Ventinovesimo
Sam entrò a passo veloce nel caotico pronto soccorso, dove Steve era stato portato.
«Cosa diavolo è successo?!» Domandò scostando la tenda che nascondeva Cap, medicato da un'anziana infermiera, che guardò malissimo l'agitato vendicatore.
Steve non ripose, continuò a farsi applicare cerotti e punti da quella donna, con lo sguardo colmo di tristezza.
«Steve, dimmi cos'è successo!» Ritentò Sam, preoccupato.
«Bucky è andato.»
«Cosa?»
«Se n'è andato.»
«Sta tranquillo, non sarà andato molto lontano, manderemo immediatamente la squadra a cercarlo...»
«L'ultima volta che è scappato è andato a suicidarsi! Figurati adesso! Sarà impiccato chissà dove!» Urlò Steve distrutto.
L'infermiera uscì dalla stanza, lasciando così avvicinare Sam, che si mise difronte al biondo, poggiando una mano sulla sua spalla, stringendola forte: «Non lo farà, perché sa che tu hai bisogno di lui.»
«E lui ha bisogno di me.» Steve si alzò sicuro in piedi, con passo barcollante e rallentato, ma con tanta ostinazione, uscendo spedito dal caotico reparto ospedaliero seguito da Sam.
«Portami da Tony.» Disse serio, non ricevendo nessuna risposta, solamente uno sguardo di approvazione da parte di Falcon, che salì in macchina.
«Siamo qui per parlare dell'ennesima fuga del Soldato D'inverno.» Disse autoritario Stark agli Avengers. Seduti intorno ad un tavolo, in una scura stanza c'erano Natasha, Clint, Sam, Wanda, Visione e Steve. Si respirava un clima di disagio, emanato soprattutto da Cap.
«Barnes è nuovamente disperso, e stavolta potrebbe non limitarsi ad una semplice crisi, ma a molto di più.»
Stark lanciò sul tavolo la cartella stracciata da Bucky a casa di Steve.
«Recuperiamolo. Vivo o morto.»
Steve sbiancò di colpo, quelle parole lo ferirono e terrorizzarono allo stesso tempo.
«Cosa?!» Alzò la voce verso Iron man, sbattendo non troppo violentemente le mani sul tavolo, ancora doloranti.
«Capitano non possiamo mettere a rischio civili; abbiamo avuto l'ennesima conferma che il Soldato D'inverno è pericoloso.»
«Il suo nome è Bucky!» Steve si alzò con una forza improvvisa, le sue gambe lo tirarono su, buttando la sedia per terra.
«Sai quanto sia spietato, una volta recuperato, lo trasferiremo in una clinica specializzata. Adesso basta continuare il tuo giochetto da brava infermierina.»
«Una volta recuperato lui tornerà a casa con me, è un essere umano, non una lurida cavia per i vostri esperimenti!» sbraitò Steve.
«Lui è pericoloso!»
«LUI È L'UOMO CHE AMO!»
Un silenzio tombale cadde improvvisamente in quella gelida stanza. Cap riprese fiato guardando pieno d'ira Tony.
«Ti prego Tony, so che non hai accettato quello che ha fatto alla tua famiglia, e forse non lo accetterai mai, ma lui non è davvero così. Dentro di lui c'è ancora il ragazzo che ho conosciuto, ha solamente bisogno di aiuto per uscire fuori.» scrollò la testa, guardando il capo calato di Stark; «Coraggio, andiamo a cercarlo.» Disse più calmo, camminando dritto verso la porta, seguito da Natasha e poi dagli altri, un po' intimoriti dalla situazione.
«Steve, tu resti qui.» Affermò Natasha camminando al fianco di Cap lungo i corridoi della struttura.
«Scordatelo.»
«Sei troppo debole, e poi, non sai che reazione possa avere Bucky. Dobbiamo innanzitutto trovarlo.»
«Perché fate di tutto per tenermi lontano da lui?!» Urlò contro Nat, dando un pugno ad un armadietto.
