Chapter 25

Allyson's pov

Louis richiuse velocemente la porta della stanza di Isabel, perdendo immediatamente colorito in volto.

«L-Louis? C'è qualcosa che non va?» domandai titubante, poggiandogli una mano sulla spalla. Ricevetti in risposta solamente delle parole confuse, strizzò gli occhi un paio di volte, portandosi una mano in fronte con fare avvilito.

«Louis, mi stai facendo preoc-»

«Louis! Dimmi!» Isabel spuntò dalla porta della stanza. Aveva il respiro pesante. I capelli castani completamente stravolti, la maglietta stropicciata e le guance più rosee del solito. Le labbra rosse e gonfie, che successivamente morse in segno di agitazione. Spostai gli occhi da lei a Louis confusa. Sbattei gli occhi prima che una lampadina si accendesse nella mia testa.

«Oh Cristo.» una risatina nervosa sfuggì dalle mie labbra. Spostai il mio peso da un piede all'altro nervosamente mentre Louis mi lanciò un'occhiata frustrata.
Povero Lou.

«Belle.» Niall apparve dietro Isabel, spalancando completamente la porta, rivelando il suo corpo scolpito coperto solamente da un paio di skinny jeans marroni con la cerniera abbassata per metà.

Il busto era completamente nudo, e i segni rossi dei piccoli baci lasciati dal rossetto di Isabel lasciavano poco spazio all'immaginazione su quello che stava per succedere, o su quello che era successo.

Non voglio credere che l'abbia fatto con Niall senza dirmi nulla. Cavolo se me la sarei presa.

Lo sguardo azzurro di Niall si posò sulla figura impotente di Louis. La sua espressione mutò immediatamente da confuso a serio, spostò Isabel dietro di sè per poi fare un passo in avanti verso il moro.

«Che succede Louis?»

Louis gli lanciò un'occhiata gelida. Si schiarì la gola, poi parlò.
«Liam è in ospedale. Vado da lui.» Disse voltando le spalle e dirigendosi verso le scale.

«Louis, vengo con te.» Dissi lanciando un'occhiatina veloce ai due ancora confusi dalla notizia ricevuta. Lo seguii a ruota, afferrandogli il braccio, iniziando a scendere le scale.

Non appena fummo giunti al termine delle scale, la voce di Niall tuonò dal piano di sopra.
«Louis, veniamo anche noi.»

Poi sentii solamente deboli rumori, probabilmente si stavano dando una sistemata.

Entrai nella mercedes bianca di louis, mentre lui era già pronto al volante. Mentre era concentrato a mettersi la cintura e mettere a moto la macchina mi presi la briga di osservarlo.

La leggera barbetta che prima ricopriva le sue guance, adesso era cresciuta leggermente. Aveva delle evidenti occhiaie sotto gli occhi, piccoli graffi sulle nocche delle mani, le labbra rosee sfregiate da un minuscolo taglio sul labbro inferiore. Non l'avevo mai visto conciato così male, e nessuno sembrava farci caso.

Potevo solo immaginare come si sentisse Louis, la seconda scelta della ragazza che ama. Lui c'è sempre stato, anche quando Niall non c'era. Lui era disposto sempre ad aiutarla e a consolarla. Ad essere tutto per lei. Un amico, un consigliere, un fidanzato. Lui era decisamente meno complicato di Niall, eppure Isabel aveva scelto lui. Anche se sono convinta che non abbia nemmeno scelto. Non c'era scelta sin dal principio per lei. Sempre Niall. Ma come biasimarla? Al suo posto avrei scelto Harry fino alla fine. Fatto sta che Louis si stava trascurando, il suo aspetto ne stava risentendo molto.

«Sono così bello?» la risatina di Louis mi riscosse dai miei pensieri. Metabolizzai le sue parole e subito avvertii un leggero calore sulle guance.

«No..solo..stavo pensando.»

«A cosa?»

A cosa?

«Che sei una persona straordinaria, Louis.»

Mi lanciò uno sguardo veloce, magari pensando alle mie parole insolite, ma lo stesso mi rivolse un piccolo sorriso, forse aveva capito a cosa mi riferivo, o forse no, poi si voltò, e partì.

Mi voltai indietro, sentendo un clacson suonare. La testa bionda di Niall spuntava dai vetri oscurati della sua macchina. Accennai un sorriso, che lui notò e non tardò a ricambiare.
Tornai sul mio posto.

