Cap 14
Yunho PoV
" Vuoi che ti porti qualcosa? "
" No... Solo torna presto... "
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" Sarangheo! "
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Quelle parole ritornavano spesso nella mia mente, ormai ero solo a quarto giorno dal mio viaggio e potevo ritornare a casa, dal mio Changmin.
Da quel ragazzo che avevo voluto, non solo nel mio letto, ma anche nel mio cuore ed entrare anche io nel suo.
Alla fine ci ero riuscito e quelle parole ne erano la conferma.
« Starai studiando? Mi stai pensando, Minnie? » pensavo in riva ad un piccolo ruscello per lasciare riposare i cavalli e mangiare qualcosa.
Non voleva niente, ma non avevo resistito dal prendergli un braccialetto di perle preziose che avevo visto in una bancarella molto conosciuta e ora la stavo osservando accanto a me, ben impacchettata come il dono di un amato alla sua amata.
Perché volevo anche annunciare a mia madre al mio rientro, che volevo rendere Changmin totalmente mio e non solo come un semplice schiavo. Lo volevo come compagno e non come oggetto, quel ragazzo dagli occhi di cerbiatto e portare anche la sua famiglia a casa.
Ripensai a come avevo osservato quel braccialetto e di come il mercante mi definì, facendomi sorridere al solo ricordo, al lento scorrere di quel piccolo ruscello d'acqua.
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« Signore, abbia finito le trattive. Possiamo ritornare in paese ora. »
« Nae, ma vorrei prima dare un'occhiata in giro. Non vuoi portare qualcosa per tua moglie? »
« Qualcosa? No, Signore, la ringrazio... »
« Prendi e non ti preoccupare. È un regalo. »
Gli avevo allungato un sacchetto pieno di monete. Era poco per quel viaggio che avevamo fatto, ma sapevo che voleva portare un pensiero alla sua famiglia, alla donna che aveva preso con sé per la vita. Lo prese, ringraziandomi con occhi pieni di gratitudine.
« Siete proprio figlio di vostro padre. Vi ringrazio, Signore. »
Non avevo avuto modo di conoscere mio padre, perché morì quando ero ancora piccolo, non più di sei anni. Ormai non sapevo più com'era il suo viso, se non tramite quei dipinti che il tempo non accarezzava mai. Ma il suo sorriso caldo mi rimase impressa nella mente, ogni volta che stavamo insieme quando ritornava dai suoi lunghi viaggi. Sorriso che ereditai, secondo mia madre.
Lo lasciai andare e, una volta solo, cominciai anche io a camminare ed immergermi nelle vie di quel paese. Era il giorno di mercato, dove ogni persona colta metteva in vendita le proprie mercanzie e non solo loro.
Amavo passeggiare per quelle strade ed incontrare i vari abitati che si riunivano in un solo posto per offrire agli altri qualcosa prodotto dal proprio regno.
« I braccialetti dell'amore non vi deluderanno! Affrettatevi a comprare le perle del mare e vedrete come la vostra Signora vi amerà! »
Venni attirato da quelle parole, mentre nella mente riemergevano le parole di Changmin " No... Solo torna presto... ".
Ma non poteva e non voleva tornare senza nulla per lui e così mi avvicinai, osservando ciò che aveva da offrire. Sapevo che le leggende erano solo leggende, ma quei braccialetti erano davvero fatti bene ed erano di qualità, che potevo constatare non solo con lo sguardo, ma anche con il tocco delle dita: erano lisce e luminose e, una in particolare, attirò la mia attenzione: un braccialetto dalle perline rosse come zaffiro e piccolo, come il polso del mio Changmin.
« È interessato al sangue della sirena? » l'anziano mercante si rivolse a me, portandomi ad osservare il suo viso adornato da una barbetta bianca e gli occhi piccoli allegri. Erano pochi i ricchi mercati con quella luce negli occhi, luce che aveva anche mio padre ora che ci penso.
« È fine e molto... Luminoso. »
« Ha una bella storia dietro, sa? Si dice che queste perle siano nate dal sangue di un'antica sirena che attendeva sempre su una scogliera l'uomo che amava, un umano del nostro regno. Altri dicono che sia un pescatore, altri ancora un nostro antico signore. Ma comunque quelle perle nacquero dalle continue ferite che la giovane sirena si procurava ogni volta che lasciava lo scoglio. Le gocce del suo sangue cadevano in mare e la spuma le rendeva così, queste perline che arrivavano alla terraferma con la speranza che il suo amore possa riconoscerle come sue e tornare da lei. Una triste, ma bella storia, vero? »
« Direi... Una storia abbastanza triste. » posai il braccialetto. Aveva davvero una storia che non mi piaceva tanto e io sarei sempre tornato dal mio Min.
« Ma non dovrebbe pensare alla storia che c'è dietro, ma al suo significato e potere che ha. » continuò il mercante, prendendo il braccialetto.
