Chapter 2
Isabel's pov
Proprio non riuscivo a distogliere lo sguardo, i suoi occhi erano come calamite. Quegli occhi azzurri come il mare. Se li avessi guardati troppo, avresti rischiato di annegarci dentro. Era proprio quello che stavo facendo io a furia di guardarlo negli occhi.
Mi decisi quindi di distogliere lo sguardo, guardando poi Liam, quel ragazzo sembrava così gentile.
«Il piacere è tutto nostro.» Sorrisi ampiamente. «Beh sì, perché no!» dissi con talmente tanto entusiasmo, da beccarmi un'occhiata strana da Allyson, ma la lasciai perdere. Così mi alzai prendendo il mio vassoio, invitando Allyson e Hope a fare lo stesso.
«Da dove esce fuori tutto questo entusiasmo, Belle?» sussurrò Allyson, mentre seguivamo i ragazzi ad un altro tavolo.
«Uhm forse mi comporto così perché so che non dobbiamo essere asociali. Dobbiamo essere simpatiche, dobbiamo farci degli amici e soprattutto, non dobbiamo essere acide, come sempre.» La guardai, mentre gli altri prendevano posto e subito dopo, noi tre facemmo lo stesso. «E poi sono un gruppo di fighi!» sussurrai scrollando le spalle, facendo ridere Allyson.
«Beh, di dove siete?» Louis richiamò la nostra attenzione, porgendoci una domanda che a noi non faceva molto piacere ricevere. Ci riportava indietro nel tempo, ricollegandoci con il nostro oscuro passato.
«Seattle» rispose Allyson semplicemente, senza aggiungere altro. Probabilmente sperava che non avessero chiesto altro sulla nostra città di provenienza.
«E come mai vi siete trasferite qui?» chiese Zayn, aggrottando la fronte dopo aver visto la nostra espressione, che era abbastanza sconvolta ed impaurita.
«Uhm...lunga storia, lascia perdere, ti annoieresti.» Annuii fingendo un sorriso. Fortunatamente non venne identificato come tale, visto che non ci porsero più domande.
Fortunatamente l'attenzione si spostò subito sugli altri seduti al nostro tavolo, che a differenza delle domande porse a noi precedentemente, erano domande riguardanti la quotidianità. Nel frattempo io cercavo di consolare Allyson che era rimasta scossa, non che io non lo sia stata, ma semplicemente, la mia era una maschera più resistente.
«Come mai non dici nulla su Allyson e Isabel?» chiese Liam a Niall, aggrottando la fronte, nel mentre era impegnato a finire il suo pranzo.
«Cosa devo dire? Non me ne frega un cazzo.» Scrollò le spalle, dando un'occhiata veloce a noi due.
Lo guardai con disprezzo, scuotendo la testa e quasi lo fulminai con lo sguardo. Ma chi diamine credeva di essere? Se anche solo per un attimo avevo pensato che potesse essere stato un ragazzo carino e timido, in quel momento lo odiavo. Non dico che mi avrebbe dovuto chiedere vita, morte e miracoli, ma almeno un "ciao" poteva sprecarlo.
«Lascia perdere, non mi interessa affatto conversare o ricevere domande da te, è il mio ultimo pensiero.» Annuii guardandolo negli occhi. Mi alzai dal tavolo, siccome avevo appena finito il mio pranzo.
«Oh buono a sapersi allora, perché io non ho affatto intenzione di conoscere la tua storiella del cazzo e sentirti fare la vittima, con tutti che fanno i lecchini.» Rise, anche se non c'era nulla per cui ridere, «sei solo una delle tante matricole inutili.»
«Senti, non so chi cazzo credi di essere tu, ma sono certa che non sei nessuno ed ora ti stai accanendo su di me solo per sembrare più figo agli occhi dei tuoi amici. Non permetterti più di accennare qualcosa sul mio passato perché non mi sembra di averne parlato e non mi sembra neanche di aver fatto la vittima.» Serrai le labbra in una linea retta. Stavo per scoppiare, chi era lui per mettere bocca su cose che non gli riguardavano? «detto questo, me ne vado, buon pranzo a tutti.»
Iniziai ad incamminarmi verso l'uscita della mensa, sotto gli occhi attenti di tutti gli studenti. Molto probabilmente avevano ascoltato la nostra conversazione ed erano stupiti di come la nuova matricola aveva avuto il coraggio di affrontare 'uno dei ragazzi più fighi e stronzi della scuola'. Patetico.