Sam si fece avanti, prendendolo per le spalle, scuotendolo in modo autoritario.
«Volgiamo riportartelo, ma tu devi collaborare, capito? Evitiamo stronzate e riportiamo a casa Braccio di ferro.»
Steve sospirò con gli occhi lucidi, guardano l'amico, sicuro e bisognoso: «Me lo hanno strappato via. Nell'esatto istante in cui hanno fatto il primo esperimento su di lui, io l'ho perso. Avrei dovuto saperlo, sapevo che era terrorizzato all'idea di salire su quel treno, di incontrare ancora Teschio Rosso, ma lo ha fatto; lo ha fatto per quel piccoletto di Brooklyn. Dio, ho letto il terrore nei suoi occhi, quei meravigliosi occhi che mi hanno illuminato la vita. Ecco, io l'ho perso. Tutto quello che gli hanno fatto... Tutto quello che lo ho trasformato in un fantasma, che lo ha portato via da me; È vero, potrà anche ricordare, ma non è più lo stesso. I suoi occhi non sono più gli stessi. Non sono morto per il mio paese, sono morto per lui, e, cazzo, non ho avuto paura di andarmene. Ma forse devo ringraziare l'HYDRA, mi hanno dato una seconda possibilità. Io l'ho perso, non riavrò mai più il ragazzo dai capelli castani e il sorriso stampato in faccia. Ma ho riavuto un uomo di nome Barnes. Ho riavuto il mio primo amore. Conto su di voi.»
Sicuri e in fretta, il team si allontanò, lasciando Steve solo, nel suo silenzio.
Cap si sedette su una fredda sedia bianca lasciata in corridoio, evidentemente per far aspettare qualcuno, forse disperato come lui.
Il chip di localizzazione impiantato nel corpo di Bucky aveva inviato alla squadra le coordinate del luogo in cui era stato, portandoli ad una vecchia base militare ormai abbandonata.
«Okay, fate attenzione. Troviamolo in fretta.» Disse autoritario Clint, camminando avanti agli altri.
«Ehi, ho trovato qualcosa.» Annunciò Nat, sfogliando un quaderno stracciato, poggiato distrattamente in terra. Tutti si avvicinarono alla vedova, rimanendo senza parole alla vista di quell'oggetto impolverato.
Sam corse incontro a Steve, che per quasi un'ora, era rimasto seduto su quella scomoda sedia; il tempo sembrava non passasse mai, Cap riusciva a fissare solamente il pavimento nella speranza di riavere Bucky con se.
«Steve!» Si alzò di scatto, sentendosi chiamare.
«Allora?!» Chiese spazientito e preoccupato.
Sam gli porse quel cumulo di fogli sporchi e stracciati. Steve prese, confuso e irritato, quel libro, riconoscendo immediatamente quella calligrafia.
"So che non leggerai mai queste righe, e so anche che non sono mai stato bravo con le parole, quello sei sempre stato tu, ma ho bisogno di chiederti disperatamente perdono. Perdono per tutto ciò che ho fatto, e che ti ho fatto passare.
Ricordi quando usavo questa tecnica per parlarti a scuola? Quando la maestra ci divideva perché parlavamo troppo, e tu ti mortificavi così tanto che quasi piangevi. Quel magro biondino di 7 anni tanto duro quanto sensibile. Mi bastava scriverti due parole a caratteri cubitali per strapparti un sorriso.
Come dimenticare quando facevamo la battaglia di palle di neve a Natale? Eri davvero forte, non ci sono dubbi! Con quelle piccole mani accumulavi tanta neve sufficiente per creare una vera e propria arma di distruzione di massa, era il periodo dell'anno dove ti riprendevi la rivincita sui bulli. Ma sei sempre stato anche tanto menefreghista, tornavi a casa sempre raffreddato, tu e i cappotti non andavate d'accordo, erano inutili le mie raccomandazioni. Mi facesti davvero prendere un colpo quando non ti presentasti a scuola quel giorno. Corsi a casa da te, e tua madre mi disse che avevi un febbrone da cavallo. Mi fece entrare in camera tua, ero così preoccupato e imbarazzato. Quando ti vidi, se devo essere sincero, credevo stessi per morire. Bianco come un cadavere, più magro di quanto non lo fossi già, sudato e tremante. Rimasi tutto il pomeriggio accanto al tuo letto, beccandomi anche una bella sgridata da mia madre perché ero tornato tardi.
