17. Caso Kolman

L'irruzione dell'FBI aveva fatto calare il silenzio nella sala; nemmeno un'ecatombe avrebbe sortito un tale effetto. Le persone tremavano sul posto, stringendo tavoli e facendo vibrare il cristallo dei bicchieri tra le dita.

Se il tempo si fosse fermato, dandomi la possibilità di osservare tutti uno a uno, avrei potuto notare gli occhi di mamma e di Meredith, identici, prima strabuzzarsi stupiti in direzione dei loro mariti e poi vagare frenetici nella sala alla ricerca dei figli; Lucas, d'altra parte, aveva spinto Amelia dietro di sé, tenendola ancorata alla sua schiena senza scollare gli occhi di dosso a papà; Kimberly, invece, aveva gli occhi lucidi e la testa china sul petto di Amelia, che le carezzava la schiena nel vano tentativo di tranquillizzarla.

Lo sguardo di papà, invece, non avrei saputo definirlo nemmeno se l'avessi avuto sott'occhio tutto il giorno: era timoroso ma fiero, esitante e determinato, riflessivo e incauto, mille contraddizioni si annidavano tra le sue iridi scintillanti e cupe.

Quando l'agente dell'FBI aveva pronunciato l'ordinanza d'arresto avevo trattenuto il respiro, percependo il braccio di Austin irrigidirsi. Probabilmente non l'avrebbe mai ammesso, ma quando gli uomini in divisa si erano avvicinati ai tre in giacca e cravatta al centro della sala aveva temuto che l'uomo con le manette sarebbe stato suo padre. In effetti, non potevo biasimarlo dato che io avevo avuto il medesimo pensiero.

Tuttavia, mentre nel suo caso la storia del trasferimento non l'aveva ancora convinto e aveva temuto che suo padre potesse essere invischiato in qualche crimine - motivo per cui si era trasferito in tutta fretta -, io avevo solamente sperato che il mio, di padre, non si fosse lasciato coinvolgere in affari illeciti per aiutare un vecchio amico del collage.

Sorprendentemente, però, a finire ammanettato e scortato fuori era stato il signor Kolman, il capo supremo. Si era dimenato, aveva urlato che doveva esserci un errore opponendo resistenza all'arresto e per questo aveva costretto due agenti a immobilizzarlo mentre un terzo gli infilava le manette.

«Si tratta di un disguido, sarò di ritorno in men che non si dica! Voi continuate pure a festeggiare» cercò di tranquillizzare gli ospiti, invano.

A quel punto la mia attenzione era stata catalizzata da Austin: avvertii il suo petto sollevarsi e un sussulto stremato lasciare le sue labbra. Riuscivo a percepire i battiti accelerati del suo cuore anche a distanza, con la vena sporgente sul collo che pulsava incontrollata mentre tutti i muscoli iniziavano a sciogliersi.

Lo osservavo senza comprendere cosa gli stesse succedendo o come potessi aiutarlo, ma dallo sguardo che mi rivolse dopo essersi passato una mano sul viso compresi che io non dovevo trovarmi in condizioni migliori.

Mi avvolse il braccio intorno alla schiena, attirandomi a sé e poggiando il capo contro il mio, e solo in quel momento mi resi conto di star trattenendo il respiro. Presi un'ampia boccata d'aria, aspirandola quasi direttamente dalla sua bocca, rubandogli l'anelito di tranquillità che egli sembrava star riacquisendo.

In quell'istante il corteo del signor Kolman e degli agenti che lo scortavano passò davanti a noi. Austin si soffermò a osservare la sua figura rassegnata, terrorizzata, che ci guardava implorando aiuto; io non li degnai d'uno sguardo dal momento che i miei occhi erano stati catturati da iridi opache ma identiche alle mie.

Scorgere Amelia nella folla non era stato difficile, i nostri sguardi si cercavano e si attraevano come calamite dai poli opposti che non avrebbero avuto senso di esistere l'una senza l'altra. Non la persi di vista nemmeno quando papà mi raggiunse da dietro, chinandosi su di me per baciarmi la fronte - che fino ad allora era stata posata contro quella di Austin - mentre Klaus faceva lo stesso con lui, comparendo dietro gli agenti.

Mi lasciai carezzare i capelli da papà, rilassandomi nelle sue mani forti che mi facevano sentire al sicuro, e riprendendo a respirare normalmente col capo premuto sul suo petto, senza riuscire a realizzare cos'era appena accaduto.

