Capitolo 15

Qualcosa fece credere a Harry che quel litigio non avesse fatto altro che fortificare il loro rapporto, renderli più forti di prima. Aveva cancellato ogni dubbio, preoccupazione o perplessità, adesso erano sicuri dei loro sentimenti e avrebbero combattuto insieme per difendere il loro amore.

Quando aveva sentito Louis chiedergli di essere il suo fidanzato si era sentito la persona più felice del mondo. Non sapeva se ridere, piangere o rimanere semplicemente stupito, ma poi aveva capito che baciarlo sarebbe stata la scelta migliore.

Era il suo primo amore, la sua prima vera storia d'amore ed era così contento di poter condividere con Louis tutto questo e poter crescere insieme a lui. Sperava dentro di sè che quello fosse solo l'inizio di una lunghissima storia che avrebbe riempito i loro cuori per sempre.

Quella sera non era rimasto a dormire con lui e infatti il risveglio del giorno successivo fu piuttosto traumatico, tanto è vero che gli venne difficile alzarsi dal letto. Si era girato e rigirato un milione di volte, coprendosi fino alla testa e sperando che Louis si potesse materializzare accanto a lui nel letto, ma non successe e quindi si ritrovò costretto ad alzarsi. Nel momento in cui si sciacquò la faccia, si ricordò che quello sarebbe stato un giorno "importante": dopo mesi passati a desiderare di conoscere il passato di Louis, finalmente quella sera sarebbe riuscito a conoscere la verità nascosta dietro quel marchio nero che ancora Harry faceva fatica a guardare.

Continuava a chiedersi però per quale motivo Louis ci avesse messo così tanto a parlargliene e arrivò alla conclusione che sicuramente non era stato niente di facile da affrontare: alla fine si parla sempre di Voldemort, l'uomo che tutto il mondo della magia temeva.

Malgrado tutto non vedeva l'ora di sentire il suo racconto.

~~

Quella sera era andato prima del previsto da Louis: aveva studiato tutto il giorno incessantemente, senza fermarsi nemmeno un attimo, imponendosi di concentrarsi durante le lezioni e seguire seriamente. Si era ritrovato però veramente stanco dopo una giornata del genere e per questo aveva soltanto bisogno di stare con Louis e rilassarsi.

Tra l'altro quel giorno Evelyn si era seduta accanto a lui durante la cena, chiedendogli di studiare insieme ed esercitarsi nell'incantesimo del Patronus, ma lui si era categoricamente rifiutato rifilandole una scusa inventata sul momento che non era apparsa tanto credibile: tutto avrebbe voluto fare il giorno dopo fuorché stare con Evelyn Garrett, soprattutto perchè non voleva che Louis si ingelosisse e dubitasse di lui per nessun motivo al mondo, soprattutto in un momento in cui stavano veramente molto bene.

Quando bussò alla porta del suo ufficio, Louis non rispose nemmeno, probabilmente perchè ormai era consapevole del fatto che quei tre colpi contro la porta annunciavano sempre l'arrivo di Harry.

Era la terza sera consecutiva che lui spariva dal suo dormitorio ed era certo che se qualcuno l'avesse visto avrebbe iniziato a nutrire seri sospetti nei suoi confronti, ma non se ne era preoccupato più di tanto, perchè l'unica cosa che desiderava era stare con Louis.

Quando entrò lo trovò girato verso il camino, intento a attizzare leggermente la fiamma con la bacchetta e Harry sorrise istintivamente, chiudendo la porta alle sue spalle.

Si avvicinò a lui e lo prese dai fianchi dolcemente. - Buona sera - sussurrò Harry al suo orecchio e quello pressò la schiena contro il suo petto e nel suo viso si dipinse un piccolo sorriso. Harry poggiò la mano sul suo volto, carezzandogli la mandibola per poi voltargli la testa verso di lui con un dito e baciarlo.

- Ciao - disse semplicemente Louis dopo avergli carezzato la guancia con il dorso della mano.

- Mi sei mancato oggi - disse poi Harry, muovendo le dita nel suo fianco, alzandogli leggermente la camicia bianca che indossava quella sera. Era la prima volta che gliela vedeva addosso, ed era bellissimo.

Gli sfiorò la pelle con i polpastrelli e quello socchiuse gli occhi per poi baciarlo di nuovo.

- Anche tu - rispose poi.

Harry lo voltò verso di sè e gli prese il viso con entrambe le mani e lo baciò con trasporto. Rimasero a baciarsi per un bel po', fino a quando Harry non ruppe il bacio per poterlo guardare negli occhi.

- Come è andata la giornata? - chiese Louis.

Harry fece un sospiro - Sono molto stanco, ho studiato tantissimo -

- L'altro giorno ho parlato con Lumacorno e mi ha detto che per ora ti vede distratto - disse Louis, prendendo dei cuscini e mettendoli per terra vicino al camino. Erano dei bei cuscini che ricordavano molto il laboratorio di Astronomia quindi sicuramente erano stati un regalo di Zayn.

