Prologo
Non è vero che ti abitui all'assenza di qualcuno. Il nocciolo della questione è che impari a fare a meno di presenze che un tempo erano fondamentali; ti assuefai al vuoto lasciato da chi mesi, anni prima si impegnava affinché non si formasse affatto. All'inizio il dolore è talmente insopportabile che non sai nemmeno come fare a camminare, mangiare, lavarti, allacciarti le scarpe, guardarti intorno, guidare, fermarti a pensare, startene in silenzio o semplicemente respirare senza sentire ogni parte di te che si spacca in miliardi di microscopici pezzi che si spargono dappertutto senza un ordine ben preciso. Come fai a cercarli tutti? Come fai a rimetterli insieme? Anche a volersi impegnare, alcuni di essi potrebbero infilarsi da qualche parte, agli angoli delle stanze, sotto il letto, in fondo ai cassetti della biancheria intima, tra la polvere delle videocassette ormai inutilizzate, sostituite dai moderni DVD... Insomma, anche a volerlo davvero con tutto il cuore è abbastanza improbabile tornare interi. E non lo dico a causa della mia innata negatività; è capitato anche a me. Mi sono rimboccata le maniche, certo: armata di panni elettrostatici, ho spazzato via la polvere dalle videocassette, ho ribaltato i cassetti della biancheria intima, rovistato sotto i letti e agli angoli delle camere, e vi dirò... Un bel po' di pezzi sono saltati fuori.Ma alla fine di tutta questa baraonda, sudata e sconvolta, ho sorriso a lungo e amaramente. Uno di quei sorrisi rassegnati, uno di quelli che ti increspano la bocca quando realizzi qualcosa di scomodo, pungente come una spina su un fianco.Come fai a trovare qualcosa che vive ormai dentro qualcun altro? Non avrei mai trovato i miei pezzi mancanti, era inutile cercarli in ogni dove; avrei fatto meglio ad estendere la mia ricerca a qualcuno , forse, ma non possedevo il coraggio necessario ad un passo del genere, a stento ero stata abbastanza coraggiosa da sopravvivere... Indi per cui, a conclusione di tutto ciò, voglio risparmiarvi un po' di fatica rivelandovi che, semmai perderete qualcuno di importante durante la vostra vita, non riuscirete a tornare tutti interi mai più. Sarete forti, indosserete le vostre maschere, penserete di poter avere in pugno il mondo forse, oppure, al contrario, vi chiuderete in voi stessi e starete lì a scervellarvi per mesi, forse anni, cercando di capire qual è la giusta via per ricomporvi... Ma finché non realizzerete che gran parte di voi vive ormai altrove, proprio dentro quel qualcuno che non fa più parte delle vostre giornate, non vi rassegnerete mai e non potrete andare avanti con la vostra vita.Questo lo capii dopo sette anni, sette lunghi anni senza Mya. E proprio quando scrollai le spalle e mi dissi che potevo farcela comunque, proprio quando mi riempii i polmoni di ossigeno nuovo e decisi di dedicarmi una nuova vita, qualcosa mi perforò la schiena, le tempie, il cuore, la carne e le ossa.Nel momento stesso in cui quella sera i suoi occhi incontrarono di nuovo i miei, tutti i pezzi perduti tornarono al loro posto come tasselli di un puzzle ormai abbandonato. La violenza con cui si incastrarono perfettamente alla nuova me, quella che faceva a meno di lei da sette lunghi anni, mi disarmò: quei tasselli avevano forme diverse e importanza diversa, avevano avuto un posto dentro di me un tempo, un posto perfettamente uguale a loro che oggi era cambiato insieme a me, restringendosi, facendosi quadrato anziché triangolo, rombo anziché esagono, ma nonostante la difficoltà di ritrovare la loro posizione quella sera quei pezzi sgomitarono e riuscirono nel loro intento.
Ed io, nella mia differenza, feci qualcosa che la vecchia Ally non avrebbe mai fatto: fuggii via.
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