The choice
Era davvero così difficile? Era davvero così complicato dire addio alla mia vita, all'ambiente che mi circondava, ai ricordi che mi tormentavano?
Cosa mi spingeva a riflettere sulla mia scelta? Cosa mi bloccava dal fare un passo?
Dai, su, ero qui, mancava davvero poco, un misero movimento e sarei stata libera, avrei potuto volare, diventare un angelo dei caduti. -pensavo nella mia mente.
Sentivo di poter scoppiare da un momento all'altro, sia a ridere che a piangere.
Lo so, potevo passare per psicopatica e forse lo ero.
Ma da un lato questa situazione mi sembrava così buffa, mentre dall'altro così distruttiva.
Insomma, stavo per farlo, eppure ero qui da ore ormai.
Non ce la facevo più, non volevo continuare, volevo farlo, si, volevo buttarmi in quel pozzo senza fondo, schiantarmi violentemente sul suolo di cemento, sentire la mia anima abbandonare il mio corpo e volare in cielo, spinta dalla brezza, dall'adrenalina, dalla gioia.
Perchè ero stufa degli incubi.
Quelli che ti uccidevano, ma nessuno se ne accorgeva. Specie se le immagini che scorrevano erano legate alle mie braccia, che da bianche come il latte diventavano improvvisamente rosse e con dei tagli profondi. Oppure della tua ombra che, spinta dalla volontà di liberarsi, si buttava dal tetto di una casa e cadeva a terra, causando un sonoro tonfo.
E poi mi chiedevano come avevo queste idee, mi tormentavano! Non mi lasciavano stare, non mi lasciavano sognare! -urlai, presa dall'ira.
Le lacrime cominciarono a bagnarmi le guance e in men che non si dica, mi misi a piangere ininterrottamente.
Appoggiai la testa sul cemento freddo e mi coricai, su quel filo che mi teneva viva dalla morte.
Chiusi gli occhi.
Perchè doveva essere tutto così? Perchè dovevo uccidermi?
Sogni, ritornate a me, avevo bisogno di voi. Dovevo provare di nuovo quella magia che manifestavate in me ogni volta che serravo le palpebre, avevo dimenticato l'arte di sognare. -pensavo nella mia testa.
Sul serio stavo per farlo? Davvero stavo facendo vincere una creatura così oscura come il mio demone?
Ero davvero disposta a perdere questa guerra? -riflettevo.
Aprii gli occhi di scatto e guardai l'orizzonte.
Il sole stava tramontando, colorando il cielo di rosso, giallo e un po' di rosa.
Non si intravedeva niente oltre esso, è come se il tramonto corrispondesse ad una barriera, che divideva i vari mondi.
Sul serio volevo superare la protezione? Andare in un altro universo, diverso dal mio?
Riflettei su queste domande attentamente.
O si trattava solo di un capriccio infondato?
Cioè, io pensavo davvero di essere spacciata.
Se non fosse veramente così?
Se potessi ancora vincere?
Se potessi batterlo?
Superare quell'ostacolo che mi aveva portato a diventae tale, a salire su questo tetto a fare la finita?
Se potessi ancora combattere contro quel ragazzo e quel gruppo che mi aveva rovinato la vita?
Alzai la testa dal suolo, era arrivato il momento di reagire, vero?
Continuai a guardare l'orizzonte, il muro che mi separava dalla morte.
Mi sollevai di scatto da terra.
Riprendo le armi, ancora. Sono una guerriera, distrutta, ma pur sempre una guerriera.
In quel momento, mi venne in mente una frase della canzone Titanium, che era più che adattissima, perchè riuscì a ridarmi un minimo di forza.
"I'm bulletproof nothing to lose
Fire away, fire away
Brick of shame, take your rain
Fire away, fire away
You shoot me down but I won't fall
I am titanium
You shoot me down but I won't fall
I am titanium
I am titanium..."
Un'armatura indistruttibile, impenetrabile, avevo bisogno solo di essa e sarei sopravvissuta.
