Tredicesimo

Era passata quasi una settimana dall'astinenza forzata di Bucky, ed anche se le cose non andassero a gonfie vele, poteva affermare che qualcosa stava migliorando a rilento, solamente perché c'era Steve.
I medici lo avevano visitato, avevano fatto caso al suo stato di salute, ma, da bravo bugiardo, James era riuscito a non far insospettire nessuno riguardo tutta quella storia, quasi finita.
I due non avevano parlato di cose serie, e non avevano avuto molta confidenza dopo quel bacio gelido sul letto, questo, perché il mercenario non riusciva a smettere di pensare a Steve e Sharon. Era geloso. Tremendamente invaso dalla gelosia, anche se si sforzasse di non pensarci, o passare oltre, non ci riusciva; perché per lui quel biondo contava troppo, anche se non lo sapeva con esattezza, ogni volta che lo guardava gli faceva male. Perché lui brillava, era più luminoso del sole, troppo bello per i suoi occhi. Faceva male vederlo, ed ancora più difficile distogliere lo sguardo da lui. Stava diventando cieco a furia di vederlo sempre in giro.
Era per quel motivo che Bucky voleva chiarezza, perché con Cap riusciva soltanto a sostenere un rapporto di sincerità, seppur contenuta dal suo nuovo carattere.
«Tu mi ami davvero?» domandò Bucky bisognoso, d'improvviso, aggrottando la fronte.
«Ascolta Buck, se è per la storia di Sharon, ti assicuro che non c'è nulla, per favore...»
«Rispondimi solamente con un si o con un no.»
Steve rimase in silenzio. Abbassò il capo, e poi puntò gli occhi su di Bucky, quegli occhi del colore dell'oceano, che davano l'impressione di poter immergersi dentro. Lo stava portando ad essere il tipico ragazzo del "l'amore può distruggerti". Si immergeva sempre di più in quegli occhi.
Giù.
Giù.
«Si Bucky. Io ti amo.»
Le sue orecchie erano sintonizzate sulla sua voce. Lo avrebbe percepito in una marea di migliaia di persone, la sua voce rendeva la musica qualcosa di carino con un suono sordo. La sua voce riusciva a rendere tutti gli altri suoni rumori.
Bucky voleva piangere. Voleva morire, di nuovo. Sapeva che lui era la parte cattiva di quel rapporto, sapeva che da un giorno all'altro avrebbe potuto ucciderlo, o rovinare la sua vita per sempre. Ma allo stesso tempo non voleva rimanere solo, lui aveva bisogno di qualcuno al suo fianco, lui aveva bisogno di Steve.
«Tu mi ami?» quella domanda da parte di Rogers gli fece sgranare gli occhi. Si perse nei suoi confusi pensieri per pochi istanti.
«Si, ma non voglio. Non voglio farti del male.»
Steve sospirò. Non poteva nascondere la sua amarezza; nella vita avrebbe potuto sopportare qualsiasi cosa, ma non l'amore rinnegato da parte di James. Non quello.
Il moro notò la sua reazione, sentendosi in colpa, e esaminando quel ragazzo tremendamente familiare, adesso come non mai. Senza pensarci due volte, si gettò su di lui, iniziando a baciarlo con foga, senza pensare a nulla oltre che a Steve, mentre il biondo non opponeva resistenza, assuefatto da quel sogno. Si massaggiarono il viso a vicenda, ansimando, mentre delle lacrime scendevano senza poterle trattenere dagli occhi di entrambi, lacrime salate che finivano lungo le loro labbra. Lacrime di malinconia.
Bucky sfilò la maglietta a Steve, che, spiazzato e entusiasta, infilò una delle sue calde mani nei pantaloni di Bucky, massaggiando e stringendo, non troppo violentemente, i suoi glutei sodi.
Steve lo toccava e si accendeva il fuoco. La parte posteriore del capo di Bucky ardeva dove le dita chiare incontravano la sua pelle, intrecciata fra i capelli castani. Le ustioni non si mostravano, ma era difficile prendere fiato con la cenere fra i polmoni. Era così difficile respirare. Soffocava ogni secondo di più. La fronte di Cap scivolò lungo il petto ormai spogliato del Soldato S'inverno, sfiorando la morbida pelle, adesso sudata, ansimando lungo il suo addome, laddove si era creato un personale lento fra le labbra carnose di Steve e la sporgente muscolatura di Bucky.
La schiena del vendicatore si inarcò bruscamente, evidentemente per le gelide dita robotiche aggrappate disperatamente alla sua schiena, facendo correre un brivido che arrivò velocemente fino alla nuca. La pelle d'oca, i peli drizzati sulle braccia di Cap, quando la mano, stavolta di carne, lisciò delicatamente il suo collo, rossa da dei succhiotti più simili a morsi da parte del violento soldato dell'HYDRA.
«Sei come un fiore fra le macerie.» Ansimò Bucky, mordendo il labbro inferiore di Steve, che con gli occhi socchiusi, sprofondava in quelle parole, in quel sapore che ricordava perfettamente. Nell'essenza di Buck.
«Spogliami.» gemette il biondo, in estasi. A quella proposta una piccola luce scattò nella mente di Bucky, che riuscì a ricordare quanto amasse vedere impazzire di piacere quel ragazzo. Con tutte due le mani, continuando ad ansimare e a baciarlo, Bucky stuzzicò la sua erezione già abbastanza vistosa con impazienza, facendolo morire dalla voglia di sentirlo addosso, più vicino, ancora e ancora.
