"Non abbatterti"

           
È passato un mese circa da quando Mike ha cominciato il college, non ci siamo più visti in maniera frequente come prima, è sempre impegnato con lo studio e quando non lo è lui, lo sono io. Una settimana fa ho sentito parlare i miei genitori e dicevano che i genitori di Mike si stanno divorziano, mi è dispiaciuto tantissimo, ma ancora lui non mi ha detto niente, quindi ancora non so niente.

Oggi per la seconda volta uscirò con Richard, l'ultima volta è stata due settimane fa, mi aveva contattata con la scusa che non riusciva a rintracciare mio fratello e alla fine mi ha chiesto di uscire per mangiarci una pizza insieme.

Prendo la borsa ed esco di casa salutando mia madre. Lo vedo sorridente dentro la sua macchina, entro e sento l'odore di aquilina nell'aria. «Dove mi porti oggi?». Chiedo sorridendo.

Accende la radio e mette in moto la macchina. L'ultima volta che siamo usciti mi ha fatto ridere tutto il tempo, è goffo e buffo, non mi aspettavo che in realtà fosse così. Ci ha provato, come sempre ovviamente, ma non ha esagerato. «Avevo voglia di uno Starbucks, ti va?». Mi chiede guardandomi.

Annuisco con la testa e cambio il canale della radio, fin quando non trovo una canzone che mi piace. Parte "Shape Of You" di Ed Sheeran, siamo già a metà strada quando riesco a trovare la canzone decente. «L'hai sentito il tuo amico?». Mi chiede con tono leggermente infastidito.

Quando dice "il tuo amico" si riferisce a Mike, I due si odiano a vicenda. «L'ho sentito ieri sera, era ad una festa». Rispondo.

Mi aveva chiesto di andare con lui, ma ho rifiutato. Non mi andava di andare nel suo college, in mezzo a tutta quella gente.

Richard ferma la macchina e scendiamo per andare da Starbucks. Io ordino un frappuccino al caramello, lui al cioccolato fondente. Non ho ordinato una bibita calda perché ogni volta rischio di ustionarmi la bocca. Ci sediamo nei tavolini e cominciamo a bere. «A scuola va tutto bene?». Mi chiede guardandomi.

Annuisco con la testa sicura mentre ricambio lo sguardo.

Paul non mi ha più dato fastidio, ultimamente intendo. Ovvero da una settimana circa. «E tu? Come prosegue la tua vita al college?». Chiedo curioso.

Lo vedo fare una smorfia e allontanare velocemente il bicchiere dalla sua bocca. Esce la lingua e muove le mani per farsi vento. Mi scappa una piccola risata, è sempre così stupido. «Cazzo, brucia!», si lamenta. «Al college va tutto bene, per fortuna mi sto trovando al mio agio». Solleva le spalle.

Riprende a bere la sua cioccolata, questa volta stando più attento. «Qualche volta mi dovrai fare vedere uno dei tuoi disegni». Dico sorridendogli.

So che è bravissimo nel disegno, infatti si sta specializzando nell'architettura. «Potrei anche disegnarti, se ne avessi voglia ovviamente». Mi fa l'occhiolino.

Non mi dispiacerebbe vederlo all'opera, sono sicura che i suoi disegni siano spettacolari, sicuramente meglio dei miei. «Oh, certo!».

Il telefono dentro la mia tasca vibra, lo esco da essa è guardo lo schermo. "Ti va di vederci a casa mia più tardi? XxMike".

Abbastanza puntuale il ragazzo, con tutti i giorni che ci sono per poterci incontrare me lo chiede proprio oggi che sono impegnata con un'altra persona. «Chi è?». Mi chiede curioso Richard.

Sollevo lo sguardo dal telefono e lo guardo indecisa. «Mike, mi ha chiesto di vederci». Mi mordo il labbro inferiore nervosa.

Sospira seccato e solleva gli occhi al cielo. «Fai quello che vuoi, posso anche accompagnarti dopo aver finito di bere». Risponde.

Faccio un piccolo sorriso e do una risposta a Mike. "Dammi all'incirca quindici minuti e sono da te".

Vedo Mike che mi guarda male non appena si accorge che dentro la macchina con me c'è Richard. Saluto il ragazzo e raggiungo il riccio imbronciato. «Perché questo muso lungo?». Gli pizzico la guancia sorridendo.

Apre la porta dietro di se e mi lascia entrare dando però un ultimo sguardo al ragazzo che mi ha lasciata qua. «Ancora con Richard? Non mi avevi detto che l'ultima volta ci aveva provato con te?». Mi chiede quasi arrabbiato.

Non dovrebbe essere così geloso, sono libera di essere amica con chi mi pare. «Mike rilassati, è un bravo ragazzo». Rispondo voltandomi dalla sua parte per poterlo guardare.