«Ci sarà anche lui?» domandai all'improvviso.

Esitò un po' a rispondere, magari cercando la risposta giusta da darmi.
«Credo proprio di sì.»

«Sa che sono con te?»

«Non credo.»

Tirai un piccolo sospiro. Annuii leggermente cercando di assimilare che di lì a poco me lo sarei potuta trovare a pochi metri di distanza da me. Ero pronta?

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Il fastidioso odore d'ospedale mi bruciava le narici. Il rumore delle suole delle scarpe che colpivano il pavimento riempiva lo stretto corridoio bianco.
Le mura erano spoglie, nessun quadro, nessuna foto, solo molte finestre che illuminavano fin troppo la struttura.

Louis camminava qualche metro più avanti di noi. Manteneva il passo veloce, la postura dritta e rigida. Per tutto il tragitto non si fermò un attimo, solo una volta per controllare se fossi dietro di lui. Niall e Isabel camminavano invece poco più dietro di me.

Sentivo Isabel lamentarsi con Niall dell'atteggiamento di Louis, era mortificata del fatto che li avesse visti in quella situazione, ma non potevano farci assolutamente nulla. Niall invece, nonostante Isabel fosse agitata e in uno stato d'ansia totale, rimaneva composto e l'ascoltava, senza mai perdere la sua espressione seria.
Sembrava così un duro, ma sotto sotto era preoccupato per Liam.

Arrivammo davanti la porta 263. Louis entrò senza farsi problemi senza nemmeno bussare, lasciando la porta appena socchiusa.

Niall entrò subito dopo Louis, seguito da Isabel, che prima di entrare si voltò verso di me.
«Andrà tutto bene Ally.»

Dopo che fu entrata, indugiai,mentre il vociare di molte voci iniziava a crescere oltre la porta.
Tirai un sospiro, facendomi coraggio, e poi entrai.
Le voci cessarono immediatamente, e tutti gli occhi furono su di me. Subito un sorriso si aprì sulle mie labbra.

Ero abituata a sorridere alla gente mentre dentro morivo.

Liam era comodamente seduto, con la schiena poggiata ai cuscini posti alla spalliera del letto. A torso nudo, ad eccezione delle fasce che ricoprivano il suo torace. Piccole chiazze di sangue ormai secco erano su di esse. Appena i nostri occhi si incontrarono il suo sorriso crebbe.
Timidamente avanzai verso il letto, decisa ad evitare quello sguardo metallico che attendeva solo di incontrare il mio.

«Hey Ally.» Disse allargando le braccia e mi accolse in un caloroso abbraccio. Lo strinsi leggermente per poi sentire un mugolio di dolore lasciare le sue labbra.

«Oddio scusami.» Dissi mollando immediatamente la presa.

Hope, seduta al suo fianco si lasciò scappare una piccola risatina nervosa, sistemando i cuscini dietro la schiena del suo ragazzo.
«Non preoccuparti, sta già molto meglio. Dovevi vederlo ieri come era conciato.»
Disse lasciandosi scappare un sospiro frustrato.

«È in ospedale da ieri?» sbottò Niall.

Il viso di Liam perse colore, e lanciò un'occhiataccia alla ragazza al suo fianco.

«Uhm..ecco..io- cercavo solo di non farvi preoccupare.» Disse grattandosi il braccio con fare nervoso.

In quel momento qualcuno colpì il tavolo in fondo alla stanza. Tutti ci voltammo, puntando lo sguardo sul riccio dagli occhi verdi, dall'espressione furiosa.

«Non volevi farci preoccupare? Così hai peggiorato solamente le cose. Sei un coglione» sbottò, «avremmo potuto aiutarti cazzo. Avrei fatto qualcosa..se fossi stato con te..io-» si bloccò, tirandosi i capelli frustrato.

Era così fottutamente adorabile in quel momento. Così debole e sensibile. Finalmente quella maschera da duro davanti al suo amico ferito era ceduta.

«Tu niente Harry, non avremmo potuto fare niente lo stesso. Dovevi dircelo Liam. Ci hai fatto preoccupare lo stesso non dicendocelo.» brontolò Niall giocando con le dita di Isabel, mentre sulle labbra di lei crebbe un piccolo sorriso.