Su, allora, costruiamola! -dicevo a me stessa.
Feci dei passi indietro.
Era ormai notte.
Gocce di pioggia cominciarono a cadere sulla mia testa, la tirai per dietro e guardai il cielo.
L' acqua mi stava venendo tutta sul viso, ma a me non importava.
Chiusi gli occhi e mi godei il momento.
Avevo sempre adorato la pioggia, era talmente rumorosa e così misteriosa.
Insomma, non era monotona come il sole, era diversa. Come anche io ero differente dagli altri e forse è per questo che mi piaceva così tanto.
Le gocce che cadevano su di me mi davano il senso di liberare ogni mio piccolo problema, di lavarlo via.
Come se quest'acqua avesse il potere di farmi dimenticare ogni cosa, quasi se qualcuno avesse scagliato alle nuvole la magia "Oblivion".
Una sorta di benessere, ecco cosa provocava la pioggia in me.
Era completamente fradicia, i miei capelli mi cadevano sul viso e vi si appiccicavano.
"Dopo la pioggia c'è sempre l'arcobaleno"-sussurrai da me e me.
Mi tolsi i capelli dalla faccia e me li misi di lato.
Era giunta l'ora di andare.
Accompagnata dalla pioggia, mi avviai lentamente verso l'uscita del tetto.
Afferrai la maniglia e tornai dentro.
Scesi le scale, lo ammisi subito a me stessa, stavo molto meglio!
Anche se, probabilmente, il giorno dopo mi sarei ritrovata con la febbre.
Risi al solo pensiero e continuai a camminare fino al mio appartamento.
Vi entrai.
Mia madre notò la mia presenza e mi bloccò.
Ma sei pazza? Guardati, sei tutta fradicia, vai a farti una doccia e cambiati immediatamente! -gridò, guardandomi male.
Io sbuffai e annuii.
Andai nella camera dalle pareti beige, la mia per quella lunga seduta a Torino, mi avviai verso il grande armadio di legno e presi l'intimo e il mio pigiama da unicorno. (Perchè ci stava, okay. Lol)
Uscii dalla stanza e andai nel bagno.
Il bagno dove avevo iniziato la giornata, dove avevo passato la mattinata a piangermi e a rovinarmi le braccia.
Sarei mai riuscita a smettere? -mi chiesi.
Sospirai, avrei fatto il possibile, ma non è semplice. Niente lo è.
Guardai il lavandino.
La lametta vi era appoggiata accanto.
La presi, aprii un cassetto del mobile che reggeva il lavamano e la posai al suo interno.
Beh, per iniziare, era meglio che non la vedessi sempre lì, a portata di mano. -pensai.
Appoggiai i vestiti puliti sulla cesta dove erano contenuti quelli sporchi.
Mi spogliai e misi gli indumenti fradici a terra.
Mi tolsi anche l'intimo ed entrai nella doccia.
Ogni volta che mi lavavo era un trauma per tutti.
Avevo l'abitudine di stare al suo interno per ore ed ore, a riflettere su me stessa e quello che mi accadeva, ad immaginare possibili soluzioni agli ostacoli che stavo trovando sulla mia strada.
Poi mi svegliavo, ritornavo alla realtà ed uscivo.
Avevo fatto così anche oggi, come sempre.
Spazio scrittrice.
Si, prima o poi tornerò da Lorenzo, okay?
Dovevo mettere questa parte per quanto riguarda Chiara perchè è importante.
Molto probabilmente nel prossimo capitolo ci sarà un "Lorenzo's Pow", ma si tratterà comunque del suo punto di vista dell'episodio passato di Chiara, non di adesso che ha perso la memoria.
Voi ora mi chiederete: "Ma non potevi metterlo prima?" No, perchè io a ste cose non ci penso, scrivo come mi vengono, non uccidetemi.
Peace.
Detto questo, al prossimo capitolo.
Zao. *cuore*
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