Chapter sixty-one

«Cioè mi stai dicendo che sarei potuta diventare zia?» mi urla Sam, dall'altro capo del telefono.

«Sì» rispondo, mentre do una sistemata al letto sfatto.

«E lo scopro solo ora?» continua, abbastanza irritata.

«L'importante è che io te l'abbia detto» provo a giustificarmi, posizionando meglio il telefono tra la spalla e l'orecchio «Non ha importanza quando» aggiungo, provando a sdrammatizzare.

«Non ha importanza quando?» alza ancora di più il tono della sua voce, tanto che devo allontanare il cellulare per evitare di spaccarmi un timpano «Spero tu stia scherzando. Avrei dovuto essere la prima a saperlo, invece sono stata l'ultima e a questo punto mi domando per quale motivo tu me l'abbia detto» dice acidamente, facendomi sentire in colpa.

«Te l'ho detto perché sei la mia migliore amica, mi sembra ovvio. Se ti ho avvisato solo ora e perché ultimamente le cose non stanno andando nel verso giusto» affermo, senza entrare troppo nei dettagli.

Da un lato Sam ha ragione, è sempre stata la prima persona a cui ho chiamato tutte le volte che è successo qualcosa di importante. E questa volta lo era, caspita se lo era, quindi la capisco perfettamente. Anche io me la sarei presa al suo posto, ma non è una cosa che ho fatto di proposito. Tra la malattia, la presunta gravidanza, il ritorno di Louis e i segreti di Travis non ci ho capito più niente. A volte penso che ci sia qualcuno lassù che si diverte a mettermi costantemente alla prova, per vedere quanto riesco a sopportare. Vorrei solo che le cose fossero meno complicate, ma a quanto pare non è ciò che è stato deciso per me.

«Cosa c'è che non va Becky? Perché non ti confidi più?» sbuffa la mia amica.

«Nulla, solo che a volte è tutto così difficile» mi lascio cadere sul letto, provando a farle capire il mio stato d'animo «C'è qualcosa che non va con Travis, ma nello specifico non so dirti che cosa» decido di aprirmi con lei.

«In che senso?» domanda, spingendomi a parlare.

Le racconto di Louis, di ciò che ha detto. Della reazione di Travis e di quello che mi ha fatto promettere. Di quanto tutto questo abbia fatto sorgere in me mille domande, alle quali non so ancora dare una risposta.

«Pensi che ti nasconda qualcosa?» chiede titubante.

«Spero di no, ma non ne sono sicura» confesso, portando le ginocchia al petto «Sai quando hai un brutto presentimento che ti accompagna costantemente? È come se avessi la sensazione che qualcosa di brutto è dietro l'angolo, e non so se sarò abbastanza forte da affrontare ciò che accadrà» do voce alle mie paure.

«Ma è solo un presentimento, non farti influenzare in questo modo» mormora.

«Sì, ma le parole di Louis continuando a ronzare nelle mia mente. Ha provato a disinnescare una bomba, ma Travis l'ha bloccato prima che potesse esplodere» cerco di farle capire il mio ragionamento contorto.

«O voleva semplicemente mettervi contro» mi propone un'altra soluzione.

«Non ne ho proprio idea, spero solo che le mie siano solo paranoie» ammetto speranzosa.

«Vedrai che sarà così» prova a rassicurarmi «Comunque, mi auguro che abbiate rivalutato l'uso delle precauzioni dopo ciò che è successo» afferma severa.

«Sì, ho da poco iniziato a prendere la pillola e come ti ho già spiegato si è trattato di un malinteso. Infatti per ora usiamo contemporaneamente anche il preservativo» le spiego.

Sia io che Travis siamo rimasti molto traumatizzati dall'accaduto, quindi abbiamo deciso di aggiungere una precauzione in più per il momento.

«Avete fatto bene» appoggia la nostra scelta «Comunque, tra due settimane inizieranno i corsi, sei pronta?»

«Sì, la settimana prossima andrò a dare un'occhiata al dormitorio e dovrei incontrare anche la mia compagna di stanza» rispondo, rendendomi conto di quanto il tempo sia volato.

Mi sembra di essere arrivata qui soltanto ieri e invece sono già passati tre mesi. È stato il periodo più intenso di tutta la mia vita. Ho conosciuto l'amore, ho recuperato il tempo perso con Jack. Ho ritrovato me stessa, anche se ultimamente mi sembra di essermi persa nuovamente. Ho conosciuto degli amici speciali con cui ho condiviso tanto. Ho amato, ho riso, ho pianto, ma soprattutto ho trovato la forza di iniziare tutto da capo e darmi una seconda possibilità per buttarmi tutto alla spalle ed essere finalmente felice. Per la prima volta in tutta la mia vita, mi sento finalmente al posto giusto, con le persone giuste e spero che questo non cambi mai.