«Che diavolo è successo?!» la voce di mamma mi riscosse, impaurita ma caparbia. Mi scansai per darle modo di accertarsi della salute di papà prima che potesse ucciderlo con le sue mani.

L'omicidio le fu risparmiato dai miei fratelli che giunsero da noi correndo insieme a Kimberly. Lucas mi lasciò un bacio tra i capelli prima di fiondarsi sulla mamma, che sembrava proprio sul punto di avere un attacco di panico. Io strinsi la mano di Amelia, cercando in lei la forza e lasciando che lei assorbisse la mia, sostenendoci a vicenda come avevamo fatto fin dall'utero materno.

«Mi dispiace io... non potevo assolutamente parlarne... non volevo spaventarvi» biascicò papà in preda al panico, guardando la gente che ci fissava, sospettosa e risentita. Subito dopo l'arresto di Kolman, infatti, un agente aveva stretto la mano a lui e Klaus, dunque si era compreso che i due dovevano avere qualcosa a che fare con quel blitz.

«Perdonalo, Maeve, è stata colpa mia, sono stato io a trascinarlo in questa storia» Klaus abbandonò il braccio di sua moglie per rivolgersi direttamente alla mamma, attirando la nostra attenzione.

«Volete, di grazia, spiegarci cos'è successo?» domandò Meredith affiancando la mamma. Kim era la sua ombra, ancora spaventata dalla situazione che si era creata, le stringeva il polso per non perderla mentre si rifugiava tra le braccia del fratello.

«Il nostro trasferimento non è stato casuale...» esordì, lanciando un'occhiata di sottecchi proprio ad Austin, accanto a lui, per confermargli le sue teorie.

«Il mio tutor del college mi ha contattato un paio di mesi fa chiedendomi aiuto, ho finto di aver inviato il curriculum al Kolman Team subito dopo la laurea e quindi che non me la sentivo adesso di rifiutare il posto, ma in realtà è stato l'ex socio ad assumermi prima di essere licenziato» Klaus iniziò il suo racconto catturando anche l'attenzione di tutti i presenti, ansiosi di comprendere con esattezza la scena di cui eravamo stati spettatori.

Poi riprese: «Quando ho visto Josh alla festa, a fine agosto, non potevo credere di aver trovato un volto amico, e scoprendo che lavora proprio nello studio di Kolman ho deciso di coinvolgerlo» poggiò la mano sulla spalla di papà che stava accarezzando i capelli di mamma per tranquillizzarla.

«Pare che Kolman sia implicato in questioni poco chiare... affari illeciti, falso in bilancio, riciclaggio. Il vecchio socio se ne accorse ma fu cacciato prima di ottenere delle prove, per sua fortuna il mio vecchio tutor è riuscito a farmi assumere tramite un altro collega» le parole di Klaus mi giungevano quasi ovattate alle orecchie, divenendo sempre più surreali, mentre all'improvviso gli atteggiamenti di papà acquisivano un senso.

I musi lunghi, le serate passate in ufficio, il nervosismo costante, le profonde occhiaie che negli ultimi tempi erano tornate a solcargli il viso... tutto perché doveva raccogliere prove contro il suo capo senza farsi beccare, rischiando non solo di perdere il lavoro bensì anche ritorsioni dalle persone con cui era invischiato Kolman.

«Quindi tu ci hai mentito» Austin prese la parola, rompendo il silenzio che era calato dopo la spiegazione del padre. C'erano molte cose da domandare, dettagli su cui soffermarsi, eppure lui scelse di soffermarsi sull'aspetto della storia che più l'aveva tormentato.

Immaginavo che stesse iniziando a scaricare la tensione accumulata in quei mesi, ma indubbiamente avrebbe avuto bisogno di più che qualche spiegazione per riallacciare i rapporti con suo padre.

«Ho dovuto, figliolo, questo è qualcosa di più grande di me, più grande di noi» gesticolò indicando le nostre famiglie, cercando l'appoggio di papà e tentando di scusarsi con tutti.

Non si era trovato in una posizione facile, abbandonare la vecchia vita per mettersi a raccogliere prove contro il suo nuovo capo sicuramente l'aveva segnato nel profondo, lasciando cicatrici invisibili. Tuttavia, essendo così legato a mio padre, potevo supporre fossero simili e dunque non avevo dubbi che, una volta saputa la verità su Kolman, la sua coscienza e l'etica lo avevano costretto ad agire.

«Papà ma... adesso è finito tutto?» Kimberly parlò per la prima volta dopo tanto tempo, la vocina sottile e spezzata dal pianto da cui trapelava ancora il terrore che l'aveva investita quando gli agenti avevano fatto irruzione.

