Capitolo Quinto
Mi sdraiai sul letto di Ciro rannicchiata su me stessa piangendo in silenzio.
Davo le spalle a Micciarella ma non lo sentivo fiatare, muoversi, quasi non lo sentivo respirare.
Mi sentivo sporca, avevo bisogno di una doccia, ma non volevo parlare, specialmente con Micciarella.
Non volevo guardarlo in faccia, non volevo sapere se lui mi aveva vista mentre Mimmo era dentro me, non volevo sapere se lui sapeva già la storia dietro a questo casino.
Mi alzai dal letto, mi asciugai le lacrime e mi diressi verso l'uscita.
Lui era seduto a terra con la schiena contro la parete della porta di uscita con lo sguardo rivolto verso il letto.
Appena mi vide alzarmi sollevò lo sguardo verso di me.
"Dove vuoi andare?"
Si interpose col braccio tra me e l'uscio.
"In doccia."
Non ce la facevo a guardarlo in faccia, mi mettevo scuorno, mi facevo schifo e pensavo che l'unica cosa che ora potevo sembrare a lui era una puttana.
"Prendi le tue cose e andiamo."
Effettivamente stavo andando in doccia senza nemmeno un cambio, decisi di tenere la tuta di Ciro, presi solamente dell'intimo in pizzo bianco e una tovaglia in cui asciugarmi.
Ci incamminammo alle docce.
"Ij t'aspett ca. Fa 'mpress."
Annuì e lo superai, lasciandolo sull'ingresso dello spogliatoio.
Mi tolsi la tuta e la lasciai sulla panca, poi tolsi l'intimo e lo misi in una borsa in tela che avevo utilizzato per l'intimo pulito e la tovaglia.
Entrai in doccia e usai il getto d'acqua caldo per rilassarmi un po'.
Iniziai dai lunghi capelli castani ramati, una volta insaponati li sciacquai per bene.
Poi iniziai a lavare il corpo, ogni parte che aveva toccato Mimmo mi faceva schifo toccarla nuovamente.
Mi sedetti a terra nel box doccia ed iniziai a piangere, vidi sul fianco un arrossamento, mi ricordai Mimmo che mi stringeva con la sua mano mentre mi obbligava a leccargli le dita.
Iniziai a piangere ancora più forte e urlare.
Battevo i piedi sul pavimento e i pugni contro il muro.
Stavo avendo una crisi, un attacco di panico.
"Giada crè? O' Giada se non mi rispondi entro. Che hai?!"
Non ce la facevo a rispondere ero in iperventilazione volevo solo sfogare tutta la rabbia che avevo verso Mimmo in quel momento.
"Giada arrivo da te, prendi la tovaglia che ti ho lanciato e copriti."
Non ce la facevo, la vedevo lì vicino ai miei piedi, ma il mio cervello in quel momento era in tilt, non reagiva.
Davo pugni, scalciavo ed avevo iniziato a battere la testa.
Lui entrò nel vano doccia, mi coprì con la tovaglia, chiuse l'acqua e cercò di bloccare la mia crisi.
"Ja t'a calmá. Calmati principè che tien?"
Mi strinse forte a lui.
Poggiai il mio viso contro il suo petto, il mio orecchio poteva sentire i battiti del suo cuore e fu grazie a questo suono che mi calmai.
"Shhh brav, accussì, respira."
Mi accarezzava la schiena scoperta e si premurava che io mi calmassi.
"Vabbuo ja basta doccia ti porto qui il tuo cambio."
Mi portò intimo e vestiti fino al vano doccia.
Io ero in stato di trans, senza pensarci mi alzai lasciando cadere tutto a terra.
"Ja principè, aspetta almeno che mi giro."
Non gli dissi nulla mi infilai l'intimo bianco in pizzo e mi andai a sedere su una panca.
Avevo il mio viso poggiato tra le mani, non riuscivo a smettere di piangere.
Intravidi Micciarella accovacciato davanti a me.
Poggiò una mano sulla mia nuca ed iniziò ad accarezzarmi.
"Va tutto bene, mo stiamo noi, sii turnart cu noj nisciun te po fa mal."
Mi gettai tra le sue braccia, facendolo cadere a terra e di conseguenza cadendogli sopra io.
Risi, con le lacrime ancora agli occhi risi e lui con me.
"Si bella quann rir."
Arrossì leggermente e lo guardai.
"Grazie." Fu la prima cosa che gli dissi non forzata, perché volevo.
"È la verità principè."
"No Micciarella, grazie per tutto, t'ho offeso e nonostante ciò ti stai facendo carico di me. So che è per Ciro, ma mi fa piacere pensare sia per me."
Mi strinse ancora più forte al suo petto.
Mi staccai leggermente, lo guardai, lui guardava me e lo baciai.
Lui non fece nulla di inappropriato, teneva le mani sulla schiena, non si spingeva oltre con la lingua e mi sembrava tutto perfetto.
"Ja principè vestiti che ti riporto in cella."
Mi sollevai e mi vestì.
Camminammo insieme in silenzio verso la cella.
"Dormi da Ciro. Io sono nella mia cella se hai bisogno."
"Micciarella lo so, ti avevo detto che non te lo avrei più chiesto... ma resti con me?"
Lui non rispose, rientrò in cella, poggiò la porta e mi afferrò per la mano.
"Ij stong semp ca pe te si tien bisogno i me."
Si sdraiò sul letto di Ciro e mi fece segno di mettermi sopra di lui.
Io mi sedetti a cavalcioni su di lui e mi stesi, col mio petto su di lui.
Mi accarezzava la schiena delicatamente mentre con una mano tirò su di noi una coperta che era ai piedi del letto.
