Chapter 17
Allyson's Pov
#flashback#
Era passato qualche minuto da quando avevo visto Isabel uscire dalla porta sul retro e ancora non era rientrata. Iniziavo a preoccuparmi, così avanzai verso la porta ancora leggermente aperta. Quando poggiai la mano sulla maniglia sentii qualcosa tirarmi per la maglia. Chiusi di scatto gli occhi quando sentii una grande mano poggiarsi sulla mia bocca.
«Mi sei mancata piccola.»
Quella voce. Dio quella voce no. Lanciai un urlo che venne soffocato dalla sua viscida mano. Le sue labbra sfiorarono appena il mio orecchio mentre parlava e mi teneva stretta con l'altra mano che stringeva prepotentemente il mio fianco.
Sussultai quando aumentò la presa, così iniziai a divincolarmi tentando di scollarmi le sue mani da dosso, quando una lampadina si accese nella mia mente.
Mi fermai, iniziando a respirare regolarmente lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
Quando la presa sulla mia bocca cessò parlai.
«Ciao Max.»
Velocemente mi girò verso di sè così da poter puntare gli occhi nei miei. Quegli stessi occhi che anni prima amavo, Ma che ora incutevano solo terrore.
Ero consapevole del suo disturbo di personalità. Della sua cattiveria e astuzia, qualsiasi cosa avessi pensato di fare in un modo o nell'altro l'avrebbe saputo lo stesso.
«Perché non stai urlando, sbraitando o cercando di cacciarmi via a calci?» Mi chiese con il suo solito sorriso maligno sulle labbra mentre si sedette comodamente sulla poltrona in pelle nera del soggiorno.
Incrociai le braccia al petto guardandolo e inarcai un sopracciglio prima di rispondere.
«Che senso ha fare tutto quello se poi so che non te ne andrai se prima non hai ottenuto quello per cui sei venuto?»
Il sorrisetto crebbe sulle sue labbra. «Mi conosci troppo bene.»
Forzai un sorriso annunendo, ma poi mi ricordai della zia al piano di sopra.
«Credo tu debba andare Max, la zia Emily potrebbe scendere da un momento all'altro.»
«Ohw, la cara zia Emily. Ne approfitterò per farle un saluto.» Disse alzandosi dalla poltrona.
«No!» Lo afferrai per il braccio portandolo fino alla porta d'ingresso. Aprii la porta mentre una risata lasciò le sue labbra.
«Mi stai cacciando?» Mi prese per le spalle puntando il suo sguardo nel mio.
Deglutii prima di annuire decisa.
«Devi andartene, altrimenti chiamo la polizia Max, e credimi, non ne uscirai così facilmente.» Un ghigno crebbe sulle mie labbra mentre vidi i suoi occhi scurirsi e il suo sorrisetto morire per una frazione di secondo prima di ricrescere come se nulla fosse.
«Hai tirato fuori gli artigli,gattina?» Mormorò afferrandomi rapidamente il mento con tanta forza da farmi male.
Dovetti stringere gli occhi per cercare di non gemere dal dolore. Nonostante ciò non staccai neanche per un secondo lo sguardo dal suo. Volevo dimostrargli che non ero più la ragazza ingenua che aveva conosciuto. Che non ero più la bambina che scoppiò a piangere mentre lo lasciava da solo al parco ad urlare e a strappare ciuffi di erba. Ero cambiata. E lui lo stava vedendo.
«Ci vediamo presto tesoro. Parla pure con i tuoi amichetti. Dì loro che verrò a riprenderti. Rimani ancora mia.»
Ringhiò al mio orecchio prima di lasciarmi bruscamente ed uscire dalla casa, sbattendo la porta violentemente. Il forte rumore che fece la porta chiudendosi mi fece sobbalzare. Numerose lacrime uscirono dai miei occhi, non poteva essere reale. Era un incubo.
