C.4. "Eichen House"

-Lydia! - fu l'ultimo urlo che sentì la ragazza, dopo di che si chiuse le porte della scuola alle spalle e corse verso il parcheggio.

Fortunatamente teneva le chiavi nella tasca della gonna a fiori.

-Lydia! - gridarono Stiles e Scott in coro precipitandosi verso la macchina, ma lei aveva già messo in moto ed era partita.

Una parte di lei diceva che stava commettendo un grosso errore, ma l'altra gli diceva di andare in quel manicomio, nel quale avrebbe scoperto cose in più su sé stessa e propabilmente anche sulla morte di sua nonna.

-Stiles... Dai torniamo dentro... - disse Scott posando la mano sulla spalla dell'amico che stava guardando in lontananza la macchina blu della ragazza.

-No...Lydia... - borbottò lui, ma l'altro lo scosse e lo girò verso di sé.

-Ascolta, finiamo la scuola, poi andiamo a recuperare Lydia. Te lo prometto starà benissimo. -

Stiles scose la testa. Sapeva perfettamente cosa le avrebbero fatto, e non voleva che quei maniaci la sfiorassero neanche con un dito.

-No! Io vado a prenderla! - ringhiò lui liberandosi dalla stretta.

-Stiles! Ti prego! Ragiona! È una Banshee! Quelle come lei fanno ciò che l'istinto le dice! - disse Scott.

-No! Il suo istinto la porta alla morte! - Stiles non era mai stato così arrabbiato con Scott perché non riusciva a capacitarsi di ciò che lui provava per Lydia.

- Lei non morirà! Magari non va neanche ad Eichen House! -

-No...lei va lì...e si sta portando alla morte... - Scott rimase a bocca aperta guardando l'amico come se gli stesse mentendo.

Stiles si divincoló dalla sua presa. - Me ne frega della scuola! Io voglio che Lydia stia bene! Non voglio trovarla morta quando tu ti deciderai di andare a recuperarla! Okay!? Tu hai perso Allison! Ma io non voglio perdere Lydia, no non voglio. - sputò quelle parole con tanta amarezza, che Scott indietreggiò.

Il ragazzo frugó nella sua tasca ed estrasse le chiavi della sua Jeep.

-Non ti chiedo di venire... Ma io devo andare. Devo, per Lydia. - dopo aver detto quelle parole salì in macchina e partì, lasciando Scott lì in piedi a fissarlo, mentre piano piano si allontana dalla scuola.

Lydia entrò nel manicomio e corse verso il bancone dove un uomo la stava guardando con aria incredula.

-Mi scusi... La dottoressa Tessa c'è anc... - la ragazza non fece in tempo a finire che l'uomo schiacciò un pulsante rosso e un allarme si diffuse nella stanza.

Lydia indietreggiò di corsa non capendo cioó che stesse succedendo, ma prima che potesse arrivasse alla porta due mani l'afferrarono e la sbattero contro il muro.

La ragazza si divincoló, ma ormai era troppo tardi. Qualcuno le stava facendo penetrare, nella sua pelle un ago.

Le sue palpebre si appesantirono, e Lydia fu costretta a smettere di dimenarsi.

-Stiles... - furono le sue ultime parole prima di sprofondare nel sonno.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * *

Stiles arrivò ad Eichen House correndo verso il bancone.

-Lydia Martin... Sono qui per Lydia Martin.- disse tra il fiatone.

L'uomo lo guardò con aria assente. -Non abbiamo nessuna Lydia... - iniziò ma Stiles scattò.

-C'È UNA LYDIA MARTIN! VEDO QUEL TUO STUPIDO FOGLIO CON IL SUO NOME SCRITTO!! IN CHE STANZA L' AVETE RINCHIUSA!? - gridò.

L'uomo si alzò dalla sedia, dimostrando di essere molto piú grande e grosso.
Guardò Stiles con aria minacciosa.

-Te ne vai con i tuoi piedi cristiani o devo chiamare la sicurezza? - domandò.

Stiles si battè la mano contro la coscia, quasi imbarazzato.

-Bene.... Va bene... Ho capito, me ne devo andare...- poi si fermò un istante. - Per tua informazione io non sono cristiano! - mentì Stiles e corse a tutto gas verso il corridoio che portava alle stanze.

