°An Innocent Devil°
Karma tornò a casa con gli altri uomini, varcando la soglia dell'ascensore; si guardò attorno per qualche secondo, come per assicurarsi che Nagisa non fosse in giro per il luogo proprio in quel momento. Accuratasi via libera, si avviò verso la camera da letto, dicendo un semplice <<vado a riposarmi. >> ai suoi compagni.
Mentre camminava per il corridoio lungo e bianco, passò davanti a quel buio sgabuzzino contenente i peggiori orrori, guardandola con la coda dell'occhio.
Si fermò.
Girò pienamente lo sguardo verso quella porta: era aperta.
Non ricordava di averla lasciata aperta.
Gli scappò uno sguardo interrogativo, ma non ci fece molto caso, avviandosi verso la sua vera destinazione.
Il rosso aprì la porta della camera da letto <<Nagisa, sono tornato>> disse, per poi fermarsi di colpo sul posto: il celeste era in fondo al letto, con lo sguardo basso e le gambe strette al petto. Non aveva alzato lo sguardo verso l'altro, non aveva detto una parola, non sorrideva come sempre.
Akabane riuscì a smuoversi e a fare qualche passo avanti, chiudendosi la porta alle spalle e guardando il più piccolo leggermente preoccupato <<Nagisa?>> lo chiamò, avvicinandosi a lui, mettendosi in ginocchio sul letto e passando una mano su una di quelle gracili braccia. Shiota alzò lo sguardo leggermente, non guardando il rosso, mostrando uno sguardo di colpa, amareggiato, cosa che fece aumentare le preoccupazioni dell'altro. <<Nagisa, che hai?>> chiese il diavolo rosso, preoccupato per quel piccolo angioletto.
Le parole erano incastrate in gola.
I sensi di colpa colpivano prepotenti la sua mente.
Doveva dirglielo, aveva bisogno di chiederlo.
Nagisa schiuse di poco la bocca, cercando di far uscire un suono, ma senza successo.
Karma lo guardava fisso, con il cuore sul filo del rasoio, guardando l'altro come per supplicarlo di dirgli che fosse successo.
Maledizione, vuoi parlare?
<<Karma... >> fu l'unica parola che riuscì a tirar fuori, prima di bloccarsi completamente.
Il suo nome: l'unica cosa che riusciva a pronunciare.
Maledetto incapace.
E se, dopo averglielo detto, lo avrebbe odiato? E se lo avrebbe abbandonato? E se non potesse più parlargli come prima?
Gli occhi blu erano fissi insicuri su quel ragazzo, mentre quest'ultimo cercava di tranquillizzarlo con lo sguardo, accarezzandogli delicatamente le spalle per alleviare tutte le preoccupazioni che provava.
Shiota deglutì rumorosamente.
Schiuse ancora le labbra, facendo un secondo tentativo.
<<L-l'ho visto... >> sussurrò in modo a malapena udibile, mentre l'altro alzò un sopraciglio, ancor più preoccupato <<cosa hai visto?>> gli chiese con tono misto tra la confusione e la preoccupazione.
Nagisa tenne quegli occhi blu fissi su Karma, con un espressione triste, o forse meglio dire di colpa.
<<l'album d-di foto... >> disse con voce tremante <<q-quello chiuso nello s-sgabuzzino... >>.
Allora vedi che la voce la tiri fuori quando vuoi.
A quelle parole, gli occhi dorati si sgranarono.
Con un gesto involontario, levò le mani dalle braccia del celeste,per poi abbassare lo sguardo e rimanere in silenzio.
L'angelo lo guardò preoccupato, stringendosi la camicia con le mani.
Aveva appena riaperto uno squarcio che doveva restare chiuso.
Vedeva come l'espressione di quel ragazzo fosse mutata in una nervosa, quasi schifata.
Non era questo che voleva ottenere, non era questo che voleva fargli.
Nagisa fece per aprire bocca <<Karm->> ma fu subito interrotto <<ed ora cosa pensi?>> la voce roca del maggiore si fece ben sentire, forte e secca come un pugno nello stomaco. Shiota lo guardò sorpreso e preoccupato, mentre l'altro teneva lo sguardo basso, con gli occhi nascosti dalle sanguigne ciocche rosse.
