Cap 13

Jaejoong PoV

« Fa in modo di allontanare quello schiavo da Yunho. E sarai ricompensato a dovere, Jaejoong. »

Continuavo a pensare alle parole della Signora, osservando lo scorrere della via sulla carrozza.

Yunho si era davvero avvicinato tanto per proteggere quello schiavo. Un insulso giocattolo, ma forse per lui non era solo un passatempo, no, non lo era.
Altrimenti sua madre non gli avrebbe chiesto di provvedere ad allontanarlo dal giovane mercante.

Dovevo trovare un modo per allontanarlo, magari per riportarlo da me.

Quel Changmin aveva un bel viso ed un corpo unico e sicuramente l'avrei potuto rivendere ad un altro ricco signore e guadagnare qualcosa.

« Devo assolutamente trovare un piano. »

Sapevo che Yunho era partito per un viaggio di lavoro in un villaggio non molto lontano ed avevo solo pochi giorni a disposizione per poter agire.

« Dirigiti verso il paese. »

« Si, mio Signore. »

Il tempo scorreva e tanto valeva mettersi ora all'opera e cercare quel modo. Il primo passo era andare dove si diceva avesse lavorato per molto tempo e chi poteva conoscerlo, se non quell'uomo rozzo con cui lavorava? Quella gente lo era, rozza e senza cultura, ma spesso la natura dava loro una bellezza unica che potevo manipolare con le mie mani.

La carrozza si inoltrò nel piccolo villaggio animato dalla gente e dai bambini che non erano andati a scuola, correndo lungo la strada osservando la carrozza ed il cavallo.

Non mancava molto per quel piccolo negozio e soltanto quando la carrozza si fermò e venne aperta la piccola porta per farmi scendere, mi trovai di fronte a quel piccolo locale con la porta socchiusa.

Avanzai, sistemandomi la veste e bussando per annunciarmi, varcando infine la soglia.

L'odore di scarpe investì le mie narici, tanto che lo trovai disgustoso.

C'erano scarpe disposte in ordine ed alcune lasciate abbandonate in un angolo da lavoro, molto consumate. Probabilmente erano per le persone del villaggio, mentre quelle sistemate erano per i ricchi signori.

« Buongiorno, signore. Desidera? »

Quella voce mi fece voltare di scatto verso un punto della porta da cui era comparso un ragazzo alto e robusto dalla pelle ambrata per il lavoro e con un sorriso smagliante. Doveva essere quel Siwon.

« Cercavo Siwon. È lei per caso? »

« Nae, sono io. »

Tenne ancora quel sorriso che aveva anche qualcosa di strano, molto strano per me.

« Ti devo parlare. Riguardo a quel Changmin. »

Il solo pronunciare il suo nome, fece smettere a quel babbeo di sorridere. Adoravo come i sorrisi della gente si spegneva con una sola parola o con un solo gesto.

« Changmin... L'avete trovato? »

« L'abbiamo trovato, ma ci serve il tuo aiuto per, come dire, riportarlo nel posto a cui appartiene. »

« Cosa gli è successo? Dov'è? » quel ragazzo si era avvicinato di più a me, gli occhi con una strana luce di speranza e curiosità. Lui sapeva dov'era, ma faceva solo finta.

« Vorrei prima la tua parola e te lo rivelerò. Va bene, calzolaio? »

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« Chi è? »

Fu davvero facile trovare quella casetta uguale alle altre ed era stato anche facile corrompere quel giovane calzolaio poco sveglio.

« Quindi ha davvero notizie per la sua famiglia? È dov'è? »

« Devo parlare prima con loro. Non è facile riprenderlo da dove è ora. Dimmi solo dove posso trovarli e domani avrai nuovamente il tuo compagno di lavoro. »

Ripensare a quel dialogo mi fece solo sorridere davanti alla porta di legno dell'abitazione.

« Chi è? »

« Un vecchio viandante. Posso chiedere un'informazione? »

Dietro quella porta sentii le voci di due donne che parlavano, finché una signora non venne ad aprirmi quel poco per far comparire il viso alla luce delle torce accese per la strada. Era una donna avanti con gli anni, ma bellissima e simile a quel Changmin, soprattutto gli occhi.

« Buonasera... Cosa posso fare per voi? »

« Mi sono perso. Volevo solo chiedere un'informazione dove poter passare la notte. »

Vedevo come mi osservava la donna e sapevo cosa stava pensando. Ero vestito troppo da signore per essere un comune viandante, tanto che dovetti affrettarmi per aggiungere.

« Sono qui per degli affari, ma dovrei trovare il posto dove lavora il mio socio. Per favore, mi dica dove potrei passare la notte... »

« Non molto distante da qui c'è un piccolo ostello. Può chiedere se hanno una camera libera, signore. »

« La ringrazio. Oh... Un momento... » posai la mano sulla porta per tenerla aperta ed avvicinarmi per osservarla meglio. La donna sembrò sorpresa ed indietreggiò un po', tenendo ancora la porta ben ferma, socchiusa.

« Lei per caso è la madre di Shim Changmin? »

La donna sembrò sorpresa sentendo il nome del figlio ed annuì, continuando a guardarmi con occhi quasi indagatori.

« Come fa a conoscere mio figlio? È per caso un suo cliente? »

« Oh, no. Sono un amico. Le pongo davvero le mie più sincere condoglianze... »

« Cosa è successo? »

Il mio piano stava davvero funzionando e lei aprì del tutto la porta, guardandomi con gli occhi spaventati, di chi aveva appena visto un fantasma.

« La prego, cosa è successo a mio figlio? »

« Mamma, cosa succede? »

Dietro di lei comparve una bambina con le stampelle, una treccia che ricadeva lungo le sue spalle e lo sguardo molto preoccupato. Come aveva detto il calzolaio Siwon, in quella casa, non viveva nessuna figura maschile e le case accanto erano tutte chiuse, nessuno in vista per le strade. Il momento perfetto per agire.

« Penso che potrò riposare dopo. Vi porterò da lui. Ha avuto un incidente con il cavallo. Il suo padrone ha fatto spaventare l'anima così che sembrasse un'incidente. È sotto cura, dopo aver sbattuto la testa,ma non si sta riprendendo. Pensavo lo sapesse, signora... »

Mantenevo il viso dispiaciuto ed anche preoccupato, qualcuno che davvero ci teneva alla sorte di quello schiavo, ma per me era del tutto puramente messa in scena.

Non solo sarei riuscito a riprendermi Changmin, ma avrei anche venduto quelle due donne per ricavare il maggior guadagno e vendicare l'affronto subito da Yunho.
Lei, dal canto suo, aveva abboccato all'esca e mi pregò di portarla a vedere il figlio, facendo preparare velocemente la sua bambina e prendendo quelle poche cose che poteva tornarle utile, seguendomi nella mia carrozza.

« Prego, salga e faccia attenzione. »

Aiutai anche la ragazzina, mentre questa però mi osservava bene in viso, come a studiarmi, salendo dopo di loro e dando l'ordine di partire verso il posto dove sarebbero rimasti per l'altra parte del piano.

Un sorriso vittorioso comparve sulle mie labbra, mentre le due donne si tenevano vicine e pregavano che quello schiavo stesse bene.

Stavolta avrei vinto davvero contro di Yunho.

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