Io ed Harry ci ritrovammo a fissare quel gesto così puro ed innocente, ma pieno d'affetto, nello stesso momento, e sempre nello stesso istante alzammo lo sguardo, ritrovando a fissare gli occhi l'uno dell'altra, e persi cento battiti.

Quanto cazzo mi manchi.

Subito interruppi quel contatto visivo che mi avrebbe fatta sentire male da un momento all'altro, e abbassai gli occhi sulla piccola lampada sul comodino vicino al letto di Liam. Un'insulsa lampada spoglia. Di colore azzurrino con alcune chiazze giallastre. Doveva essere piuttosto vecchia. Era davvero orrenda, ma la trovai decisamente interessante in quel momento. Giuro di aver sentito uno sbuffo da parte sua, ma non ne ero completamente sicura. So solamente che dopo alcuni secondi iniziò a camminare a passo svelto avanti e indietro per la stanza.

Louis per tutto il tempo non aveva detto nemmeno una parola. Ma fu proprio in quell'istante che parlò.

«Scoprirò chi ti ha fatto questo, Liam. Giuro che se lo trovo...» Hope lo interruppe.

«No. Non cercherai proprio nessuno, Louis. È gente pericolosa.»

«Non mi interessa.»

«Lascia perdere amico, sto ben-» provò a dire Liam.

«No cazzo!» urlò all'improvviso, stupendoci. Sobbalzai, finendo con la schiena contro il petto di Harry.

Immediatamente le sue mani furono sui miei fianchi, come a evitare che potessi cadere. Sussultai al suo tocco, chiudendo gli occhi per una frazione di secondo, per poi spostare le sue mani.

«So già chi è stato. E vi giuro che il sapore del sangue sarà l'ultima cosa che ricorderanno.» mormorò. Lo sguardo spento.
Poi, lasciò la stanza.

Isabel sospirò, lasciando delicatamente la mano di Niall, «vado io.» Disse.

«No.» sbottò Niall tirandola a sè.

«Niall. Devo andare.» mormorò poggiandogli le mani al petto.

«Non se ne parla cazzo.» scosse la testa velocemente.

«Smettila. Ho detto che vado.» sbottò lei.

«Niall, lasciala andare.» mormorai guardandolo.

«Stanne fuori Allyson.» Disse, incenerendomi con lo sguardo.

«Falla andare amico, è l'unica che può fermarlo dal fare qualche cazzata. Già abbiamo lui in ospedale, non ne abbiamo bisogno di un altro.» sbottò Harry.

Niall non parlò. Sospirò solamente, lasciando Belle, che sparì dalla stanza, andando a cercare Louis.

«Cazzo. Cazzo. Cazzo.» sbottò Niall dando un forte calcio alla porta, facendola sbattere.
Sussultai. Aveva il viso rosso dalla rabbia, le mani serrate in due pugni.

«Sta calmo.» disse Liam, provando a ragionare con l'amico. Gli disse molte cose, che probabilmente nemmeno ascoltò. Ma fece finta di ascoltare.

Gli disse che Louis avrebbe ascoltato solo Belle in queste situazioni, che per quanto possa essere fastidioso, Louis si fidava ciecamente di lei e non avrebbe fatto nulla per spaventarla o per ferirla. Niall assorbiva tutto ciò che Liam diceva per rassicurarlo. Ma già sapevo, come anche Harry, che quelle parole non facevano altro che innervosirlo.

«Ora può bastare.» brontolò Harry, interrompendo Liam.

«Che situazione ragazzi.» cantilenò Hope, portandosi una mano alla fronte.
Eccome se aveva ragione.
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La sera arrivò in un lampo. Era stata una giornata davvero piena. Finalmente potevo godere del calore delle coperte, poteva sembrare tutto perfetto. C'era ogni cosa: il letto, la pace, la solitudine, il silenzio, ma invece mancava una cosa fondamentale. Il sonno.
Sbuffai, girandomi e rigirandomi innumerevoli volte nel letto. Provai cento posizioni diverse, ogni metodo possibile per far venire il sonno. Niente.
E nel frattempo le ore passavano..
L'1..
Le 2..
3..
E iniziavo a domandarmi se era davvero il sonno che mi mancava o altro.
E forse sapevo anche cosa..
Mi strinsi nelle coperte, cercando di trasmettermi un po' di calore, e finalmente, dopo quelle che sembravano altre ore, mi addormentai.