"Sta vota nun a miet a mano su u cual, brav Micciarè."
Lo guardai e gli diedi un bacio.
Lui mi strinse forte a se, quasi da non lasciarmi respirare.
"T' vojo ben principè."
Mi addormentai con le sue carezze.
Nel sonno ricordavo l'avvenimento di poco prima, non riuscivo a dormire serena.
Sentivo le sue mani addosso, il mio fianco stretto da lui con violenza, le sue sporche mani sul mio seno.
Erano solo incubi.
"Principè. Principè sveglia."
Sobbalzai dallo spavento.
"Giada crè?"
"Niente Micciarè, mo m passa."
"Scendi ja, mo sistemiamo sta cosa."
Non capivo cosa intendesse, scesi da lui e lo seguì fuori dalle celle.
"Arò stat jenn?"
Lino era fermo sull'uscita del corridoio.
"Jamm a paria Li' ja stann tutti for."
Lino ci accompagnò in cortile.
"Pccrè, vien ca, comm staj mo?" Edoardo mi abbracciò appena mi vide.
"Megl' amò, Cirù arò sta?"
Mi guardavo attorno ma non vedevo fratm.
"È a colloquio con Pietro. Vien nu poc cu me, T'agg parlá."
Annuì e lo seguì, ma dietro di me c'era la mia ombra, Micciarella.
"Muccus agg chiest a te? No, a sorm, statt o' post toj!"
Micciarella non rispose, si girò verso di me, mi lasciò un bacio sulla guancia e se ne andò.
"N'è p te sta cap frisc Già. Comunque sentimi buon, cu Cir amma decis di nun ricr niente a nisciun di ch'ella merda e di cosa t'ha fatto."
Ma che cazzo dicevano? Doveva pagarla, pagarla cara.
"Manco a Pietro?"
"No gioia, se lui chiederà gli diremo che l'hai convinto in modo consenziente, ti prendi i meriti e non sembrerai una vittima agli occhi di Pietro."
"Vabbuo, arò vad mo? Dimmi tu quello che devo fare e dire dato che state decidendo tutto voi Edo!"
"Nun fa accussì ja pccrè."
Mi girai incazzata e mi incamminai verso gli altri.
"Ja Giada, ven. Secunn te pcchè nun vulimm che s sap? Come la vedono una femmina nelle tua condizioni qui dentro? Debole e se ne approfitterebbero. Tu si hai la nostra protezione, ma nun si a femmen e nisciun. Nun c pensá proprio o' muccus. E qua dentro farebbero quello che vorrebbero appena i nostri distolgono lo sguardo da te. Ti devi fa' vedè furba. Accusì capiscono ca nun possono farti niente senza il tuo volere."
Non sapevo che fare, quasi volevo essere come diceva lui la femmena di qualcuno.
"E se Mimmo dice qualcosa?"
E se lui parlava? Che cosa avrei fatto?
"No, cu iss già abbiamo risolto nun te preoccupá. Tutti sapranno che lui si è fatto ingannare da una dei Ricci, che tu ci sei stata spontaneamente. Anche Milos e l'innamurat toj sapranno sta storia."
"Sennò nun pozz esse a femmen di qualcuno?"
"Pccrè ij t' facess femmen mia, ma o duviss accir p' stu fatt. Song omm onore e lo sai qual è la legge mia."
Non sapevo cosa fare, come agire, era una mia scelta? Allora non sapevo scegliere.
"Vogl parlá cu Cir."
Detto ciò mi andai a sedere su di una panchina. Guardavo gli altri giocare. Mi ero alzata il cappuccio della felpa e avevo portato le ginocchia al petto.
Mi si avvicinò o' piecoro con il Chiattillo.
"Oi Già, che tieni oggi? Hai visto Mimmo?"
"Carmine non mi va di parlare. Vatten!"
Mi alzi e camminai a vuoto con Carmine al seguito.
"Eddai che tien? Nun fa accussì."
"Ca' nun c scassá o cazz!"
Lui mi strinse a sè da dietro.
"Nenné ma che tieni oggi. Mo' vuo ricr?"
Non ebbi nemmeno il tempo di rispondergli che Micciarella era già partito.
"Pezz e merda a voi lassá i'!"
Strattonò Carmine che si scostò da me e si avvicinò pericolosamente a Micciarella.
"Mo stu muccus e merd c'ha abbuffat a wallera."
"Edoà!!"
Lui era l'unico che poteva richiamare all'ordine Micciarella e così io potevo tenere buono Carmine.
Edoardo si era portato con sé Cucciolo e Dobberman.
Arrivarono immediatamente Cardio e il Chiattillo.
"Micciaré ja basta!"
"Cá! Ja basta, jammuncenn ca t spieg tutt'cos."
I due gruppi si divisero ed io andai a parlare con Carmine.
"Senti Carmine io mi sono riavvicinata ai ragazzi. Sono i miei compagni quelli. Ho avuto un disguido con Mimmo. Voglio che tu sappia che quando la storia verrà fuori beh dovrai sapere che io sono davvero stata me stessa con te e gli altri, ma ora devo tornare con i cumpagn miei. Ma ti vogl' bene piecoro."
Gli lasciai un bacio sulla guancia e me ne andai senza aspettare una sua risposta.
Tornai a sedermi di nuovo sulla panchina.
"Forza! In mensa!!" Mi alzai e andai dal comandante che ci chiamava in mensa.
"O' Comandá arò sta Ciro?"
"Pccrè sta arrivan pur iss nun te preoccupá."
Gli annuì e aspettai che arrivasse.
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