<<c-cosa?>> chiese il celeste, confuso: non perché non avesse capito la domanda, ma perché non capisse il motivo per cui il maggiore gliela aveva rivolta.
Che razza di idiota.
<<ora che hai visto quelle cose, cosa pensi di me?>> chiese di nuovo il diavolo, alzando lo sguardo e mostrando gli occhi taglienti e minacciosi, accompagnati da un'espressione di rabbia e disgusto trattenuto.
A quell'espressione, Nagisa perse ogni tipo di parola, rimanendo paralizzato e con gli occhi spalancati.
Non era questo che voleva.
Akabane strinse forte denti e pugni, con un disgustoso sapore amaro in bocca.
<<ora che sai tutto, pensi che io sia solo uno spietato assassino? Un sadico? Uno psicopatico voglioso di sangue!?>> quasi urlò, mentre il più piccolo lo guardava tremante.
Smettila, smettila di parlare.
Il pugno del maggior andò in contrasto con il materasso del letto, mentre quest'ultimo aveva uno sguardo furioso: con i denti digrignanti e gli occhi ricolmi di unica ira.
<<ORA PENSI CHE IO SIA UN MOSTRO!? >>
A quelle parole, Nagisa sgranò gli occhi.
Quella era l'ultima goccia.
Fu un gesto completamente involontario quello che avvenne dopo.
Il suono di quella piccola e delicata mano che si infrangeva contro il viso dell'altro.
Il suono dello schiaffo che rimbombò per tutta la stanza, facendo calare il silenzio.
Karma con gli occhi spalancati ed un'espressione stupita in volto.
Gli occhi blu che avevano assunto una rabbia mai provata prima.
Una rabbia che faceva paura.
Ma... Ma era successo davvero?
Ed in quel momento, il rosso assistì a qualcosa a cui nessuno aveva mai assistito.
Shiota lo afferrò dal colletto della camicia, tirandolo verso di sé, guardando l'altro con quegli occhi furiosi, mentre il maggiore era rimasto semplicemente senza parole.
<<ORA CHIUDI LA BOCCA!>>urlò il ragazzino, rabbioso, con quegli occhi terrificanti puntati sul ragazzo <<apri bene le orecchie... >> fece <<puoi arrabbiarti quanto vuoi, picchiarmi, insultarmi: mi va più che bene! Ma se osi dire ancora una volta, SOLO UNA, che sei un mostro... TI SPARERÒ IO, INVECE! >> concluse, con le lacrime che minacciavano prepotenti di uscire dai suoi occhi blu.
Mollò il colletto dell'altro, mentre Karma guardava basito Nagisa intento ad asciugarsi le lacrime che gli cadevano sulle guance.
Aveva assistito all'uscita di una bestia che fino ad ora era rimasta nascosta nel buio.
<<nemmeno se mi uccidessi... Nemmeno in punto di morte, penserei che sei un mostro... >> singhiozzò il minore, nascondendosi gli occhi con le braccia <<t-tu...sei la persona più lontana d-da un mostro che abbia mai I-incontrato!>> pianse ancora, pianse come sempre faceva: pianse sapendo che fosse l'unica cosa che fosse in grado di fare.
Akabane lo guardò, fermo come una statua di sale, osservando la bestia tornare un docile coniglietto: in realtà, non sapeva veramente perché se la fosse presa così tanto.
No, anzi: il motivo lo sapeva, ma semplicemente era troppo codardo per ammetterlo.
La verità era che avesse paura di ciò che Nagisa potesse pensare di lui. Aveva una paura fottuta di come sarebbe apparso agli occhi di quel celeste, del fatto che adesso avrebbe voluto abbandonarlo.
E adesso? E adesso che si fa?
Karma avrebbe voluto asciugare le lacrime che scendevano da quelle candide guance, ma non poteva: non era il momento, non era ciò che volevano.
Il diavolo abbassò lo sguardo, non avendo il coraggio di guardare l'altro.
