Capitolo quattro🚫
*DISCLAIMER ci potrebbero essere scene non piacevoli in questo capitolo per qualcuno di voi, quindi se preferite saltate le scene, buona lettura~
"No ja Giada aspè, che vuo' fa? O' ver t vuo' mett contro a Ciro?" Mentre uscivo dalle docce Micciarella mi afferrò per un polso.
"Senti Micciarella io Ciro lo conosco meglio di te. Ha voluto creare lui questa situazione ed ora ne pagherà le conseguenze. Tu si sul nu muccus ca è tutt'oggi che mi sta arret. Famm turná in cella."
Lui mi tirò a sè, mi sbattè contro un muro.
"Allora sai che c'è, mettiti paura e' sto muccus pcchè da adesso m n fott proprio nulla e te."
Mi lasciò lì e se ne andò.
Tornai in cella, ancora spaventata da cosa intendesse Micciarella da questa affermazione.
Dovevo preoccuparmi davvero?
Andai a dormire con questo pensiero.
—————————————————————————————————————————
Passarono due settimane da quando avevo iniziato la missione affidatami da Ciro.
Con Ciro ed Edoardo parlavo solo raramente tramite biglietti passati da Lino.
Avevo stretto amicizia con il gruppo di Mimmo e anche con Mimmo stesso.
Micciarella non mi aveva rivolto la parola ma andava bene così. Io e lui nemmeno ci conoscevamo, magari risolta la situazione Mimmo ed una volta tornata da Ciro, lui avrebbe capito e ci saremmo potuti conoscere davvero.
"Fiorellino svegliati ja. Forza ca Carmine già sta sveglio e ci aspetta giù con gli altri."
Come ogni mattina era Mimmo a svegliarmi, mi svegliava per farmi andare a fare la doccia, prendendosi premura con il comandante che tutti fossero già riuniti in cortile, in modo da avere le docce libere per me.
Io stavo sul letto di sopra, come ogni mattina nelle ultime due settimane mi sedetti sul mio letto e guardai Mimmo.
Pensavo a come potevo far sì che lui si fidasse ciecamente, in due settimane si era creato un bel rapporto ma non si era ancora aperto su nulla con me.
"Mimmo mio ma che mi aiuti a scendere da qui?"
Lui si posizionò sotto il mio letto ed io gli saltai tra le braccia.
"Grazie cuore, t vogl bene." Gli lasciai un bacio sulla guancia e scesi da lui.
Presi i miei vestiti di cambio ed un accappatoio. Quella mattina nella tasca dell'accappatoio trovai un biglietto, mi chiusi nel bagno con la scusa di far pipì e lo lessi.
~Portatelo in doccia, il tempo scade, oggi prenditi anche l'ora della colazione ho chiesto il favore a Lino di coprirvi, devi sbrigarti, Pietro sta perdendo la pazienza. Tuo Ciùciù sempre~
Pietro fuori si stava stufando, questo vuol dire che se io avessi fallito se la sarebbe presa con Ciro.
Dovevo muovermi.
Misi anche questo bigliettino nel calzino, tirai l'acqua, lavai le mani ed uscì.
"Vuoi fartela o no la doccia sta mattina? Ja forza!"
Gli sorrisi, afferrai tutto e annuì.
"Ti aspetto in cella come sempre."
"Non vuoi venire in doccia con me?" Cercai di essere più ammiccante possibile ma ero terrorizzata a dover perdere la verginità con lui, ma per Ciro lo avrei fatto.
"Ja nun fa' a scema vatten."
Lui si buttò sul letto e rivolse lo sguardo verso l'alto.
Andai in doccia mi lavai, mi asciugai e mi infilai l'intimo in pizzo nero.
Misi l'accappattoio e tornai silenziosamente in cella.
Lui non mi sentì rientrare, era ancora sdraiato sul letto.
Poggiai i vestiti sulla sedia e chiusi la porta blindata della cella.
Sapevo che avevo tempo, che Lino ci avrebbe coperti.
Sentendo chiudere la cella Mimmo girò la testa verso di me.
"Cucciola che fai?"
"Mi cambio... ho cambiato idea sull'outfit."
"Ja aspe che mi giro... muoviti però."
Lui si sedette sul letto e si girò dandomi le spalle.
Mi avvicinai un po' titubante e poggiai le mie mani sulla sua maglietta nera.
"Vorrei mettermi questa."
Lui si alzò e si girò verso di me, avevamo i letto a separarci ma i nostri sguardi erano incatenati.
"Giada, vedi che mi sto trattenendo tanto con te, non provocami."
Girai attorno al letto e mi misi davanti al lui.
Lasciai cadere l'accappatoio a terra rimanendo in intimo.