#FineFlashback#
Quando vidi Niall e Harry avvicinarsi a gran passi verso di noi, puntai gli occhi in quelli di Max che nel frattempo scrutava attentamente la figura snella di Harry. Quando entrambi furono con gli occhi l'uno in quelli dell'altro la tensione si poteva tagliare con il coltello. Harry serrò immediatamente la mascella quando notò la poca distanza che separava me e Max. Max invece sembrava abbastanza tranquillo e sicuro di sè, infatti sorrise maliziosamente guardando Harry.
Mi strattonò delicatamente più vicino a sè e porse la mano ad Harry, che afferrò con forza in segno di sfida.
Harry era di qualche centimetro più alto di Max, e senza dubbio era più muscoloso di lui, anche se Max non scherzava affatto in questione di muscoli.
Erano entrambi due ragazzi terribilmente intelligenti, ma avevo conosciuto Max, ed era così calcolatore che capii subito che non era così idiota da rischiare di fare a botte già da ora con Harry. Non gli conveniva per nulla. Voleva semplicemente creare scompiglio marchiando il territorio. Disgustoso.
«Max Devies.» Disse stringendo la mano di Harry senza interrompere neanche per un secondo il contatto visivo.
«Harry Styles.» Disse Harry subito dopo.
La mia attenzione si spostò su Niall che portò via Isabel lontano da Tyler. Era ora. Almeno Niall era stato abbastanza furbo da portarla via.
Lanciai uno sguardo preoccupato a mia sorella che ricambiò subito dopo prima di andarsene con Niall al sicuro, o almeno lontano da questi due maniaci.
«Lo so.» Disse Max accennando un sorriso amichevole che però gli riuscì davvero male.
Rabbrividii a quelle parole. Come conosceva Harry?
«Ah sì?» Chiese Harry assottigliando gli occhi in due fessure.
«Già, la mia Ally mi ha parlato di te.» Rispose Max lanciandomi un'occhiata maliziosa. Mi si gelò il sangue. Guardai Harry. I suoi occhi si scurirono mentre mi lanciò un'occhiata di fuoco.
«La tua Ally?» Disse prima di ridere amaramente. «Piccola, questo povero illuso è lo stesso coglione che ti è venuto a trovare a scuola?» Continuò acidamente guardandomi.
Sentii Max agitarsi dietro di me e fare un passo avanti, così non persi tempo a parlare.
«Harry ti devo parlare. Portami via per favore.» Dissi tutto d'un fiato.
Gli occhi furiosi di Harry erano fissi in quelli del ragazzo dietro di me, che nel frattempo mi tirò verso di lui e mi sussurrò all'orecchio:
«Vai, digli tutto. Vedremo in quanto tempo riuscirò a fare fuori anche lui.»
Anche lui no..Dio mio.
Ebbi un'improvvisa fitta al petto, e col cuore in gola, senza dire nulla, camminai via, seguita subito da Harry. Camminava dietro di me mentre raggiungevo a grandi passi, almeno per quanto possibile, la mia macchina. Quando raggiunsi lo sportello non persi tempo ad aprirlo, volevo solo andare via il più lontano possibile da tutti, ma la grande mano di Harry lo chiuse prima che potessi entrare, facendolo sbattere furiosamente.
«Mi spieghi cosa cazzo succede?» Ringhiò a denti stretti dandosi poi una veloce occhiata indietro per controllare se Max fosse ancora lì e fortunatamente non c'era più.
Sospirai stringendomi nelle spalle tenendo lo sguardo basso. Ero sempre così a disagio quando dovevo inventarmi delle bugie.
«Non provare a mentirmi Allyson.» Disse come se mi avesse letto nel pensiero, poi mi alzò delicatamente il viso per far incontrare i nostri occhi. «E guardami quando ti parlo.»
Annuii leggermente prima di sentirlo sbuffare. Dovevo raccontargli tutto prima che potesse perdere la pazienza. Titubante iniziai a raccontargli di quando ci fidanzammo. Ingenue ragazzine fidanzate con ragazzi più grandi di loro e capaci di tutto pur di tenerle tutte per loro. Gli raccontai della loro possessività, delle serate nelle quali ci costringevano a rimanere da sole a casa perché loro erano occupati col lavoro, vietandoci di stare con qualsiasi amica o amico o persino di parlarci a volte. Di quelle volte in cui perdevano la pazienza e ci colpivano ma successivamente ci chiedevano di perdonarli, con la scusa che erano nervosi per il lavoro. Almeno così dicevano. Quando tentavano di spingersi molto più oltre di un semplice bacio, ma puntualmente noi gli spiegavamo timidamente di non sentirci ancora pronte. Gli dissi di tutte le lacrime versate per quei due vermi, e di quando nostro padre dopo un anno ci convinse a lasciarli, e di come fu costretto a minacciarli per liberarsi di loro.