- Sì, lo so - rispose Harry - Però ho promesso a tutti i professori che ora mi impegnerò davvero - Louis lo guardò.

- Promesso? -

- Sì, certo, promesso! E' stato solo un periodo... negativo - fece spallucce e poi vide il suo professore sedersi a terra, con la schiena contro i cuscini che a loro volta erano poggiati sulla parete più vicina al camino. Louis battè la mano nel posto vuoto accanto a sè e Harry si fiondò accanto a lui e si sedette al suo fianco, per poi sentire la mano di Louis che gli cingeva la spalla e lo stringeva a sè.

- Che ci faceva oggi Evelyn Garrett accanto a te a cena? - chiese poi Louis di punto in bianco.

Harry ridacchiò - Pensavo non l'avessi vista -

- Io vedo tutto - Louis rise e lo fece anche Harry, alzando lo sguardo verso di lui.

- Voleva che studiassimo insieme domani -

- E... ? - fece Louis e il riccio si accorse che il sorriso nella suo volto era completamente sparito.

- E ovviamente le ho detto di no -

- Meno male, questa ragazzina cerca guai seri - Harry scoppiò a ridere per poi stampargli un bacio sulle labbra. Si strinse ancora di più a lui, mettendo la mano sulla sua pancia e sentendo il calore provenire dal suo corpo e dal camino. Ci fu un momento di silenzio e Harry si accorse che quella sera l'aria era diversa dal solito, probabilmente perchè entrambi sapevano di cosa avrebbero dovuto parlare e quale sarebbe stato l'argomento. Harry si era reso conto dal primo momento in cui l'aveva guardato negli occhi di quanto fosse preoccupato, forse anche in ansia, e che di certo faceva fatica a riprendere quel discorso.

- Louis, ascolta - fece poi Harry dopo che quel silenzio stava per diventare piuttosto assordante, cosa che non succedeva mai quando si ritrovavano da soli - Se non vuoi parlarne oggi, fa nulla... insomma non sei obbligato - il riccio disse quelle parole un po' contro il suo pensiero e contro la sua curiosità, ma non voleva vedere Louis così preoccupato.

- No, Harry, no - rispose serio. - E' arrivato il momento che tu... sappia -

- Ma non voglio che questo ti faccia stare m... - tentò di continuare a parlare ma Louis gli poggiò un dito sulle labbra per zittirlo e a quel puntò non fiatò più. Quel momento fu seguito di nuovo da qualche attimo di silenzio in cui Louis carezzava la spalla di Harry; quest'ultimo invece gli aveva preso l'altra mano e aveva iniziato a guardarla e carezzargliela dolcemente, sfiorando ogni dito e carezzandogli il palmo, per poi farla intrecciare con la propria e stampargli un bacio sul dorso.

Lo guardò negli occhi.

- Sei pronto? - chiese poi all'improvviso Louis.

•••

Louis si era svegliato pensando al fatto che quel giorno fosse "il grande giorno", il giorno in cui avrebbe raccontato tutto a Harry, e quel pensiero non lo aveva abbandonato neanche per un minuto. Aveva indossato l'amuleto che gli aveva regalato Zayn da quando si era svegliato fino a quel momento, ma adesso lo aveva tolto perché voleva che i suoi sentimenti, davanti a Harry, fossero veri e sinceri.

Quando Harry era entrato nel suo studio, il suo cuore aveva cominciato a battere forte e tutta la paura e l'ansia di quel momento si erano amplificate, rendendogli quasi impossibile concentrarsi su qualsiasi altra cosa. Il ragazzo probabilmente l'aveva notato, perché gli aveva proposto di rimandare il discorso, ma Louis non voleva, voleva soltanto svuotarsi e finalmente dire a qualcuno, a lui, tutto quello che teneva dentro da anni.

- Sei pronto? - gli chiese quindi, mettendosi a sedere per terra, e lo stesso fece Harry di fronte a lui, annuendo e tenendo le loro dita intrecciate.