Bucky gli abbassò di scatto i pantaloni, infilandogli la mano metallica nelle mutande, massaggiando i testicoli di Steve. Un brivido fece irrigidire Cap, ancor peggio, quando quella fredda protesi afferrò il suo pene ed iniziò a compiere dei movimenti lenti intorno ad esso, finché Bucky non si mise in ginocchio, abbassando con violenza, del tutto, l'indumento che copriva a fatica il biondo, prendendo in bocca il suo membro. Quello che stava provando Steve era indescrivibile. Bucky lo leccò bene sul glande, facendo evitare che gli venisse in bocca.
«No soldato, lo voglio dentro da un'altra parte.» Disse maliziosamente il moro, che aveva lascito Steve nudo, con il respiro irregolare, e la sua erezione sempre più bollente.
Rogers, in paradiso, sfilò i boxer a Bucky, baciandolo sul collo, sul petto, sul basso ventre, facendolo godere come da troppo tempo il moro non ricordava, tenendolo stretto per i glutei, mentre Bucky ansimava e stringeva i suoi morbidi capelli chiari.
Il soldato si lasciò cadere sul divano, tirando a se Steve, non smettendo di baciarlo. Cap alzò le gambe di Bucky, che le divaricò il più possibile, pronto, finalmente, a riceverlo.
Steve alzò in alto il suo bacio, stringendolo forte per i suoi muscolosi fianchi, premendo con delicatezza la punta della sua lunghezza contro l'apertura di Bucky, che a poco a poco lo accettò dentro di se, urlando quando fu dentro quasi del tutto, per colpa della penetrazione quasi improvvisa di Steve, graffiandosi il petto in preda all'impeto del piacere, gemendo senza controllo.
Steve aspettò che Bucky si abituasse a lui, e quando il moro strizzò gli occhi, mordendosi il labbro e annuendo, il vendicatore iniziò a spingere, prima piano, poi sempre più violentemente.
I due sudavano, ansimavano, ed ogni tanto, quando il piacere arrivava al culmine, Bucky, in balìa di Steve, gemeva con tutte le suo forze il suo nome.
Cap gli venne dentro, riempiendolo fino in fondo, per poi uscire piano senza fargli ancora altro male, riprendendo fiato, o almeno provandoci.
Bucky rimase per pochi secondi sdraiato sul divano, con le gambe ancora aperte e la sua erezione che non accennava a placarsi.
«Adesso tocca a me.» Aggiunse a fatica, voltando la testa verso Steve, ancora troppo scosso da quella sensazione negatagli da anni.
Bucky si alzò, mettendosi di fronte al minore, prendendo con il braccio bionico la testa di Steve e spingendola piano verso la sua erezione. Cap fece un ottimo lavoro con il Soldato D'inverno, non aveva perso la bravura di un tempo, facendo ansimare Bucky che per non venire immediatamente, dovette trattenere con sofferenza il suo orgasmo.
James lo prese per le spalle e lo baciò, con un bacio che trasudava un amore sincero e intenso, vecchio, perso, ma non terminato. Steve, con un sorrisetto malizioso, si mise a quattro zampe davanti a Bucky, che sorrise compiaciuto, afferrandolo per il fondoschiena. Il sottomesso inarcò la schiena, sentendo la fredda mano robotica sul suo corpo, ancora, aspettando impaziente Bucky, esattamente come quando erano ragazzi, e facevano l'amore di nascosto in soffitta, da soli, soltanto con il rumore dei loro gemiti.
Bucky guardò la muscolosa schiena di Cap, che non ce la faceva più ad aspettare. Vedeva qualcosa di perfetto fra le sue mani.
Intimorito, disse dolcemente: «Non preoccuparti, farò piano.»
Steve ebbe un deja vu. Quelle stesse parole le aveva ricevute la prima volta che avevano fatto l'amore da ragazzi.
«Non voglio che tu faccia piano.» rispose serio con un sorriso voglioso, facendo sgranare gli occhi a Bucky, ormai pronto.
James si leccò per bene due dita, appiccicose di saliva calda, insinuandole entrambe, ma con una delicatezza erotica, dentro Steve, facendolo urlare. Il moro sorrise compiaciuto alla melodia coatta dei gemiti e lamenti di Steve, che trattenne il fiato quando senza preavviso Bucky lo liberò dal suo tocco, per poi le penetrarlo con un fugace lamento, sovrastato dalle urla di Rogers. James iniziò subito a spingere con il bacino, mordendosi il labbro tra il sudore che i copri di entrambi crearono. Steve godeva, godeva in una maniera talmente assuefatte che gli rubò delle lacrime. Le gambe tremavano, sopraffatto dal piacere. Si sdraiò con la faccia a terra, stringendo il tappeto su cui era disteso, mentre gridava e sudava.
Un'ultima spinta, ed entrambi vennero ancora. Bucky uscì piano da Steve, che riprese fiato stringendo ancora il tappeto.
Barnes gli prese le spalle, e lo spinse a se sul divano. Erano nudi, sudati e con il respiro irregolare.
Non servivano parole, assolutamente.
Bucky lo conosceva.
Lo amava.
Attraverso un milione di vite, attraverso un milione di stelle, lo avrebbe trovato.
Non lo avrebbe mai lasciato andare.
Lui lo amava, e quello era un amore ricambiato.

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