Io e Sam continuiamo a parlare per circa un'oretta. Siamo entrambe emozionate per questa nuova esperienza che inizierà a breve, ma allo stesso tempo sentiamo molto la mancanza l'una dell'altra. Abbiamo deciso di vederci nelle vacanze invernali e anche quando una delle due avrà più giorni liberi. Ci siamo promesse di non perderci, di restarci accanto nonostante la lontananza. Anche se sarà difficile, noi ci proveremo. La nostra amicizia è davvero importante e non vorrei perderla per nessun motivo al mondo.

Verso le cinque del pomeriggio decido di andare a fare una corsetta. Sto provando a rimettere a posto ciò che ho mandato in frantumi e nonostante abbia già prenotato una visita da uno specialista, ho deciso di canalizzare nuovamente le mie sofferenze sulla corsa. Porterò i miei muscoli allo sfinimento, con la speranza che questo basti a placare ciò che mi logora dentro. È un piccolo passo, ma estremamente importante.

Tiro fuori la mia tenuta sportiva, lasciata in un cassetto da ormai troppo tempo. I leggings mi vanno leggermente larghi in vita, a causa del peso perso, ma la cosa non mi dispiace affatto. Ho sempre avuto un brutto rapporto con il mio corpo, ma soprattutto con il mio peso. Sono sempre stata dell'idea che più la mia vita fosse sottile e minore fosse stato il peso sulla bilancia, più io sarei stata in pace con me stessa. Ma la realtà è tutt'altra, perché non sono mai soddisfatta, riesco sempre a trovare qualche difetto, anche il più piccolo. Sono alla costante ricerca della perfezione ed è proprio questo che mi distrugge. È qualcosa che non riesco a gestire, ne sono consapevole, ma purtroppo non posso farci niente.

Lego i capelli, indosso le scarpette da ginnastica e prima di andare via mi do una rapida occhiata allo specchio. Soddisfatta, mi precipito fuori dalla mia stanza, scoprendo di essere da sola in casa.

In pochi minuti esco dall'edificio e mi preparo a questa lunga corsa con un po' di stretching. Una volta pronta, inizio ad un ritmo molto lento. Lascio che il sole bruci sulla mia pelle, mentre mi nuovo per le strade di Santa Monica. L'adrenalina scorre nelle mie vene, mentre aumento sempre di più il passo. Stranamente non sono stanca, anzi ho solo voglia di continuare a correre ancora e ancora. È incredibile quanto tutto questo mi sia mancato e ora ricordo perfettamente perché io abbia iniziato a correre. È una passione che è nata con il tempo. Me l'aveva proposto il mio psicologo, come rimedio alternativo e ammetto che inizialmente ero molto scettica, ma dopo un po' ho iniziato ad amare questo sport. Non mi aiuta solo a migliorare la mia forma fisica, ma è anche un vero toccasana per il mio umore.

Perdo completamente la cognizione del tempo, restando fuori per ben due ore. Ho i muscoli indolenziti, ma sono anche molto soddisfatta di me stessa. Dopo un ultimo giro, decido di ritornare a casa. Mi faccio di corsa anche la strada di ritorno, spingendomi al limite delle mie forze. Arrivata nel palazzo, mi precipito nell'ascensore. In una manciata di secondi arrivo al decimo piano e raggiungo il nostro appartamento. Sono in uno stato pietoso, ho davvero bisogno di una bella doccia.

Non appena apro la porta di casa, però, resto pietrificata per lo scenario che si presenta davanti ai miei occhi. Ci sono Jack e Travis che si guardano in cagnesco, mentre un uomo è tra di loro, che cerca di dividerli.

«Che cosa sta succedendo qui?» riesco a dire, non distogliendo lo sguardo da loro.

Mio fratello e il mio fidanzato si voltano nella mia direzione, mostrandomi i loro volti sanguinanti. L'uomo al centro, invece, mi guarda con la bocca leggermente spalancata. Chiudo la porta di casa, avvicinandomi ai tre.

«Avete fatto a botte?» domando, immaginando già la risposta «Chi è lei?» continuo, rivolgendomi all'estraneo nel nostro salone.

«Rebecca, lui è nostro padre» risponde Jack, con un tono duro e deciso che mi fa rabbrividire.

«C-cosa?» balbetto, sentendo improvvisamente le gambe molli come la gelatina.

Cosa significa ciò che ha appena detto? Ma soprattutto, perché è qui?




#Spazio autrice 🌹🖤
Classico capitolo di passaggio, ma necessario prima della fine. Ormai ci siamo, il prossimo sarà l'ultimo. Presto tutto sarà svelato, siete pronte? Vi lascio con un po' di suspense e vi avviso che presto scoppierà la bomba di cui ci parlava Becky. Un abbraccio, a presto! :)

-Juls.

Profilo Instagram della storia: juls.stories

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