<<quindi? Cosa vuoi che faccia?>> disse solo il maggiore. Il celeste deglutì, tirando su col naso e non guardando l'altro <<v-voglio solo... Che tu mi dica cosa t-ti è successo... Che tu m-mi dica... Davvero... La t-tua storia... >> disse solo, asciugandosi ancora gli occhi. Karma non lo guardò <<solo questo? >> disse, mentre l'altro annuì.
Ci fu un attimo di silenzio, interrotto poi dal sospiro di rassegnazione del rosso <<d'accordo... >> disse, al che Nagisa alzò lo sguardo verso di lui, attivando ogni tipo di attenzione verso il rosso.
Akabane si sistemò per bene sul letto, guardando un punto non preciso della stanza, lasciando passare ancora alcuni secondi di silenzio.
<<... La cosa che mi è più familiare del mio passato è il sangue... >> iniziò il diavolo, mentre l'altro lo guardava attentamente <<una volta, vivevo con i miei genitori in una casa in periferia: era una casa di campagna, circondata dal verde e dalla calma. Anche se eravamo lì, non eravamo messi economicamente male, anzi: eravamo abbastanza ricchi... >> disse <<I miei genitori mi amavano, vivevamo felici tutti e tre insieme: avevo tutto quello che volevo, lì, in quel bellissimo angolo di paradiso che io e loro ci eravamo creati.>> Nagisa lo ascoltava con estrema attenzione, scavando nei dettagli di ogni parola che il maggiore diceva. <<poi, una notte... Tutto si ruppe. >> il rosso aveva uno sguardo vuoto, con la guancia colpita poco prima che cominciava a diventare rossa. <<stavo dormendo nella mia camera, quando sentì delle urla e degli spari provenire dal piano di sotto... >> ancora la vedeva quella scena: lui che con quelle piccole gambine scendeva le scale, fino a ritrovarsi coi piedi immersi nel sangue ed i suoi genitori a terra, con sguardi di terrore ancora impressi sui loro volti. Ricordò come i morbidi capelli rossicci di sua madre fossero immersi completamente in quel liquido color porpora, gli occhi celesti sgranati ed il sangue che fuoriusciva dal suo petto. Ricordò il corpo di suo padre rivolto a pancia in giù sul pavimento: le braccia robuste stravaccate al suolo e gli occhi dorati ancora aperti e privi di vita.
<<trovai i miei genitori morti a terra: erano entrati in casa nostra per delle faccende in sospeso con i miei e li avevano uccisi senza pietà. >> fece <<rimasi fermo a guardarli, impassibile di fronte a quella scena, anzi, forse solo confuso: non mi era chiaro il concetto di "morte": avrò avuto 3 o 4 anni, chi è che a quell'età si mette a pensare o conosce il significato della morte?
Quei due uomini vestiti in nero erano ancora lì, fermi sui cadaveri dei miei genitori, a guardarmi fissi, scrutandomi con attenzione>> fece, ricordando come in realtà quei due si fossero semplicemente dimenticati del fatto che i due coniugi avessero un figlio, senza averlo eliminato in tempo. <<non so perché, ma qualcosa di me li colpì: la mia faccia ferma, impassibile di fronte alla morte.
Pensavano che in realtà non mi importasse: ma a me importava, importava eccome.
Decisero di prendermi con loro: mi portarono fuori da quella casa e poi gli diedero fuoco. E fu lì: lì che realizzai che ormai avevo perso tutto, che quei due uomini mi avevano portato via ogni cosa, distruggendo la mia felicità tra le fiamme... >> fece, con Nagisa che lo guardava completamente shockato <<e lì, desiderai per la prima volta di voler morto qualcuno. Giurai che mi sarei vendicato di quei due: avrei vendicato i miei genitori, la mia casa e la mia felicità. >> disse ancora, assumendo uno sguardo serio <<i due uomini mi presero con loro e mi addestrarono ad uccidere. Con me c'era un altro ragazzino, lì un anno prima di me: si chiamava Daiki e->> <<v-volevi dire una bambina, vero? >> lo interruppe Nagisa, guadagnandosi lo sguardo interrogativo di Karma <<mh?>> <<N-nelle foto che ho visto... C'era una bambina... Capelli castani medio l-lunghi, o-occhi verdi... >> disse ancora il celeste.
