Il vero inizio


4 anni prima

L'ora di educazione fisica: il più grande concentrato di urla, schiamazzi, pianti, risate, incidenti più o meno casuali e, soprattutto, di ignoranza nell'intero programma scolastico. Ciò, poi, è amplificato notevolmente se due classi che non hanno nulla in comune si ritrovano a condividere quest'ora di puro delirio.

"Zornetta, cosa stai facendo? Ti sembra il caso di fermarti? Corri, scansafatiche!" guardo il mio povero compagno di classe non proprio in forma accasciarsi a terra, stremato dai minuti di corsa che la terribile professoressa Dariol ci sta imponendo di fare - non è soprannominata "Terminator" senza ragione, infatti -, e mentre scandisco il ritmo della corsa, gli lancio un sorriso solidale.

La palestra è decisamente messa male: i muri che un tempo dovevano essere bianchi come il latte, oggi sono di un colore ibrido tra il grigio ed il marrone, l'intonaco ormai non regge più, e cade dal soffitto come grossi fiocchi di neve durante la stagione invernale. La palestra della scuola gode persino di una rete da pallavolo - decorata da graffiti osceni ai bordi - e di due canestri risalenti, probabilmente, alla prima metà del secolo scorso. Forse, è proprio a causa della mancanza di risorse per lo "svago" che Terminator, ogni volta, c'impone una severa e lunga corsa che, ahimè, la maggior parte di noi non riesce a sopportare. Mentre i miei piedi continuano a sbattere delicatamente sul parquet rovinato, lancio occhiate furtive ai volti sfiniti dei miei compagni e a quelli dell'altra classe: alcuni sono paonazzi per la fatica, altri hanno un simpatico colorito viola e faticano a respirare, altri ancora - come me, d'altronde - corrono tranquilli e spensierati come se fosse la cosa più normale del mondo. E, in effetti, per me lo è: quando giochi a calcio da una decina d'anni, la corsa è l'ultimo dei tuoi problemi. A dir la verità, i quindici minuti scarsi imposti da Terminator sono una sorta di riscaldamento per le mie gambe ed i miei polmoni, abituati a sopportare novanta minuti più recupero di corse per il campo.

La professoressa Terminator fischia per interrompere la corsa, ma dal suo fischietto esce unicamente un suono debole e a malapena percettibile, sicché con poca pazienza se lo strappa dal collo e lo butta da qualche parte sopra al banco che funge da cattedra, e alle orecchie mi giunge distantemente il suono della sua voce che dice: "dannazione, l'avevo pagato un euro".

"STOP!" urla Terminator cominciando a sbracciarsi per porre fine al calvario della corsa, anche se molti si sono fermati già da tempo e ora, visto che sono autorizzati a farlo, si buttano a terra apparentemente privi di vita e fissano il soffitto con il sangue che picchietta violentemente sulle tempie.

"Ora potete giocare - annuncia la professoressa, sistemandosi i pantaloni della tuta di ciniglia poco elegantemente - chi vuole giocare a calcio, si prenda un pallone e vada fuori, per gli altri, beh, potete giocare al gioco del volano" afferma, masticando la gomma quasi a bocca aperta. Sa essere anche una donna fine, di tanto in tanto.

"Si chiama Badminton" risponde una ragazzina magra come una spiga di grano e con dei grossi occhiali da vista.

"Sì, quello che è - Terminator sbuffa, e per poco la gomma da masticare non prende il volo - in ogni caso, chi va fuori deve giocare e non pascolare. Ricordate che vi vedo, anche se sto seduta" sta mentendo. Solitamente, quando ci manda a giocare fuori, lei si siede su una sedia sgangherata e sfoglia le pagine di "Donna Moderna", continuando a masticare rumorosamente la sua gomma. Ma in fondo, che professoressa sarebbe se non ci minacciasse?

I miei compagni cominciano a dividersi, ed io nemmeno devo riflettere sulla scelta, anche perché non c'è niente che io sappia fare meglio di giocare a calcio.

Appena metto piede in giardino, la luce del sole mi travolge come un mare in tempesta, e per circa dieci secondi mi priva della vista. Con una mano davanti agli occhi comincio a gironzolare per il campetto della scuola, che è talmente tanto tenuto male da avere l'erba alta e qualche fiore che spunta qua e là. E' una bella giornata oggi, si può già percepire il dolce profumo della primavera: l'aria si sta riscaldando, le giornate lentamente stanno diventando più lunghe, anche se la neve ancora decora le montagne che fanno da cornice a Bolzano.

