37.

Il giorno del mio compleanno mi svegliai con la testa pesante, stavolta non erano bastati nemmeno i baci di Eddie a fare da acchiappasogni agli incubi che erano venuti a galla uno dietro l'altro, facendomi urlare dal dolore come non capitava da almeno qualche mese.

Vidi correre zia in camera che mi tranquillizzò con un abbraccio, mentre lacrime che non riuscivo a controllare scorrevano copiose sulle mie guance.

Un bagliore di luci bianche, rosse e blu, le urla delle persone e il freddo dell'acciaio del lettino della sala operatoria. Avevo provato a sconfiggere il dolore, ma lui riusciva sempre a tornare in un modo o nell'altro, era una battaglia che non sarei mai stata in grado di vincere, avrei continuato a vivere la mia vita da spezzata – dopotutto, le cicatrici sulla mano destra erano un ottimo promemoria che mi avrebbe accompagnato per sempre.

Stavolta nemmeno il tepore dell'abbraccio di zia era riuscito a calmarmi. Avevo bisogno di Eddie, era l'unico che riusciva a tenermi ancorata alla realtà e ad evitare che cadessi giù. Il filo del funambolo si stava spezzando e io avevo bisogno di aggrapparmi a qualcosa per non rovinare disastrosamente a terra.

Dopo un tempo interminabile, forse per disperazione, ero riuscita ad addormentarmi, proiettandomi in un altro sogno, popolato da strane creature dai colori psichedelici. Pensavo davvero di stare impazzendo.

Al risveglio, sembravo una morta vivente, altro che vampira/fantasma sexy. Dovetti utilizzare strati e strati di correttore per coprire il nero delle occhiaie che la notte infernale mi aveva causato.

Per fortuna non sarei dovuta andare a scuola, dato che era festa, altrimenti avrei chiesto a zia il permesso di assentarmi.

Mi presentai a colazione e trovai Dustin intento a parlottare con Mike Wheeler. Perfetto, avrei avuto anche testimoni oculari del mio declino mattutino.

<Ehi, bimbi.> li salutai.

<Ciao Sally!> risposero in coro. Mi gettarono un'occhiata e poi si guardarono con una strana faccia.

<Stai bene?> mi chiese Dustin.

<Non ho dormito molto stanotte.> feci spallucce, tentando di minimizzare.

In realtà il dolore era ritornato e zia mi aveva fatto promettere che non avrei più fatto obiezioni e saremmo andate il prima possibile da un ortopedico.

Prima di prendere il solito caffè, presi un paio di pillole di analgesico che buttai giù con un goccio di acqua. Poi mi sedetti a tavola, tentando di agganciarmi al discorso dei due ragazzi, ma fu impossibile dato che, appena mi sedetti vicino a loro, smisero all'istante di parlare.

<Tutto bene, ragazzi?> domandai curiosa. <State organizzando un'altra delle vostre campagne da strambi?>

<Non parlare proprio tu, che stai con il re degli strambi!> replicò piccato Mike.

<Ouch! Ma cos'è una congiura stamattina?> feci la finta contrariata.

<Comunque deve essere figo stare con Eddie, cioè lui è tipo il top!> continuò mio cugino.

<Già!> convenne Wheeler.

Lanciai loro delle occhiatacce, che sembravano ancora più temibili a causa della nottataccia, anche se dentro di me stavo gongolando. Quindi gli altri che sapevano di noi ci vedevano bene come coppia? Forse sarebbe stato il caso di piantarla di fare gli sconosciuti a scuola, allora, anche se questa cosa la trovavo ancora difficile da realizzare, ma Eddie mi aveva detto che cominciava a stare male per quella situazione, quindi, avrei dovuto fare qualcosa in proposito.

Sospirai per la confusione che imperversava nella mia testa, già molto caotica di per sé.

Nel frattempo, era tornata zia e non appena mi aveva vista mi aveva augurato buon compleanno e stritolata in un abbraccio da mamma-zia orsa.

<Grazie ma sai che non mi piace ricordare che sia il mio compleanno!> la rimproverai.

<Ohhh, compi 18 anni, è un traguardo! Già non possiamo farti una festa, ora nemmeno prenderti gli auguri mi sembra un po' troppo, no?>

Sospirai nuovamente.

Sul compleanno ero stata categorica con tutti, Eddie, Robin e Steve inclusi, non dovevano farmi gli auguri, non volevo festeggiare e avrebbero dovuto trattarmi come se fosse un giorno come gli altri, anche se ieri sera il moro mi aveva fregata e fatto gli auguri per primo! Era troppo bravo a raggirare le cose, avrei dovuto tenerlo a mente.