No, l'ultima parte l'ho saltata.
Persa a raccontare i ricordi, le immagini di quello che successe da lì a un mese mi fece aprire una voragine nel petto.
La casa era completamente avvolta dalle fiamme, che divampavano senza sosta. Rimasi bloccata lì, nel giardino, a guardare immobilizzata le fiamme che divoravano feroci ogni centimetro della nostra casa. Non realizzavo. Non poteva essere vero. Ma quando il rumore delle sirene si fece più vicino fino a farmi male ai timpani, la consapevolezza di quello che stava accadendo mi colpì senza ritegno. Guardai Isabel svegliarsi dal suo stato di trance iniziando ad urlare disperata. Chiamava i nostri genitori. Fece qualche passo veloce verso la casa, ma i poliziotti appena arrivati con l'ambulanza la fermarono per le spalle, trattenendola mentre si dimenava disperata. Le lacrime iniziarono a scorrere come fiumi in piena sulle mie guance, ma non ci feci nemmeno caso. Un vuoto improvviso mi si aprì nel petto. Un vuoto che mi bloccava il respiro. Che mi faceva sentire morta. Un urlo agghiacciante uscì dalle mie labbra mentre caddi in ginocchio, strinsi in due pugni le ciocche di erba con tale forza da strapparle. A gattoni mi avvicinai alla casa infuocata, mormorando parole incomprensibili fra le lacrime e i singhiozzi. Non riuscivo a ragionare. A formulare una frase di senso compiuto. Stavamo perdendo i nostri genitori. Erano lì dentro a morire.
Quando delle mani mi alzarono delicatamente da terra prendendomi in braccio, capii che i poliziotti mi stavano portando in macchina.
«Lasciatemi andare! Vi prego, lasciatemi andare!» urlai cercando di togliermi le loro mani di dosso «Che state facendo qui?! Pensate a loro! Sono lì dentro! Stanno morendo!» Urlai disperata le ultime parole sentendo la voce incrinarsi dal dolore che provavo in quel momento.
«Ci stanno pensando i vigili del fuoco tesoro. Sta tranquilla.» Mi sussurrò una donna aiutandomi a salire in macchina.
Mi raggomitolai contro il sedile, e poco dopo, fra le urla fu trascinata in macchina anche mia sorella. La guardai mettendomi dritta, ci guardammo negli occhi per qualche secondo, con ancora le fiamme nella mente e nel cuore.
Scoppiò a piangere, poggiando la testa sulle mie gambe, raggomitolandosi contro di me cercando conforto. Le accarezzai i capelli mentre le lacrime scorrevano sulle mie guance e sulle mie labbra. Sentivo gli occhi pesanti che continuavano a bruciare.
E mentre piangevamo anche gli ultimi residui di cuore che ci erano rimasti, quel vuoto iniziò pian piano ad impossessarsi di noi, mentre gli unici sentimenti che eravamo in grado di provare erano dolore e odio.
«Ally? Cazzo, mi stai facendo preoccupare.» la voce di Harry mi riscosse dal mio stato di trance. Solo in quel momento mi accorsi di quanto fosse vicino a me mentre mi scuoteva leggermente per le spalle.
Mossi le palpebre prima di puntare gli occhi nei suoi. Un sospiro di sollievo lasciò le sue labbra e lasciò cadere le mani lungo i suoi fianchi. Un piccolo sorriso rassicurante si creò su quelle perfette labbra rosee.
«Eccoti qua White A, pensavo di averti persa.» Mormorò dolcemente accarezzandomi una guancia. Lo guardai per un secondo, notando il suo sguardo accendersi di una scintilla curiosa e preoccupata allo stesso tempo.