"Facciamo le squadre!" urla qualcuno, ed una palla malconcia e grigiastra mi rotola accanto ai piedi. Con il piede destro l'avvicino e comincio a fare qualche palleggio, per riscaldarmi.

"Io sono il capitano!", "Io dell'altra squadra!", "No, voglio farlo io!" cominciano a sovrapporsi alcune voci, e nel profondo so che andranno avanti così ancora per un po'. Un gruppetto di ragazze con i classici pantaloncini da pallavolo comincia a pascolare - sì, proprio quell'azione severamente vietata da Terminator - per il campo, ridacchiando e lanciando occhiate eloquenti ad alcuni ragazzi. In realtà, specialmente ad uno che, però, è troppo impegnato a seguire la litigata per decidere quali saranno i capitani delle squadre.

"Ok, hai vinto" borbotta Davide, un mio compagno di classe brufoloso, tirando un pugno "amichevole" ad un ragazzo dell'altra sezione.

Il ragazzo dell'altra sezione ridacchia verso Davide, e poi comincia: "Io voglio Luca!"

Un biondino basso e con un fisico forse troppo esile per giocare a calcio, si avvicina all'amico e gli dà una pacca sulla spalla, probabilmente per ringraziarlo.

Giulio invece, capitano dell'altra squadra nonché mio compagno di classe, punta i suoi occhi blu su di me e con un sorriso storto e da furbetto urla (non è in grado di parlare con un tono di voce normale): "Elena, tu sei con me"

Tiro un calcio al pallone che finisce vicino alla porta, e mi posiziono accanto al mio compagno di classe che, in tutta risposta, mi sorride fiducioso. Sono sempre stata la prima ad esser scelta a calcio.

Dopo altre discussioni per la scelta dei componenti delle squadre, finalmente la partita può cominciare. Poiché non siamo abbastanza per formare delle squadre da undici persone ciascuna, non mi prendo nemmeno la briga di posizionarmi nel mio ruolo di trequartista, semplicemente intervengo dove c'è bisogno di me. Io ed alcuni ragazzi corriamo per il campetto mal messo, cadiamo sporcandoci le ginocchia di fango ed erba, ci rialziamo e rubiamo palla con agilità, ci insultiamo e, soprattutto, mettiamo a segno dei gol che, puntualmente, sorprendono i portieri inesperti. In fondo, si sa, quando si gioca a calcio a scuola, in porta vanno sempre i più scarsi.

Per l'ennesima volta rubo palla ad una ragazza dell'altra sezione senza difficoltà, e superando ancora la difesa avversaria quasi inesistente, con un tiro sicuro e nemmeno troppo potente, sorprendo il portiere per la quinta volta.

Il portiere sbuffa indispettito e si copre il viso con le mani enormi, per poi ridere lievemente. Probabilmente, si rende conto di non essere il massimo come portiere, nonostante a sedici anni sia già alto sui due metri.

Le stesse ragazze che lo stavano squadrando prima ridacchiando, ora guardandolo adoranti si sussurrano qualche parola all'orecchio, probabilmente dicendosi quanto vorrebbero andare a consolarlo.

"Giannelli, non potrai mai fare il portiere" urla quasi piangendo dal ridere un suo compagno di classe, dall'altra parte del campo, e lui scuote la testa.

"Sì, è vero: fai proprio schifo come portiere" i suoi occhi scuri, che nonostante siano stanchi appaiono comunque vispi e simpatici, mi scrutano con una nota di divertimento. Appoggia le mani sui fianchi e, dopo aver sospirato rassegnato, mi sorride sinceramente, come se fosse abituato a farlo: "eppure dovrei esser capace, sono un pallavolista!"

"L'importante è provarci" e lui annuisce, mentre un filo di vento gli sposta i capelli castani sudati, ed il gioco riprende senza intoppi, con un portiere pronto a ricevere altri cinque gol. 

SPAZIO AUTRICE

Buongiorno lettrici!!! Ed eccoci con un piccolo flashback che, in teoria, dovrebbe aiutarvi a capire un po' meglio quello che sarà lo sviluppo della storia. Sono solamente al secondo capitolo, ma ci sono un paio di domande che ci tengo a porvi: 

- come pensate che procederà la storia? 

- fino ad ora, vi piace quello che avete letto o avete qualche consiglio per migliorarlo? 

E poi, ultima cosa, ringrazio tutti coloro che hanno votato e letto il primo capitolo, sperando di ritrovarvi in questo secondo. 

Un abbraccio, bellamysvoice

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