Mi ricordai, inoltre, che quel pomeriggio lui sarebbe stato impegnato con suo zio Wayne, mentre Robin avrebbe avuto il solito pranzo di famiglia. L'unico disponibile sarebbe stato Harrington, ma mi aveva detto di non disturbarlo dato che stava preparando la cena in cui avrebbero dovuto familiarizzare lui e – il mio qualsiasi cosa fosse – Eddie.

Sorrisi per la prima volta in quella giornata al pensiero che finalmente Steve avesse proposto (sotto richiesta camuffata da suggerimento di Robin) una cena a casa sua per conoscere meglio lo svitato (questo era il mio intento) e capire che intenzioni avesse con me (questo era quello suo e di Robin). Quindi, ero davvero emozionatissima. I due ormai si incontravano abbastanza spesso in negozio, ma non erano molte le occasioni che avevano avuto per interagire, e quelle poche volte che avevano parlato non mi erano sembrati così in sintonia. Stasera sarebbe stata la loro chance e io mi auguravo con tutto il cuore che si sarebbero piaciuti. Robin adorava il riccio e credevo che la cosa fosse reciproca, mentre mamma Steve era invece un osso molto più duro, ma ero molto positiva che lui con il suo carisma avrebbe fatto breccia anche nel suo cuore.

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Il pomeriggio passò per lo più nel mettermi in pari con i compiti e nell'angosciarmi su cosa mettere per la serata – alla fine optai per un paio di calze nere, una gonna di pelle nera a tubino, una camicetta bianca e gli anfibi neri; per il trucco osai un po' di più con un po' di ombretto dorato oltre all'immancabile eyeliner, mascara e rossetto rosso, e coda in alto a completare il tutto. Aggiunsi anche il paio di orecchini che zia e Dustin mi avevano regalato nonostante le mie proteste. Erano dei semplici punti luce in argento.

Nell'attesa del mio cavaliere cominciai a sistemare i suoi bigliettini in un raccoglitore con i buchi che avevo comprato apposta per loro. Di solito non mi piaceva tenere un diario, perché avevo sempre avuto la paura che qualcuno avesse potuto trovarlo e leggerlo. Eppure, questo era diverso, chi lo avesse visto dall'esterno non avrebbe capito molto a riguardo, sarebbero sembrati degli sketch divertenti, e solo io e lui sapevamo che in realtà erano uno scambio segreto di due svitati accomunati dalla musica e molto probabilmente da qualcos'altro.

Quell'oggi avevo deciso che dopo la pausa di Halloween, avrei provato a stare vicino al mio svitato anche a scuola, quindi, volevo anche provare a fare chiarezza su quello che io provavo per lui e speravo anche su quello che lui provava per me.

Lo stridio delle gomme sull'asfalto fu il segnale che il moro era venuto a prendermi. Scesi le scale di corsa, anche perché Dustin e Mike erano già usciti, e non volevo che zia magari gli facesse domande poco opportune, vista la nostra conversazione di ieri.

Appena sentii il campanello corsi ad aprire.

<Wow!> esordì strabuzzando gli occhi e lanciandomi uno sguardo profondo. Sorrisi, nel vederlo il mio cuore cominciò a fare le capriole e il mio animo divenne meno inquieto.

<Ciao!> lo salutai semplicemente. Avrei voluto buttargli le braccia al collo, dato che avevo ancora le labbra che fremevano dal nostro ultimo incontro.

<Non devo dirti tanti auguri, ma già te li ho fatti, quindi, tecnicamente, ho già infranto la mia promessa.> mi disse entrando in casa, mentre io prendevo il giacchetto di pelle. <Perciò> continuò, <non mi sentirò assolutamente in colpa a darti questo.> e mi porse un pacchetto con una carta stropicciata e un fiocco sbilenco al di sopra.

Rimasi spiazzata.

<Ehm, dovresti prenderlo... mi sento un po' ridicolo a tenerlo così in aria.> si grattò la testa con l'altra mano. <Scusami per la confezione, sono un po' una frana ad incartare!>

Ridacchiai.

<Grazie! Non dovevi!> ero sorpresa e agitata allo stesso tempo.

<Non sei curiosa di aprirlo?>

<Co... sì, certo.> lo poggiai sul tavolo all'ingresso e cominciai a scartarlo. Tolta la carta, venne fuori una scatola marrone. La aprii. Dentro vi trovai una macchinetta fotografica polaroid vintage, grigia e nera, con una striscia arcobaleno sul lato sinistro. Era un vero spettacolo! Feci fatica a farmi uscire le parole, mentre facilmente mi cadde una lacrima, solcandomi metà volto.