Sentì il tizio dietro di lui gridare alla Sicurezza, ma nessuno fermò il ragazzo che ora correva verso gli scantinati.

Non sapeva dove trovare Lydia, ma aveva un sentimento che gli diceva che si trovava negli scantinati.

Lui ci era già stato in quel manicomio, e conosceva perfettamente ogni corridoio dove portava.
Ormai quel posto era una mappa scoperta ai suoi occhi.

Scese le scale di corsa, ma sull'ultimo gradino inciampò e caddè a terra facendosi male al ginocchio.

Fece per arrendersi, e aspettare che l'uomo lo raggiungesse e lo sbattesse fuori, pur sapendo che Lydia non si trovava negli scantinati, ma un urlo lo costrinse a tapparsi le orecchie con le mani.

L'urlo di Lydia.

Stiles si rialzò barcollante, e si accorse di aver del sangue al lato destro del viso.

-TU! - ringhiò una voce.

Il ragazzo si girò e quando vide l'uomo scendere le scale riprese la sua corsa, zoppicante, e seguí quel urlo disperato che chiedeva aiuto.

Attraversò tutto il corridoio dove si trovavano tantissime stanze chiuse, ma una porta era socchiusa.

La aprì con un calcio, e poi se la richiuse dietro a chiave.

Si trovava in un altro corridoio più umido e grigio del precedente.

Dei tubi spuntavano dal pavimento e Stiles dovette far attenzione a non inciamparci sopra.

Lydia aveva smesso di gridare, e quello fece restringere lo stomaco al ragazzo.

Dopo un po' davanti a lui apparve una porta color senape.

Stiles cercò di aprirla ma era chiusa a chiave.

Lydia era rinchiusa lì di sicuro.

-Lydia! - gridò battendo con il palmo della mano la superficie ruvida della porta di metallo.

Nessuna risposta.

-Lydia! - ritentò lui più forte.

Il battere della mano sulla porta aumentò fino a quando Stiles non si trovò a prendere la rincorsa e sperare di buttarla giù.

Una, due, tre volte, ma non era riuscito ad aprirla. Si era solo procurato un dolore tremendo alla spalla.

-Lydia! - batté il pugno.

Fece per arrendersi, quando ai suoi piedi vide un tubo di metallo da usare contro la serratura e sperare che la porta si aprisse.

Dopo cinque colpi la serratura scattò e Stiles con mani ,sanguinanti e tremanti, decise di spingere con il piede la porta per aprirla del tutto.

Lydia era sdraiata sul lettino, ormai non più bianco.
(c'era del sangue che colava giù dalle orecchie della ragazza, o da piccole ferite sulle braccia.)

Stiles si chiese come diamine avessero potuto fargli tutto quel male in qui pochi minuti nei quali lui stava arrivando.

Si avvicinò al letto, e fu orripilato nel vedere che la ragazza aveva gli occhi chiusi, e il suo corpo era pietrificato.

Dei cavi rossi erano collegati alle sue tempie, portando a un macchinario lì affianco.

Scosse, spasmi se la ragazza si muoveva.

Con un ringhiò di rabbia, il ragazzo strappò gli aggeggi dalle tempie della biondo-fragola.

-Lydia- borbottó cercando di svegliare la ragazza.

Ma niente.

Fece scivolare una sua mano insanguinata lungo il viso della ragazza spostandole le ciocche di capelli biondo-fragola, che erano talmente bagnati di sudore da sembrare un rosso scuro.

-Lydia... Perché diamine sei venuta qui?..- Stiles si sentì bruciare la gola, e gli occhi.

- Non sapere cosa ti passa per quella mente da Banshee mi fa impazzire... ma te lo prometto. Nessuno ti allontanerà più da me, ti proteggerò a costo della mia vita. -

Quelle parole sembrarono esser state formule di magia.

La ragazza boccheggió ed iniziò a tossire.

Stiles la aiutò ad alzarsi a sedere, proprio nel momento in cui lei iniziò a vomitare, una sostanza nera e viscida.

Il ragazzo premette la fronte bollente della ragazza contro la sua guancia cercando di farle capire che lui era lì.

Lì per lei, e che avrebbe fatto la guerra con il mondo pur di salvarla.

-Stiles... - borbottò lei cercando di guardarlo negli occhi, ma lui intrecciò la sua mano a quella di lei.

-Non parlare... Ora ti porto via da qui. -

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17 aprile 2016

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