Mi siedo sul divano del soggiorno, è davvero comodissimo. Lui fa lo stesso e si mette al mio fianco. «Tutti possiamo sembrare dei bravi ragazzi». Risponde con tono ovvio.

Proprio lui mi fa la predica, quello che fino a qualche settimana fa mi diceva di "vivere la mia vita al meglio". So chi devo tenere lontano e chi vicino, mi vanno bene i consigli, ma non voglio che scelgano con chi io debba stare. Con dei piccoli sforzi sto cercando di migliorarmi e se le persone cominciano a farmi avere dei dubbi preferisco fermarmi. «Come è andata ieri?». Gli chiedo cambiando discorso.

Non mi va di litigare, non voglio, soprattutto con lui.

Sospira e tira indietro le spalle. «È andata bene, ma perora ho la testa ad altro». Risponde con sguardo perso.

Il suo sguardo è vuoto, percepisco che non sta bene e credo proprio di sapere il perché. «Vuoi dirmelo?». Chiedo senza però dargli troppa pressione.

Non vorrei essere invasiva, se vuole dirmelo mi fa piacere, ma se non vuole posso anche capirlo. «Beh, per prima cosa ero un po' arrabbiato perché tu non sei voluta venire», dice posando lo sguardo su di me. «Poi pensavo ai miei genitori... stanno per divorziare». Abbassa lo sguardo.

È distrutto, si vede che sta male per questo motivo. Mi avvicino a lui e gli metto una mano sulla schiena, accarezzandola. «Mi dispiace Mike, però se due persone non stanno più bene insieme è meglio che si lascino, invece di creare ancora più casini all'interno della famiglia». Dico cercando delle parole giuste per consolarlo.

Poggio la testa sulla sua spalla, guardando lo stesso punto che fissa lui e gli accarezzo ancora la schiena. «Ma andava tutto bene fino a qualche mese fa!». Dice con rabbia.

Inspiro profondamente e lo guardo, i suoi occhi sono pieni di rabbia e rancore, il colore che di solito è di un azzurro acceso in questo momento è grigio, sono lucidi e il suo viso è cupo. «Questo tu non puoi saperlo. Avranno i loro motivi per farlo. Tu però non devi reagire così, insegui la tua strada e lascia che le cose scorrano per il proprio verso, non abbatterti».

Si volta verso di me e fa un piccolo sorriso che mi confonde un po'. «La Britney che sta nascendo è davvero fantastica, lo sai?». Mi chiede.

Mi irrigidisco tornando con la schiena dritta. Sento il viso caldo, credo proprio di essere diventata rossa. «Grazie», dico con voce quasi tremante. «Questo però è tutto merito tuo».

Fa un altro piccolo sorriso e poi si alza prendendomi la mano. «Andiamo via da qui, prima che venga mio padre e rovini tutto». Mi fa un cenno con la testa.

Lo seguo e camminiamo per tutta la via della sua abitazione, sembra infinita e all'interno c'è anche un piccolo bosco. Questo posto è abitato dalle persone più benestanti del paese, mi sento minuscola in questo luogo. La gente cammina e mi squadra dalla testa ai piedi, dopo averlo fatto salutano il ragazzo che non ha smesso di tenermi la mano nemmeno un secondo. Lo guardo per tutta la passeggiata, il suo viso è più sereno adesso, ha un leggero sorriso sulle labbra e un colorito più vivo rispetto a prima, anche gli occhi sono tornati del proprio colore naturale, sono felice che le mie parole lo abbiano reso più sereno. «Oggi non hai nessun posto in particolare dove vuoi portarmi?». Chiedo attirando la sua attenzione.

Il modo in cui mi guarda è davvero bello, mi fa sentire bellissima. «In realtà ci sono tantissimi posti dove ti vorrei portare». Dice avvicinandomi a lui.

Spero che non ci sia un doppio senso nella sua frase, gli tirerei un calcio tra le palle se solo fosse così. Nonostante questo dubbi faccio un piccolo sorriso, che però viene interrotto in fretta: «Ma sul serio state ancora insieme?». Sento quella voce che ogni volta mi fa venire il volta stomaco.

Katrin è all'incirca a un metro di distanza da me. Tiene il suo cane con il guinzaglio, ha un pastore tedesco e la cosa già mi spaventa. Faccio subito un passo indietro non appena mi accorgo delle due bestie.

È inclusa anche lei.

La guardo dal basso verso l'alto e faccio una smorfia disgustata. «Sei davvero da per tutto». Sollevo gli occhi al cielo.

Non mi basta vederla a scuola, anche mentre sono uscita in settimana la devo vedere. «Io abito qui cara mia». Solleva un sopracciglio e mi guarda in modo superbo.

