Past's letter
Contiene delle informazioni riguardanti qualcuno.
Nome: Lorenzo
Cognome: Ostuni
Età: 21 anni
Provenienza: il suo corpo è stato ritrovato a Onirot.
Mestiere svolto nel passato: ?
Razza: ?
Il resto delle scritture non si riesce a comprendere, sono state cancellate per metà, come se mi volessero oscurare da qualcosa di importante, che avrei dovuto sicuramente ricordare.
Ah! -sussurro.
Mi fa malissimo la testa, come se qualcuno me l'avesse rotta.
Sembra così vuota, quasi se qualcuno mi avesse prosciugato il mio cervello, ogni pezzo del puzzle che lo compone.
Non so più nulla del mio passato, non so chi sono i miei genitori, non ricordo la mia infanzia, la mia adolescenza, il mio lavoro, sempre se ce l'ho.
Abbasso lo sguardo, rassegnato.
Non riuscirò mai a recuperare i miei ricordi, nessuno è qui con me.
Nessuno pare essersi ricordato di me, nessuno mi aiuterà in questa situazione.
Chi è stato a farmi questo? Chi è stato a rovinarmi così? Chi?... -dico a voce bassa, mentre delle lacrime minacciano di uscire dai miei occhi.
CHIARA' S POV
Mi sono appena risvegliata dopo tanto tempo e già sto piangendo... ancora.
Mi sono ritrovata due uomini davanti a me, per come sono vestiti li ho reputati scienziati.
Beh, non si tratta di loro.
L'ho capito non appena hanno aperto bocca.
"Dobbiamo fare una cosa con te.
Sei una minaccia per la nostra generazione e ricomincierai tutta la tua vita da capo" -mi hanno detto.
Io all'inizio non ho capito, gli indovinelli non sono mai stati il mio forte.
Ma appena ho visto quel muro, quei simboli strani che lo ricoprono, non ho potuto fare a meno di decifrarli.
Esatto, sono abbastanza brava in ciò.
Si tratta di un esperimento, che avrebbe portato alla perdita della mia memoria. Mi stanno usando come cavia da laboratorio!
Io ho cercato di impedirlo, mi sono ribellata, mi sono agitata, ho tentato di liberarmi dalle corde che mi bloccano, ma nulla.
Sono troppo forti, avrebbero vinto sicuramente.
Ed ora eccomi qui, stesa sul lettino, ad aspettare la realizzazione della mia forte.
Che brutto destino! -penso, disperata.
Non voglio perdere la memoria, perdere lui.
Ma evidentemente non c'è nulla che io possa fare.
Bene, vorrà dire che riviverò la mia vita in questo istante... come quel flash che passa velocemente e te la fa riguardare un' ultima volta, prima di morire.
Il nostro primo incontro, me lo ricordo benissimo.
Ero andata a Torino con i miei genitori.
Avevo bisogno di scappare, di cambiare area e così lo feci.
Era una città stupenda, molti posti da visitarvi.
Ma il mio rimaneva uno: un parco desolato, dove potevo starmene tranquilla a pensare.
Vi andai anche quel giorno.
Salutai i miei genitori, dicendogli che sarei andata a farmi un giro.
Uscii di casa e camminai sul marciapiede, ormai conoscevo la strada a memoria.
Quando, ad un tratto, sbattei contro qualcuno, un ragazzo molto alto, con i capelli scompigliatissimi di colore castano.
Era accompagnato da altri ragazzi.
Il loro aspetto non mi tranquillizzava per niente.
Sembravano dei bodyguard, seri, distaccati, con lo stesso sguardo torvo e le braccia conserte.
Parevano pronti a farmi qualcosa di male, senza che io avessi fatto qualcosa di sbagliato.
Uno di loro, un ragazzo dal ciuffo nero, parlò:
"Oh, bene. Chi abbiamo qui? Una ragazza. Hai perso il tuo fidanzatino o la tua dignità, per venire qui da noi?"
Cosa? -mi chiesi nella mia mente.