« Chiunque la indossi verrà sempre ritrovato e legato alla persona che gliela donerà. Una sorta di pegno d'amore e promessa al matrimonio. »
« Matrimonio...? » mi ritrovai a dire, osservando quel braccialetto ora nelle sue mani. Durante il viaggio avevo pensato a questo e l'avevo pensato pensando a Min.
« Oh, si, caro. Ad una promessa di matrimonio. Se hai qualcuno tanto a cuore o che ti ha rapito, potresti donarglielo. Magari sa anche della leggenda, chi lo sa. » fece l'occhiolino, gli occhi appena segnati dalle sottili rughe e l'aveva anche messo in un sacchettino da confezione, porgendomelo.
A questo punto non potevo rifiutare e lo presi con un piccolo inchino del capo, prendendo un sacchetto di monete dalla borsa da dare al mercante, ma mi fermò.
« La mia paga sarà poter vedere la vostra consorte al prossimo mercato qui. Non mi deve niente, lo prenda come un dono di buon augurio alla sua vita. »
Era anche la prima volta che qualcuno dimostrava gentilezza lontano dal denaro e al solo pensiero del bene altrui. Era strano spiegare quei vari sentimenti che invasero il mio cuore, mentre lo ringraziavo ancora e misi il piccolo sacchettino ricamato con il braccialetto, dentro la mia borsa, con solo quella promessa che avrei portato Changmin al prossimo mercato per mostrarglielo, per fargli conoscere la persona che mi aveva rapito il cuore.
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Presi il sacchettino, rialzandomi dal terreno dove mi ero seduto dopo aver pensato a quell'episodio ed era il momento di percorrere quella poca distanza che mi separava dal mio paese e dal mio Changmin.
Ripresi il mio destriero e richiamai il compagno di viaggio, rimettendoci entrambi in marcia.
Furono dopo alcune ore che arrivammo al regno, così calmo e silenzioso in vista alle nuvole cariche di pioggia che minacciavano il cielo. Una fortuna divina che sia riuscito ad entrare nel villaggio, galoppando forse anche troppo velocemente, incapace di aspettare ancora per rivedere il suo viso.
Il cavallo continuò a correre, come il mio cuore appena scorsi i cancelli della mia abitazione che vennero aperti dopo che alcune vedette mi notarono.
« Min! Changmin, sono qui! » cominciai a gridare, continuando ad avanzare fino alle porte della casa, ma non vedendo uscire nessuno.
Era improbabile che fossero usciti o forse stava dormendo o studiando e diedi qualche attimo, scendendo dal cavallo e tenendo in mano quel sacchetto con il suo regalo, aspettando di vedere aprire quella porta e sentire la sua voce.
Ma i secondi che passarono e così anche i due minuti, non portarono a nessuna risposta, tanto che sentì una strana sensazione dentro di me, raggiungendo la porta per aprila, ma venendo anticipato dallo schiavo di mia madre, Khyhyun.
Non aveva un viso per nulla rassicurante, gli occhi lucidi e vuoti, sollevati al mio volto, finché non cadde a terra, prostrandosi ai miei piedi.
« Vi chiedo perdono, padrone! Ho... Ho cercato di fare di tutto per fermarli, ma... Ma la signora, vostra madre... »
Raggelai sentendo le sue parole. Nemmeno mia madre era uscita per venirmi incontro com'era solita fare e non sapevo cosa le fosse successo. Nessuno mi aveva avvisato.
« Khyuhyun, alzati. Cosa è successo? Dov'è mia madre? » stavo pensando che forse era stata male, di briganti non ve n'erano traccia o forse aveva avuto un incidente in carrozza.
« Khyuhyun! » continuava a singhiozzare e tremare stando a terra, tanto che dovetti sollevarlo io di forza, per sapere cosa fosse successo.
« Mi perdoni... Mi perdoni se non sono riuscito a fermarli. Changmin... Changmin è stato portato via tre giorni fa per volere della signora insieme alla sua famiglia da Jaejoong. Ho cercato di fermarli, ma... Ma... » pianse ancora, implorandomi perdono e tremando in continuazione.
Capii allora che mia madre stava bene e che la causa era altro.
Lasciai cadere il piccolo sacchetto per correre da mia madre. Non poteva avermi fatto questo, non poteva aver dato nuovamente Changmin a Jaejoong.
Non poteva aver mandato via l'uomo che amavo durante la mia assenza.
Spazio autrice
Ed ecco il quattordicesimo capitolo. ~
Nel prossimo verrà raccontato ciò che Changmin e la sua famiglia hanno subito per mano di quella canaglia di Jaejoong e vorrei precisare che sarà abbastanza lungo e un po' crudo.
Vi ringrazio per aver letto fin qui questa fanfiction e per continuare a seguirla ed amarla. ❤
Al prossimo capitolo! ❤
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