11.

La serata stava andando bene. Il gruppo in perfetto equilibrio si districava tra cover e qualche inedito. Mike e Dustin erano rapiti dalla musica, Robin provava a ballare insieme a Steve. Io me ne stavo nell'angolo, sperando di non essere vista, mentre mi godevo il concerto.

Ero praticamente nata in mezzo alla musica, e i concerti mi mancavano maledettamente da quando mi ero trasferita ad Hawkins. A Chicago ce ne era ogni sera uno diverso. Per lo più andavo insieme a mio padre, ma a volte, soprattutto negli ultimi tempi io e la mia amica Maya ci intrufolavamo alle serate più disparate. Mi mancava tanto la mia migliore amica, anche se un po' Robin me la ricordava.

Il flusso dei miei ricordi venne interrotto da uno strano rumore metallico che rimbombò nella sala. Tutti i presenti si tapparono le orecchie e i ragazzi sul palco si guardarono sconcertati. Riprovarono a suonare ma il fischio divenne ancora più assordante.

Senza sapere cosa stessi facendo, come se un estraneo si fosse impossessato del mio corpo, mi avviai verso il piccolo palchetto e mi avvicinai all'amplificatore. Staccai la spina, mossi le manopole del sintetizzatore, destra, sinistra poi di nuovo destra, rimisi la spina e feci cenno al chitarrista di provare una nota. Funzionò. Il suono era tornato alla normalità.

Con labbra strette il freak mi disse grazie e mi lanciò un sorriso caldo, che stranamente ricambiai. Il gruppo riprese a suonare.

Scesi dal palco e ritornai al mio angolino in silenzio, sotto gli sguardi stupiti dei presenti – ammirazione da parte dei più piccoli, strana intesa da parte dei grandi.

Perfetto! Avevo appena fomentato le folli idee di Steve e Robin!!

A fine concerto i ragazzi del gruppo scesero a salutarci. Mi tirai in disparte per evitare di parlare direttamente con loro.

Avevo ancora in testa la conversazione avuta poco prima con Harrington e i suoi sguardi con l'altra nostra collega e non mi andava di dare adito ad altre illazioni da parte loro.

<Siete stati dei grandi! Cioè non ci capisco niente di questo tipo di musica, ma wow!> esclamò Dustin con ammirazione.

Tutti gli altri convennero con lui e cominciarono a fare loro molti complimenti.

<Grazie ragazzi. Purtroppo, il pubblico è questo.> disse Eddie e allargò le mani per farci vedere la scarsità delle persone che avevano assistito al loro concerto.

Eravamo noi cinque più altre sei/sette persone che sembravano capitati lì più per caso che per altro.

<Ma non ci lamentiamo. Finalmente siamo riusciti a suonare.> proseguì e gli altri annuirono.

Mentre loro chiacchieravano io cercavo di farmi sempre più piccola. Mi stavo comportando da bambina. Ne ero consapevole, ma al momento non vedevo valide alternative.

<Comunque, grazie Sally! Ci hai salvati, di nuovo!> esclamarono Jeff, Gareth e Grant, dandomi pacche sulla schiena, e mettendomi, mio malgrado, al centro dell'attenzione.

<Ma no, figuratevi. Non ho fatto niente di che.> feci il gesto con la mano per mimetizzare.

<In certi casi la prontezza è tutto.> intervenne il chitarrista con uno sguardo serio. Lo guardai solo di sfuggita e alzai le spalle.

<Che ti dicevo che lei era bravissima con le mani??> esordì Robin.

A niente servì l'occhiataccia che le lanciai. Aveva anche Steve a darle man forte questa volta.

<Sì, sì, lei è davvero brava con quelle.> aggiunse. <Fa miracoli.>

Ormai le mie guance erano diventate dello stesso colore del mio rossetto.

<Scusatemi, vado da Mr. Torne per richiedergli quanto ci spetta.> e il leader della band si allontanò.

Aveva fatto finta di non cogliere quanto detto dai miei ormai ex-amici? O non aveva proprio colto? Aveva notato il mio disagio e aveva evitato di ampliarlo?

La sua scomparsa aveva dato il via a una serie di trip mentali che cercavo di tenere a bada mentre facevo finta di partecipare alla conversazione degli altri.

Non nascondo che quando si era allontanato avevo anche tirato un sospiro di sollievo, in quanto non averlo intorno mi faceva sentire più rilassata.

