E non c'era più
Ermet è certo di dover trovare i suoi amici. Sgattaiola fuori dalla casa sconosciuta e all'esterno, tutto gli sembra estraneo. Il viottolo sporco e sconnesso che si trova ai suoi piedi, lo lascia perplesso, e il muro scrostato che ha al suo fianco, non è affatto come sarebbe nel suo mondo.
Si interroga perplesso sul da farsi, mentre il portone dell'ingresso che ha socchiuso alle sue spalle poco prima, si riapre. La stessa bellissima e misteriosa ragazza dai capelli castano chiaro lo supera.
Vedendola, Ermet riesce a respirare meglio, come se fosse stata ossigeno, linfa vitale, l'essenza per vincere ciò che lo circonda. Lei non lo nota, ma uno sguardo addosso lo sente, e spera di potersene liberare camminando più veloce, stringendosi nelle braccia. Fa un paio di passi, quando un raggio di sole sfavillante la abbaglia. Disarmata, socchiude gli occhi per ripararsi, e quando li riapre in controluce vede che lui le sta di fronte. I dettagli del viso si svelano lentamente. Prima i capelli, luminosi e splendenti, scompigliati, come sempre. Poi gli occhi, grandi, di un blu profondo, così simili a quelli di lei, magnetici e buoni. "Tu?" è la prima cosa che riesce a dirgli, fissandolo incredula.
Ermet non le risponde.
"Devi venire con me." La ragazza, senza perdere tempo, lo afferra per un braccio e gli mette in testa il casco che tiene fra le mani; armeggia con il bauletto della sua moto estraendone uno per sé, mentre Ermet schiude la bocca per dire qualcosa, ma si trattiene.
"Diana, mi chiamo Diana."
"Io sono Ermet" dice lui prima schiarendosi la gola, e poi strabuzzando gli occhi.
Lei cerca di non lasciarsi sfuggire il sorriso che le sta per affiorare alle labbra.
Le tornano in mente le parole del giornalista che ha dato la notizia della Pietra della Mila, "Sono stati rinvenuti reperti risalenti al Neolitico e misteriosi complessi megalitici che un'equipe di archeologi, astronomi, geofisici e geologi ha recentemente individuato come una sorta di Stonehenge. Pare, infatti, che gli enormi massi che si trovano nell'area siano perfettamente allineati alla posizione del sole a mezzogiorno e al tramonto, oltre a segnalare con precisione i solstizi e gli equinozi."
Non sapevano di cosa parlavano, pensa la ragazza.
"È probabile che questo complesso megalitico fosse utilizzato come una sorta di calendario di pietra."
Non avevano davvero idea di quello che celasse, e forse nemmeno lei, visto quello che stava accadendo.
"Okay. Ecco ciò che faremo: per prima cosa, se qualcuno te lo dovesse domandare, diremo che ti chiami Cesare, sperando che passi più inosservato.
Secondo: ora andiamo all'Università, lì c'è quello che ci occorre, tu però non devi fare parola con nessuno. Puoi sembrare tranquillamente un alunno del mio anno. L'importante è non dare nell'occhio con strani atteggiamenti."
"Cos'è l'università?"
"Ecco, appunto. Domande di questo tipo. Evitale! Parlo io. All'università si tengono le lezioni, lì ci sono tutti i libri che ci possono servire per capire perché sei qui, e, il materiale che ho usato per la mia tesi."
"Tranquilla, so che cos'è una lezione, dimmi solo come attivare questo casco."
"No, no, no. Non sono le vostre lezioni, sono diverse. Come spiegartelo... sono lezioni che non interessano a tutti quelli che le seguono..."
"E perché le fanno?" si fa coraggio a chiedere lui.
"...Già, perché le facciamo?... A qualcuno piacciono, a me piacciono, per esempio. Diciamo così."
"Ah, ecco, vedi... e di cosa si tratta?"
"Scienze archeologiche", risponde la ragazza alzando gli occhi al cielo, certa di ricevere da lui, lo stesso sguardo interrogativo di chi conosce quella parola.
"Scienze archeo... che?"
"Qualcosa di così antico da apparire, per molti, noioso, ma che non immagini quanto possa stravolgere le sorti dell'umanità." Taglia corto lei, e rapida accende la sua Triumph Bonneville, il bel "ferro inglese" in stile vintage di cui va tanto orgogliosa. " ...Sali su questa moto, fai come faccio io, ecco, sistemati dietro di me. Devi capire sin da subito che non funziona come nel tuo mondo. Qui siamo a Roma. C'è un altro sistema."
Gli urla da dietro la visiera.
"Toglimi solo una curiosità..." chiede Ermet, sistemandosi sullo strano veicolo che romba sotto di lui.
"... Tu non sei quella Diana... vero?"
Non ottiene risposta, e l'aria e la velocità lo obbligano a reggersi per non cadere.
Mentre vede una nuova realtà scorrere davanti ai suoi occhi, nella testa cerca di ricordare le ultime pagine dello strano diario che ha letto.
"Sulla Terra ciascun soggetto può svolgere delle attività per lui fortementeaccattivanti, quasi irresistibili, ma che in realtà, se lui sapesse, sono solovicine a piacergli. Hanno creato un sistema in cui le esperienze non sono deltutto in linea con ciascuno, perché se ciascuno vivesse a fondo la propriastoria, conoscerebbe se stesso, conoscerebbe i suoi veri desideri. Quandoconosci i tuoi desideri e te stesso, hai la combinazione esatta per svilupparei tuoi poteri. Poteri, forze che devono essere sopite, se si desidera che soloalcuni possano espandere i propri. Del resto quegli uomini vogliono me, perché sannoche non si può essere tutto, se non attraverso gli altri. Vogliono riuscire afare ciò che faccio io, vogliono infrangere il limite supremo. La protezione chepermette di fare certe esperienze, solo a coloro che hanno una determinatanatura."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top