<Ehi, ehi.> se ne accorse e mi abbracciò.

Mi tranquillizzai tra le sue braccia e respirai il suo profumo inebriante.

<E'... è stupenda!> gli scoccai un bacio, indifferente al fatto che di là ci fosse zia e potesse vederci.

In quel momento c'eravamo solo io e lui – la persona che riusciva a rendermi felice e a mettere un po' di pace nel mio caos quotidiano.

<Dai provala!> gli scattai una foto, ma mise una mano davanti, facendo venire la sua immagine mezza coperta. <Non l'ho presa per farti fare scatti su di me! Non voglio che si rovini subito!> rivelò.

Gli diedi un buffetto sul braccio.

<Non potrebbe mai rovinarsi con te, semmai immortalare il tuo assurdo fascino!> confessai arrossendo e lui sorrise, sembrando visibilmente emozionato.

Prese la macchinetta dalle mie mani e fece una foto ad entrambi. Aspettammo qualche secondo che si asciugasse la pellicola che rivelò così le nostre due figure: lui alto che mi cingeva la vita con un braccio, io bassina che sorridevo, sentendomi la ragazza più felice del mondo.

<Ecco adesso si che è stupenda!> esclamò ammirando il risultato e io sorrisi.

Stavo prendendo la borsa per uscire quando fui raggiunta da zia con il telefono in mano.

<Ciao Eddie!> lo salutò tenendo il ricevitore coperto dal lato in cui si parlava. <Sally...> si rivolse a me e io mi spaventai nel vedere il suo sguardo. <E' Joel!>

Sentii il mondo girarmi attorno e poi scaraventarmi a terra contemporaneamente, meno male che c'era il moro a sostenermi, altrimenti sarei caduta sul pavimento in quello stesso momento. Le pulsazioni del mio cuore erano incontrollabili, così come il sudore freddo che mi stava scendendo dalla fronte. Non parlavo con mio padre da oltre un anno. Non si era ricordato del mio scorso compleanno e pensavo avesse bellamente continuato ad ignorare anche quest'ultimo. Appena il mio cervello fu in grado di formulare un pensiero di senso compiuto scossi la testa e sentii la presa di Eddie farsi ancora più forte sul mio braccio.

<Non, non vuoi parlargli?> insistette zia.

Ripetei il gesto con la testa, incapace ad articolare un suono.

<Okay.> mi fece lei. <Joel in realtà è giù uscita, pensavo fosse ancora qui e invece mi sbagliavo. E' andata ad una cena con dei suoi amici.> mentì. <Sì, sì, certo, glielo dico che hai chiamato e se vuole ricontattarti al suo rientro. Va bene. Ciao caro, buona serata.> riattaccò.

Assistetti alla scena con le gambe pesanti che non avevano per niente voglia di muoversi. Fu il movimento del ragazzo che mi stava abbracciando a riportarmi alla realtà.

<Vuoi andare da Steve? Se non te la senti lo chiamiamo e...> cominciò lui premuroso.

<No, no!> scossi la testa. <Non voglio che mi rovini anche la serata con i miei amici!> dichiarai risoluta.

Presi la macchinetta fotografica e la borsa, diedi un bacio a zia e uscimmo.

Il moro mi guardava preoccupato, come se potessi sbottare da un momento all'altro, io gli presi la mano.

<Ehi, stai tranquillo! Sto bene! Voglio solo divertirmi con voi!> cercai di rassicurare forse più me stessa, in realtà, che lui.

Speravo che Harrington non avesse lesinato sull'alcool dato che avevo veramente voglia di svagarmi.

---

Eddie's POV

Durante il viaggio in macchina continuavo a tenerla sott'occhio, come avevo fatto da quando eravamo usciti. Sembrava fosse calma, ma sentivo che era solo apparenza e che, in realtà, stava ribollendo dentro. Avevo provato a farle qualche domanda ma lei mi aveva risposto in maniera evasiva e pertanto non volevo farle guastare ancora di più l'umore. 

Arrivammo a casa Harrington e quando ci vennero ad aprire tutti i ragazzi le gridarono in coro 'Buon Compleanno!' spiazzandola totalmente.

Entrammo e uno per volta i suoi amici la assalirono, riempendola di abbracci e baci. Lei sorrideva a tutti, sembrava avesse una paresi, in realtà. Era lì, ma in realtà era come se non lo fosse.