Indossa un paio di leggings neri e una felpa dell'adidas bianca. I capelli questa volta sono gonfi e ricci ed è struccata. Non l'avevo mai vista così, di solito è sempre "perfetta". «Fai passeggiare il tuo cane lontano da noi comunque». Gli dice Mike.

Si abbassa e accarezza la schiena del suo cane che per fortuna è tranquillo. «Non ti è ancora stufata?». Gli chiede al mio amico.

Ma che domande sono queste?

Io davvero non ho parole. «Se tutti i tuoi ragazzi si stufano di te non vuol dire che anche con le altre ragazze è la stessa cosa». Risponde sempre lui.

Ecco, ha detto la pura verità. «Gentile», sbuffa guardandolo male. «Sei ancora più stronzo da quando stai con lei». Dice offesa.

Finalmente si allontana senza dire niente, alla fine Mike mi porta dentro il piccolo bosco, più che un bosco sembra un parco all'interno. Ci sono tutti gli alberi attorno e poi delle giostre al centro per i bambini, oggi però non c'è nessuno, forse perché sta anche calando il buio anche se sono solo le sei. «Manca poco al tuo compleanno, o sbaglio?». Mi segue.

Mi siedo sopra l'altalena e, tenendomi con le mani alla catena, mi dondolo leggermente con le gambe. «Si, ma non è così importante». Dico a testa bassa.

Ogni anno mio padre porta una torta, ma io non sono mai scesa a soffiare le candeline, lo facevo solo quando ero piccola. È brutto lo so, ma non sono mai stata felice per quel giorno. «Niente per te è importante». Sbuffa forse infastidito.

Non è mica colpa mia se ho dei ricordi non tanto belli della mia infanzia. «È un giorno come tanti Mike». Rispondo anche io infastidita.

Si mette dietro di me, poggia le mani sulla mia schiena e comincia a spingermi. «Smettila, mi farai cadere». Dico spaventata.

È letteralmente un coglione. Non appena riesco a fermarmi, scendo dall'altalena e lo rincorro per tutte le giostre fino ad essere esausta, alla fine mi siedo su una panchina e lui fa lo stesso, scompigliandomi i capelli. Gli suona il telefono, lo prende e risponde. «Ehi... si... siamo alle giostre, vicino casa mia... si... ok... vieni... ci vediamo qua, ciao». Dice infine staccando la chiamata.

L'ho osservato per tutto il tempo, mi sento una sciocca ogni volta, però mi piace guardarlo. «Chi era?». Chiedo con tono distaccato.

Cerco di fingermi disinteressata, ma in realtà sono curiosa di sapere con chi parla. «Oliver, il ragazzo che aveva fatto il compleanno lo scorso mese. Sta venendo». Risponde mettendo il cellulare in tasca.

Già comincio a sentirmi a disagio, non mi va che ci siano altre persone oltre a noi, soprattutto quelle che non mi hanno fatto una buona impressione. «Quindi posso levare il disturbo?». Dico pronta per alzarmi.

Mette un braccio davanti a me. «Ti accompagno io poi, non avere fretta, non starà molto». Risponde.

Sollevo gli occhi al cielo seccata. «Dammi il tuo telefono». Dico aprendo la mano verso di lui.

Esce il suo telefono dalla tasca e lo poggia sulla mia mano. Comincio a curiosare sulle sue cose: guardo la sua galleria, sbricio un po' tra i messaggi e faccio qualche foto per non annoiarmi. Anche lui ha preso il mio telefono, ma non so che cosa stia facendo. «Ma che state combinando?». Sento una voce divertita.

Rimango immobile per l'imbarazzo, mi stavo facendo una foto con una smorfia. Poi sollevo lo sguardo e trovo l'amico di Mike a pochi passi da noi. Come al solito è ben vestito, questa volta porta anche gli occhiali da sole. «Ehi, Oliver!». Dice alzandosi e dandogli la mano.

Mi ridà il telefono e noto che era sulla chat di me e Richard. «Stavi leggendo i miei messaggi?». Gli chiedo scioccata catturando la sua attenzione.

Fa un sorriso antipatico e si riprende il suo cellulare. «Non dirmi che tu non hai fatto la stessa cosa». Risponde facendomi una smorfia.

Io ho letto qualcosina, ma non ero interessata a nessun chat in particolare. Lui si invece. «Questo non ti giustifica». Dico alzandomi dalla panchina. «Che ne dici di accompagnarmi con il tuo amico?».

Spazio autrice:

Eccomi finalmente con un nuovo capitolo di questo libro! Scusatemi, doveva uscire prima ma sono stata in ospedale perché ho avuto una distorsione al ginocchio due giorni fa (mai una gioia come sempre) quindi non l'ho potuto sistemare prima. Fatemi sapere che cosa ne pensate, buona serata 💜

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