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Solo buio. Solo buio era tutto ciò che mi circondava. Non c' era alcuna luce, nessun oggetto che mi indicasse dove mi trovassi.
Ero lì, immobile. L'oscurità sembrava stringersi sempre di più attorno al mio corpo oppressandolo, fino a farmi soffocare. Non riuscivo a muovermi.
Ma poi qualcosa uscii dal buio.
La sua figura alta e slanciata era riconoscibile semplicemente dalla sua postura rigida e sicura di sè. La sua aria seria, gli occhi verdi spenti, le labbra piene pressate in una linea dritta, la mascella tesa.
Un sorriso spontaneo si aprì sulle mie labbra. Provai a fare dei passi avanti, ma non riuscii a muovermi.

«Harry.» lo chiamai, i suoi occhi furono su di me. Bruciavano sulla mia pelle come paglia sul fuoco.

«Harry. Non riesco a muovermi.» mormorai, ma sembrava non fossi in quella stanza. Chi stava guardando se non me?

Improvvisamente la mia mano strinse qualcosa. Abbassai lo sguardo, non ci potevo credere. Il cuore iniziò a battermi all'impazzata. Cosa stavo facendo?
Una pistola.

La impugnai con entrambe le mani, e le sollevai fino a portare il mirino all'altezza del mio occhio. Cosa stavo facendo? Io non sapevo nemmeno come si mantenesse una pistola. Lanciai un grido quando il mirino fu puntato alla testa del ragazzo di fronte a me.
Non riuscivo a fermarmi. Il mio corpo si muoveva senza che dessi alcun comando. Stavo impazzendo.

«Harry! Harry scappa! Cosa ci fai lì?» gridai contro il ragazzo, che nonostante le mie grida, nonostante avesse una pistola puntata contro, continuava ad avere un aspetto assolutamente composto, serio, come se non avesse idea di quello che stava succedendo.

«Dio Harry, ho una pistola cazzo!» urlai più forte.

Niente.
Lui rimaneva fermo lì, mentre il mio dito iniziò a premere sul grilletto. Lentamente. Come la più lenta e dolorosa delle torture.
Urlai, urlai a squarciagola, e combattei con tutta me stessa per cercare di controllare le mie azioni. Ma i miei sforzi non servirono a nulla.

Fu tutto velocissimo.
Il grilletto fu premuto e il petto di Harry fu perforato dal proiettile, ad una rapidità e con una violenza disumana. La sua maglia bianca si macchiò di rosso, una chiazza rossa che andava allargandosi lungo il tessuto.

Il grido che lasciò le mie labbra fu talmente forte che nemmeno io fui in grado di sentirlo.
Caddi sulle ginocchia riacquistando la capacità di muovermi. Gattonai trascinandomi verso il corpo inerme del ragazzo che amavo e che avevo ucciso con le mie stesse mani. Lacrime amare scesero lungo le mie guance senza controllo. Parole offuscate dai singhiozzi. Le mie mani afferrarono delicatamente il suo viso, accarezzandogli le guance, i capelli, le labbra, cercando qualsiasi segno che mi facesse capire che era salvo. Che non era colpa mia. Ma non c'era più speranza. Anche l'ultimo soffio di vita aveva lasciato il suo corpo.

Aprii di scatto gli occhi, tirandomi a sedere violentemente sul materasso, urla agghiaccianti lasciarono le mia labbra. Mi contorsi fra le coperte afferrandomi la testa fra le mani piangendo. Ero fuori di me.

Respira Allyson, respira.

Era solo un sogno. Va tutto bene.

«Va tutto bene.» sussurrai per convincermi. E dopo qualche minuto riuscii finalmente a calmarmi.

Ancora con il cuore che batteva all'impazzata, e cercando di controllare il respiro pesante, afferrai il cellulare.
Che dovevo fare?

Composi quel numero, e quando mi resi conto di quello che stavo facendo era già troppo tardi. Stavo chiamando.

-Ally...-rispose con voce roca e assonnata con preoccupazione nella voce.

La sua voce.

Schiusi le labbra per parlare, ma dalla mia bocca uscirono solo singhiozzi strozzati. Portai una mano alle labbra per attutire i singhiozzi.

-Allyson. Che cazzo succede? Stai bene?-

-S-stai bene?- quasi sussurrai fra un singhiozzo e l'altro.