E quando mi regalasti quel disegno? Sei sempre stato un artista incompreso Stevie, quel meraviglioso disegno con inchiostro nero, che rappresentava due ragazzi, due ragazzi stretti insieme. Quei ragazzi eravamo tu ed io. Quel disegno sarebbe stato un'eresia per chiunque lo avesse visto, insomma, due maschi che amoreggiano come una coppia di piccioncini, credo ci avrebbero messo al rogo! Io però lo nascosi bene. Lo piegai con cura e lo nascosi sotto la carta da parati della mia stanza. Ogni notte, prima di dormire, davo una breve occhiata al piccolo bozzo sulla parete, ripassando a memoria le linee di quello schizzo, immaginando intensamente di averti davvero fra le mie braccia.
I nostri baci rubati, roba che nemmeno Romeo e Giulietta. Eravamo diventati così bravi a nasconderci, che era quasi divertente. Eravamo tu ed io contro tutti, e ad ogni bacio era come una presa in giro alla società, qualcosa che mi faceva sentire forte e fiero. Nessuno ci ha mai scoperti, nemmeno tua madre! Quella povera donna! Quante volte avrà dovuto lavare quelle morbide lenzuola su cui facevamo l'amore. Se chiudo gli occhi riesco a sentire sulla schiena quel fresco tessuto che mi culla, e le tue piccole mani che mi afferrano cariche di piacere i capelli. Il tuo gracile corpicino da diciannovenne sul mio, ogni volta avevo paura di farti male. Adoravo sentire chiamare il mio nome mente ansimavi.
Quando sono partito in guerra il pensiero di averti lontano, pronto a combinare cazzate per entrare anche tu in quell'inferno, che solo adesso capisco quanto fosse sbagliato, mi devastava. Mi mancavi, cazzo, quanto mi mancavi. Gli altri guardavano le foto delle loro donne, io dovevo accontentarmi di ricordarti nella mia mente, e forse era molto meglio.
Avrei voluto più di ogni altra cosa afferrare la tua mano su quel maledetto treno, ma in quel momento avevo paura, ero così terrorizzato, avrei dovuto fidarmi di te.
Sai, ti ho visto. Ho visto l'immagine straziata dal dolore, e una lacrima è scesa dai miei occhi. Non ho potuto nemmeno darti l'ultimo bacio.
Avevo giurato che questo sarebbe stato l'ultimo verso che ti avrei scritto, ma poi altre parole hanno iniziato ad inondare la mia mente ed il foglio, altri ricordi, troppi.
Per descriverlo più semplice, io che non riesco a dimenticarti.
Mi hai salvato, hai rischiato la tua vita per me, ti ho ferito, non solo nel corpo, ma anche nell'anima; ti ho fatto credere di voler mollare tutto ma tu... Tu non hai mai voluto mollare nulla. Anche quando ero spacciato, anche quando ho cercato di farla finita, tu ci sei sempre stato. Tu sei la mano calda che ti afferra durante una caduta, sei l'aria che ti riporta in vita, sei la spalla su cui piangere, sei il calore che ti riscalda le pelle; sei il mio angelo custode. Lo sei sempre stato.
Hai accettato il mio braccio malefico, la causa di tutto questo male, l'arma che voleva ucciderti; l'hai accettata anche prima di me stesso.
E di questo non te ne sarò mai grato abbastanza.
Ricordatelo, tu mi avrai sempre. Non potresti mai perdermi."
Steve, quasi con le lacrime agli occhi, alzò lo sguardo verso Sam.
Falcon lo guardò soddisfatto, commosso.
«È così, ti ha ricordato. Il tuo Bucky.»
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