Il rosso lo guardò per qualche secondo, per poi accennare un piccolo sorriso <<non era una bambina>> disse, al che Nagisa spalancò gli occhi. Il diavolo sorrise con nostalgia, guardando il più piccolo <<anche lui aveva il tuo stesso problema... Odiava il suo aspetto, odiava doversi vestire da ragazza per cammuffarsi e raggiungere degli obiettivi, odiava quando le persone lo scambiavano per una femmina... >> fece, facendo rimanere l'altro di stucco. <<facevamo tutto assieme: eravamo diventati amici e, più il tempo passava, più diventavo sempre più forte e meno umano... >> prese un respiro profondo. <<quelli che ormai erano diventati i miei "capi" adoravano scattare foto agli omicidi che ci facevano compiere e alla fine le mettevano tutte in un album pieno di orrori del genere... >>
<<non ho mai provato nulla uccidendo qualcuno: nè pena, né rabbia, né tristezza o sadismo... Semplicemente vuoto ogni volta che ero costretto a farlo...>>
"Karma... Ma che ti hanno fatto?" pensò Shiota, continuando ad ascoltare.
<<a sedici anni, Daiki mi disse che si era stufato di tutta quella vita e che voleva scappare: i due uomini lo scoprirono e lo uccisero esattamente come avevano fatto coi miei genitori... >> strinse i pugni, fissando il muro con sguardo rabbioso <<e così, persi anche il mio amico... Una persona in più che avrei dovuto vendicare, a tutti i costi... >>
<<a diciotto anni, i due uomini mi lodavano come loro miglior allievo e mi diedero in regalo...>> disse, estraendo la sua pistola nera, con su inciso il nome "Karma" in oro placcato <<... questa pistola. >> Il celeste la osservò in tutta la sua maligna bellezza, percependo già dove la storia del rosso stava andando a finire.
<<e questa... Fu la stessa pistola con cui li uccisi entrambi. >> disse il rosso, stampando un sorriso sadico in volto <<li feci pagare per tutto ciò che mi avevano fatto, mostrando loro il diavolo che aveva creato loro stessi... >> ghignò pieno di soddisfazione, con quegli occhi folli che vide la prima volta che quel ragazzo aveva fatto la sua apparizione.
Gli stessi occhi folli di quel diavolo voglioso di sangue.
<<giocai alla roulette russa con uno di loro e inutile dire che vinsi con successo... >>
Ma non era colpa sua: non era lui ad aver chiesto di essere trasformato in un assassino, non era lui ad aver chiesto di distruggere tutto ciò che amava.
<<dopo averli eliminati, presi la decisione di creare un mio gruppo personale su ciò che riguarda i furti, spaccio d'armi e associazioni criminali. La mia esistenza era già troppo macchiata per poter vivere normalmente.
Grazie alla mia intelligenza e la mia forza, ora sono qui... >> concluse il rosso.
Nagisa non lo guardava più, rimanendo in silenzio per un po'.
<<ora le uccidi ancora le persone?>> chiese il minore, mentre l'altro guardava il muro, con il braccio poggiato sul ginocchio
<<no: solo se è estremamente necessario, ma non uccido più persone innocenti. >>
Vi fu ancora silenzio.
<<tutto quello che mi hai raccontato è vero? >> chiese ancora Shiota, stavolta facendo girare verso di lui Karma: con uno sguardo così serio da far paura <<ogni singolo dettaglio che ti ho raccontato è vero. Non mentirei mai su questo. >> disse serio.
Che razza di situazione.
Nagisa capì finalmente tutto ciò che quel ragazzo aveva passato, tutto quel fardello che si portava dentro.
<<grazie per avermi dato fiducia e di avermi raccontato la tua storia... >> disse il celeste, mentre l'altro annuì leggermente, guardandolo come se a lui potesse affidargli anche la sua vita. <<ed ora mi sembra giusto che anch'io... >> Nagisa alzò lo sguardo, guardando l'altro negli occhi
<<ti racconti la mia storia. >>
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