita. Perché per Harry lui avrebbe fatto di tutto, e non avrebbe permesso a niente e a nessuno di impedirgli di proteggerlo e di salvarlo.
Chiuse gli occhi e si immerse nei ricordi, con la bacchetta stretta tra le mani.
Si ricordò della prima volta in cui aveva visto Harry, di come aveva incontrato il suo sguardo e si era perso nei suoi occhi verdi; si ricordò di come aveva cercato di negare a se stesso i sentimenti che provava verso quello splendido ragazzo, e di come nonostante tutto, il suo affetto per lui cresceva di giorno in giorno. Si ricordò dei momenti belli e di quelli brutti, e ora come ora tutti riuscivano a strappargli un sorriso e a renderlo felice, perché tutti lo avevano portato ad essere una delle persone più felici al mondo. E non gli importava di cosa sarebbe successo tra di loro dopo quella sera, l'unica cosa che gli interessava in quel momento era salvare Harry e rivedere il suo splendido sorriso, i suoi occhi meravigliosi e le sue guance rosa.
Fece un respiro profondo e urlò - Expecto Patronum! - facendo uscire un enorme serpente argentato dalla sua bacchetta. Il Patronus era così potente che scagliò via i due Dissennatori illuminando interamente il giardino e parte della Foresta Proibita, e Louis vide Zayn coprirsi gli occhi vicino a lui.
In pochi secondi tutto tornò di nuovo buio e Louis scattò verso Harry, che era ancora svenuto e accasciato a terra; lo prese tra le sue braccia e gli accarezzò piano il viso. - Amore - sussurrò. - Piccolo, apri gli occhi.
Harry respirava piano, ma era svenuto e Louis sapeva che non avrebbe aperto gli occhi per un bel po' di tempo. I Dissennatori lo avevano sfinito, ma si sarebbe ripreso.
- Vado a chiamare gli altri - disse Zayn, correndo verso il castello.
Louis rimase lì, seduto sull'erba con Harry tra le sue braccia e gli occhi umidi. Le sue carezze andavano dal viso ai capelli, e nonostante sapesse che era ormai al sicuro, non riusciva a tranquillizzarsi. - E' tutta colpa mia - continuò a sussurrare. - E' colpa mia se hai rischiato la vita, è colpa mia se sei uscito di notte dal castello. Sono un idiota, giuro che non ti metterò mai più in pericolo, lo giuro. Amore mio, apri gli occhi...
Ma Harry non rispondeva e non aprì gli occhi neanche quando Madama Chips e il resto dei docenti arrivarono di corsa con una barella e lo portarono velocemente in infermeria.
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