Louis fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi per qualche secondo, per poi riaprirli e incatenarli ai suoi. Harry lo guardava serio, e gli sorrise debolmente per incoraggiarlo. - Non so se lo sai, Harry, ma io vengo da una famiglia di purosangue, maghi importanti da generazioni, d'importanza pari ai Malfoy e ai Lestrange. Mio padre ha sempre voluto il meglio per me, ha sempre preteso il meglio per me, senza darmi nessuna possibilità di scelta. Sin da bambino ho sempre frequentato purosangue, ho fatto amicizia solo con le persone che mi presentavano i miei genitori - rise, una risata triste. - Una volta avevo conosciuto una ragazza, si chiamava Jennifer, e scoprii che era figlia di una strega e di un babbano. Feci il grave errore di presentarla ai miei, e una volta che ci fummo allontanati, mio padre mi proibì di vederla, e mi disse che non dovevo avvicinarmi a certa feccia del genere, perché dovevo mantenere puro il mio sangue - testuali parole. Così capii che non potevo essere amico di nessuno, se non dei purosangue, ma già da bambino la cosa non mi andava giù. Mi ostinavo a chiedere a mio padre il perché, e lui non faceva altro che urlarmi contro e dirmi che sarei diventato un traditore del mio sangue come i Weasley e Sirius Black, e che se fossi, per disgrazia, stato assegnato ai Grifondoro, non sarei più dovuto tornare a casa.

Ricordo ancora il giorno della cerimonia di smistamento - sorrise tristemente. - Ero terrorizzato. Zayn cercava di calmarmi, diceva che se avessi desiderato con tutto me stesso di essere smistato tra i Serpeverde, sarebbe successo, e così mi sono seduto sulla sedia pensando solo a come finire in quella stramaledetta Casa. Alla fine il Cappello mi assegnò proprio ai Serpeverde, e adesso mi rendo conto che non l'ha fatto solo perché lo desideravo, ma perché era la casa a cui appartenevo dalla nascita.

- Da quando ti ho guardato negli occhi ho capito che eri un Serpeverde, Lou - gli sorrise Harry.

- Davvero?

- Sì, hai... come dire, quell'aria autoritaria, quel senso di superiorità, quell'autorità di un Serpeverde. E lo dico come un complimento.

Louis alzò un sopracciglio. - Ovvio che è un complimento, Styles. - quello gli diede un piccolo pugno sulla spalla - Anche tu sei chiaramente un Grifondoro - gli disse poi, felice del fatto che Harry stesse alleggerendo la tensione con dei commenti divertenti.

- Ah sì? Che vorresti dire?

- Che sei testardo e impulsivo proprio come un Grifondoro che si rispetti.

Gli fece la linguaccia. - Scemo.

- Tu di più.

Harry rise, le fossette che si formavano morbide sul suo viso. - Quanti anni hai, dodici?

- Perché me lo chiedono tutti? - aggrottò le sopracciglia, ma quando il riccio continuò a ridere senza rispondere, decise di continuare il suo discorso. - Comunque. Quando mio padre seppe che ero stato smistato in Serpeverde, ne fu felicissimo e probabilmente anche sollevato, mi mandò una lettera in cui mi riempiva di complimenti e soprattutto mi ricordava di non deludere lui e il nome della sua famiglia. - sospirò. - La mia vita è sempre stata condizionata dal mio cognome. A scuola sentivo una costante pressione addosso, avevo tantissima paura di prendere brutti voti, o di non passare i G.U.F.O. e i M.A.G.O., e stavo sempre sveglio fino a tardi a studiare, perché allo stesso tempo non volevo nemmeno privarmi del divertimento. Io e Zayn andavamo spesso in giro per il castello anche quando non dovevamo, ed era bellissimo.

- Ehi, allora perché quando hai visto me in giro di notte mi hai messo in punizione? - chiese, con un broncio sul viso.

- Perché adesso sono un professore e ho dei doveri da compiere.

- Come quello di scoparti un alunno?

- Harry! - disse sconvolto, il suo tono di voce di un paio di ottave più alte. - Sto cercando di fare un discorso serio, qui.

Harry rise. - Scusa, vai avanti. Cerco solo di alleggerire la tensione.

- Certo - gli sorrise divertito. - Al mio ultimo anno di scuola, però, qualcosa cambiò. Quell'anno era anche il quarto anno di scuola di Harry Potter, ed era stato organizzato il Torneo Tre Maghi. Come probabilmente sai, i campioni scelti erano Fleur Delacour per Beauxbaton, Viktor Krum per Durmstrang, Cedric Diggory per Hogwarts e poi Harry Potter; fu uno shock già allora quando il calice scelse due campioni invece di uno, ma ormai si è fatta luce sull'argomento: Barty Crouch Jr, un Mangiamorte fedele al Signore Oscuro, aveva preso la Pozione Polisucco per trasformarsi in Malocchio Moody, il famoso Auror, e aveva organizzato tutto in modo che Harry Potter arrivasse al cimitero in un preciso momento. In quel cimitero, avvenne la resurrezione di Lord Voldemort. - sentì Harry trattenere il respiro. - Non dimenticherò mai il momento in cui Potter è tornato indietro con la Passaporta e il corpo di Diggory. Ovviamente, nessuno credeva davvero alle sue parole, nessuno credeva che Voldemort fosse davvero risorto.

Harry si portò una mano alla bocca, iniziando a mangiucchiarsi le unghia. - Non sapevo questi dettagli. Cioè, sapevo cosa era successo in generale - si affrettò ad aggiungere. - Ma questo è molto più dettagliato.

