05. Hansel e Gretel - Persi nel bosco
Fandom - I Dalton
«Ho un piano!»
Tre paia di occhi si fissarono su Joe. Nessuno dei suoi fratelli sembrava disposto a dargli credito ancora una volta, non dopo quanto era accaduto poche ore prima proprio a causa di una delle sue strampalate e azzardate idee.
«Fidatevi, questa volta so quel che dico», tentò di rassicurarli lui, invano. «Non vi ho forse fatti evadere, riguadagnando così la nostra amata libertà?»
«Sì, ma a che prezzo?» contestò Jack, allargando le braccia ai lati del corpo per invitarlo a guardarsi attorno: decine di alberi altissimi li sovrastavano, quasi soffocandoli con l'ombra delle loro foltissime chiome verdi. Si erano ritrovati lì, lontani dalla prigione e dal Nevada, proprio perché avevano assecondato uno dei piani di Joe, e ora erano dispersi chissà dove. Soprattutto, bloccati perché circondati dalle acque di un lago – o forse di un fiume, nessuno lo sapeva con certezza. Avevano percorso il perimetro di quel posto a piedi, rendendosi tristemente conto di essere su una piccola isola sperduta.
«Eri convinto che il razzo di Ming Li Fu sarebbe esploso, e invece ci ha portati qui sani e salvi», replicò Joe, iniziando a innervosirsi come al solito.
«Solo grazie ai miei consigli», gli fece notare William, rivendicando il merito di essere il fratello più istruito della loro piccola, terribile banda di fuorilegge. «Altrimenti a quest'ora saremmo...»
«...fra le stelle del cielo?» domandò Averell, al quale forse era sfuggita la parte che riguardava una possibile esplosione.
Joe lo ignorò. «Invece adesso siamo qui e so già come possiamo andarcene e raggiungere la terraferma.»
Il più giovane e alto dei fratelli abbassò lo sguardo sul terreno sotto ai suoi piedi. «Perché, questa si muove?»
«Intende dire che sarebbe più sicuro scappare dall'isolotto per rifugiarci nei pressi di qualche città», gli spiegò William, prima che a Joe scappasse la pazienza.
«E come facciamo ad andarcene?»
«A nuoto è escluso», precisò. «Non sappiamo in che posto siamo finiti. Potrebbero esserci degli alligatori pronti a fare di noi un sol boccone.»
Sfregandosi le mani, Joe sorrise soddisfatto. «È per questo che ho ideato un piano molto più sicuro.» Gli altri lo guardarono pendendo come sempre dalle sue labbra. «Abbatteremo alcuni di questi alberi e ci costruiremo una zattera», rivelò infine.
«Con cosa?» domandò William, non del tutto certo che fosse solo a causa della botta presa in testa, se Joe aveva iniziato a dare i numeri in quel modo. Quegli alberi erano altissimi e, data la loro circonferenza, era impensabile che potessero buttarli giù senza gli strumenti adatti.
«Con la testaccia dura che si ritrova, potrebbe abbatterli con delle craniate», suggerì Jack sottovoce, facendo ridere il suo gemello.
«Ti ho sentito, imbecille!» strepitò Joe, dando prova che il lato permaloso e irascibile del suo carattere lo aveva seguito fin laggiù. «Credete che non abbia pensato anche a questo?!» Quando fu sicuro di avere di nuovo l'attenzione dei suoi fratelli, riprese con più calma: «Se c'è una cosa che ho imparato da tutte le storie che William legge sui suoi libri, è che sin dall'antichità, in casi estremi, l'uomo ha potuto contare solo sul proprio ingegno. Quindi ci basterà emulare i primitivi, costruendo delle asce di pietra. A furia di spaccar pietre al penitenziario, per noi sarà una bazzecola. Con quelle abbatteremo gli alberi e costruiremo delle funi con... beh, poi vedremo con cosa. Intanto, mettiamoci al lavoro!»
«Solo a spaccar pietre senza martelli e picconi, ci vorrà un'eternità», contestò ancora Jack. «Con cosa ci nutriremo, nel frattempo?»
«Frutta, se ce n'è. Pesce... forse. In caso contrario, con delle radici.»
«Ci toccherà morire di fame...» mugugnò Averell, il cui stomaco stava già iniziando a brontolare. Almeno in prigione aveva sempre qualcosa da mettere sotto i denti, mentre ora...
«Non voglio più sentire una sola parola!» urlò Joe, deciso a non ritardare oltre l'attuazione del suo piano.
«Ma è impensabile riuscire a...»
«Niente ma!»
«Joe, ragiona...»
«Zitti!»
«Guarda che...»
«Zitti, imbecilli!»
«Joe...»
«Vi ammazzo! Vi ammazzo tutti!»
«Guarda, c'è Lucky Luke!»
«Ammazzo anche lui!»
Una secchiata d'acqua gelida lo investì, finendogli nelle vie respiratorie. Gli parve di venir catapultato giù dal mondo e tossì anche l'anima. Quando riprese vagamente conoscenza, si rese conto di essere steso sul pavimento sudicio della cella che divideva da troppo tempo con i suoi fratelli. Tossì ancora e annaspò in cerca di aria. «Tutto bene, Joe?» si sentì domandare da Averell, che poco dopo lo sollevò di peso e lo mise sulla branda dalla quale era caduto poco prima.
«Ti stavi agitando nel sonno e urlavi di volerci ammazzare», spiegò William, scrutandolo con attenzione per capire se fosse lucido o meno. «Abbiamo cercato di svegliarti più volte, ma...»
Joe alzò una mano a mezz'aria, come a chiedere loro di rimanere un momento in silenzio e loro tacquero. I suoi occhi notarono il secchio vuoto che aveva Jack fra le mani, reo di averglielo appena vuotato in faccia nel tentativo di svegliarlo. Il maggiore dei fratelli Dalton grugnì e si passò una mano sul volto imbronciato. Fu dura fare in conti con la realtà: si trovavano ancora lì, dentro quel maledetto penitenziario, e quello che aveva fatto non era stato altro che un sogno. Inarcò un sopracciglio con aria pensierosa: forse nella sua lavanderia Ming Li Fu aveva davvero un razzo. E forse non sarebbe neanche esploso, se se ne fosse occupato William. Jack avrebbe potuto dare i suoi consigli e Averell...
Joe spostò lo sguardo sul minore dei suoi fratelli, che, allampanato, lo fissava in attesa che lui proferisse parola. Bah, a qualcosa sarebbe servito anche lui, se non altro grazie alla sua altezza spropositata.
«Joe?» lo chiamò quasi con timore uno dei gemelli.
Un sorriso sinistro iniziò a dipingersi sul suo volto e lui congiunse le mani davanti a sé. «Ho un piano.»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top