Cercai con lo sguardo Steve e Robin, ma erano troppo presi dal darle il regalo – tutti loro le avevano comprato l'LP in vinile di Hunting High and Low degli A-Ha.

Lei se lo rigirò tra le mani e poi chiese a Steve di poterlo ascoltare, dopo avergli domandato anche un bicchiere di vino per festeggiare.

<Allora, accomodatevi piccini.> esordì Robin indicandoci la tavola perfettamente apparecchiata, mentre tutti gli altri se ne stavano a chiacchierare. Beh, più o meno tutti, la ragazzina rossa si teneva un po' in disparte e riceveva occhiate un po' sospette da Sinclair.

Mi avvicinai al tavolo e, wow, dovevo ammettere che Harrington ci sapeva davvero fare! Ora capivo come mai le ragazze cadevano ai suoi piedi una dietro l'altra – con una casa del genere e i modi da perfetto gentiluomo che mostrava, ero sorpreso che non avesse ancora una fidanzata!

Mi avvicinai alla festeggiata che era rimasta vicino allo stereo ad ascoltare il vinile e aveva già finito il suo bicchiere. Aggrottai le sopracciglia.

<Ehi.> le sussurrai da dietro e lei saltò.

<Ti è piaciuta la sorpresa?> domandai incuriosito.

<Mmm... sai che non avreste dovuto farlo...>

<Sì, ma dai, compi 18 anni! E' un traguardo!>

<No, è una cazzata! I compleanni servono solo a ricordare quanto le persone siano sole e gli affetti siano solo facciate! Sono tutte delle cazzo di maschere, Eddie!> mi fece cinica.

<Vuoi dire che ti senti sola?> lei non mi rispose. <Guardati intorno, sono tutti qui perché ti vogliono bene e ci tengono a te! E tu te ne esci con il discorso che gli affetti non esistono!> esclamai sconvolto.

<Ragazzi, venite?> ci chiamarono per sederci a tavola, ma il mio umore era già sceso sottoterra. Lei indossò un sorriso fintissimo e si sedette a capotavola.

La serata trascorse con molto buon cibo (Harrington era davvero bravo!), buona musica, tante chiacchiere e soprattutto tanto alcool. Steve aveva messo a tavola tre bottiglie di vino ed erano praticamente tutte già finite, solo Sally ne aveva bevuto almeno una e mezza. La tenevo sott'occhio ma non avevo più provato a parlarle dopo le risposte che mi aveva dato quando eravamo arrivati. Chiacchierava tantissimo con tutti, ma mi sembrava come se in realtà lo stesse facendo per evitare discorsi più seri o di soffermarsi a pensare troppo su determinate cose.

Cominciammo a sparecchiare e ne approfittai per parlare con il padrone di casa.

<Ehi, Steve!> si voltò mentre sistemava i piatti nella lavastoviglie. <Sally è fin troppo su di giri stasera! Non tirare fuori altre bottiglie!> lo ammonii.

<Ho solo quella di champagne per la torta. Per il resto le ha fatte fuori tutte.> rivelò scuotendo la testa.

<Hai comprato lo champagne?> ero sbalordito.

<No, lo hanno regalato ai miei.> fece spallucce.

<Ehi, ragazzi, ma che ha Sally?> entrò Robin portando con sé gli ultimi piatti sporchi.

<Non sarà perché odia le sorprese?> domandò il nostro ospite.

<Ma che dici! Questa è stata riuscitissima!>

<No, ragazzi, è successo qualcosa prima di uscire di casa, a dirvi la verità...> rivelai e i due si girarono di scatto ad ascoltarmi, <ha chiamato il padre per farle gli auguri.>

Robin si portò le mani alla bocca.

<Cazzo!> esclamò Steve con rabbia, scuotendo il capo. <Quello stronzo doveva ricordarsi di avere una figlia proprio stasera?!>

<Ma hanno parlato?> chiese la ragazza.

<No, no. Lei era come pietrificata, credetemi. Le ho anche detto di restare a casa, che avremmo rimandato la cena a un'altra volta, ma lei è voluta venire lo stesso!> confessai, sentendomi impotente.

<Tipico di Sally!>

<Infatti, farebbe finta che va tutto bene anche se il mondo le stesse crollando addosso!>

<Ecco perché ha bevuto così tanto!>

<Ragazzi...> interruppi le loro elucubrazioni, <Ho capito che c'è qualche altra cosa dietro ma lei non vuole parlarmene...>

Steve fece per rispondermi quando la moretta entrò nella sala, facendoci saltare.

<Di che cosa non vorrei parlare io?> merda, aveva ascoltato tutto?