- Harry, se c'è qualcosa che non va mi fermo.

Quello fece no con la testa, scuotendo i ricci. - Vai avanti.

Louis annuì. - Beh, neanche io ci credevo. Ho sempre pensato che Potter fosse pazzo, e tutt'ora ho qualche dubbio riguardo la sua sanità mentale - voglio dire... Ginny Weasley? Sul serio? Ma purtroppo, comunque, molto presto i miei dubbi furono smentiti. Mio padre non poteva darmi notizie del genere via gufo, perché nonostante il Ministero non credesse a Potter, tutto il mondo della magia era in allerta, quindi, una volta finito l'anno scolastico e conseguito il diploma, mi informò che era tutto vero. Mi mostrò il suo Marchio Nero, e mi disse che, compiuti i diciotto anni, mi... mi sarei dovuto unire a loro. - si morse il labbro, e la stretta di Harry sulla sua mano si fece più forte. - All'inizio, ovviamente, mi rifiutai. Non volevo avere nulla a che fare con Voldemort e con nessuno di loro, ma mio padre mi disse che il Signore Oscuro aveva richiesto esplicitamente la mia presenza, e ovviamente nessuno poteva rifiutarsi di acconsentire a una richiesta del genere. Ho sempre avuto il dubbio che fosse stato mio padre a proporre me come recluta, ma immagino che non lo saprò mai.

- Tuo padre è...?

- Sì, mio padre è morto combattendo per Voldemort, e così anche mia madre.

- Mi dispiace - fece Harry, abbassando lo sguardo.

Louis gli alzò il mento con un dito e gli sorrise. - Non è colpa tua, Harry. Se la sono cercata, purtroppo. Beh, alla fine sono stato costretto ad entrare nei Mangiamorte e a farmi questo... coso - disse, poggiando la mano sull'avambraccio sinistro.

Harry guardò intensamente il suo braccio. - Posso vederlo?

- Harry, io non...

- Per favore.

Sospirò e cominciò piano ad alzare la manica della camicia. Una volta che il Marchio fu completamente esposto, Louis si sentiva vulnerabile, il suo respiro si fece pesante e si bloccò quando Harry lo accarezzò con un dito, tracciando il disegno del teschio dalla cui bocca fuoriusciva un serpente. A Louis venne la pelle d'oca, ma non disse nulla.

- E'... è bello - sussurrò Harry, come rapito da quella visione.

- Bello? Harry, questo coso si muoveva e bruciava ogni volta che lui aveva bisogno di noi.

- Lo so - annuì. - Ma... scusa, non avrei dovuto dirlo.

- No, è okay - sussurrò, sorridendo. - Piacerebbe anche a me se non ci fosse questa storia dietro.

Harry gli sorrise e ricoprì il Marchio con la manica, abbottonandogli i polsini. Louis sapeva che voleva chiedergli qualcosa ma che non aveva il coraggio di farlo, così poggiò una mano sulla sua e gli fece segno di parlare. Il riccio sospirò. - Lou, è già difficile abbastanza così, per te, terrò per me le mie domande.

- Preferirei che affrontassimo questo discorso adesso e mai più. Dimmi tutto.

Passò qualche secondo prima che si decidesse a parlare. - Hai... hai ucciso qualcuno?

Louis sciolse la presa sulla sua mano e si portò le ginocchia al petto, circondandole con le proprie braccia. Ciò che provava ogni volta che pensava al colore, alla vita che scomparivano dai volti delle perone che aveva ucciso, era una sensazione indescrivibile. Solo ricordarlo gli faceva venire la nausea. - Sì, ma... non volevo. Io non volevo uccidere nessuno, Harry, giuro... non volevo - singhiozzò, nascondendo il proprio viso dietro le sue gambe. Sapeva che sarebbe successo, sapeva che sarebbe scoppiato a piangere come un bambino, ma era la prima volta che si apriva con qualcuno su quella faccenda, e aveva così tanto dolore e così tanti sentimenti seppelliti dentro di sé che piangere probabilmente era il minimo.

Harry si avvicinò a lui e lo circondò con le sue braccia. - Lou, è tutto okay. È tutto okay.

- Harry...

- Shh - fece quello, accarezzandogli i capelli dolcemente.

Louis alzò il viso e gli bacio leggermente la mandibola, mentre Harry gli asciugava gli occhi con un dito.

Rimase con il viso seppellito nel collo del riccio finchè i suoi singhiozzi non si calmarono, mentre Harry continuava ad accarezzargli i capelli senza dire una parola. Quando riuscì finalmente a respirare decentemente, continuò, sciogliendo l'abbraccio. - Alla fine me la sono cavata - sorrise.

- In che senso?