-Sì, sto bene piccola. Che ti succede?-

-Vieni qui. Ti prego.-

-Arrivo.-

Disse con voce ferma, per poi attaccare. Non ci potevo credere che l'avevo davvero chiamato. Che stava venendo da me.
Guardai l'ora..le 4.15.

Verso le 4.25 circa, Harry fu alla porta. Lo sentii bussare con le nocche alla porta d'ingresso per non svegliare nessuno. Scesi le scale il più velocemente possibile, aprii la porta, ed ebbi appena il tempo di focalizzare il suo volto preoccupato prima di tuffarmi fra le sue braccia scoppiando nuovamente in lacrime.

«H-Harry! Oh mio Dio stai bene? I-io credevo- Ho avuto così tanta paura...»
Gli presi il viso fra le mani, tastando freneticamente ogni centimetro del suo viso, delle sue spalle, del suo petto, con ancora gli occhi appannati dalle lacrime, per controllare se stesse bene.

Mi guardò con quei suoi occhi profondi. Spostò le mie mani mettendosele attorno alla sua vita mentre le sue braccia possenti mi avvolsero, e mi beai del suo calore. Non sapevo spiegare quanto mi era mancato, e quando sentii le sue dita affusolate sfiorarmi la schiena su e giù in piccoli grattini, capii che quello che provavo per quel ragazzo non poteva essere spiegato.

Finalmente ci stendemmo sul letto. L'oscurità sembrava meno lugubre e scura in sua presenza. Tutto prendeva vita. Tutto brillava. Io ero viva.

Intrecciai le mie gambe alle sue, affondando il volto nel suo petto ispirando il suo profumo chiudendo gli occhi. Le sue braccia mi avvolgevano la vita tenendomi stretta a sè. Avevamo parlato così poco fino a quel momento, ci eravamo limitati a gesti, a carezze, come se le parole non fossero bastate a farci capire quanto avevamo bisogno l'uno dell'altra.
Prese una ciocca di capelli sparsa sulla mia guancia iniziando ad avvolgerla attorno ad un suo dito, poi puntò lo sguardo nel mio.

«Come ti senti?» mormorò a bassa voce. Era un peccato disturbare quella quiete formatasi attorno a noi.

«Ora che ci sei, non potrei stare meglio.» mi strinsi di più al suo corpo, lasciando un bacio sul suo collo.

«Che ti è successo? Ti va di parlarne?» Disse dolcemente. Non era mai stato così delicato con me.

Annuii indecisa sul rivelare il mio incubo.
«I-io..» sospirai, sentendo tornare il nodo alla gola.

«Hey, hey. Sh piccola, va tutto bene. Se non vuoi parlarne è okay.» avvolse il mio viso con una mano, accennando un debole sorriso.

Scossi la testa continuando a parlare, «c'ero io, e c'eri tu. Era tutto buio. Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a controllare il mio corpo. Avevo una pistola..e..e poi..te l'ho puntata contro..e-» mi strinsi maggiormente a lui. Una sua mano fu fra i miei capelli mentre con l'altra mi prese il viso guardandomi negli occhi. Mi persi completamente in quel verde che anche nel buio riusciva ad essere così dannatamente brillante e spettacolare.

«Sh..va tutto bene piccola, okay? Era solo un incubo.» mormorò stringendomi in un dolce abbraccio rassicurante. Non riuscivo a capire se fosse rimasto turbato o meno dal mio sogno, riusciva a mantenere sempre quell'aria composta. Nulla lo scalfiva.

«No. Io..ho un brutto presentimento.» mormorai scuotendo la testa, «non voglio che tu sia coinvolto in qualcosa a causa mia. Non potrei mai perdonarmelo.»

Una risatina sarcastica uscì dalle sua labbra. «Oh Allyson. Sei così ingenua. Davvero credi che tu sia l'unica ad avere dei cazzo di scheletri nell'armadio?»

Le sua parole mi tolsero il fiato. Aveva dei segreti? Perchè non me ne aveva parlato? Lo guardai non sguardo interrogativo, ma scosse debolmente la testa, per poi lasciarmi un leggero bacio sulla fronte. 

«Non ti permetterò che ti accada nulla di male.» sussurrò al mio orecchio, prima di baciare delicatamente le mie labbra. Fu un bacio breve, troppo breve. Avevo così bisogno di lui. Volevo ribattere, continuare il bacio. Ma non trovai le forze. Ero già crollata sul suo forte e caldo petto.
Buonanotte amore mio.

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