Cap 23
Yunho PoV
Quanti soli e lune erano passate? Non lo ricordo, ma percepivo che era un'eternità.
Quella casa era diventata vuota, aveva perso la sua luce ed è da molto tempo che cercavo di capire come portare via Changmin da quel posto: il Palazzo Reale.
Jaejoong e mia madre erano stati davvero astuti a farlo portare in quel posto, perché era impossibile che fosse stato una coincidenza. Impossibile che sua maestà abbia pensato, in quel periodo, di prendersi un nuovo schiavo.
“ E se non fosse solo per farlo lavorare? ” iniziai a pensare, scacciando subito quel pensiero dalla mente.
Sulla mia scrivania c'erano ancora i piatti con il pranzo, portate da Khyuhyun. Siwon era rimasto nella mia dimora e così anche la famiglia di Min che avevo accolto e tenuto con me.
La madre era sconvolta e sapevo che aveva del risentimento verso di me, ma la sorella aveva ancora la speranza negli occhi. Così giovane e così piena di vita e speranza, come Min mi aveva descritto, sebbene aveva un male difficile da curare.
Sospirai nuovamente, accasciandomi sulla sedia davanti alla scrivania e portando una mano sul viso poco curato. Cosa importava?
« Come posso liberarti, mio Min? » pensai ad alta voce, stringendo i denti e cercando nuovamente di non lasciarmi andare alle lacrime. Facevano affidamento su di me, ma sarebbe stato molto difficile ed anche "pericoloso" avere a che fare con la famiglia reale.
Dovevo assolutamente pensare ad un'idea o una scusa plausibile per essermi presentato da loro oppure...
“ Rapirlo ”
La mia coscienza iniziava a vacillare e sussurrarmi cose che mai avrei fatto o voluto fare.
« No, mai. Non posso... Io non posso... »
Il mio monologo venne interrotto da un bussare flebile alla porta e spostai la mano per poter rivolgere la mia attenzione verso questa e dare l'invito per entrare dentro lo studio poco illuminato.
La maniglia si abbassò e ad entrare non era Khyuhyun, ma la piccola Sooyeon che spinse piano la porta, reggendosi alla sua stampella di legno.
« Sooyeon... » mi alzai, andando da lei per aiutarla e le tenni la porta, lasciandola entrare dentro lo studio e richiudendola.
Avevo chiesto di non vedere nessuno, ma non potevo dire di no a lei. Lei che somigliava tanto a Min e di cui occhi erano simili a quelli del fratello.
« Vi ho disturbato, padrone? » chiese con quella vocina bassa, reggendosi al suo bastone e sollevando lo sguardo verso il mio viso.
« No, per nulla, ma non chiamarmi Padrone, Sooyeon. Chiamami solo Yunho. » le dissi, accennando un piccolo sorriso sul mio viso stanco e colto da una leggera barbetta.
Lei ricambiò il mio sorriso, mentre le feci cenno di accomodarsi sulla poltrona non molto distante dalla mia scrivania, così che fosse comoda.
Lei si sedette e le presi la stampella, posandola vicino ai piedi della poltrona.
« Perché non uscite dal vostro studio? È così buio qui... » chiese con un piccolo labbruccio e muovendo il piede sano, mentre l'altro era quasi senza vita.
Mi sedetti a terra, accennando un sorriso stavolta triste e malinconico.
« Per? Non c'è più luce fuori da qui, Sooyeon... E devo anche lavorare su come riportare Changmin a casa. »
« Ma se non mangiate non potete avere le energie per lavorare e pensare, così non riuscirebbe a liberare oppa... » la giovane Shim aveva notato che non avevo toccato cibo e, probabilmente pensai, che fosse stato Khyuhyun o qualcun altro ad averlo mandato.
« Per caso è stato... »
« No, ma sono sicuro che anche Changmin oppa lo penserebbe. Lui mi dice sempre che le migliori idee vengono quando la pancia è piena. Così non fa rumore con quel brontolio e c'è silenzio per raccogliere le idee! » mi interruppe lei, facendomi appena ridere.
« Ha fatto una buona osservazione, Lady Sooyeon. Mi appresterò a mangiare il mio pasto, ma dopo. » le dissi con un pizzico di sicurezza per non farla preoccupare. Era così sorprendente notare come fosse simile a suo fratello.
« Guardi che la controllerò. E... Non sono una Lady... »
« Certo che lo è. Ora che è qui e dopo aver ripreso Changmin, lo sarete a tutti gli effetti. »
« Ma alla signora, vostra madre, non siamo graditi.... »
Quelle parole mi incupirono, mentre lei abbassò il viso, facendo ricadere alcune ciocche di capelli che erano sfuggite alla sua treccia, davanti al suo viso.
Sollevai una mano, posandola delicatamente sul suo viso e facendola destare, tornando ancora ad osservarmi.
« Non ti devi preoccupare di lei... Sono io quello che vi gradisce e io ti nominerò la Lady di questa casa... Quindi... Non devi pensarla, mh? »
Non andai più a vedere mia madre, dopo che venne rinchiusa nella cella per omicidio e tradimento, l'ultima parte nei miei confronti e in quello di Min. Se non avessi usato il mio nome, dubito che qualcuno avrebbe fatto giustizia per uno schiavo, anche se il suo padrone ne era innamorato.
Quello che venni a sapere, da quella donna, mi aveva completamente cambiato e, anche se non ricordo bene com'era mio padre eccetto qualche ritratto in casa, rispettavo quell'uomo, come anche lo schiavo di cui si era innamorato e che non so nemmeno il nome.
Sooyeon mi rivolse un sorriso di gratitudine e con gli occhi lucidi, andando a gettare le sue braccine al mio collo in un abbraccio riconoscente.
« Ora sei anche tu parte della famiglia, come lo è anche vostra madre. »
« Quindi... Siamo davvero una famiglia? Sposerai oppa quando lo avrai liberato? »
« Lo siamo e... Solo se lui vorrà. Nel caso rifiutasse, questa casa sarà sempre anche vostra. »
Le sistemai quei capelli ribelli dietro l'orecchio e le posai un bacio sulla fronte.
Aveva davvero ragione.
Ora che erano parte della mia famiglia, dovevo costi quel che costi, trovare una soluzione.
Anche a costo di mettere a rischio la mia posizione, ma senza amore, nulla aveva una posizione.
E Changmin mi aveva insegnato davvero ad amare ed essere amato.
Spazio autore
Ed ecco qui i pensieri di Yunho. Forse è stato buttato così, ma è sviluppata in questo modo e Sooyeon doveva pur parlare e rimettere un po' in sesto il nostro eroe, no?/?
Alla prossima e, come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate. ❤
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