- Mi hanno somministrato il Veritaserum e mi hanno dato solo due anni.

- Due anni ad Azkaban?! - fece Harry, sconvolto.

Louis annuì. Quella era la parte più difficile da raccontare, e sapeva che sarebbe crollato di nuovo, lo sentiva nelle vene, così prese di nuovo la mano di Harry e la strinse forte. - Sono stati gli anni più brutti della mia vita, Harry. Azkaban è... non è una prigione, è un inferno. E'... - si fermò e respirò a fondo. - Non lo augurerei al mio peggior nemico. I Dissennatori sono di guardia giorno e notte, e la differenza tra giorno e notte non si percepisce, perché tutto è sempre buio e freddo, con loro intorno. Non hai più speranze, non hai più tranquillità. Ti forzano a rivivere tutti i tuoi ricordi peggiori, riportano a galla tutto il male che hai passato e lo enfatizzano con la loro presenza. Si nutrono della tua felicità, e... ti senti come se non potessi mai più essere felice. Lo sconforto, il dolore, sono così forti che... - si portò le mani alla testa. - E' tremendo. Sentire il gelo intorno a te, le urla degli altri prigionieri. Ad alcuni hanno somministrato il Bacio mentre ero lì, Harry - un brivido lo attraversò. - E' stato orribile - singhiozzò, coprendosi nuovamente il viso con le mani. Stavolta Harry non si avvicinò. - Ero convinto di morire, là dentro. Ero convinto che avrei passato lì il resto dei miei giorni, in compagnia delle urla, del gelo e dei Dissennatori - iniziò a respirare pesantemente. - Io... ero così spaventato - sussurrò, il respiro pesante e le lacrime ormai come fiumi sul suo viso.

Si sentiva un po' meglio ora che aveva raccontato tutto, ma ricordare quei sentimenti e quelle sensazioni lo avevano fatto crollare dal castello di carta su cui era stato per tutto quel tempo. Louis sapeva che era in equilibrio precario, e sperava che una volta caduto, tutto migliorasse.

Harry lo strinse forte a sé e Louis lo sentì singhiozzare a sua volta. - Sono qui. Ci sono qui io, amore. Non ti lascerò mai - gli disse, un sussurro appena percettibile. - Non ti lascerò mai, lo prometto.

Louis si girò per poterlo abbracciare, nascondendo il viso nel suo petto. - Dio, ti amo così tanto - disse, tra i singhiozzi.

•••

Harry si sentì stringere il cuore appena vide le lacrime di Louis scorrere copiose sul suo volto, si sentì così impotente davanti alla sua reazione e desiderava con tutto il cuore poterlo aiutare in qualche modo, ma quello era il suo passato e non poteva assolutamente cancellarlo, poteva soltanto aiutarlo a migliorare il suo presente.

Aveva ascoltato quel racconto più interessato che mai, curioso di sapere cosa avesse vissuto in quel luogo infernale, dove i Dissennatori avevano tentato più volte di portargli via tutta la felicità che portava dentro di sè. Harry gli passò una mano sul volto tentando di asciugargli le lacrime, ma risultò tutto vano perchè subito dopo le sue guance si bagnarono nuovamente.

Sentì che anche lui avrebbe ceduto davanti a quella reazione, ma tentò di contenersi perchè in quel momento Louis era quello più debole dei due e Harry doveva aiutarlo a dargli la forza che aveva perso in quei pochi minuti.

Lo abbracciò forte, tirando su con il naso.

- Non ti lascerò mai - sussurrò vicino al suo orecchio, mentre quello continuava a singhiozzare con il volto contro il suo petto - Non ti lascerò mai, lo prometto - disse poi carezzandogli i capelli dolcemente. Lo strinse ancora di più sperando in tutti i modi che quei lamenti cessassero in quel preciso istante. Gli occhi di Harry si riempirono anch'essi di lacrime.

- Dio, ti amo così tanto - disse poi Louis all'improvviso e Harry smise per qualche secondo di respirare. Gli mancò completamente l'aria perchè non si aspettava assolutamente niente del genere e mentre lui tentava di riprendersi, Louis continuava a piangere tra le sue braccia, stretto a lui.

Harry gli prese il volto, entrambi con gli occhi rossi e lucidi - Cosa hai detto? - chiese dolcemente, abbozzando un sorriso. Anche nel volto di Louis, malgrado le lacrime, apparve un piccolo sorrisetto che riempì più che mai il cuore di Harry.

- Ho detto che ti amo, Harry - sussurrò, per poi tirare su con il naso.

- Dio mio Louis, non hai idea di quanto ti ami io - disse poi e anche il suo viso si bagnò completamente, per poi prendere il volto di Louis con le mani e stampargli un bacio sulle labbra. Le loro pelli umide si scontrarono, sentendo le loro lacrime che si amalgamavano l'une con le altre. Harry poi lo abbracciò forte, rompendo il bacio mentre quello continuava a singhiozzare.