<Ehm, del regalo stratosferico che ti ho fatto... non hai ancora scattato nemmeno mezza foto...> mentii al volo, sperando che se la bevesse.

Mi guardò stranita.

<Ah già, è vero, è che sono così contenta di stare con tutti voi, che voglio godermi ogni singolo istante!> ci strinse in un abbraccio di gruppo che ci lasciò interdetti.

<Vi voglio bene ragazzi!> continuò lei sempre più di giri.

Se la situazione fosse stata diversa sarebbe stata anche divertente questa sua versione sbronza.

<Comunque, Steve, avevi detto che c'era lo champagne, possiamo aprirlo?> fece lei con uno sguardo da cucciola.

<Ehm, veramente...> ci guardò in cerca di aiuto.

<Quello è per la torta!> intervenne Buckley.

<Perfetto, allora mangiamola, daiiiiiii.... È il mio compleanno!> batté le mani.

Ci osservammo complici, ma decidemmo di assecondarla.

Il nostro ospite spense le luci del salone e i ragazzi urlarono 'uuuuuhhhhhh' coadiuvati da Sally.

Entrò Steve con un ciambellone alle mele con sopra le candeline, noi cantammo in coro 'Happy Birthday to you' e lei ci soffiò sopra.

Al brindisi levò in alto il suo calice e quando i ragazzi le urlarono 'discorso' lei non se lo fece ripetere due volte.

<Mh..mh..> si schiarì la voce, <Allora, volevo ringraziare tutti i presenti qui stasera per aver voluto festeggiare il mio compleanno a sorpresa, anche se io non amo farlo. Ad ogni modo, mi avete inondata di affetto e di questo ve ne sarò sempre grata. Mi avete accolta nella vostra vita, senza pregiudizi, dandomi la possibilità di ricominciare daccapo. Grazie dal più profondo del cuore!> le scese una lacrima, tutti applaudirono e lei si scolò il bicchiere in un colpo solo, riempendosene subito un successivo.

<Ehi, ehi, ora basta dai.> feci per prenderle il bicchiere, ma lei si scansò.

<No, Eddie, dai, è il mio compleanno! Voglio divertirmi!>

E si allontanò verso i ragazzi.

<Harrington, metti un po' di musica per ballare!> urlò dall'altra parte della sala e il poverino la accontentò.

Dopo un po' le casse dello stereo mandarono 'Take on me' e lei attraversò la stanza e venne a cercarmi, mi trascinò fino al centro.

<Balli con me?>

<Non è una canzone lenta, in realtà.> ridacchiai.

<Possiamo farla diventare quello che ci pare Munson, è la nostra canzone, cazzo.> mi sussurrò in un orecchio facendomi venire la pelle d'oca.

<Sally!> la rimproverai.

<Cosa?> sogghignò. <Avevamo un discorsetto in sospeso mi pare, no?> mi domandò con un tono super sensuale.

Sospirai.

<Daiiiiii! E' il mio compleanno!> insistette.

<Ci sono un po' di persone se non te ne sei accorta.> Cioè, si stava ribaltando la situazione, sembravo io quello sensato e lei la stramba. O ero un completo idiota io oppure dannato alcool!

Rise.

<Non dicevo qui, scemo! Io intendevo...> si fermò, puntò gli occhi nei miei, rivelandomi la profonda necessità che c'era dietro quella richiesta, poi si sporse e si avvicinò al mio orecchio. <Da soli da te!> rivelò in un sussurro.

Sentii come se il calore sprigionato da quelle parole si spargesse dal mio orecchio in tutto il mio corpo fino a raggiungere il mio cervello, facendolo esplodere di piacere. Ero assolutamente, completamente, totalmente fregato!


⚠️ATTENZIONE⚠️: quest'opera è protetta da copyright © - sono vietati plagi, anche in modo parziale. 

***

ciao a tutt*,
allora capitoletto lunghetto (spero non vi dispiaccia) ma volevo darvi un pochino di indizi in più, fatemi sapere che ne pensate, cosa vi aspettate che accada, se vi piace la versione stramba di Sally, insomma sono qui curiosa a leggervi **
poi volevo come sempre ringraziarvi del sostegno che state dando alla storia ** davvero è molto importante per me, mi sento davvero felice e grata del fatto che vi stiate emozionando nel leggere quello che scrivo <3
vi chiedo pertanto se potete di continuare a sostenere la storia con una stellina **
ricordo ai nuovi lettori che ho scritto anche una shottina su Eddie, è sempre sul mio profilo e mi piacerebbe se passaste a darle un'occhiata ** grazie mille **

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