Avevo un reggiseno nero in pizzo che sollevava bene la mia terza di seno e una mutanda coordinata tutta nero in pizzo a tanga.
Lui mi guardava, facendo scorrere il suo sguardo totalmente lungo il mio corpo.
Non me la sentivo di andarci a letto ma dovevo, non potevo tornare indietro.
Si avvicinò e poggiò una mano lungo il mio fianco accarezzandomi.
"Mh, sicura?"
Iniziò a lasciarmi baci sul collo.
"Si, Mi'"
Mi afferrò dai glutei e mi sollevò.
Mi poggiò con la schiena sul letto e lui salì a cavalcioni su di me.
Continuava a baciarmi sul corpo, fino a scendere sopra l'elastico delle mie mutande.
Gli poggiai le mani sulla schiena cercando di afferrare la maglia e tirargliela via.
"Mi vuoi spogliare Nenné?"
Io sorrisi e annuì.
Cercai di godermi il momento, sarebbe stata la mia prima volta, Ciro si divertiva sempre col sesso con diverse ragazze, avrei dovuto provare a divertirmi anche io, magari mi sarebbe piaciuto.
Lui risali verso il mio viso, così che con le mani io arrivassi a tirargli i lembi della maglia, gliela sfilai dalla testa.
Gli accarezzai la schiena, sentendo una cicatrice su un fianco e soffermandomi su quella.
"Nun è nulla arop ti racconto."
Mi baciò, insinuò la sua lingua ed io ricambiai.
Le nostre lingue si intrecciavano, la sua mano sinistra era scesa sul mio di dietro e la sua mano destra mi palpava il seno.
Mi sentivo sporca in quel momento.
Ma dovevo, dovevo far in modo che lui si fidasse di me, che lui si rendesse debole.
Ci staccammo dal bacio, lui si tolse il pantaloncino rimanendo in boxer.
"Sei bellissima."
"Mi' io nun l'agg mai fatt."
Rimase tipo pietrificato da questa mia frase.
"Se non vuoi non devi, ti darò comunque protezione. Ho visto che ti sei avvicinata molto in questi giorni, se è protezione che cerchi questa già ce l'hai."
Mi sollevai col busto.
"Ho voglia, non so di cosa, ma ho voglia di stare con te, ma ho paura che sia troppo presto per farlo. Però voglio che tu sia con me, dentro di me ora."
Mi baciò ancora e scese sul seno, lo slaccio con una mossa rapida, con una sola mano, doveva essere abbastanza esperto.
Continuò a baciarmi il seno, era piacevole ed emettevo dei gran sospiri.
"Non devi perdere per forza la verginità oggi, sai c'è una cosa che a me fa impazzire fare."
Cosa voleva? Un pompino? Era una buona via di incontro, ma se mi avesse chiesto altro? Dovevo comunque acconsentire, dovevo fare quello che voleva così che mi facesse sapere della droga di Ciro.
Lo spinsi sul materasso ed iniziai a strusciarmi a cavalcioni su di lui.
"Dimmi cosa cuore."
Lui ansimava, aveva il cervello in tilt.
Mi dava dei colpi ben assestati contro la mia intimità.
"A pecora Nenné, vorrei averti così."
Non potevo rifiutare, di sicuro avrebbe fatto male, ma dovevo.
Mi sollevai da lui e anche lui scese dal letto.
"Crè nun t va?"
Senza nemmeno rispondere lo guardai negli occhi e mi tolsi le mutandine.
Mi misi a quattro zampe sul letto.
"Mamm' ro carmine, song l'omm chiu fortunat e sempre mo."
Lo sentì salire sul materasso dietro di me.
Iniziò a palparmi il seno, mentre una mano me l'avvicinò alla bocca.
"Apri da brava."
Io aprì la bocca e lui mi infilò le dita, io le leccai e succhiai mentre lui senza infilare nulla iniziava a darmi delle spinte con il bacino sul culo.
Mi iniziò a stringere e pizzicare i capezzoli.
"Ahhh, aspè Mimmo forse ci ho ripensato."
"Shhhh. Vedrai ti piacerà."
"No aspe mimmo non mi va più, nun song pronta."
Ero spaventata. Non volevo più, sapevo che voleva dire deludere Ciro non farlo, ma non volevo più fare nulla.
"Sta' zitta T'agg rit."
Mi spinse la nuca contro il materasso, mentre con le dita leccate iniziò a insinuarsi nel mio di dietro.
Iniziai a piangere, non volevo, mi sentivo umiliata.
Mi lasciò la nuca e spinse il mio petto sul materasso lasciandomi con il culo a ponte.
Mentre con una mano spingeva le dita dentro e fuori, con l'altra mano mi schiaffeggiava le natiche.
"Dimmi che sei la mia puttanella Giada. Dillo!"