Continuò di nuovo a sentirsi impotente.

- Amore - disse poi prendendogli il viso - Amore mio - lo guardò dritto negli occhi e Louis frenò per un attimo tutte quelle lacrime di dolore e di sofferenza. - Amore mio, ci sono io, c'è il nostro amore - sussurrò sorridendogli - Non devi temere più niente, andrà tutto bene, è soltanto un passato che non tornerà mai più - aveva detto tutto questo sorridendo, tentando di far spuntare anche sul viso di Louis uno splendido sorriso, ma quello si limitò ad annuire. Harry gli passò di nuovo le dita sulle guance e quello sembrò calmarsi.

- Scusami, scusami davvero - sussurrò con la voce rotta.

Harry sorrise, alzando un angolo della bocca - Non devi scusarti, è normale -

- Sei la prima persona con cui ne parlo, non è stato facile ma... - fece un lungo respiro, probabilmente per tentare di non scoppiare a piangere di nuovo e le labbra gli tremarono per questo - ...ma adesso sto meglio Harry, in un certo senso -

Il riccio gli carezzò la fronte, scostandogli appena i capelli e si accorse che era leggermente sudato: si rese conto che raccontare quello che gli era successo qualche anno prima di ritornare ad Hogwarts per intraprendere la carriera da insegnante lo rendeva debole e vulnerabile e faceva crollare tutte le sue sicurezze ed era lì che quel Louis Tomlinson forte e autoritario scompariva per dare spazio a quella parte di sè che chiedeva aiuto, che aveva bisogno di qualcuno al suo fianco ed era questo ormai il compito di Harry.

- Ho bisogno di te, Harry - disse tirando su con il naso - Spesso... la notte faccio incubi terribili, sogno Azkaban e i Dissennatori, sogno Voldemort, ma da quando sto con te la notte riesco a dormire sonni più tranquilli, sento di essere più sereno malgrado questo passato continui a torturarmi e a rendermi così.. insignificante -

- Non sei insignificante - ribattè Harry - E sappi che non ho intenzione di andarmene, io sono qua, non ti abbandono per nessun motivo al mondo - gli prese entrambe le mani, stringendole forte. Harry se ne stava in ginocchio davanti a lui che a sua volta era seduto a terra con le gambe incrociate. Gli sfiorò i dorsi delle mani con i pollici e quello sorrise sentendo quelle dolci carezze.

- Amore mio - sussurrò di nuovo Harry.

Louis alzò lo sguardo, smettendo di fissare le loro mani unite e si preoccupò di guardare Harry dritto negli occhi - Ti amo - disse poi e Harry sentì il suo cuore esplodere: batteva così forte che riusciva quasi a sentire il rumore sordo del suo battito.

- Ti amo - rispose Harry, con gli occhi leggermente lucidi. Entrambi avevano smesso di piangere, ma Harry per poco non cedette di nuovo. Sentire quelle parole uscire dalla sua bocca lo avevano commosso davvero. Nessuno gliel'aveva mai detto se non sua madre ogni volta che lo lasciava lì, al binario 9 ¾ per prendere l'espresso per Hogwarts. Nessuno gli aveva mai detto così sinceramente di amarlo. Nessuno lo aveva mai guardato negli occhi nel modo in cui stava facendo Louis in quel momento.

- Come va? - chiese poi dopo qualche momento di silenzio.

Louis si passò una mano negli occhi ancora leggermente umidi - Va meglio, ma solo perchè ci sei tu qui con me - Harry lo avvicinò a sè per poterlo abbracciare. Si mise seduto con le gambe incrociate anche lui: Louis subito dopo si distese supino poggiando la testa sulle gambe di Harry e guardandolo dal basso.

Il riccio aveva iniziato a carezzargli il volto, i capelli che gli ricadevano sulla fronte, passando poi le dita sulle sue labbra e cacciando via quelle ultime lacrime che inumidivano le sue guance. Louis aveva socchiuso gli occhi, godendosi il tocco delle mani di Harry.

- Louis, vorrei tanto poter cancellare il tuo passato in qualche modo - fece poi il riccio, senza smettere di carezzargli il volto - ma purtroppo non posso, ma ti prometto che farò di tutto per renderti così felice da lasciare che tutto questo sia solo un brutto ricordo lontano - Louis sentendo quelle parole, avvicinò le proprie mani a quelle di Harry e gliele strinse, per poi baciare il palmo di una di esse.

- Sei tutto ciò di cui avevo bisogno per stare finalmente bene - disse poi, con le labbra premute contro le dita di Harry. Il riccio si abbassò verso di lui per stampargli un bacio.