Tirai un piccolo sospiro e senza dire una parola avvolsi le braccia attorno al suo busto nascondendo il viso nel suo petto. Con mia sorpresa non esitò a ricambiare l'abbraccio, e mi strinse forte a sè.
«Ci sono io, Allyson.» Mormorò lasciando un piccolo bacio fra i miei capelli. «Non permetterò che ti faccia di nuovo del male.»
E in quel momento, con le sue forti braccia tatuate ad avvolgermi in una morsa di ferro come a proteggermi da qualsiasi altro male, mi sentii al sicuro per davvero per la prima volta dopo l'inferno.
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Chiusi lo sportello della macchina. Isabel avrebbe dovuto essere qui da un po', così guardai l'ora sul cellulare. Erano appena le 16. La zia era a lavoro. Sospirai entrando in casa e chiusi delicatamente la porta d'ingresso quando il familiare odore di pulito di casa mi invase le narici.
«Belle?» Dissi sistemando la giacca sull'attaccapanni.
I passi veloci di mia sorella che scendeva le scale mi fecero sorridere. Quando la sua voce acuta si fece largo nella stanza sorrisi ancora più ampiamente andandole vicino appena arrivata nel soggiorno, per poi abbracciarla e lasciarle un piccolo bacio sulla guancia.
«Ally! Cavolo, pensavo fossi ancora con quel coglione.» Sospirò abbracciandomi.
Ridacchiai stringendola a me.
«Per coglione intendi Harry?» Risi facendole l'occhiolino prima di andare in cucina.
«Oh andiamo, Harry ultimamente mi è simpatico. Ha gli stessi istinti omicida che ho io, e verso le stesse persone.» Disse scrollando le spalle.
«Ma davvero? Beh allora mi sa che dovete lavorare entrambi su come trattenere questi istinti omicida.» Dissi versando ad entrambe l'acqua in due bicchieri.
«Se lo dici tu.» Ridacchiò, afferrando il suo bicchiere.
Feci per aprire bocca quando la suoneria del mio cellulare mi interruppe, così risposi.
-Pronto?-
-Hey tesoro, sono Hope-
-Biondina!- ridacchiai -che si dice?-
-Avevo pensato che è da troppo tempo non ci vediamo tutte e tre da sole, dato che questi maschi sono sempre fra i piedi. E non abbiamo mai tempo per noi.- Disse con voce grave, e scommetto che in quel momento si toccò la fronte con una mano.
-E quindi? Cosa hai in mente?-
-Si dia il caso che avere una migliore amica cheerleader ha i suoi vantaggi, dato che sono appena stata invitata ad una super seratona a casa di Gwen, e indovinate cosa? Ci andremo solo noi tre!- Strillò eccitata.
Gwen era una delle ragazze più ricche della scuola. Avevo sentito dire che aveva una casa di almeno tre piani con una piscina enorme sul terrazzo. Isabel avrebbe adorato l'idea. E mentre Hope fantasticava al telefono per i possibili guai da combinare e migliaia di vestiti da indossare, già pensavo a quale costume poter sfoggiare in quella stupenda piscina.
-Allora Ally? Sei d'accordo?-
-Scherzi?! Ovvio che ci saremo. Quando ci sarà la festa?-
-Domani sera. Vi vengo a prendere io alle 9. Mi raccomando, non vestitevi meglio di me bellezze!- Disse prima di attaccare.
Ridacchiai e guardai Isabel guardarmi con la sua faccia sconcertata quando iniziai a saltellare dall'emozione per un'intera cucina.
«Oh oh. Qualcuno qui ha un appuntamento?» Scherzò inarcando un sopracciglio.
«Oh no, meglio. Prepara il costume migliore che hai, ragazza.» Disse poggiandole le mani sulle spalle. «La piscina di Gwen ci aspetta!»
Mi guardò incredula, sbattendo le palpebre per qualche secondo prima di iniziare a strillare emozionata quanto me.
Finalmente una festa senza i ragazzi. Magari ci saremmo rilassate davvero.
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