"Mimmo basta ti prego..."
Continuò a schiaffeggiarmi.
Sempre più forte.
"Dill t'agg ritt!"
"Sono la tua puttanella." Lo dissi tra i singhiozzi, ero spaventata Mimmo sembrava aver perso il controllo di sé.
"Mamma mij. Sei stretta qui dietro, preparati farà male."
"Basta aiuto! Basta...."
Sentì lui che si sputava sul suo cazzo e sentì la punta poggiarsi sul mio culo.
Una porta sbattè con violenza mentre io urlavo per la prima spinta che aveva dato dentro Mimmo.
"Lassala sta pezz e merda."
Mimmo uscì da me, si mise i boxer e si sollevò dal letto.
Io rimasi ferma in quella posizione, piangendo, con le mani sulla nuca.
Avevo paura di chiunque fosse.
"Che cazzo vuoi era la vostra puttanella, ora è la mia."
"Micciarè, Milos, tenetelo fermo."
Sentì qualcuno coprirmi con una coperta, non volli guardare chi fosse, mentre sentivo Mimmo urlare perdono a Ciro.
"Non pensavo vi interessasse ancora, ve la lascio. Non pensavo fosse ancora tua Ciro."
"Ora o mi ric arò sta a droga o t'ccir. Tanto se t'accir dico che è stato per difendere Giada."
"Ij nun a teng a tua droga!"
Sentì un forte tonfo seguito da delle urla.
Era Mimmo, che raccontava tutto sulla droga.
Io non mi ero mossa.
Quasi non respiravo.
Ero coperta fino alla nuca.
Con le mani sulla testa.
"Forza portatelo alle docce, nun o' poss accirer oggi."
Sentì qualcuno sedersi sul letto.
"Ciùciù song ij va tutto bene. O' sacc chell ca t'agg chiesto era tanto, ma sei stata bravissima, vir iss ha raccontato tutto, Pietro sarà fiero di noi, di te."
Non riuscivo a guardarlo.
Piangevo solamente.
"Ciùciù, vieni guarda, ti ho portato la mia tuta nera della Nike, ti piace assai perché non ti metti quella. Ij stong ca fuori a cella, quando sii pronta vien."
Mi aveva usata per i suoi affari, lo sapevo, ma non pensavo che sarebbe finita così.
Mi alzai e mi ricomposi, misi il mio intimo e mi infilai la tuta di Ciro.
Mi andai a lavare il viso, feci una grande coda alta ed uscì dalla cella.
Ad aspettarmi c'era Ciro che mi abbracciò stretta a sé.
"È finito ciuciu, staj cu me ora, non lo permetterò mai più. Te lo giuro anche se dovesse servire non lo permetterò mai più."
Mi stringeva forte a sè, al sentire dei passi mi staccai da lui e mi girai per capire chi era. C'erano i ragazzi che arrivavano dalle docce senza Mimmo.
Io distolsi lo sguardo imbarazzata e rimasi lì immobile accanto a Ciro.
Prima Edo e poi Milos mi lasciarono un bacio sulla nuca.
Micciarella non mi disse nulla e passò oltre.
"Forza pccrè prendi la tua roba, torni in cella da noi."
Presi il mio borsone e andai nella cella di Ciro ed Edo.
Non riuscivo a parlare, non emettevo suoni.
Beppe arrivò nella cella.
"Giada com'è, m'hanno detto che stamattina sei stata poco bene, direi menomale che vedo vi siete riappacificati. Come ti senti ora?"
Quest'uomo era sempre troppo pieno di energia.
"Insomma preferirebbe rimanere qui." Intervenne Ciro
"Vabbuò allora Ciro, Edoardo, Milos, Micciarella e chi vedo lì infondo? Mimmo! Voi venite con me, oggi facimm a pizza! Lo dite così no? Si dai andiamo forza."
"Ci' nun mi lassá." Lo afferrai sotto lo sguardo incredulo di tutti.
Non ero riuscita a dire nulla da quando mi avevano trovato in stanza con Mimmo, nè li avevo guardati in faccia.
"Ciùciù io devo rigare dritto, ho bisogno del colloquio con Pietro, non posso rischiare, Edoardo e Milos anche, serve che non perdano il permesso d'uscita sta settimana, tengono da fare per me. Ti lasciò Micciarella, nun ti preoccupá."
Micciarella sentì le parole di Ciro e capì subito.
"Mangitilla tu a pizza Beppe, ij nun veng stong ca. Mi devi trascinare con la forza se vuoi che venga." Si buttò a terra e guardava in sfida Beppe.
"Vabbuo, noi altri possiamo andare? Micciarella poi ne pagherai le conseguenze di questo tuo gesto."
Tutti uscirono e rimanemmo noi.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top