«Sì, amore, adesso è finito tutto» Klaus le sorrise con dolcezza, carezzandole la guancia. «Niente più bugie, promesso» e nel dirlo posò la mano sulla spalla di Austin per cercare un conforto che lui non era ancora disposto a concedere.

Avrebbe avuto bisogno di tempo, ma non dubitavo che avrebbe perdonato suo padre e compreso cosa l'avesse spinto a compiere determinate scelte.

Al termine di quel discorso mi sentivo... scombussolata. Ero confusa dalla piega che avevano preso gli eventi e supposi che ci avrei impiegato un po' per metabolizzare la questione, indi per cui preferii restare in silenzio a meditare sugli avvenimenti che avevano appena sconvolto le nostre famiglie e che avrebbero mutato per sempre il lavoro al Kolman Team.

Beh, a quel punto era arrivato il momento di cambiare nome allo studio.

Strinsi forte la mano di Amelia prima di allontanarmi da loro, gli occhi puntati su Austin che aveva preso le distanze dal padre scuotendo il capo. Aveva l'aria sconvolta e sul viso si poteva osservare il turbamento, dunque pensai che un po' di compagnia gli avrebbe fatto bene.

«E così avevi ragione tu, stava mentendo» dissi per alleggerire la tensione e rompere quella parete di ghiaccio che stava ergendo per ritagliarsi il suo angolino lontano dal mondo.

Non gli avrei permesso di affrontare quella situazione da solo, a costo di armarmi di picchetto e fiamma ossidrica avrei fatto crollare quella maledetta barriera senza l'aiuto di Vyserion - al contrario del Re della Notte, che senza il drago non avrebbe mai oltrepassato il Forte Orientale.

«Forse avrei voluto sbagliarmi» confessò sconsolato, passandosi una mano tra i ricci in un gesto di puro nervosismo e facendo oscillare i boccoli in ogni direzione.

Aspettai che terminasse di autoinfliggersi punizioni ai capelli, osservandolo con un sopracciglio sollevato e l'aria saccente che avevo imparato da Amy. Fu proprio grazie al mio silenzio che smise di tormentarsi, sollevando il capo per controllare che fossi ancora lì.

«Austin Rogers che sbaglia? Caspita, questa me la segno» ironizzai quando fui certa di avere il suo sguardo addosso, girandogli intorno per costringerlo a seguirmi con gli occhi.

Visti da dietro i suoi ricci erano davvero splendidi, boccoli color del grano perfettamente definiti che ricadevano leggeri fino al collo, incorniciandogli perfettamente il capo. Avrei tanto voluto passarci le mani in mezzo per constatarne la morbidezza.

«Che... fai?» biascicò esitante, guardandomi di sottecchi mentre gli spuntavo di nuovo sotto al naso, le dita saldamente intrecciate ai suoi capelli, avvolgendo i boccoli intorno alle falangi con aria assorta.

Ops, forse non l'avevo solo immaginata, tutta quella morbidezza.

«Io... uhm... ti distraggo! Sta funzionando?»

Dio, che tale idiota che ero! A dire cazzate ero sempre stata un asso, quella volta però mi superai, stupendo persino me stessa.

«Sei tutta matta, Miller» mi tirò un buffetto affettuoso sotto il mento, costringendomi ad alzare lo sguardo e incrociando i suoi occhi.

Ogni volta che li osservavo era come la prima, apparivano sempre più blu e sempre più magnetici, onirici. Esercitavano un potere attrattivo senza eguali e sembravano avere la facoltà di spronarti a fare qualsiasi cosa, facendoti sentire invincibile.

E, come ogni volta che li posava su di me, avvertii una sensazione di quiete trascendermi fin dentro le ossa, imprimendosi sotto la pelle come un velo di gaudio di cui nessuno vorrebbe privarsi e facendomi desiderare di passare più tempo con lui per potermi beare di quella serenità.

Avevate indovinato praticamente tuttə, ma ammettiamo che il titolo è stato un grande indizio 👀

Finalmente scopriamo il motivo del trasferimento dei Rogers che tormentava Austin dall'inizio. Non dev'essere stato facile per Klaus e mentire alle famiglie... Cosa ne pensate?

Se proprio dobbiamo trarne il lato positivo, comunque, è che Sam ha fatto un minuscolo infimo passettino verso il nostro bel biondino... Che sia preludio di qualcos'altro? Chi può dirlo 🤓

A martedì ⚽

Luna Freya Nives

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