Ad un tratto sentii una mano afferrarmi il polso, era Allyson.
«Ma sei impazzita per caso?» Mi guardò sconvolta, gesticolando.
«Allyson, non me ne frega nulla, non ci voglio stare con quello lì. Mi è già antipatico, senza che gli abbia fatto nulla tra l'altro. Vai da loro tu, non preoccuparti per me, vado a prendere una boccata d'aria.» Annuii, accarezzandole il braccio per rassicurarla.
Annuì sconfitta per poi abbracciarmi forte e ricambiai subito, baciandole una guancia. Successivamente tornò al tavolo con gli altri, mentre io andai in cortile, per prendere una boccata d'aria, ma soprattutto, per pensare. Sì, per pensare, dovevo sempre fingere di stare bene e coprire le mie debolezze con una maschera ed uno scudo. Però ad un certo punto tutta questa barriera che mi creavo, crollava, in mille pezzi piccoli, lasciando nude le mie emozioni.
Mi sedetti ai piedi di uno degli alberi, tirando fuori il mio diario, dove scrivevo tutti i pensieri. Preferivo scrivere che piangere, ma sì, a volte piangere era molto meglio.
"Caro diario,
La giornata sembrava esser iniziata col piede giusto, ma mi sbagliavo. Abbiamo conosciuto tante persone, ma tra queste persone c'è lui: Niall. Un ragazzo misterioso, bello come il sole, gli occhi azzurri come il mare, capelli biondi/castani, alto, magro, pelle chiara. All'apparenza è un ragazzo gentile e socievole, ma non è così, si è presentato da subito molto scortese. Lui non ha il diritto di mettere bocca su cose che non gli riguardano, okay, non gli importa di me, ma questo non mi interessa. Quello che mi dà fastidio è che ha messo bocca sul mio passato, nonostante io non abbia accennato nulla su di esso. Nessuno può permettersi di farlo.
Domani sarà un giorno migliore.
-Isabel."
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Ormai la pausa pranzo era finita ed era suonata la campanella, ma ovviamente ero in ritardo. Continuavo a fare slalom tra le persone freneticamente, mentre avevo il foglietto che mi diceva la disposizione delle classi, tra le mani.
Per l'ennesima volta controllai il foglietto e andai a scontrarmi contro qualcosa, o meglio dire, qualcuno. Alzai il viso, incontrando degli occhi verdi.
«Oh scusami scusami, ero distratta, è che è il mio primo giorno e non so bene dove sono le aule.» Sospirai frustrata.
Rise guardandomi e scosse le spalle.
«Tranquilla, tu devi essere una delle nuove matricole. Io sono Joseph, piacere!» Sorrise ampiamente. E che sorriso!
«Come non detto, è arrivata proprio a tutti la voce!» dissi facendo un sorriso forzato. «Io sono Isabel, piacere mio.» Sorrisi più spontaneamente questa volta.
«Beh sì, è sempre così. Cos'hai ora?» mi chiese, sistemandosi lo zaino in spalla.
«Uhmm...storia.» Diedi una veloce occhiata al foglietto ancora tra le mie mani.
«Anch'io! Andiamo, è tardi.» Mi sorrise ancora una volta, facendomi cenno di seguirlo nell'aula.
Quella scuola era piena di sorprese, e per sorprese, intendo ragazzi. Erano uno più bello degli altri. Joseph era bello, simpatico, gentile, bello, bello, bello....ho già detto bello? Beh, a quanto pare sì.
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La lezione era praticamente volata, ma non ne era uscito nulla di produttivo da quell'ora di storia. Parlammo per tutta l'ora e credo che mi raccontò tutta la sua vita in una sola ora. Mi sembrava davvero di conoscerlo da una vita.
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"Caro diario,
Sono qui a scriverti di nuovo, per dirti che mi sbagliavo di nuovo. La giornata sta andando un pò meglio ora, certo, vorrei essere con mia sorella, ma non può evitare le persone che le stanno simpatiche per colpa mia che ho litigato con uno di loro, non posso essere egoista.
Ho conosciuto un ragazzo nei corridoi della scuola, Joseph Davis, un ragazzo di New Orleans che si è trasferito a Los Angeles per il lavoro di suo padre. Come so tutte queste cose? No, stavolta non sono stata una stalker, è stato così socievole da raccontarmi tutta la sua vita in un'ora di storia.
Lui almeno non si lamenta di me e non ha detto di non importarsene.
Domani sarà un giorno ancora migliore di questo.
-Isabel."
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