- Dai, vieni, sciacquiamo la faccia - lo prese per mano e lo fece alzare in piedi per trascinarlo fino al piccolo bagno che stava accanto alla camera da letto di Louis. Lo fece avvicinare al lavandino e aprì il getto: Harry fece tutto per lui, si bagnò la mano e gliela passò più volte sul viso mentre quello ridacchiava.

- Che ridi? - disse poi, ridendo a sua volta.

- Come sei premuroso - Harry arrossì e si bagnò di nuovo la mano. Gli carezzò il viso con le dita umide, bagnandogli anche leggermente il ciuffo poggiato sulla fronte. Il viso di Louis adesso non era più rosso, e i suoi occhi avevano riacquistato quella brillantezza che Harry tanto amava. Gli asciugò il volto e poi quello lo abbracciò e si accoccolò a lui.

- Teoricamente sono io quello che si dovrebbe prendere cura di te - sussurrò con il volto contro il suo collo. Harry lo strinse forte a sè, attorniandogli le spalle con le braccia - Perchè? - chiese poi.

- Perchè sono quello più grande - rispose alzando lo sguardo.

- Non mi importa, mi prenderò ugualmente anche io cura di te - gli afferrò il viso dal mento, avvicinandolo al proprio e gli stampò un bacio sulle labbra, sussurrandogli poi un "ti amo" quasi impercettibile.

•••

Louis si sentiva meglio, adesso. Aveva sempre saputo che confidarsi con qualcuno lo avrebbe aiutato, ma fino a quel momento non aveva trovato nessuno con il quale aveva avuto il coraggio di farlo, nemmeno Zayn. Da una parte pensava che il fatto che Harry fosse il suo ragazzo - gli sembrava ancora strano dirlo - e che aveva dei doveri verso di lui, lo aveva aiutato ad aprirsi, perché altrimenti, probabilmente, non avrebbe detto nulla neanche a lui.

Harry era stato comprensivo, lo aveva aiutato, e soprattutto gli aveva promesso che sarebbe stato accanto a lui quando ne aveva bisogno, ed era più di quello che si aspettava. La cosa che lo aveva colpito di più, però, era il fatto che gli avesse detto che lo amava anche lui. Sì, sapeva che Harry provava qualcosa di forte per lui, glielo aveva detto anche quando avevano litigato, ma Louis era così convinto, nel profondo, che nessuno potesse amarlo, che non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.

In realtà era stato sorpreso anche da se stesso: ormai non negava più di provare qualcosa di profondo per Harry, ma Louis non conosceva l'amore, almeno, non quel tipo di amore. Louis non sapeva cosa significava pensare sempre a quella persona, desiderare sempre di essere accanto a lei, volerla toccare, baciare, anche solo sfiorare in continuazione, perché non era mai stato innamorato di nessuno.

Ma quando Harry lo aveva tenuto fra le sue braccia in quel modo, quando gli aveva sussurrato che non lo avrebbe mai più lasciato, quando aveva sentito il calore del suo corpo sul suo e gli aveva dato quella sensazione che non aveva mai provato prima con nessun'altra cosa, Louis aveva capito. Aveva capito che quel ragazzo gli aveva rubato il cuore in così poco tempo, aveva capito che non c'era modo ormai, per lui, di sfuggirgli. Aveva capito che lo amava e che voleva tenerselo stretto il più possibile.

Louis non era una persona romantica, neanche lontanamente, e le cose romantiche gli facevano venire da vomitare, ma Harry... con Harry era tutta un'altra storia. Era forse la persona più sdolcinata che avesse mai conosciuto, ma nonostante questo, gli piacevano tutte le attenzioni che gli riservava, le parole dolci, i baci, le carezze. Si sentiva amato, per la prima volta nella sua vita.

Però Louis si sentiva in dovere di prendersi cura di Harry, doveva farlo. E poi odiava essere al centro dell'attenzione, almeno quando era qualcosa di brutto.

Uscirono dal bagno e Louis fece per andare in camera da letto.

- Che vuoi fare? - gli chiese Harry.

- Voglio solo coccolarti - rispose, sorridendo.

Quello arrossì. - Credevo che fossi tu quello che aveva bisogno di coccole, oggi!

- Io non ho bisogno mai di coccole, Harry - alzò gli occhi al cielo e si coricò sul letto, facendo segno al ragazzo di coricarsi accanto a lui. Il riccio mise il broncio, ma poi si coricò vicino a lui e poggiò la testa sul suo petto, con il braccio destro del professore intorno alle spalle. - Dimmi qualcosa dei babbani.

- Ah, a proposito di questo... - iniziò Harry, giocando con le pieghe della camicia di Louis. - Non sei... razzista o altro, vero?

- Razz... Harry, se fossi razzista non sarei qui con te, no?

Quello annuì, solleticandogli il mento con i ricci. - No, è che tuo padre...

- Ehi - lo interruppe, accarezzandogli i capelli. - Mio padre è mio padre. Io non ho mai avuto problemi con i mezzosangue.