Il conforto però durò poco perché dopo qualche minuto ritornò sconsolato, scuotendo la testa.

<Che succede amico?> gli chiese Jeff, mettendogli una mano sulla spalla.

<Quello stronzo di Torne non vuole pagarci!!!>

<E perché no??> chiesero tutti indignati.

<Dice che gli abbiamo quasi forato i timpani per via di quel problema all'amplificatore prima!>

<Ma non può fare una cosa del genere!>

<Certo che può, non abbiamo mica firmato un contratto. E' la sua parola contro la nostra. E per 100 dollari non vale nemmeno la pena starci a discutere.>

<Non è giusto.> convenni. <Aspettate, provo a parlarci io.>

Rimasero tutti basiti, ma il chitarrista, stranamente, mi seguì.

Non sapevo nemmeno io da dove mi veniva tutto quel coraggio. Forse perché avevo avuto a che fare con quel genere di persone da sempre? Praticamente casa mia era sempre stata un via vai di produttori, fonici, musicisti...

Il riccio mi indicò il gestore del locale e mi avvicinai.

<Signor Torne.> esordii puntandogli un dito, al che lui indietreggiò.

<E tu saresti?>

<Sono la roadie del gruppo.> dissi senza pensarci due volte. <E le dico che è assolutamente illegale non pagare questi ragazzi per un piccolo problema tecnico che avrebbe potuto verificarsi a chiunque. Pertanto, se non vuole che ci rivolgiamo alla polizia, le conviene dare loro quanto gli spetta.>

<Ahahahaha. Stai scherzando, spero? Io non ho firmato nessun contratto. Come fate ad appigliarvi alla polizia??> chiese lui certo di sé.

Il riccio stava per rispondergli, ma io lo bloccai.

<Veda signor Torne, lei stasera ha fatto entrare nel suo locale due ragazzini di quindici anni. Ecco, se non vuole che la polizia sappia che ha infranto la legge, le conviene pagare i miei amici.>

Il gestore aveva cambiato espressione del viso, raggiungendo sfumature verdastre, mentre quella del ragazzo accanto a me era raggiante.

Il sig. Torne si guardava intorno cercando una via d'uscita, ma quando capì che lo avevo messo all'angolo, si rassegnò.

<Va bene, va bene. Per questa volta hai vinto tu, ragazzina. Quanto ti devo riccio?>

Mi allontanai soddisfatta mentre i due discutevano del compenso.

Stavo per tornarmene sul retro quando fui raggiunta da Eddie.

<Non ci credo! Sei stata fantastica!> e mi abbracciò.

Rimasi spiazzata. Non sapevo letteralmente cosa fare.

Ringraziavo il cielo che eravamo lontani dagli altri, altrimenti non osavo nemmeno pensare cosa avrebbero potuto dire.

Venni colpita all'istante da un mix di sudore, odore di tabacco e profumo da uomo. E quel miscuglio stranamente mi piaceva.

Nonostante non avessi ricambiato l'abbraccio, gli avevo fatto pat pat sul braccio con la mano. Ero ridicola, me ne rendevo conto da sola.

Il tutto durò circa dieci secondi.

Poi il riccio si staccò.

<Avevi ragione.> mi disse e io alzai un sopracciglio. <Sai essere una vera stronza quando ti ci metti.> convenne e io lo guardai storto.

<Intendo prima, con quello stronzo di Torne...> si spiegò meglio, grattandosi la testa.

Ahhhh okay. Ritornai in me. Pensavo si stesse riferendo all'abbraccio non ricambiato. Sveglia Sally. Stavo davvero perdendo colpi.

<Eh sai come si dice, combatti il fuoco con il fuoco.> feci la finta splendida. <Ad ogni modo ti ha pagato?>

<Sì, sì. 30 dollari ciascuno e bevande gratis per tutti.>

Era davvero al settimo cielo.

<Perfetto.>

Restammo a guardarci per qualche secondo. Poi gli chiesi.

<Che c'è?>

<Prima eri davvero convincente quando hai detto di essere la nostra roadie, perciò stavo pensando...> e si grattò la nuca.

<Cosa?> chiesi allarmata.

<Vuoi esserlo davvero... cioè ti va?>

In quel momento restai senza parole.

***

ciao a tutt* 

ecco a voi la seconda parte della serata con un episodio tutto per i nostri due eroi :D 

che ne dite? **

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