Poi, cercando di essere sicura di me, risposi: "No ad entrambe. E non sono tantomeno venuta da voi. Quindi ora levatevi che devo andare altrove."
Li guardai tutti malissimo.
Come si permettevano? -pensai.
Il moro mi guardò serio.
"Non dovevi metterti contro di noi, bambina". Fece un sorriso malizioso, mi buttò a terra e se andò.
Io feci spallucce e continuai per le mia strada.
Da quel giorno in poi, passai le pene dell'Inferno.
Ogni volta succedeva sempre qualcosa che mi faceva male.
E ogni volta... gli artefici erano loro.
Mi cominciarono a pedinare, prendermi in giro, rovinare i miei momenti di gioia, mi fecero aumentare quelli di dolore, mi picchiavano forte.
Occupavano i miei incubi.
Non lo sopportavo più, a tal punto da svegliarmi una mattina e gridare "Basta!" senza che nessuno mi avesse fattoa ancora nulla.
Andai nel bagno e feci quello che avevo iniziato a fare durante quel periodo, per colpa loro.
Esatto, ero diventata autolesionista.
Ogni giorno aumentavano i tagli sulle mie braccia, il mio sangue copriva sempre di più il lavandino.
Ma la ferita più grande l'avevo all"interno, nel mio cuore.
Mi avevano fatto diventare apatica, aggressiva, non riuscivo più ad aver un rapporto amichevole con nessuno, vivevo con il timore che tutti fossero pronti a distruggermi completamente.
Ecco perché avevo tagliato le relazioni perfino con i miei migliori amici, che ci rimasero malissimo, ma non mi giudicarono.
Era arrivata l'ora di farla la finita.
Indossai una felpa nera per nascondere il lavoro che avevo appena finito.
Uscii dal bagno, guardandomi le maniche e sistemandole.
Quest'appartamento era così povero di vita, dava un senso di malinconia, specialmente adesso, vista la mia situazione.
Sbuffai e tornai in camera mia.
L'osservai attentamente, per poi fiondarmi sulla scrivania.
Mi sedetti sulla sedia a rotelle, presi un foglio a righe, una penna nera e iniziai a scrivere.
"Care persone che state leggendo questa lettera, sappiate che nel contempo che la leggete io non ci sono più.
Da non credere, vero?
E no, non l'ho fatto per una storia di un amore non ricambiato o cose del genere.
Avevo semplicemente di guarire.
Siccome in questo mondo non ci sono dottori abbastanza bravi da riuscirci,
ho deciso di andare altrove.
In un universo migliore, dove avrei incontrato dei professionisti che mi avrebbero aiutato a ritrovate finalmente quel sorriso che avevo perso.
Quanti problemi, eh?
Beh, non sono finiti.
Sappiate anche che prima ho cercato di combattere, di resistere
Non avevo intenzione di abbandonare le armi e l'armatura, ma i tagli che ho sulle mie braccia mi hanno impedito di continuare.
Capita.
Le ho dovute gettare in un burrone e diventare vulnerabile e debole come una mosca quando viene spiaccicata con l'ammazzamosche.
Ecco che ero prima.
Un misero insetto che chiunque sarebbe stato in grado di uccidere.
Beh, ci sono riusciti, no?
Ora vi chiedo una cosa: fatemi il funerale, versate lacrime per me, portatemi un mazzo di fiori alla mia tomba.
Solo poi dovete dimenticarmi.
Esatto, avete letto bene, poi non dovete avere più a che fare con me.
Io starò bene.
Voglio essere scordata dalla mente di tutti, nessuno deve sapere del fatto che sono esistita, perché una come me non deve essere ricordata.
La mia vita deve rimanere solamente un segreto oscuro che poi scompare per sempre.
Fidatemi di me, sarà meglio per tutti.
Addio.
Vi voglio bene.
Chiara."
Spazio scrittrice.
Che tragica che sono, okay.
Bene, oggi mi andava di scrivere ed ecco a voi la nuova parte di questa storia.
Spero vi piaccia.
Al prossimo capitolo.
Ciauuuu. *cuore*
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top