- Non dire questa parola - sussurrò.

Louis si schiaffeggiò mentalmente, e soprattutto schiaffeggiò la sua incapacità di tenere a freno la lingua. - Dio, scusami. Non ho mai avuto problemi con i nati babbani - si corresse.

Harry alzò lo sguardo e gli sorrise. - Bene - disse. - Cosa vuoi sapere? - chiese poi, staccandosi da lui e sedendosi in modo da poterlo guardare bene in viso.

Louis si sistemò con la schiena contro la testiera del letto. - Non lo so... dimmi qualcosa di più su quelle foto che si muovono.

Il riccio rise. - I film?

- Sì, quelli - fece un gesto con la mano.

- Beh... allora, c'è un vero e proprio business dietro. Ci sono gli attori che recitano nei film, è un po' come... ecco, è un po' come il teatro, ma registrato e messo su uno schermo!

Il viso di Louis si illuminò. - Ho capito! Quindi puoi rivederlo quando vuoi?

- Sì, esatto - sorrise Harry soddisfatto, e a Louis venne voglia di baciargli le fossette. - Non so quante volte ho visto Titanic - quando Louis fece uno sguardo confuso, quello spiegò. - E' un bellissimo film, con Leonardo Di Caprio. Credo di amarlo.

- Ehi! - fece il professore, piccato. - Chi è questo Leonardo?

- E' un attore! - Harry rise, incredibilmente divertito. - Ci sono troppe cose che non conosci del mondo babbano. Leonardo Di Caprio è un pilastro fondamentale, sai.

- Sì, come no.

- Sono serio, Lou. La Regina d'Inghilterra chiede la sua approvazione per tutto.

Louis lo guardò negli occhi. - Sul serio?

Harry annuì serio, ma dopo un po' scoppiò a ridere rumorosamente. - Ovvio che no, Louis!

Il professore prese un cuscino e glielo tirò in piena faccia, ma quello non smise di ridere. - Non prendermi per il culo, Styles! - disse con tono offeso, ma sorridendo. - Almeno esiste, questo Leonardo Di Qualcosa?

- Eccome se esiste.

- Okay, farò finta che tu non l'abbia detto con lo sguardo di uno che se lo farebbe seduta stante.

Harry alzò le mani come per discolparsi. - Assolutamente no, parola di scout!

- Non capisco la metà delle cose che dici.

- Non fa niente.

Louis scosse la testa sorridendo. Harry era tenerissimo quando si emozionava per le piccole cose, e aveva appena scoperto che parlare di casa sua e del suo mondo era una di quelle. - Parlami dei tuoi genitori - gli chiese infatti.

Il riccio sorrise e arrossì leggermente, iniziando a giocare con la propria cravatta. - Mamma è stupenda, è paziente, e gentile, e mi supporta in tutto quello che faccio. A volte la faccio arrabbiare, ma lei mi perdona sempre perché sa che non lo faccio per male - non sempre. Papà è divertente, molto più di mamma in effetti - rise. - Mi ricordo che quando mi è arrivata la lettera per Hogwarts pensava che fosse uno scherzo di Gemma, mia sorella. E lei negava, ma nessuno le credeva. - rise di nuovo. - Gemma è più grande di me, e non è una strega. Ci è rimasta un po' male quando ha scoperto che sono davvero un mago, ma poi ha pensato che in fondo lei era troppo abitudinaria per potersi adattare ad un nuovo mondo.

- E tu, invece?

- Non ti nascondo che anche io ho avuto problemi all'inizio, ma ho incontrato Liam e Niall quasi subito, e loro mi hanno aiutato. Alla fine non è così male.

Louis alzò un sopracciglio. - Non è così male

Harry fece spallucce. - Cosa vuoi che ti dica, ci sono certe cose che mi mancano del mondo normale. Qui siete tutti strani.

Il professore schioccò le dita e sul letto apparve un enorme muffin al cioccolato. - Dicevi?

Il viso del riccio si illuminò di felicità, e Louis adorava vederlo così. Gli dava un senso di soddisfazione e di felicità interiore che provava con ben poche cose. - Posso mangiarlo?

- Certo, è per te.

- Grazie, amore - si sporse per dargli un bacio sul naso e poi addentò il dolce, facendo un gemito d'approvazione che fece rabbrividire Louis dalla testa ai piedi. - E' buonissimo.

- Fammi assaggiare.

Harry ne staccò un pezzo con le dita e lo portò alle labbra di Louis, che lo assaporò felice: era davvero buonissimo.

Guardò Harry mangiare il dolce, e pensò che sarebbe potuto rimanere in quel modo per sempre, sul suo letto con la persona che amava, a parlare di stupidaggini, a ridere e a scherzare. Non gli serviva niente più di questo, ormai.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top